membro Amnestey Internaz,
membro delegato Tibet,
responsabile Associazione- Prospektiva.
3: lettera del Dalai Lama al Presidente Bush;
4: il nuovo rappresentante del GTiE;
7: il monastero di Larung Gar;
9:
Unicef: la condizione dell’infanzia nel mondo 2002;
10: una foto scomparsa del Panchen Lama, confermerebbe che è vivo;
11: Il Dalai Lama incontrerà il Parlamento Europeo.
12:
Salviamo i bambini afghani.
13: Crisi dell’11 Settembre 2001.
14:
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
15: Il n° 2 Cinese contestato a Londra. Si replica a Lyon il 1° Novembre.
16 :
Il Dalai Lama a Plan De Corones;
17 :
Un
fondo di Ceronetti sul Dalai Lama (La Stampa 28/10/01);
18 : 20 Novembre, giornata Nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza;
20 : Comunicato stampa della Tibetan Women Association per la giornata dei Diritti Umani;
21 : Il Dalai Lama incontra i soci di Italia Tibet;
22 : Libertà religiosa: questa sconosciuta;
23 : Buddha: la mente e le emozioni tra religione e scienza;
24 : Il Dalai Lama ricoverato in ospedale a Bombay;
25 : Il discorso del Dalai Lama;
26 : Panchem Lama: dossier del governo tibetano in esilio;
- Prefazione -
L’uomo è destinato a dominare le sue vecchie abitudini, a vincere il male che ha in sé e a dare al bene il giusto posto. Se la religione non insegna questa conquista, allora non ha nulla da insegnare Ma non c’è una strada maestra. La viltà è in questo caso un pericolo più grande dei vizi, poiché da una mancanza di fede in Dio. Il rapporto dell' I.C.T. confuta la negazione di Pechino di fronte alle accuse di razzismo in Cina Durante la Conferenza Mondiale dell'ONU Contro il Razzismo (WCAR) la I.C.T. (Campagna Internazionale per il Tibet) rilascerà un rapporto in cui documenterà origini e natura del razzismo perpetrato contro i tibetani in Cina. Verranno inoltre resi noti i metodi tramite i quali il governo cinese perpetua atteggiamenti e disegni mirati al razzismo. Il rapporto di 60 pagine, intitolato "Jampa: La Storia del Razzismo in Tibet" descrive come idee, linguaggi e concetti razzisti permeano la costituzione Cinese. Il documento offre una visione di come sia le leggi che le linee di condotta attuali offrano contributi a consuetudini razziste e adatti di discriminazione contro il popolo tibetano. Quella che sta per essere presentata è la prima vera esauriente analisi di questo fenomeno.
Questa materia non era stata ancora trattata così estesamente né da studiosi, né da parte di organizzazioni a favore dei diritti umani né da altre più convenzionali che generalmente si concentrano sulle azioni che caratterizzano le costanti violazioni dei diritti umani in Tibet "...Mentre da una parte si dava risalto ai problemi del razzismo nei paesi occidentali, la Cina occultava efficacemente il razzismo come una questione nazionale interna.
Questo è il loro vergognoso segreto..." ha detto Tsering Jampa, Direttrice della Campagna Internazionale dell'Europa per il Tibet. Nei mesi che precedevano la Conferenza Mondiale sul Razzismo, la Cina ha descritto il razzismo come "un fenomeno Occidentale inesistente in Cina". Quando la Cina si presentò all'ONU, lo scorso Febbraio 2001, dichiarò che "tutti i gruppi etnici cinesi convivono nel territorio cinese in perfetta armonia". "Il Governo Cinese contesta che il razzismo sia un problema significativo nel suo territorio e nega che le linee di condotta impediscano a tibetani e altri gruppi di esprimere le proprie rimostranze in modo costruttivo" ha dichiarato John Ackerly, Presidente della Campagna Internazionale per il Tibet. La pubblicazione del resoconto "Jampa" contempla l'onnipresenza dal 1963 di un film propagandato dal Partito Comunista Cinese il quale dipinge i tibetani come un popolo sottosviluppato che può essere sanato soltanto dalla "pratica civilizzatrice cinese". "Tutti i tibetani vivono all'ombra di questo film "ha dichiarato Tsering Jampa." Il Governo Cinese l'ha utilizzato per denigrare la Cultura Tibetana e per giustificare l'occupazione del Tibet. Durante la conferenza l'I.C.T. esorterà il governo Cinese a riconoscere le dimensioni del problema e a rimuovere umiliazioni, sciovinismi e idiomi paternalistici da leggi, linee di condotta ed espressioni comuni.
L'I.C.T. sta inoltre sollecitando alcune organizzazioni cinesi non-governative fondate nei paesi occidentali a lavorare insieme ai gruppi tibetani sui programmi educativi e altre iniziative per offrire aiuto in questa dura e antica battaglia.
Sebbene la Cina abbia tentato di impedire l'ingresso alle organizzazioni che operano a favore dei diritti umani in Tibet, durante la Conferenza Mondiale contro il Razzismo, altri paesi si sono espressi a favore della Partecipazione dell'I.C.T. ed un altro organismo tibetano L'I.C.T. (International Campaign for Tibet – Campagna Internazionale per il Tibet) ha esteso l'invito a Xiao Qiang (Director of Human Rights in China)
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Almeno 250 Prigionieri Politici (ASCA) - Roma, 21 Agosto - Un'associazione per la difesa dei diritti umani ha riferito che 252 prigionieri politici tibetani (cioè il doppio del numero di prigionieri ammesso da Pechino) sono attualmente detenuti nelle prigioni cinesi. Il Centro tibetano per i diritti dell'uomo e per la democrazia, con sede in India, afferma in un comunicato di avere informazioni su 252 prigionieri politici tibetani, di cui 129 detenuti nella prigione di Drapchi a Lhasa, considerata una delle più dure del Tibet. I prigionieri politici sono stati per lo più riconosciuti colpevoli di sovversione, un'accusa che va dalla partecipazione a diverse attività politiche alle manifestazioni indipendentiste, dalla distribuzione di volantini al semplice possesso di una foto del Dalai Lama, il capo spirituale tibetano che vive in esilio in India. Sul numero dei prigionieri politici in Tibet non viene fornita alcuna informazione ufficiale, ma nel maggio scorso un giornale cinese aveva riferito che 115 dei 2.300 detenuti nelle prigioni in Tibet erano stati riconosciuti colpevoli di ''spionaggio, di sovversione e di terrorismo''. Questi tre capi di accusa sono regolarmente utilizzati contro gli indipendentisti e contro tutti coloro che si oppongono al dominio cinese del Tibet. Il Tibet è stato ''liberato pacificamente'' dalle truppe cinesi nel 1950. - (Afp-Internazionale).
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The Dalai Lama's letter to the President of the United
States of America
Your Excellency,
I am deeply shocked by the terrorist attacks that took place involving
four apparently hijacked aircrafts and the immense devastation these caused. It
is a terrible tragedy that so many innocent lives have been lost and it seems
unbelievable that anyone would choose to target the World Trade Center in New
York City and the Pentagon in Washington D.C. We are deeply saddened. On behalf
of the Tibetan people I would like to convey our deepest condolence and
solidarity with the American people during this painful time. Our prayers go
out to the many who have lost their lives, those who have been injured and the
many more who have been traumatized by this senseless act of violence. I am at
tending a special prayer for the United States and it's people at our main
temple today. I am confident that the United States as agreat and powerful
nation will be able to overcome this present tragedy. The American people have
shown their resilience, courage and determination when faced with such difficult
and sadsituation. It may seem presumptuous on my part, but I personally believe
we need to think seriously whether a violent action is the right thing to do
and in the greater interest of thenation and people in the long run. I believe
violence will only increase the cycle of violence. But how do we deal with
hatred and anger, which are often the root causes of such senseless violence?
This is a very difficult question, especially when it concerns a nation and we
have certain fixed conceptions of how to deal with such attacks. I am sure that
you will make the right decision.
With my prayers and good wishes
The Dalai Lama
September 12, 2001
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Chhime R. Chhoekyapa, nuovo rappresentante
del GTiE presso il Tibet Bureau a Ginevra.
(Breve Biografia di Chhime R. Chhoekyapa Rappresentante di S.S. il Dalai Lama Tibet Bureau, Ginevra, Svizzera).
Mr. Chhime Rigzing Chhoekyapa è nato nel 1955 nel piccolo villaggio di Nyampa, presso Dhingri nel distretto di Shelkar (zona del Monte Everest) [sulla strada Lhasa - Kathmandu - ndt] nel Tibet del Sud Ovest, ed è fuggito in Nepal assieme ai genitori nel 1959. In 1961, il Governo Tibetano in Esilio (GTiE) in India aprì la scuola primaria a Chailsa in Nepal, con l'aiuto del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Qui egli ha studiato per tre anni. Nel 1964, i genitori lo mandano in India. Dopo alcuni mesi nella scuola tibetana di prima accoglienza a Kangra, Himachal Pradesh, l'amministrazione tibetana lo invia alla "Central School for Tibetans" a Dalhousie, circa 100 chilometri da Kangra.. Questa è una delle quattro scuole residenziali istituite per i bambini tibetani dove vengono insegnate le lingue inglese e tibetana assieme all'hindi come terza lingua. Nel 1971, riceve una borsa di studio dalla "St. Vincent De Paul Society" di Dublino, Irlanda e frequenta una scuola privata. Con l'assistenza del Direttore della scuola prosegue gli studi presso una delle migliori scuole condotte dai Gesuiti, la "St. Joseph's" a Darjeeling, India consegue il "First Division dell'Indian School Certificate Examinations" nel 1973. Mr. Chhoekyapa si laurea presso il Loyola College, Madras University, nel 1977 e segue anche corsi di diplomazia e pubbliche relazioni. Per completare la propria formazione, accetta l'invito della Scuola per lavorare per un anno come Prefetto. Due anni dopo entra nella "Tea Company, McLeod Russell (India) Ltd." (la cui Direzione è a Londra) come esecutivo (assistano Manager) e vi lavora dal 1979 al 1986. Il 7 luglio 1986, entra a far parte del "Department of Home Affaire" del Tibetan Government in Exile, a Dharamsala, India. Due anni dopo, 1988, viene trasferito all' "Office of His Holiness the Dalai Lama". Nei sei anni di incarico (1988 - 1993) accompagna S.S. il Dalai Lama nel corso delle Sue visite in Europa ed India. Dall'autunno 1993 fino al 1998, è il primo Rappresentante di S.S. il Dalai Lama per l'area Australia, Nuova Zelanda e Sud Est Asiatico presso il "Tibet Information Office" a Canberra. Nel Dicembre 1998, si trasferisce a Budapest (Ungheria) come Rappresentante di S.S. il Dalai Lama per l'Europa Centrale ed i Paesi Baltici. Nel Settembre 2001, Mr. Chhoekypa assume il nuovo incarico, presso il "Tibet Bureau" in Svizzera, di Rappresentante di S.S. il Dalai Lama per il Sud e Centro Europa e presso le Nazioni Unite a Ginevra.
