Rita D'Amario intervista: FRANCESCO GAZZE', l'uomo, il poeta, l'artista.

In occasione dell'uscita del nuovo album di Max Gazzè:
OGNUNO FA QUELLO CHE GLI PARE?

Non voglio cadere nella retorica ma...: "Ogni parola, ha una propria melodia che gli permette di muoversi liberamente in un panorama musicale che spesso condiziona i cantanti a seguire delle regole di mercato troppo commerciali rischiando di non lasciare il segno nel cuore delle persone. Francesco e Max sono usciti da questi schemi imposti e lasceranno il segno..."
RITA: a Francesco Gazzè, l'uomo il poeta l'artista voglio chiedere: sei sincero con te stesso?
FRANCESCO: Cerco di esserlo tutti i giorni, tutti i minuti... ma spesso mi accorgo che la sincerità costa troppo e destabilizza, allora mi aggrappo a qualche bugia e poi ricomincio più forte di prima...
RITA: Vai alla ricerca dello stato ideale? Cerchi l'armonia interiore?
FRANCESCO: Sì, da almeno 15 anni... ma non l'ho ancora trovata. Credo però di non esserci troppo lontano, sento che non manca molto.
RITA: Dopo l'undici Settembre è cambiato qualcosa?
FRANCESCO: No, quasi niente. Sapevo già che alcuni uomini sono in grado di fare quello che è stato fatto. E' solo successo.
RITA: In te c'è l'insana paura di cercare altrove? Ti rifugi nei sogni e nei ricordi?
FRANCESCO: Sì, c'è sempre stata e c'è tuttora. Più che nei ricordi mi rifugio nei sogni, ed è per questo che ho sempre la sensazione di vivere per tre quarti, di toccare poche cose.
RITA: Con tuo fratello lavori in sinergia?
FRANCESCO: Sì, da quando abbiamo deciso di lavorare insieme, non abbiamo mai interrotto una sorta di telepatia, ci completiamo professionalmente come per una legge fisica.
RITA: Sei spinto ad abbandonarti nell'infinito Universo? E' per questo che nei tuoi versi ricorre spesso la voglia di esplorare "l'immenso soffitto azzurro?"
FRANCESCO: Sì, l'Universo mi fa così tanta paura che quando ne avverto la presenza ho bisogno di ricacciarlo dentro qualche parola.
RITA: La tua mente è acuta come la lama di un coltello, silenziosa ma vibrante di energia. Hai un atteggiamento umile ed aperto nei confronti della vita?
FRANCESCO: Sì, fa parte del mio carattere, introverso ed umile, a volte anche troppo (mi dicono). Complimenti per l'immagine del coltello, che evidentemente si addice anche a te.
RITA: Sai che gira la voce che l'annullaggio del 1969 sia una montatura, tu cosa ne pensi?
FRANCESCO: Beh... è il soggetto di "Questo forte silenzio". Il sospetto preme...

Rita: SEI SIMPATICISSIMO PERCHE' SAI RIDERE DI TE STESSO.
RITA: Ognuno fa quello che gli pare (perché con il punto interrogativo?). Tu ti spieghi con le metafore...ognuno mangia i frutti dell'esperienza, veste l'opera della sua manualità. E' importante assaporare ogni attimo che viviamo?
FRANCESCO: Sul titolo dell'album non mi pronuncio, è stata una scelta non mia: il "mio" titolo dell'album è "Non era previsto". Forse ogni attimo no, è troppo... ma ogni giorno sì, senz'altro, decisamente. Carpe diem è purtroppo diventato una banalità, ma non mi torna alla mente una banalità più vera.
Rita: CON I TUOI VERSI ACCAREZZI IL CUORE.