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Quando si studia il Buddhismo, studiamo noi stessi: impariamo a conoscere la natura della nostra mente. Nel Buddhismo non si pone l'accento su cose supreme o superiori, ma su cose pratiche, come integrare la mente nella vita quotidiana affinché rimanga serena e sana. In altre parole, l'accento è posto sulla conoscenza-saggezza fondata sull'esperienza, non su visioni dogmatiche. Nella terminologia occidentale, non diremo che il Buddhismo è una religione, ma piuttosto una filosofia, una scienza e una psicologia. Una tendenza istintiva della mente umana è la ricerca della felicità, e da questo punto di vista, orientali e occidentali non sono diversi. Tuttavia, se il vostro stile di vita dà troppa importanza al mondo sensoriale cui vi aggrappate emotivamente, ciò è molto pericoloso perché non avrete controllo su voi stessi. Ora, il controllo non è costume occidentale o una visione Buddhista, tutti ne abbiamo bisogno e specialmente coloro che vivono una vita materialista e sono anche psicologicamente attaccati agli oggetti esterni. Nell'ottica della filosofia Buddhista una mente di questo tipo non è sana, ma ammalata. Sapete già che i progressi tecnologici e scientifici esterni non possono soddisfare da soli i desideri prodotti dall'attaccamento o risolvere i problemi emotivi. Così gli insegnamenti di Buddha sono un metodo per mostrare la natura della mente, il vostro potenziale umano e per svilupparla ulteriormente. Inoltre, questo metodo dà importanza alla comprensione dei processi metafisici e non alla fede cieca. In ogni caso, che siate religiosi o no, credenti o non, la cosa importante è capire la natura della propria mente perché, se non la capite, potreste pensare che la vostra salute e la vostra attività quotidiana siano perfette, mentre, nella vostra mente la radice delle emozioni perturbanti diventa sempre più profonda e salda. Con un elemento fondamentale di disturbo di questo tipo, anche un lieve cambiamento delle condizioni può far precipitare nella malattia mentale. Questo può infatti accadere mentre siete ancora completamente immersi nell'attaccamento cieco al mondo sensoriale, senza ancora conoscere la natura della mente. Non potete negare questo: "Non ci credo", come non potete negare di avere un naso: "Non credo di avere un naso!", perché che ci crediate o no è là. Molti occidentali dicono: "Non credo in niente" e sono davvero orgogliosi di essere non credenti: controllate perché è molto importante che ve ne rendiate conto. In occidente ci sono molte contraddizioni: gli scienziati si ritengono dei non credenti, i religiosi dei credenti; comunque, che siate credenti o no dovete capire la natura della vostra mente. Parlate sempre dell'attaccamento, ma non sapete come controllarlo. E' facile pronunciare delle parole, ma capire la natura dell'attaccamento è molto difficile. Un semplice esempio di questo è che le automobili e gli aeroplani sono stati ideati per permettere all'uomo di fare le cose più rapidamente e lasciargli a disposizione più tempo libero, ma il risultato è che la sua mente è più agitata che mai. Non voglio essere polemico: osservate la vostra vita quotidiana. Quello che voglio dire è che quando tutto un paese è assorto nel mondo dei sensi, sotto il controllo dell'attaccamento, non vi è opportunità né tempo per potersi occupare della realtà della mente. Ritengo che questo sia uno stile di vita difficile, non vi è modo di poter gioire veramente e provare soddisfazione, perché la gioia nasce dalla mente, non dai fenomeni esterni. I giovani moderni, intelligentemente scettici, sanno qualcosa di ciò che vale veramente nella vita e sanno che la gioia non viene dagli oggetti temporali o, secondo la terminologia buddhista, samsarici, così ricercano ciò che li soddisfa veramente. Quando il Buddha parlava tanto della sofferenza, non si riferiva in modo particolare alle malattie o al dolore fisico, ma all'insoddisfazione. L'insoddisfazione è la vera sofferenza! Per quanto si possieda, il desiderio non diminuisce, si vuole sempre di più: questa è la sofferenza, è la frustrazione. La psicologia buddhista elenca sei illusioni fondamentali che producono frustrazione e disturbano la pace della mente umana rendendola agitata: l'attaccamento, l'ira, l'ignoranza, l'orgoglio, il dubbio e l'influenza delle opinioni distorte. Questi non sono fenomeni esterni, ma mentali. Così, quando il Buddha insegnò alla gente come superare queste illusioni non si limitò a dare un credo o una fede ma sottolineò la necessità di comprendere la propria natura. Senza un'indagine della propria mente e lo sviluppo della conoscenza-saggezza introspettiva, non è possibile accrescere questa comprensione. Anche se parliamo molto d'illusione, in realtà non ne sappiamo nulla. Queste illusioni fondamentali derivano dall'ego. Per essere liberi non è necessario che abbandoniate i vostri beni, li potete tenere, ma se agite con attaccamento sarete irrequieti, la vostra vita sarà difficile e conserverete una mente annebbiata e contaminata. La mente oscurata è per natura inquieta e ignorante e la luce della saggezza non può illuminarla. La soluzione a questo problema è la meditazione. Meditazione non significa sedersi in un angolo e restare fermi cercando di sviluppare la concentrazione focalizzata su un solo punto. E' un tipo di saggezza che è libera dalla pigrizia e la cui funzione è la consapevolezza dello stato della mente. Ogni giorno della vostra vita dovreste essere consci di tutto quello che fate, del perché e di come lo fate. Di solito facciamo tutto inconsapevolmente: mangiamo inconsapevolmente, beviamo inconsapevolmente, parliamo inconsapevolmente. Non abbiamo nessuna idea di quello che sta succedendo nella nostra mente anche se diciamo che siamo consci. Non dico questo per giudicarvi o umiliarvi, vi chiedo di osservarvi. La via del Buddha è confrontarsi con le proprie idee per esaminarle e sperimentarle. Non sto parlando di qualche via su nel cielo, ma di cose molto semplici. Se non conoscete la natura dell'attaccamento e il suo oggetto, vi sarà impossibile provare un amore profondo verso i vostri amici, i vostri genitori o il vostro paese. Finché la vostra mente è inconsapevole, nuocerete a tutti coloro che vi stanno vicini. Analogamente, una persona irata dimentica se stessa, non sa assolutamente quello che succede nella sua mente, sapete com'è, e questi sono solo esempi. Molte volte danneggiamo le persone per la nostra mancanza di consapevolezza: non siamo coscienti del nostro comportamento, dell'atteggiamento mentale che abbiamo e non abbiamo rispetto per gli altri. In occidente ci sono delle persone specializzate in psicologia che fanno gli educatori, ma il Buddha desidera che tutti diventiamo psicologi: ognuno di noi deve imparare a conoscere la propria mente. Il Signore Buddha crede che questo è possibile, che ogni essere umano ha la potenzialità di capire e dunque controllare la propria mente. Quando si comprende la propria mente, il suo controllo avviene spontaneamente. Non dovete pensare che l'indagine psicologica sia una mania himalayana, qualcosa destinata solo a coloro che non possiedono beni materiali. Indagate ogniqualvolta siete emotivamente coinvolti in qualcosa. Invece di reagire, rilassatevi. Provate a essere consapevoli di quello che state facendo, chiedetevi: "Che cosa sto facendo? Come? Che cosa me lo fa fare?" Sarà una cosa meravigliosa se riuscirete ad auto-analizzarvi in questo modo, perché con la consapevolezza potrete eliminare i vostri problemi con molta facilità. Il nostro problema è che manchiamo dell'intensa conoscenza-saggezza o consapevolezza o coscienza non importa come la volete chiamate. Perciò, per dimostrare un amore profondo nei confronti del prossimo, dovete conoscere la natura dell'oggetto, altrimenti ricadrete in un'altra illusione dell'ego: "Io lo amo", "Io la amo". Accertatevi del come e del perché: è così importante che diventiate i vostri psicologi. Allora potrete usare la vostra saggezza verso voi stessi e, godere dei vostri beni materiali con la mente rilassata, senza l'inquietudine che rovina la vita. Per diventare psicologi non avete bisogno di studiare qualche grande filosofia, tutto quello che dovete fare è esaminare la vostra mente tutti i giorni. Proprio come ogni giorno esaminate molti oggetti quali il cibo in cucina, perché non fate altrettanto con la vostra mente? La mente è di gran lunga più importante. La vita in occidente è basata sulla mentalità: "Posso sempre acquistare la soluzione ai miei problemi al supermercato". Si pensa che sia sempre possibile andare in farmacia a comprare qualche pillola magica e che ogni volta che si è frustrati si può avere qualche medicina dal medico. Credete che simili rimedi siano utili? Naturalmente non lo sono. Anche se momentaneamente può sembrare che siano di aiuto, sono transitori, non vi liberano neppure dai sintomi delle emozioni frustrate, vi rendono solo maggiormente pigri e ottusi. La vostra mentalità materialistica ritiene che piacere e felicità si possano acquistare, ma questo non è possibile. Nelle profondità della vostra mente vi è l'idea di poter comprare una mente serena al supermercato, ma è una certezza totalmente sbagliata. Anche i religiosi dovrebbero cercare di capire la propria mente, anziché sforzarsi solo di credere in qualcosa: è molto più pratico. Credere solamente non può risolvere i vostri problemi, solo la comprensione della conscenza-saggezza può farlo. Anche il Buddha diceva che è pericoloso credere in Buddha ed esortava invece a capire la propria natura. Quando si scopre qualcosa con la propria mente, allora è giusto crederci. Credere basandosi su realizzazioni e chiare comprensioni mentali è perfettamente accettabile, ma se non siete sicuri del perché credete in quello che fate, la vostra fede può essere facilmente distrutta da altri. Molte persone con inclinazioni spirituali sono deboli perché non comprendono la vera natura del loro spirito: la comprensione è una forma di energia psichica, sostiene la vostra mente e la mantiene sana. Quando comprenderete i punti di vista della vostra mentalità o il modo di percepire le cose, vi renderete conto che tutto in voi è aggrappato al mondo sensoriale e a un immaginario idealistico futuro che è solo una proiezione mentale, senza la minima realtà oggettiva e che siete del tutto inconsapevoli del presente. Dovete convenire che questo è uno stato insano della mente. E' molto importante mantenere la consapevolezza durante tutto il giorno. La natura della saggezza e della consapevolezza è gioia e serenità, tuttavia non dovete rimanere aggrappati alle esperienze di felicità e a ogni altra cosa che vi capita, dovete semplicemente agire correttamente e con la giusta comprensione. In tal modo il risultato della felicità sorgerà spontaneamente. Non si deve pensare: "Se spendo la mia vita agendo in questo modo, nella prossima avrò buoni risultati". Non dovete essere ossessionati dall'ottenimento di realizzazioni o altro.
Se agirete con il massimo della comprensione possibile, otterrete rapidamente la realizzazione della pace perenne.
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Il calendario tibetano è stabilito secondo i mesi lunari. Il mese inizia il giorno che segue la luna nuova. Nel calendario tibetano, l'anno ha due nomi, quello dell'elemento e quello dell'animale. Ci sono 5 elementi: il legno, il fuoco, il metallo, l' acqua e la terra e 12 animali: il topo, il bue, la tigre, la lepre, il drago, il serpente, il cavallo, la pecora, la scimmia, il gallo, il cane ed il cinghiale. Per passare da un elemento all'altro e da un animale all'altro si segue un ordine indicato in liste stabilite. Un animale è utilizzato per un anno, un elemento lo è per due anni e così di seguito. L'anno lunare inizia il mese lunare nel quale il sole entra nella costellazione della pecora. La festa più conosciuta è il Losar, il capodanno tibetano, preceduto dalla celebrazione del Gothug, che purifica tutta la negatività dell'anno che termina. Il Losar è l'avvenimento più festeggiato dell'anno. In Tibet e anche nelle numerose comunità sparse nel mondo, durante 15 giorni non ci sono che visite, regali, feste e banchetti. Durante il giorno che lo precede, nei monasteri e nei templi, si svolgono riti di purificazione. Così, con le potenti invocazioni ai protettori del Dharma, i pensieri s'alleggeriscono, le tensioni si dissipano ed il peso del passato sfuma. Sin dall' alba, l'arrivo dell' Anno annunciato al suono deiradongs, dei gya lings, dei tamburi e dei cimbali. Offerta al mondo intero, la musica del rinnovo chiama ognuno a recarsi al tempio. Poi, durante tutto il giorno, riti e danze sacre si succedono a ruota. I discepoli ed i fedeli offrono ai Lama dei katas, simboli bianchi della purezza dello spirito e tutti si scambiano, come facciamo di solito per il primo gennaio, i tradizionali auguri di felicità e prosperità. Le grandi feste buddhiste annuali sono feste mobili. Sono 4 e corrispondono ad avvenimenti della vita del Buddha Shakyamuni. Gli effetti degli atti positivi o negativi qui sono moltiplicati per centomila. Oltre a queste importanti festività, si celebra il Buddha tre volte al mese:
- l' 8° giorno, il Buddha della medicina
- il 15° giorno della luna piena: il Buddha Amithaba
- il 30° giorno della luna nuova: il Buddha Shakyamuny.
In questi giorni gli effetti delle azioni positive o negative si moltiplicano per cento. Il 10° giorno del mese è anche l'’occasione di un rituale di Tsok: nella tradizione Nyingmapa, quella degli Antichi, si onora Guru Rinpoché (Padmasambhava), il secondo Buddha, il Buddha specifico del buddhismo tibetano. Nelle altre scuole, in quel giorno si celebra una divinità Heruka. Il 25° giorno del mese è quello dei Dharmapala, i Protettori del Dharma. Durante tutto l'anno si commemorano anche le diverse tappe della vita del Guru Rinpoché. Queste sono feste fisse.
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il peggiore intervento distruttivo in Tibet dai tempi della Rivoluzione Culturale: abate tibetano allontanato dal suo complesso monastico, monache coinvolte nel peggiore intervento distruttivo dai tempi della Rivoluzione Culturale.
Fonte: International Camping fo Tibet Comunicato ripreso dal NYT del 28 settembre 2001 nell'articolo http://www.nytimes.com/2001/09/28/international/asia/28TIBE.html
Katmandu, Nepal - Secondo fonti tibetane, Khenpo Jigme Phuntsok, Lama del complesso monastico di Larung Gar, situato nel Tibet orientale, è stato allontanato dal monastero contro il suo volere, per essere trasferito all'ospedale militare di Barkham (Ch. Maerkang). A partire dalla metà di Agosto non si hanno più sue notizie. Sono state prese misure di sicurezza molto rigide, tali da impedire ai monaci e agli studiosi di Larung Gar di avvicinarsi a Khenpo. Pare che Barkham abbia accolto anche Jetsun Muntso, nipote di Khenpo Jigme e insegnante a Larung Gar. Verso fine Giugno, la salute di Khenpo Jigme Phuntsok ha subito notevoli peggioramenti, dopo l'arrivo degli ufficiali del Partito Comunista a Larung Gar. Pur soffrendo di diabete e di pressione alta, e nonostante la necessità di una continua assistenza per potersi spostare, Khenpo si è rifiutato di lasciare il monastero e ha preferito affidarsi alle cure di un medico tibetano, in grado di ricorrere alla tradizionale medicina cinese, oltre che a quella occidentale. Lo spostamento di Khenpo Jigme Phuntsok non è ancora considerato come un atto di detenzione formale, benché diverse fonti siano pronte ad affermare che egli non è autorizzato a ritornare a Larung Gar. L'allontanamento di Khenpo Jigme Phuntsok deve essere però considerato come un momento chiave della crisi che ha colpito Larung Gar. Khenpo, ("riverito maestro" in lingua tibetana) era da sempre considerato una personalità carismatica, in grado di attirare migliaia di studiosi di religione al suo monastero di montagna, prima di essere stato messo sotto pressione dalle autorità cinesi, che lo hanno costretto all'allontanamento (i religiosi radunatisi attorno all'Abate in Giugno erano circa 8.000 - ndr). "Trattandosi di uno dei maggiori maestri buddhisti presenti in Tibet, l'allontanamento forzato di Khenpo Jigme Phuntsok deve essere considerato come un grave affronto alla religione tibetana," ha affermato John Ackerly, Presidente della International Campaign for Tibet. "Qual'ora si trattasse di un allontanamento forzato, saremmo di fronte alla più evidente sconfitta per il Buddhismo tibetano dai tempi della detenzione del giovane Panchen Lama e della fuga del Karmapa," ha aggiunto Ackerly.
GLI AVVENIMENTI DI LARUNG GAR.