RITA: Ti piace immergerti dentro te stesso alla ricerca della tua anima?
FRANCESCO: Tendo ad identificare la mia anima con il mio corpo: è utile per il carpe diem. Mettersi alla ricerca del corpo è di solito il primo passo per trovarsi l'anima, ma ben presto ci si accorge che sono la stessa cosa. Io il mio corpo lo cerco quasi tutti i giorni.
RITA: Il fascino della tua poesia è: l'audacia del linguaggio, la materialità incontra la natura creando un dolce equilibrio dal quale nasce un ritmo nuovo. Le tue poesie hanno il coraggio di affrontare il tempo che passa: non hanno paura di invecchiare.
FRANCESCO: Sono lusingato.
RITA: Forse vuoi affrontare il più profondo dei misteri: la vera natura dell'essere umano in relazione con l'Universo?
FRANCESCO: No, questa è teologia. Io non sono esperto di misteri, e con Dio ho raffreddato i rapporti.
RITA: La tua saggezza nasce dall'attenzione che mantieni sull'argomento che descrivi, ciò dipende da una profonda conoscenza di se stessi quindi, ti apri alla comprensione degli altri?
FRANCESCO: Forse nel mio caso è più vero il contrario: cerco di mettermi nei panni degli altri, in ogni occasione, provo ad intuire le loro emozioni e me ne nutro. Questo aiuta sicuramente a conoscersi meglio.
RITA: Chiedi un destino rocambolesco perché ti piace muoverti, cambiare ed espanderti come l'Universo?
FRANCESCO: Il brano della canzone si riferisce ad un rifiuto dello stato attuale delle cose, un volere scuotere gli eventi per vedere se cambia un meccanismo: meglio creare confusione nella propria vita piuttosto che accettare certezze marce.
RITA: In te c'è un grande desiderio di comunicare?
FRANCESCO: Non meno grande del tuo.
RITA: Esiste un fumetto dedicato ai fratelli Gazzè?
FRANCESCO: Non credo esistano fumetti dedicati a noi... peccato!
RITA: Ciao Francesco.
FRANCESCO: A presto Rita.

Articoli pubblicati sulla rivista:

Riflesso: fondata dal poeta Alessandro Villa di Triuggio – Milano;
http://digilander.iol.it/giovaniepoesia.
e-mail: alex.villa@libero.it

1: Apollo, Calliope, Erato e le altre muse (prima parte);
2: Apollo, Calliope, Erato e le altre muse (seconda parte);
3: Medioevo – l’Amor Cortese;
4: Apollo Ermes e la poesia;
5: la poesia;
6: PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA;
7: ragioni e passioni dei poeti;
8: riflessione su: “L’uomo esplora lo spazio per scoprire la sua nullità” di Teresa Formenti;
9: la poesia rap;
10: la scalata del Parnaso;

***

APOLLO, CALLIOPE, ERATO E LE ALTRE MUSE…

…o buono Apollo, a l’ultimo lavor
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l’amato alloro…
(Paradiso 13-15 canto I)

(prima parte)

Qual è la realtà materiale della scrittura? IL CORPO UMANO! Perché? Perché la corporeità entra nel discorso scritto e parlato sia che si tratti di poesia sia che si tratti di letteratura.Questo legame riguarda da vicino l’uomo e la sua quotidianità corporea: “il suo corpo, il corpo della terra che lo ospita insieme alle immagini di cui egli si modella”, quindi, la parola stessa diventa narrazione storica o mitica delle avventure umane, descrizione terrestre di ciò che appartiene all’universo uomo. Il poeta ci parla invocando in noi l’ascolto di ciò che si nasconde tra una parola e l’altra, perché?: “Perché è il mondo delle parole che crea il mondo delle cose”, dunque, il poeta ci trasmette qualcosa che noi non saremmo disposti ad ascoltare, qualcosa che forse può suscitare il nostro orrore perché il poeta ci parla della morte come della vita e chi legge si sente catturato senza ripugnanza.

I FIGLI DEL TERZO MILLENNIO:

(Premio speciale concorso “Mario dell’Arco 2000”.
Pubblicata sull’Agenda del Poeta a cura della Casa Editrice Pagine di Roma)

Sono fragili, transgeneticamente trattati con i calmanti,
li placano nella furia quotidiana,
eccitati nei momenti di abbandono emotivo.
I figli del terzo millennio non ci saranno,
oppure esisteranno nel ricordo,
nella speranza di chi avrebbe voluti averli.
Questi figli non hanno futuro,
non hanno un presente da vivere,
solo un passato doloroso,
confuso dall’inquinamento.
Questi figli tanto desiderati,
tanto amati, sono persi nel tempo che vive
in uno spazio troppo piccolo per evolvere.
Il terzo millennio è un punto interrogativo
posto alla fine di un racconto che aspetta
di essere raccontato ai figli del domani:
se ci saranno ancora!