Ultime notizie sulla crisi come non avveniva più dai tempi della Rivoluzione Culturale, a partire dallo scorso 28 Giugno è iniziata l'opera di distruzione delle tradizionali abitazioni in stile tibetano. Duemila edifici e rifugi preposti alla meditazione sono stati distrutti. Si tratta circa del doppio rispetto ai comunicati iniziali. Alla fine di Agosto, gli attacchi hanno interessato i quartieri abitati a nord del vasto complesso monastico e alcune barriere protettive sono state erette intorno alle macerie. La maggior parte degli edifici distrutti sembra essere appartenuta alle monache. Diversi posti di blocco dell'Esercito di Liberazione Popolare sono stati ripetutamente istituiti sulla strada principale tra Serthar, la principale città della regione, Gogentang e Drango (Ch. Luhou), al fine di controllare l'accesso a Larung Gar. Larung Gar si trova infatti in una vallata laterale situata a circa 15 kilometri a sud di Gongentang. Numerose centinaia di manovali cinesi sono stati assoldati per portare avanti l'opera distruttiva ricevendo, secondo alcune fonti, una ricompensa di 250 Yuan (circa Lit 70.000) per ciascun edificio distrutto. Si ritiene che sia stato concesso anche il permesso di prelevare oggetti o materiali dai suddetti edifici. Durante l'azione, il complesso monastico era presidiato dalla polizia armata. Pare che non ci siano stati tentativi di rappresaglia da parte di monache o religiosi. Secondo le ultime notizie pervenute, gli attacchi sono stati presieduti da un ufficiale di nome Wang, capo del "Fronte Unito" della provincia del Sichuan, conosciuto come Wang Putrang, ("capo Wang"). Wang è responsabile degli ufficiali del Partito Comunista, tra i quali sono presenti ufficiali del Fronte Unito di Pechino, oltre che truppe di polizia armata e uomini incaricati di portare a termine le espulsioni e le demolizioni avvenute a Larung Gar nel mese di giugno. Una monaca originaria del Tibet centrale è stata obbligata a lasciare il suo monastero dagli ufficiali del Partito, ma si è rifiutata di obbedire alle richieste: "Mi hanno detto di tornare a casa, e di non cercare più un altro monastero. Io ho risposto che non intendevo andarmene, quindi due poliziotti armati sono entrati nella mia stanza e hanno gettato a terra la mia statua del Buddha. Mi hanno quindi trascinata fuori dal mio rifugio e uno dei poliziotti ha lanciato nella stufa il mio libro delle scritture buddhiste, contenente le preghiere che recito quotidianamente" ha affermato la monaca. "Sembra di essere tornati agli anni '60", ella ha ricordato, facendo riferimento alla distruzione di massa che ha interessato i monasteri tibetani durante la Rivoluzione Culturale. Per dedicarsi allo studio della dottrina buddhista, impartita da Khenpo Jigme Phuntsok, Jetsun Muntso (nipote di Khenpo Jigme Phuntsok'), e da altri maestri, le monache di Larung Gar sono disposte a vivere principalmente soltanto grazie a risorse veramente esigue. Secondo le parole di un'altra testimone, a molte monache è stata promessa la cifra di 200 Yuan (circa $25) per lasciare Larung Gar e coprire le spese del trasferimento e del successivo reinserimento nelle rispettive regioni natali. Non è chiaro tuttavia se qualche monaca abbia ricevuto tale ricompensa. Secondo fonti affidabili, basate sulla visita di Larung Gar nelle ultime due settimane, il numero degli edifici distrutti supera le duemila unità. La maggior parte dei rifugi distrutti era abitata da monache. Sulla base di una testimonianza scritta, ottenuta da ICT grazie a un monaco di nome Ngawang Ozer, molte monache hanno cercato rifugio tra le montagne e le foreste presenti a pochi giorni di cammino da Larung Gar. Secondo la testimonianza scritta di Ozer: "[le monache] vivono da circa un mese nelle foreste, nutrendosi di scarsissimo cibo. Molte altre vagano tra villaggi, fermate d'autobus e altri luoghi, senza sapere dove andare e spesso in condizioni di estrema indigenza. Gli ufficiali hanno intimato loro di tornare al proprio villaggio natio, abbandonando per sempre qualunque monastero. Naturalmente, questo fatto ha spinto le monache ad evitare il ritorno a casa."I turisti occidentali che hanno recentemente visitato la zona di Kham e Amdo possono confermare la testimonianza di Ngawang Ozer. Secondo le parole di una turista francese, "Ovunque è possibile incontrare piccoli gruppi di monache, da Xining (nella provincia di Qinghai) a Lhasa. La maggior parte di esse ha affermato di non poter più rimanere tra le montagne vicine a Larung Gar poiché il clima diventa sempre più rigido, anche se in realtà le monache non hanno alcuna méta e non sanno dove andare. Nella tradizione buddhista, i voti dei monaci e delle monache comprendono anche la scelta di abbandonare la propria casa per sciogliere ogni legame con la quotidianità. Le monache tibetane devono quindi prendere la decisione di intraprendere una vita semplice, fatta di studio e meditazione, condotta in un luogo isolato o in un monastero, rinunciando all'idea di allevare figli, di seguire i lavori di casa oppure di seguire attività agricole e commerciali. Dopo avere visitato Larung Gar, lo scorso anno uno studioso buddhista occidentale ha affermato: "L'incontro con Larung Gar ha costituito per me un'esperienza unica rispetto a quello con qualunque altra comunità in Tibet, India o Nepal. Le monache e gli studiosi vivono realmente di contemplazione e studio, nell'atmosfera dell'altopiano tibetano. Nel corso dei suoi insegnamenti, il Khenpo più anziano (Khenpo Jigme Phuntsok) cerca di mettere in luce l'importanza della disciplina monastica, del significato profondo della vita di un monaco, nelle sue relazioni con l'esterno e all'interno della propria mente." Le monache più anziane, per le quali uno spostamento risulterebbe notevolmente difficile, hanno ricevuto il permesso di restare a Larung Gar e sono state raggruppate nella parte più a sud del complesso monastico. "Per ora hanno il permesso di restare", un monaco di Serthar ha comunicato per telefono, "ma secondo la volontà degli ufficiali, tra qualche tempo tutte le monache dovranno lasciare il monastero."
(Traduzione VP - 30/09/2001)
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La Cina chiede agli USA di essere aiutata a combattere il
“separatismo” in Tibet in cambio di un aiuto anti-terrorista. Reinhold Messner,
Deputato Verde Austriaco e vice Presidente del gruppo Interparlamentare per il
Tibet del Parlamento Europeo, ha duramente criticato la dichiarazione cinese
del 18 settembre che indicava le condizioni dettate dalla Cina per sostenere la
lotta americana al terrorismo. Queste condizioni implicherebbero che gli USA
dovrebbero aiutare la Cina a sopprimere le attività “separatiste” in Tibet, a
Taiwan e a Xinijiang (Turkistan Orientale) in cambio del sostegno nella
campagna anti-terrorismo. "Punire il popolo tibetano in questo momento è
un messaggio terribile al resto del mondo. I tibetani non hanno mai fatto
ricorso al terrorismo durante la loro lunga lotta non violenta per
l’autodeterminazione, seguendo così i principi di Sua Santità il Dalai Lama.
Queste immorali condizioni cinesi, che consistono nel barattare il sostegno
politico al Dalai Lama con il sostegno cinese verso gli USA nella lotta
anti-terrortistica, sono inaccettabili. Esse causeranno un torto irreparabile
verso i Tibetani che hanno seguito, dall’inizio dell’occupazione cinese, la via
della lotta non violenta sostenuta internazionalmente. In questo momento la
priorità del mondo dovrà essere di combattere il terrorismo e non di sopprimere
le giuste richieste dei popoli oppressi".
Traduzione AG, fonte : www.italiatibet.org
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UNICEF "LA CONDIZIONE DELL'INFANZIA NEL MONDO
2002”
The Global Child - L'infanzia nel mondo. Nel mondo ci sono 2,1 miliardi di bambini, che rappresentano circa il 35% della popolazione mondiale. Ogni anno nascono circa quasi 129 milioni di bambini. Globalmente, 1 bambino su 4 vive in estrema povertà - in famiglie che hanno un reddito inferiore ad un dollaro al giorno. Nei paesi in via di sviluppo, 1 bambino su 3 vive in estrema povertà. Un bambino su 12 muore prima di aver compiuto 5 anni, in gran parte per cause prevenibili. Se il totale dei bambini nati al vertice mondiale del 1990 venisse considerato pari a 100, come sarebbero suddivisi? E quali esperienze avrebbero vissuto negli ultimi dieci anni? Su 100 bambini nel mondo: - 55 sarebbero nati in Asia (19 in India, 18 in Cina); - 8 in America Latina / carabi - 16 nell'Africa Subsahariana - 7 in Medio Oriente e Nord Africa - 6 nell'Europa orientale e nell'ex Unione Sovietica - 8 nei paesi industrializzati (Europa Occidentale, Stati Uniti, Canada, Israele, Giappone, Australia, Nuova Zelanda) registrazione dei bambini: - la nascita di 33 bambini non viene registrata: di conseguenza essi non esistono ufficialmente, non hanno alcuna nazionalità. Vaccinazioni: - 27 bambini non hanno ricevuto alcuna vaccinazione contro le malattie Malnutrizione: - 32 bambini hanno sofferto di malnutrizione prima dei 5 anni - solo 44 bambini sono stati allattati esclusivamente al seno nei primi tre mesi di vita. Acqua e impianti igienici: - 18 bambini non hanno accesso all'acqua potabile - 39 vivono in aree prive di impianti igienici adeguati Istruzione: - 18 bambini non frequentano la scuola e, di questi, 11 sono bambine - 25 bambini su 100 che iniziano a frequentare il primo anno delle elementari, non proseguono fino al quinto anno. Alfabetizzazione: - 17 bambini su 100 non sanno scrivere, né leggere, 11 sono bambine. Lavoro minorile: 1 bambino (tra i 5 e i 14 anni) su 4 dei paesi in via di sviluppo lavora:- la metà dei bambini che lavora lo fa a tempo pieno - 8 bambini sui 21 nati in Africa lavorano - 12 bambini sui 55 nati in Asia lavorano - 1 bambino sugli 8 nati in America Latina lavora Speranza di vita: - Nel mondo, oggi, i bambini hanno una speranza di vita di 64 anni - Nei paesi industrializzati la speranza di vita per i bambini è di 78 anni - Nei 45 paesi maggiormente colpiti da HIV-AIDS, la speranza di vita media è di 58 anni; - In Botswana, Malawi, Mozambico, Ruanda, Zambia e Zimbabwe- i paesi più colpiti dall'HIV/AIDS - per i bambini la speranza di vita è di meno di 43 anni.
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UNA FOTO DELLO SCOMPARSO PANCHEN LAMA CONFERMEREBBE CHE E’
VIVO.
Una foto dello scomparso Panchen Lama del Tibet confermerebbe che il ragazzo è vivo. Prima foto ottenuta dall'Occidente da quando il ragazzo è detenuto dal Governo Cinese. Qualche dubbio sull’autenticità.