***

(seconda parte)

La poesia è un organismo autonomo, la critica deve tralasciare la psicologia dell’autore e il condizionamento sociale, perché l’uomo ha diritto a trascendere la propria realtà umana, chi vuole ascoltare o comprendere, lo faccia con maturità, chi non è in grado, tralasci tutto e vada oltre.
Il poeta è cosciente che c’è qualcuno ad ascoltare la sua arte. Comunicare implica sempre l’incontro di due persone: la persona che parla e la persona che ascolta, ma in che modo parla e in che modo ascolta? Ognuno di noi ha il suo codice e un modo diverso di rapportarsi alla vita, quindi? Quindi non è semplice comunicare sia che si tratti di poesia, di musica o di pittura, scultura addirittura di fotografia…

“Le poesie sono specchi
riflettono sulla realtà contingente
per trascendere la verità umana.”

***

Medioevo: L’AMOR CORTESE

Un periodo in cui nella letteratura si riscontra una forte presenza dei temi dell’amore, della sensualità, della sessualità. Basti pensare che è in questo periodo che fioriscono la poesia trobadorica in provenzale, principalmente nel Sud della Francia ma con imitatori presso la corte di Federico II, il movimento dello Stilnovo, che di quest’ultima riprende e sviluppa temi e stili. Il motivo dominante di buona parte di questa produzione poetica è proprio l’amore, visto in tutte le sue mille sfaccettature, da quello idealizzato e puro a carattere esuberante e incontrollabile poteva essere avvertita come pericolosa per la stabilità della società. Di qui la necessità di stabilire delle norme che imbrigliassero quanto di irrazionale portava con sé il sentimento amoroso. Per arginare questa esigenza pullulano trattati sull’amore, la cui produzione inizia proprio intorno all’XI secolo e proseguirà fino a tutto il Rinascimento. Uno dei primi e più importanti fra tali trattati, che merita di essere preso in considerazione, è il DE AMORE di Andrea Cappellano, il quale contiene una vera e propria codificazione dell’amor cortese

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APOLLO ERMES E LA POESIA

Apollo: è il grande dio, è una figura nobile e tragica, appare sui frontoni dei templi, all’inizio dei poemi epici sulle scene di Eschilo. Con il suo arco-cetra sta lontano dagli uomini, perché? Perché la cetra è un arco ricurvo, il poeta è un arciere: la sua canzone è una freccia che non sbaglia mai la meta e la corda dell’arco vibra come la corda della cetra.
Ermes: è il dio astuto, è il signore di ogni incanto. Quando canta con la cetra suscita nel pubblico una suggestione senza fine: la seduzione, la magia, il desiderio erotico, il potere di curare, di mitigare gli animi e i corpi, la forza di dimenticare, la calma, la quiete, il piacere insinuante dei suoni melodiosi.
La gioia della poesia di Apollo cela il dardo della morte, l’incanto della poesia di Ermes rivela un pericolo più tremendo: la passione irresistibile dell’inganno.

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LA POESIA

I poeti devono quotidianamente accettare la dura lezione del mondo. La consapevolezza di questo rapporto di direzionale tra la scrittura e la vita, rappresenta una potenziale ricchezza che va riconosciuta e valorizzata. Per capire una poesia non dobbiamo fermarci a una comprensione razionale, bensì emozionale, è necessario:”CAPIRE” perché ci siamo emozionati e non il contrario. La contemplazione della vita dei paesaggi, degli oggetti che si uniscono nel cammino della sconfitta dell’uomo di fronte al dolore, diviene: “COMUNICAZIONE”.

RIFLESSIONE: L’uomo esplora lo spazio per scoprire la propria nullità.

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Centro Giovani e Poesia - Triuggio
Premio Internazionale di Poesia
11^ Edizione

Il Centro Giovani e Poesia, col patrocinio e la collaborazione del Comune di Triuggio, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, del Parco Valle Lambro, della Banca di Credito Cooperativo di Triuggio, del “Cittadino” di Monza, del Messaggero dei Ragazzi di Padova, dell’I.P.A. Sez. Italiana Delegazione 2 Lombardia, della Prometheus Editrice di Milano, bandisce la 11^ Edizione del Premio Internazionale omonimo.
Il Premio si suddivide in 6 sezioni:
A) ragazzi/e sino al 13° anno di età compiuto
B) speciale Scuole
C) giovani dai 14 ai 20 anni compiuti
D) dal 21° anno di età in avanti
E) per silloge inedita
F) speciale natura-ambiente.

Si partecipa:

Tutti i componimenti dovranno essere inediti e in 5 copie di cui una sola con dati dell’autore. Per la sez. C allegare fotocopia documento da cui sia rilevabile la data di nascita. Per autori provenienti da Paesi extra UE, possibilità di ammissione gratuita e, per tutti gli autori esteri, di inviare testo bilingue (originale più italiano) .

Quote di partecipazione: sez. A e B gratuite; sez. C £ 15.000 (€ 7,75); sez. D £ 30.000 (€ 15,39); sez. E £ 20.000 (€ 10,33); sez. F £ 10.000 (€ 5,16). Le quote dovranno essere inviate in contanti o tramite versamento su conto corrente postale 30168207 intestato ad Alessandro Villa.

Premi: in denaro (da £ 200.000 a £ 700.000), medaglie, coppe, diplomi, pubblicazioni, buoni editoriali, ecc... Premi Speciali.

Scadenza: 31 gennaio 2002.

Segreteria: c/o Alessandro Villa - Via Conte P. Taverna, 114 - 20050 Triuggio (MI)

Per ulteriori informazioni:

tel. e fax: +390362970302;

http://digilander.iol.it/giovaniepoesia; e-mail: alex.villa@libero.it.

Richiedere eventualmente copia integrale del bando.

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RAGIONI E PASSIONI DEI POETI

Quali sono i parametri per entrare nell’animo dei poeti? Non è facile carpire il loro spirito, non è né semplice né difficile ma di certo i poeti vanno ascoltati. Solo le persone che hanno il coraggio di farsi travolgere dall’emozione, dal suono, dal significato delle parole possono entrare nei meandri della poetica. Non possiamo astrarre l’uomo dal poeta, egli è tutt’uno con la sua arte. La sua poesia è chiusa nel mistero del mondo umano ed essa scandisce il tempo che passa.

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RIFLESIONE SU: L’uomo esplora lo spazio per scoprire la sua nullità

Di Teresa Formenti.
Come è vero quello che dici, cara Rita, sul fatto che i poeti devono accettare la dura lezione del mondo. Mi sto accorgendo sempre di più che capire, cioè afferrare con intelligenza, è cosa ardua, e che comunicare, cioè annunciare, esporre, trasmettere, in questi tempi è sempre più difficile. Fin dalla notte dei tempi l’uomo è nulla, lo dice chiaramente anche il Salmo 38 nella Bibbia: “Solo un soffio è l’uomo che vive, come ombra è l’uomo che passa…”
Di fronte allo spazio cosa siamo noi? Niente, meno ancora di niente. E di fronte a certe cose che succedono in Italia e nel mondo cosa siamo noi? Come si fa a capire e a comunicare quando un’azienda come la Mondatori mette in commercio un “libro” di Pietro Taricone? Sinceramente mi vergogno di far parte della categoria delle persone che scrivono: sono veramente arrabbiata. Come si fa a permettere a certe persone di scrivere le volgarità contenute in quel libro? Del libro di Taricone ho letto soltanto una pagina, riportata da un giornale. Vergognosa, una cosa vergognosa. Non è giusto che talenti come il nostro Marco Fedele non trovino sbocchi per affermarsi come meriterebbero, perché è difficile trovare una grande Casa Editrice che si curi di distribuire e pubblicizzare le sue opere. E ci troviamo costretti a subire certe sconcezze che vengono pagate a suon di milioni di copie e discapito dei nostri bravissimi: Marco, Alessandro o Andrea (a proposito, complimenti! Anch’io voglio il tuo libro con dedica). Forse è meglio troncare tutto e perdersi nel nulla, perché stiamo solo sprecando tempo e idee. Ciao.