Washington, DC Martedì 9 Ottobre 2001 (ICT) - La Campagna Internazionale per il Tibet ha ottenuto una recente foto di Ghedun Choekyi Nyima, XI Panchen Lama e figura spirituale tra le più importanti del Tibet. È la sola foto conosciuta del dodicenne che sia provenuta dal Tibet, da quando lui e la sua famiglia furono trattenuti dalle autorità Cinesi nel 1995. Dove si trovino ed in quali condizioni siano detenuti è sconosciuto."Questo è uno straordinario sviluppo della situazione, e sarà salutato con una grande ondata di commozione da parte dei Tibetani, siano essi in esilio o residenti nel Tibet", ha commentato Bhuchung Tsering, Direttore della Campagna Internazionale del Tibet." Comunque, poiché questa foto è un ritratto formale, non possiamo escludere la possibilità che essa sia stata diffusa dagli stessi Cinesi" ha detto Tsering "Essi possono aver diffuso la foto in risposta all'enorme pressione internazionale per l'informazione circa la salvezza e la condizione del Panchen Lama". "Ma, a parte ciò, in virtù della sua esistenza questa foto mostra che il Panchen Lama, il più giovane prigioniero politico del mondo, era ancora vivo al tempo in cui fu scattata" ha ribadito Tsering. La Cina ha sostenuto a lungo che Gedhun Choekyi Nyima, riconosciuto dal Dalai Lama e dalla grande maggioranza dei Tibetani come la reincarnazione del X Panchen Lama, è soltanto un ragazzo ordinario, mentre il loro prescelto è il vero Panchen Lama. La foto sarà probabilmente bandita all'interno del Tibet dall’autorità cinesi, sebbene sarà molto richiesta e circolerà largamente tra i Tibetani. Ci sono state notizie contrastanti su dove e come stia il Panchen Lama, spaziando dalle voci circa la sua morte alla fine del 1999, ad una serie di fotografie che funzionari Cinesi mostrarono brevemente, senza però consegnarle, a funzionari Europei per i Diritti Umani. Queste foto, da quanto è stato riferito, mostravano il Panchen Lama che giocava a ping-pong e scriveva caratteri cinesi su una lavagna.Gli Stati Uniti, altri Governi, rappresentanti delle Nazioni Unite ed organizzazioni umanitarie non-governative hanno ripetutamente chiesto di poter contattare l'XI Panchen Lama. Il Governo Cinese ad oggi ha respinto tutte le richieste. "Noi speriamo che questa foto sia utilizzata nel dialogo bilaterale Stati Uniti - Cina sui diritti umani, che ha inizio oggi a Washington" ha aggiunto Tsering. "Noi speriamo anche che la scoperta della foto condurrà a maggiore trasparenza circa la situazione del Panchen Lama e che Beijing permetta ora ad osservatori dei diritti internazionali di avvicinarlo."
Dubbi sulla autenticità della foto, in riferimento ad alcuni tratti somatici sono stati espressi da Anthony OBrien del TSG Irlandese.
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26
Ottobre: il Dalai Lama
incontrerà il Parlamento Europeo.
Riceviamo da Herr Thomas Mann Presidente dell'Intergruppo per il Tibet del Parlamento Europeo il comunicato stampa.
Il Dalai Lama per la prima volta davanti al Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria! Il Dalai Lama per la prima volta davanti al Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria, portando un messaggio di pace, mai tanto importante come in questo momento. Mercoledì 24 ottobre 2001, il Dalai Lama, insignito con il Premio Nobel per la Pace [nel 1989], terrà un discorso a Strasburgo davanti al Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria, per la prima volta nella storia. Questo importante risultato è stato ottenuto grazie a quattro mesi di intenso lavoro da parte dell'Intergruppo per il Tibet per persuadere e convincere i Presidenti dei diversi gruppi politici. Thomas Mann (PPE/DE), Presidente dell'Intergruppo per il Tibet, di cui fanno parte circa 40 Membri del Parlamento Europeo, lo ha definito "una pietra miliare storica per la situazione del popolo Tibetano, oppresso dalla Cina". Alla testa di una delegazione composta di 30 persone, Thomas Mann aveva presentato l'invito al Dalai Lama durante un’udienza a Dharamsala, in India, principale centro dell'esilio per i Tibetani. I Membri del Parlamento Europeo, di sei diverse nazionalità, stavano verificando la situazione dei rifugiati Tibetani, le strutture scolastiche ed educative così come gli ospedali ed i centri sociali. Il discorso di Sua Santità davanti al Parlamento Europeo è atteso con grande emozione, non solo perché il Dalai Lama parlerà della situazione del popolo Tibetano ma anche perché si prevede che verrà affrontato il tema dei recenti eventi negli Stati Uniti ed in Afghanistan. "Un messaggio di pace è un segno molto importante, soprattutto in tempi di attacchi terroristici internazionali. Le parole di questa personalità, rispettata in tutto il mondo, rivestono grande importanza." ha affermato Thomas Mann. Dopo il suo discorso al Parlamento Europeo, il Dalai Lama incontrerà i Commissari dell'Unione Europea ed i vari gruppi politici del Parlamento Europeo, per discutere con i vari Membri e rispondere alle loro domande. Insieme alla visita del Dalai Lama, l'Intergruppo per il Tibet sta organizzando una mostra di oggetti provenienti dal Tibet. L'esposizione si terrà alla Galleria Nord da lunedì 22 ottobre a venerdì 26 Ottobre.
(Thomas Mann - Presidente
dell'Intergruppo
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SALVIAMO
I BAMBINI AFGHANI NONOSTANTE LA GUERRA APERTA E GLI ATTACCHI ALLA SEDE DI
QUETTA NON SI FERMA IL LAVORO DELL'UNICEF, SEMPRE DALLA PARTE DEI BAMBINI
Roma, 18 ottobre 2001 -"Nelle ultime due settimane l'UNICEF ha portato in Afghanistan generi di soccorso (alimentari, sanitari, coperte e tende) per il fabbisogno di 1 milione e 250 mila persone - tuttavia mancano ancora i fondi necessari per completare gli invii di generi di prima necessità, per aiutare i bambini e le donne a superare il terribile inverno afgano, ormai alle porte." Con queste parole il Presidente dell'UNICEF- Italia, Giovanni Micali, rilancia l'appello all'opinione pubblica italiana per la raccolta urgente dei fondi necessari ad aiutare i bambini all'interno del paese. Sinora è stato raccolto solo il 20 % dei fondi necessari; l'UNICEF sottolinea che si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo: occorre continuare la distribuzione degli aiuti all'interno dell'Afghanistan, subito, nonostante la guerra in corso, perché "100.000 bambini afghani rischiano la morte nei prossimi mesi, per il freddo la fame e le malattie respiratorie", secondo i dati forniti dal responsabile UNICEF per l'Afghanistan, Eric Laroche. 70 operatori UNICEF stanno distribuendo direttamente in Afghanistan gli aiuti umanitari a partire dalle basi di Kabul, Jalalabad, Herat, Faizabad, Mazar-e Sharif e Kandahar. Oltre ai 5 "Children's Winter Convoys" già arrivati in Afghanistan da Peshawar, Quetta, e dai confini iraniano e turcmeno, con più di 500 tonnellate di aiuti, continua il ponte aereo dal magazzino UNICEF di Copenhagen verso i paesi confinanti con l'Afghanistan, da dove partono i convogli guidati dagli operatori UNICEF locali. Ieri l'UNICEF ha completato il trasporto e avviato la distribuzione ad Andkhoi, nel nord del paese, di medicinali pediatrici, sali reidratanti, contenitori e tavolette per la depurazione dell'acqua per 10.000 persone, kit sanitari d'emergenza per 100.000 persone per tre mesi. Un altro convoglio di 7 camion ha raggiunto Herat, partendo dal confine iraniano con 30 tonnellate di aiuti (kit sanitari di emergenza per 250.000 persone per tre mesi, medicinali pediatrici, kit ostetrici, coperte e materiali per la purificazione dell'acqua). A Quetta (dove la sede UNICEF è stata in parte distrutta da un incendio) è pronto a partire un convoglio di 42 camion, carichi di kit sanitari d'emergenza (per 80.000 persone per tre mesi), forniture per la potabilizzazione dell'acqua per 420.000 persone, medicinali pediatrici (soprattutto per le malattie respiratorie, prima causa di morte tra i piccoli afgani nel periodo invernale), abiti invernali e coperte. Il Direttore generale dell'UNICEF Carol Bellamy ricorda che "7,5 milioni di afghani dipendono dagli aiuti internazionali per sopravvivere; il 70% di questi sono donne e bambini, circa un milione e mezzo sono bambini di età inferiore a 5 anni. Dobbiamo aiutarli". L'UNICEF rinnova l'appello per raccogliere oltre 35 milioni di dollari per aiutare donne e bambini dell'Afghanistan a sopravvivere in una situazione di drammatica emergenza, in particolare per far fronte alla siccità, alla guerra e all'inverno imminente. Si può inviare un contributo all'UNICEF, specificando nella causale: "Emergenza Afghanistan" utilizzando i conti correnti intestati a UNICEF- Italia: c/c postale 745.000, c/c bancario 894.000/01, COMIT ag. 11 Roma, ABI 02002 CAB 03211, oppure con carte di credito, telefonando al numero verde 800.745.000. Per ulteriori informazioni: Ufficio stampa UNICEF, 06.478092.33/34/87 oppure 335.333077.
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Affinchè la giustizia non debba essere la prossima
vittima.
Nella profonda consapevolezza dei gravi fatti accaduti negli USA, Amnesty International si attiva in tutto il mondo con le sue sezioni e gruppi, per evitare che la legittima e necessaria ricerca dei colpevoli non porti ad altre vittime civili oltre che a nuove violazioni dei Diritti Umani. Minoranze, Rifugiati e "sfollati in tutto il mondo sono migliaia e non possono essere dimenticati, soprattutto in questa situazione. L'uso della forza che potrebbe avere connotati sproporzionati e indiscriminati e colpire la popolazione civile porterebbe a molte altre vittime innocenti. Non accettiamo che venga aggiunta violenza a violenza.
Unisciti a noi in questa campagna, contatta gli uffici della sezione italiana, il gruppo Amnesty a te più vicino o direttamente la nostra Unità di Crisi a ( crisi@amnesty.it )
USA: Amnesty International indignata per gli attacchi devastanti. Proteggere i civili e i rifugiati Afgani. Gli attacchi dell'11 settembre negli Stati Uniti sono stati una tragedia internazionale, che ha provocato vittime tra i cittadini americani così come tra gli asiatici, i latinoamericani e gli europei di fedi diverse. Il dolore e l'indignazione hanno coinvolto persone di ogni parte del mondo. Questa tragedia globale richiede una risposta globale, basata sui valori globali dei diritti umani e della giustizia.... Le forze armate degli Stati Uniti d'America (USA) e del Regno Unito (UK), impegnate nell'attacco militare lanciato contro gli obiettivi in Afghanistan, così come le forze degli oppositori dei talebani, devono assicurare il pieno rispetto dei diritti umani e delle regole e dei principi previsti per i conflitti armati internazionali.