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LA POESIA RAP

Ascoltare è la prima condizione da rispettare per comunicare. La comunicazione si avvale di diversi tipi di linguaggi, da quello verbale e quello non verbale fino a quello iconico e musicale. Il linguaggio è come il vento, può viaggiare e rimbalzare da un lato all'altro del mondo. Il vento può essere caldo o freddo, può trasformarsi in una tormenta o cullare dolcemente una foglia. Il vento urla o sibila come la poesia della musica rap.
L'hip-hop nasce dall'esigenza di comunicare la vita quotidiana che si svolge nei quartieri neri della metropoli americana. Una vita fatta di lotte tra gang rivali (vedere il film: "I ragazzi della 56° strada), scontri razziali e violenza. L'hip-hop è un'arma utilizzata per denunciare questi disagi, per combattere una condizione sociale opprimente che non lascia una via d'uscita perché è una realtà dura e non riconosciuta da nessuna istituzione. Le canzoni dei rapper, non si limitano solo a denunciare questo malessere ma cercano di aiutare le persone ad uscire dai ghetti attraverso il ritmo che permette loro di sfogare passioni incatenate ad emozioni profonde. Le parole graffiano lasciando un segno indelebile per dare un significato profondo all'esistenza. Negli anni '90, i docenti si sono resi conto della forza di questa musica tant'è vero che l'Haward University di Washington, aprì le porte a questo genere musicale. Nella prestigiosa Stanford University si possono seguire i corsi che riguardano il linguaggio e la cultura hip-hop, l'obiettivo del corso è quello di analizzare i testi dei rapper come P. Diddy fino a quelli di Mas Def, lo scopo è quello di evidenziare la connessione tra i testi odierni e la tradizione orale africana tramandata da secoli nelle comunità afro-americane attraverso precisi e duttili codici. La potenza delle parole e l'importanza del fenomeno è riconosciuta perfino ad Haward.
L'hip-hop è un'arma potente che nasce da antiche battaglie, Soul Williams poeta del rap dice: "L'hip-hop ha un futuro perché la poesia non ha tempo e io sono il futuro". L'hip.hop ha cattedre all'Università di Washington, a Boston in Michigan, in Virginia, alla UCLA, all'University of New Mexico e del Wisconsin.
La poesia è il divino viaggio che il poeta intraprende per conoscere se stesso, per questo è necessario ascoltare ma prima di tutto è indispensabile ascoltare se stessi.

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…dal Parnaso le muse con voce gentile recitano versi di poeti in cerca di libertà…
- Sursum Corda - In alto i cuori, ma è vero che i poeti hanno il cuore in testa? E tu, dove hai lasciato la tua?

Il Parnaso è il monte della Focide sacro ad Apollo ed alle muse. Il monte ha due contrafforti: Cirra ed Elicona. Cirra è sacro ad Apollo, mentre Elicona è sacro alle muse. Alle pendici del monte sgorga la fonte Castalia ispiratrice della poesia.
Apollo è il grande dio, è una figura nobile e tragica, appare sui frontoni dei templi e all'inizio dei poemi epici di Eschilo. Con il suo arco-cetra sta lontano dagli uomini perché la cetra è come un arco ricurvo, il poeta è come l'arciere: la sua canzone è una freccia che non sbaglia mai la meta.
Sul frontone del tempio di Apollo a Delfi è scolpita l'iscrizione: "Conosci te stesso". Come è possibile conoscere se stessi? Conoscere se stessi è una scoperta inattesa, è una sorpresa quotidiana da cui si può tracciare una storia dei sentimenti che ci permette di percepire il mondo che cambia velocemente e smisuratamente. Potremmo tentare di educarci sentimentalmente attraverso la poesia, per imparare a "sentire" e "comprendere" la storia pubblica e privata. Forse, guardare la vita sotto un'altra prospettiva ci aiuta a vedere quelle piccole grandi cose che ci permettono di accettare la diversità come realtà "a sé" ricca di cultura. Dall'incontro di più realtà diverse nasce lo scambio di informazioni con cui abbiamo la possibilità di crescere non solo a livello personale ma soprattutto a livello comunitario.
Ogni epoca è prigioniera delle proprie credenze e noi, in cosa crediamo? Abbiamo perso la capacità di immaginare, ci siamo creati un rifugio precario dove ripararci nei momenti di confusione. Siamo come gli abitanti del limbo: viviamo nell'imperfezione, nell'incompiutezza, nell'inquietudine. Non siamo capaci di identificarci con la vita che viviamo e ripercorriamo con la memoria la vita che non abbiamo mai vissuto, forse perché non abbiamo una storia da raccontare. La nostra vita oscilla tra la bulimia e l'anoressia culturale. La bulimia culturale è l'eccessiva informazione che causa confusione come la New Age e la Next Age. La comunità risente di questa confusione perché gli individui si ingozzano di informazioni che non riescono a decifrare. L'anoressia culturale rappresenta l'inappetenza all'informazione, essa è pericolosa quanto l'eccessiva informazione perché causa l'ignoranza. Una cultura equilibrata si raggiunge dall'armonia tra ciò che si legge e ciò che si riesce a metabolizzare.
Considerazione D'Annunziana: l'alimentazione, come la poesia risponde a una grammatica, a una sintassi, a un codice espressivo ed emozionale. Può suscitare sensazioni o evocare sentimenti. Da questo punto di vista è una vita fatta di esperimenti.

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