Durante i 22 anni di guerra in Afghanistan, tutte le parti in conflitto hanno ucciso illegalmente dei civili. Amnesty International ha ripetutamente sollecitato i gruppi armati a rispettare le leggi umanitarie internazionali. Ancora una volta, l'organizzazione ha ripetuto la sua richiesta affinché tutte le forze coinvolte nel conflitto armato in Afghanistan rispettino queste regole, le quali sono state progettate per salvaguardare, nella massima estensione possibile, gli obiettivi e le persone civili.
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DICHIARAZIONE
UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
PREAMBOLO:
Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo.
Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione.
Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni.
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà.
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni, L’ASSEMBLEA GENERALE proclama LA PRESENTE DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.
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IL
N° 2 CINESE CONTESTATO A LONDRA. SI REPLICA A LYON IL 1° NOVEMBRE.
Il
Tibet Support Group inglesi sono riusciti con la loro manifestazione pacifica, a
contestare pubblicamente Hu Jiantao, il delfino cinese, in visita a Londra. Mr
Hu Jiantao sta effettuando un tour in Russia, Inghilterra, Spagna, Francia. Gli
attivisti inglesi, sono riusciti a manifestare davanti al suo albergo ed a
costringerlo ad usare la porta di servizio per non fronteggiare bandiere e
striscioni pro-Tibet. La manifestazione è stata riportata dalla BBC on-line.
Per la venuta del Vice Presidente Chinese Hu Jiantao, Lions des Neiges e altre
associazioni organizzano una manifestazione a Lyon il 1° Novembre alle ore
18.00, in piazza della Repubblica (Centro Città, metro Bellecour o Cordeliers).
Vi chiedo se è possibile per voi di informare i gruppi italiani del Tibet,
soprattutto quelli di Torino e di Milano. Lione è raggiungibile in treno
dall’Italia. Gli attivisti pro-Tibet italiani possono essere ospitati fino a
domenica.
Contattare
Pierrette Burtin Serraille: Presidente de Lions des Neiges 033(0)4726692 52lionsdesneiges@aol.com
Il Dalai Lama a Plan de Corones
Il giorno 29 novembre 2001, S.S. il Dalai Lama presenzierà a Plan de Corones (Brunico), nota località sciistica a oltre 2000 metri di altezza, alla prima esposizione europea della mostra internazionale denominata "Kids' Guernica". L'evento prevede l'esibizione, per tutto l'inverno 2001-2002, di 55 dipinti sul tema della pace realizzati da bambini di tutto il mondo. Le opere, delle stesse dimensioni del famoso quadro "Guernica" di Pablo Picasso (3,5 x 7,8 m), sono state esposte lo scorso anno a Kathmandu (Nepal). L'iniziativa, curata da Skirama Plan de Corones, dal gruppo alto atesino dell'Associazione Italia-Tibet, da Kids' Guernica International e da varie associazioni culturali di diverse nazioni, vanta il sostegno di numerose istituzioni tra le quali citiamo l'Unione Europea, la Regione Trentino-Alto Adige e la Provincia Autonoma di Bolzano.
Alla cerimonia inaugurale della manifestazione presenzierà anche il presidente dell'Unione Europea Romano Prodi.
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Il 20 novembre si
celebrerà in Italia (come in molti altri paesi) la Giornata nazionale
dell'infanzia. In questa occasione il Presidente dell'UNICEF-Italia, Giovanni
Micali, sottolinea "la necessità di difendere i diritti fondamentali
dei bambini, a partire dal diritto alla pace e dal diritto di essere ascoltati,
di far sentire le loro voci anche nel fragore delle guerre. Quest'anno non
possiamo celebrare la Giornata dell'infanzia come se niente fosse accaduto
- sottolinea Micali - dobbiamo cogliere l'occasione per ridare voce a bambini
e adolescenti, per rimettere in moto una logica di pace e di comprensione
tra i popoli e le culture. Dobbiamo dire alto e chiaro che i bambini vanno
sempre ascoltati e tutelati, anche nelle condizioni più estreme di
conflitto, che su questo si gioca il futuro delle nostre stesse società".A
livello planetario, la giornata del 20 novembre segna il dodicesimo anniversario
dell'approvazione da parte dell'Assemblea generale dell'ONU della Convenzione
sui diritti dell'infanzia (ratificata da tutti i paesi del mondo, con due
sole eccezioni: Somalia e USA). A New York il Segretario generale dell'ONU,
Kofi Annan, sottolineerà l'anniversario annunciando i primi risultati
della campagna Yes for Children, che ha già raggiunto in tutto il mondo
il record di 40 milioni di firme, a sostegno di un "manifesto per i diritti
dell'infanzia" in 10 punti. In Italia hanno aderito alla campagna oltre
un milione e 300 mila persone, in maggioranza bambini e ragazzi. Anche in
Afghanistan nei mesi scorsi, tra mille difficoltà, 40.000 ragazzi hanno
firmato il manifesto di Yes for children: e i diritti più votati sono
stati il diritto alla pace e il diritto alla scuola. "Una piccola, flebile
voce, quella dei bambini afgani, che dobbiamo ascoltare - sottolinea il Presidente
dell'UNICEF-Italia. Tuttavia, sottolinea l'UNICEF, la strada da percorrere
per tradurre i diritti in realtà è ancora lunga: 30.500 bambini
continuano a morire ogni giorno per malattie facilmente prevenibili e malnutrizione,
250 milioni tra i 5 e i 14 anni lavorano, 110 milioni non hanno mai visto
un'aula scolastica, 300.000 ragazzini combattono nelle guerre che insanguinano
il pianeta. Per questo, perché i diritti dei più piccoli cittadini
non restino solo sulla carta, in tutta Italia si stanno organizzando eventi
e iniziative "dalla parte dei bambini", per rimettere la questione
infanzia al centro dell'agenda politica e per ridare, soprattutto, il diritto
di parola ai bambini stessi.Dopo l'approvazione della Convenzione ONU, nel
settembre del 1990 i Capi di stato e di governo di tutto il mondo, riuniti
a New York, fecero ai bambini del mondo solenni promesse: di rispettare e
promuovere i loro diritti, di migliorare le loro condizioni di vita, di investire
di più - in termini economici e di attenzione politica - per l'infanzia.
Alcune di quelle promesse sono state mantenute; molte, troppe, disattese.
Per questo, sottolinea l'UNICEF, occorre un impegno di tutta la società
civile, delle associazioni ma anche dei media e delle forze economiche e sociali:
per far sì che gli stati e i governi mantengano le promesse fatte ai
bambini.
Per informazioni: Ufficio stampa UNICEF-Italia, via V.E.Orlando 83, 00185
Roma, tel.06.47809/233/234, oppure 335.333077, fax 06.47809270, email press@unicef.it
Donazione del Dalai Lama all'UNHCR in favore degli aiuti ai profughi afgani
Contenuto di: Donazione
del Dalai Lama all'UNHCR in favore degli aiuti ai profughi afgani Italiano
Ginevra - Un alto funzionario delle Nazioni Unite che si occupa della situazione
dei profughi in Afganistan, Ruud Lubbers, ha ringraziato il leader spirituale
Tibetano il 'Dalai Lama' per il suo contributo di $ 50.000 per il lavoro fatto
dal UNHCR. Mercoledì scorso, Lubbers ha ricevuto un assegno e due righe
scritte dal Dalai Lama. Sul biglietto, Il Dalai lama - anche lui un cittadino
profugo del mondo - ha espresso la sua grande ammirazione per il lavoro umanitario
nel mondo fatto dal UNHCR e in particolare ha lodato l'organizzazione per
il grande aiuto dato a migliaia di Afgani."UNHCR dà un caloroso
benvenuto al Dalai Lama per il suo interesse personale, riguardo la situazione
dei profughi e per il nostro lavoro nell'aiutarli" ha detto Lubbers "la
sua compassione per gli spossessati nel mondo è ben conosciuta."
Questo suo contributo aiuterà ad alleviare la loro sofferenza.tr. DI
Contenuto di: Sua Santità il Dalai Lama in Italia Italiano Sua Santità
il Dalai Lama compirà la sua 17a visita in Italia dal 29 novembre al
3 dicembre. "La visita in Italia fa perte dei continui sforzi compiuti
da Sua Santità per stringere ulteriori legami fra il Tibet e l'Europa"
dichiara Chhime R. Chhoekyapa, Representative of His Holiness the Dalai Lama
for South and Middle Europe. Nel corso della visita Sua Santità incontrerà
numerosi rappresentanti di Amministrazioni locali. Il giorno 29 novembre 2001,
S.S. il Dalai Lama presenzierà a Plan di Corones (Brunico), nota località
sciistica a oltre 2000 metri di altezza, alla prima esposizione europea della
mostra internazionale denominata "Kids' Guernica". L'evento prevede
l'esibizione, per tutto l'inverno 2001-2002, di 55 dipinti sul tema della
pace realizzati da bambini di tutto il mondo. Le opere, delle stesse dimensioni
del famoso quadro "Guernica" di Pablo Picasso (3,5 x 7,8 m), sono
state esposte lo scorso anno a Kathmandu (Nepal). L'iniziativa, curata da
Skirama Plan de Corones, dal gruppo altoatesino dell'Associazione Italia-Tibet,
da Kids' Guernica International e da varie associazioni culturali di diverse
nazioni, vanta il sostegno di numerose istituzioni tra le quali citiamo l'Unione
Europea, la Regione Trentino-Alto Adige e la Provincia Autonoma di Bolzano.
Alla cerimonia inaugurale della manifestazione presenzierà anche il
presidente dell'Unione Europea Romano Prodi. Dal 30 novembre Sua Santità,
su invito dell'Istituto Lama Tsongkapa di Pomaia, sarà a Cecina. Sua
Santità il Dalai Lama offrirà un commentario al testo buddhista
"La luce sul sentiero per l'illuminazione", chiarificandolo con
la vastità della sua conoscenza e introducendo alla scoperta delle
nostre qualità innate, come il coraggio di affrontare la vita con più
gioia e serenità. Venerdì 30 - ore 13 incontro con la stampa
(Massimo Stordi: Tel: +0039 050 685654/Mobile: 0039 349 563 8577
UFFICIO STAMPA MN, Via Aniene, 14 Roma 06/853763
Lorenza Basile,
Anna Rita Gervasini,
Lisa Serpelloni.
Comunicato stampa della Tibetan Women Association per la giornata dei Diritti Umani.
10/12/01 Stato: Notizie
collegate su Regione: -Dipartimento: - Città: DHARAMSALA Dove: Comunicato
stampa della Tibetan Women Association Fonte: Associazione Italia Tibet In
breve: Intervista a Tenzin Bhagdro espulsioni delle monache d Istituto buddista
Nawang Sangdrol cittadina onoraria di Firenze.
La Tibetan Women Association vorrebbe porre all'attenzione della comunità
internazionale le pesanti violazioni dei diritti umani che sono inflitte ai
Tibetani in Tibet e specialmente nei riguardi dei prigionieri politici. Questi
detenuti sono ingiustamente imprigionati per aver espresso pacificamente le
loro opinioni religiose, politiche od etniche e sono soggetti a brutali interrogatori
e trattenuti a tempo indeterminato.
Originale: Statement on Human Rights Day - December 10 (lingua: Italiano)
Comunicato stampa della Tibetan Women Association per la giornata dei Diritti
Umani
DHARAMSALA, 10 dicembre 2001.
Il 10 dicembre 1948 le Nazioni Unite approvavano la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo e da allora questa giornata viene celebrata in tutto
il mondo come "Giornata internazionale dei Diritti Umani". Oggi,
mentre il mondo ricorda l'avvenimento, i Tibetani in Tibet sono sottoposti
a pesanti violazioni dei diritti umani da parte del potere cinese. Sebbene
firmataria di otto accordi sui diritti umani, la Cina continua ad avere un
totale disprezzo per le più elementari libertà civili e politiche.La
Tibetan Women Association vorrebbe porre all'attenzione della comunità
internazionale, le pesanti violazioni dei diritti umani che sono inflitte
ai Tibetani in Tibet e specialmente nei riguardi dei prigionieri politici.
Questi detenuti sono ingiustamente imprigionati per aver espresso pacificamente
le loro opinioni religiose, politiche od etniche e sono soggetti a brutali
interrogatori e trattenuti a tempo indeterminato.
- Il più giovane prigioniero politico nel mondo, il dodicenne Gedhun
Choekyi Nyima, riconosciuto dal Dalai Lama come undicesimo Panchen Lama venne
arrestato nel 1995. Il luogo dove è trattenuto è ancora sconosciuto
sebbene il Commissario ONU ai diritti Umani abbia chiesto di incontrarlo.
- Ngawang Sangdrol è la prigioniera politica con la maggior pena detentiva
in Tibet. Sta scontando 23 anni per aver espresso pacificamente le sue opinioni
politiche. Arrestata nel 1987 all'età di 10 anni, sarà rilasciata
nel 2015 all'età di 34 anni.
- Tanak Jigme Sangpo è il prigioniero politico con la maggior pena
detentiva in Tibet essendo stato arrestato nel 1960, Dovrebbe essere rilasciato
nel 2011 all'età di 85 anni dopo averne pasati 44 in detenzione.
- Sebbene nel 1988 la Cina abbia ratificato la convenzione ONU contro la Tortura
ed altri trattamenti crudeli o degradanti, continua ad infliggere torture
inumane ai prigionieri politici tibetani. Dal 1990, 25 decessi sono avvenuti
nella prigione di Drapchi a seguito di torture inflitte ai detenuti.La repressione
in atto da parte del governo cinese contro il buddhismo tibetano comprende
specifiche campagne contro le istituzioni religiose ed educative. Nel 1996
la Cina ha lanciato la campagna "Colpisci duro" con la "rieducazione
patriottica" diretta ad identificare, espellere ed arrestare monaci e
suore che rifiutano di rinnegare il Dalai Lama e l'indipendenza del Tibet.
Nel corso di questa campagna 541 monaci e suore sono state arrestate, ed 11.409
sono stati espulsi da conventi e monasteri femminili. La repressione del buddhismo
da parte dello Stato Cinese è una diretta violazione dei diritti umani
dei Tibetani. Dal 1950 vi è stato un crescente influsso della cultura
cinese sul Tibet. Le più recenti ipotesi indicano una presenza cinese
Han di circa 7.5 milioni mentre i Tibetani sono orami solo sei milioni. I
Tibetani sono divenuti una minoranza nel loro stesso paese e la popolazione
cinese occupa i punti chiave della società tibetana. Di conseguenza
i beneficiari del "Grande sviluppo in occidente" sono i Cinesi Han.
Sebbene il Tibet sia tutt'ora uno dei paesi con la minor densità abitativa,
le donne tibetane sono soggette a misure pesanti e forzate di pianificazione
demografica che includono contraccezione, sterilizzazione, ostacoli al matrimonio
e pratiche abortive in gravidanza avanzata che sono seguite da operazioni
di sterilizzazione senza consenso. Si calcola che fra il 4 ed il 20% delle
donne tibetane hanno perso la capacità di procreare in seguito alla
sterilizzazione forzata. La disastrosa situazione dei Tibetani che vivono
all'interno del Tibet deve essere preso in seria considerazione dalla comunità
internazionale, la Tibetan Women Association chiede alla comunità internazionale
di ritenere la Cina responsabile per le pesanti violazioni dei diritti umani
e di far pressioni sul governo cinese affinché applichi le numerose
convenzioni sui diritti umani da essa firmate e violate in continuazione.
La Tibetan Women Association chiede al Commissario ONU per i diritti umani
ed alla comunità internazionale, di far pressioni sul governo cinese
affinché si confronti con il Dalai Lama sul futuro del Tibet.
Il Dalai Lama incontra i soci di Italia Tibet (la Repubblica 2/12/01)
10/12/01 Stato: Notizie
collegate su Regione: -Dipartimento: - Città: DHARAMSALA Dove: Comunicato
stampa della Tibetan Women Association Fonte: Associazione Italia Tibet In
breve: Intervista a Tenzin Bhagdro espulsioni delle monache d Istituto buddista
Nawang Sangdrol cittadina onoraria di
01/12/01 Stato: Italia Notizie collegate su Regione: Toscana Dipartimento:
- Città: Cecina Dove: Sala Riunioni Caserma "Caserma Corpo Forestale
dello Stato" g.c. Fonte: Associazione Italia Tibet In breve:
- Poi arriva il momento dell'incontro, riservatissimo, con i rappresentanti
dell'associazione Italia Tibet, che ha sede a Milano e conta quattrocento
iscritti (informazioni sul sito www.padmanet.com
). Al presidente Piero Verni, autore di una delle poche sue biografie autorizzate,
ilDalai Lama confida una sua preoccupazione: "Quasi tutti gli aiuti umanitari
che vengono inviati in Tibet finiscono nelle mani dei cinesi, è meglio
lavorare sul sostegno al governo tibetano in esilio e inviare pacchi di medicine
e cibo ai bambini che stanno nei campi profughi". Gli domandano se dopo
l'11 settembre è cambiato qualcosa nel suo paese: "Cambiato in
peggio purtroppo - risponde guardandosi gli scarponcelli di cuoio che non
è abituato a portare
- perché adesso la dissidenza anti cinese viene identificata col terrorismo".
Qualcuno gli ricorda che nel 2008 in Cina ci saranno le Olimpiadi, forse si
potrebbe sfruttare l'occasione politicamente: "Loro lo faranno senz'altro
- osserva pacato il Dalai Lama -e di sicuro in quel periodo saranno sotto
i riflettori del mondo". C'è una ragazza, giovane e timida, che
indossa il vestito tradizionale del Tibet. Prima di parlare si inginocchia
e bacia la sciarpa del Lama: "Sono nata in esilio, tutti mi chiedono
se sono tibetana o indiana", racconto piangendo. E lui: "Devi rispondere
che sei tibetana, del resto basta guardarti, il tuo naso parla da solo".
E ride, contagiando tutti.
Originale: Martini incontra il Dalai Lama "La Toscana lotterà
per il Tibet" (lingua: Italiano ) Il leader spirituale dei buddisti è
a Cecina per la tre giorni di studio riservata ai 3mila seguaci europei Martini
incontra il Dalai Lama "La Toscana lotterà per il Tibet"
DAL NOSTRO INVIATO SIMONA POLI CECINA:
Pensare che Martini, allenato alla meditazione yoga e ai digiuni, si era preparato
a sostenere una conversazione su temi spirituali ed era arrivato all'appuntamento
tutto emozionato. E invece che gli domanda come prima cosa il Dalai Lama?
Se la Torre di Pisa è finalmente stabile o se ancora rischia di cadere.
"Giuro che ci sono rimasto di stucco", confessa il presidente della
Regione sorridente dopo l'incontro lisciandosi la lunga sciarpa di seta bianca,
simbolo tibetano della pace, che gli è stata avvolta intorno al collo.
"Ha voluto sapere un sacco di cose sulla Toscana, mi ha chiesto se è
vero che qui prima che nel resto del mondo sono state abolite pena di morte
e tortura. Ma cercava anche informazioni pratiche: quanti abitanti ci vivano,
come incida il turismo sulle nostre entrate di bilancio, quali siano le fonti
principali dello sviluppo economico. E poi mille particolari sulla Torre di
Pisa, voleva capire come hanno fatto i tecnici a bilanciare la pendenza".
E' una città che conosce bene perché almeno una volta l'anno
visita alla comunità tibetana di Pomaia per i seminari di studio e
preghiera, di solito si muove in questa zona quando viene in Toscana. A Cecina
il Dalai Lama, arrivato tre giorni fa, terrà fino a domani lezioni
sull'antico testo buddista di Atisha "La luce sul sentiero dell'illuminazione",
seguite da tremila seguaci di tutta Europa nel grande tendone allestito in
mezzo alla pineta vicino al mare. Per parlare in privato con Claudio Martini
si è ritagliato una mezzoretta a fine mattinata, si sono visti nella
caserma della Forestale e scambiati due libri, Martini gli ha regalato una
guida alle più belle città italiane scritta in inglese (Wonder
of Italy) e il Dalai Lama la sua ultima opera pubblicata, Una rivoluzione
per la pace, su cui ha scritto come dedica "Caro amico, sempre io pregherò
per te". Come sempre quando si trova di fronte qualche politico, il leader
spirituale dei tibetani, costretto da decenni a vivere in India, chiede sostegno
alla causa del suo popolo perseguitato: "Chiediamo la smilitarizzazione
del Tibet e il rispetto dei diritti", gli ha detto. "La nostra non
è una proposta contro la Cina, noi vogliamo solo utilizzare gli spazi
di autonomia che la Costituzione cinese ci mette a disposizione". Martini
promette d'impegnarsi immediatamente: "Ho visto il suo appello rivolto
all'Unione europea per nominare un rappresentante permanente che si occupi
della questione tibetana - dice -e gli ho assicurato che io la sosterrò
nel Comitato delle Regioni a cui chiederò di firmare una petizione.
Comincerò a parlarne ai presidenti di Regione europei più sensibili
all'argomento". Anche il Dalai Lama prende un impegno con la Toscana:
"Mi ha garantito la sua presenza all'inizio della primavera (dovrebbe
essere la terza settimana di marzo, ndr) al meeting internazionale sul tema
della non violenza e del diritto alla critica che stiamo organizzando. Per
noi sarebbe importantissimo ospitare un premio Nobel per la pace, riconosciuto
universalmente come un infaticabile sostenitore della non violenza e strenuo
difensore della tutela dell'ambiente. Mi auguro che il calendario dei suoi
impegni gli consentirà davvero di partecipare". Poi arriva il
momento dell'incontro, riservatissimo, con i rappresentanti dell'associazione
Italia Tibet, che ha sede a Milano e conta quattrocento iscritti (informazioni
sul sito www.padmanet.com).
Al presidente Piero Verni, autore di una delle poche sue biografi autorizzate,
il Dalai Lama confida una sua preoccupazione: "Quasi tutti gli aiuti
umanitari che vengono inviati in Tibet finiscono nelle mani dei cinesi, è
meglio lavorare sul sostegno al governo tibetano in esilio e inviare pacchi
di medicine e cibo ai bambini che stanno nei campi profughi". Gli domandano
se dopo l'11 settembre è cambiato qualcosa nel suo paese: "Cambiato
in peggio purtroppo -risponde guardandosi gli scarponcelli di cuoio che non
è abituato a portare -perché adesso la dissidenza anti cinese
viene identificata col terrorismo". Qualcuno gli ricorda che nel 2008
in Cina ci saranno le Olimpiadi, forse si potrebbe sfruttare l'occasione politicamente:
"Loro lo faranno senz'altro - osserva pacato il Dalai Lama -e di sicuro
in quel periodo saranno sotto i riflettori del mondo". C'è una
ragazza, giovane e timida, che indossa il vestito tradizionale del Tibet.
Prima di parlare si inginocchia e bacia la sciarpa del Lama:
"Sono nata in esilio, tutti mi chiedono se sono tibetana o indiana",
racconta
piangendo. E lui: "Devi rispondere che sei tibetana, del resto basta
guardarti, il tuo naso parla da solo". E ride, contagiando tutti. Consulta
anche: www.dalailama.it
Originale: Martini incontra il Dalai Lama "La Toscana lotterà
per il Tibet".
Libertà religiosa: questa sconosciuta
(una sintesi di Millo
de Cillis sulla situazione cinese) - 11/01/02 Stato: Cina Notizie collegate
su Regione: - Dipartimento: -
- Città: - Dove: L'articolo resterà in linea nel sito del manifesto
per 7 giorni Fonte: il Manifesto In breve: Jiang Zemin chiede un maggiore
controllo sulla religione in Cina Stretta nella morsa della più generale
repressione dei diritti umani, la libertà religiosa è ancora
straniera in quel di Pechino. A farne le spese sono cristiani, buddisti tibetani,
minoranze islamiche, movimenti religiosi di varia natura come le sette Falun
Gong e Qi Gong. Una situazione che dopo l'11 settembre è decisamente
peggiorata: l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Mary Robinson, in
visita a Pechino nel novembre scorso, ha messo in guardia la Cina dall'utilizzare
la guerra al terrorismo come pretesto per colpire le minoranze etniche e religiose.
Originale: Libertà religiosa, questa sconosciuta. (lingua: Italiano)
Libertà religiosa, questa sconosciuta
Cristiani, buddisti, musulmani, seguaci della Falung gong: così Pechino
reprime i culti MIMMO DE CILLIS (lettera 22). Stretta nella morsa della più
generale repressione dei diritti umani, la libertà religiosa è
ancora straniera in quel di Pechino. A farne le spese sono cristiani, buddisti
tibetani, minoranze islamiche, movimenti religiosi di varia natura come le
sette Falun Gong e Qi Gong. Una situazione che dopo l'11 settembre è
decisamente peggiorata: l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Mary Robinson,
in visita a Pechino nel novembre scorso, ha messo in guardia la Cina dall'utilizzare
la guerra al terrorismo come pretesto per colpire le minoranze etniche e religiose.
Desta preoccupazione l'aggressione alla minoranza etnica musulmana degli uiguri,
nella provincia dello Xinjiang (Cina occidentale), che chiedono l'autonomia
dal governo centrale e il rispetto della cultura islamica. Non sono trattati
meglio gli attivisti tibetani, vittime di una nuova campagna governativa lanciata
nel 2001 e chiamata "Colpisci duro", che ha portato all'esecuzione
di oltre duemila persone. Di recente Pechino, ha pubblicato un documento in
cui si esalta il contributo cinese allo sviluppo economico del Tibet e si
accusa il Dalai Lama di "sabotare la stabilità della Cina".
Tortura, confino in ospedali psichiatrici e pena capitale sono ormai prassi
nella repressione della setta Falun gong, che da circa due anni Pechino ha
deciso di eliminare perché colpevole di organizzare seminari e sessioni
pubbliche di esercizi di ginnastica spirituale non autorizzata. La questione
è altrettanto spinosa per i cristiani e tanto più per i cattolici.
Il governo cinese richiede che i cristiani esercitino il culto soltanto all'interno
di associazioni controllate dallo stato, come l'Associazione patriottica cattolica
cinese, che rifiuta i legami col papa e col Vaticano ed è gestita da
membri del partito comunista, spesso atei. Le chiese cristiane che rifiutano
il controllo della polizia e delle associazioni patriottiche sono considerate
clandestine e perseguitate. I fedeli che praticano la fede in privato e rifiutano
di essere registrati sono ricercati, arrestati e sottoposti a sessioni di
rieducazione. I cattolici "sotterranei" sono almeno otto milioni.
In questo contesto si inserisce la questione delle relazioni diplomatiche
fra Cina e Santa Sede. Pechino pone come condizione che il Vaticano rompa
le relazioni con Taiwan e non interferisca nelle questioni interne cinesi.
La Chiesa cattolica in Cina, si afferma, è patriottica e indipendente
nella gestione dei suoi problemi e nella scelta e l'ordinazione dei vescovi.
Una posizione che tuttora crea una spaccatura insanabile. Nessun effetto di
rilievo ha avuto la recente richiesta di perdono lanciata da Woytila nell'ottobre
2001, una mano tesa che finora Pechino ha rifiutato sdegnosamente. Anzi, da
allora si registra una recrudescenza di arresti e persecuzioni, come accaduto
a novembre scorso nella diocesi di Feng Xiang, nello Shaanxi (Cina centrale),
dove i cattolici rischiano l'estinzione. Ininfluente sulla politica religiosa,
secondo gli osservatori, anche il recente ingresso della Cina nell'Organizzazione
mondiale per il commercio, che molti speravano potesse costituire un Consulta
anche: Italia Tibet Originale: Libertà religiosa, questa sconosciuta.
BUDDHA La mente e le emozioni tra religione e scienza (lingua: Italiano)
MERCOLEDÌ,
16 GENNAIO 2002 Pagina 44 - Cultura BUDDHA La mente e le emozioni tra religione
e scienza IL DALAI LAMA A COLLOQUIO CON LIBRI DA LEGGERE "Il nostro giudizio
si basa sulla logica" "ci sono punti di contatto con la fisica quantistica"
Da una quindicina d'anni il capo spirituale dei tibetani si incontra con gli
scienziati e ritiene molto utile il loro pensiero DHARAMSALA PIERGIORGIO ODIFREDDI
Come dice lui stesso nell'introduzione alla sua autobiografia, La libertà
nell'esilio (Sperling & Kupfer, 1998), il Dalai Lama è considerato
in modi diversi da gente diversa. Per i buddhisti tantrici, è la reincarnazione
di Avalokiteshvara, il Bodhisattva della Compassione. Per i tibetani, è
il loro quattordicesimo e divino re. Per i cinesi, è un monarca feudale
dal quale essi hanno liberato il Tibet. Per il resto del mondo, è il
Premio Nobel per la pace del 1989. Per Tentzin Gyatso, il suo nome al secolo,
è "semplicemente un essere umano, incidentalmente tibetano, che
ha scelto di essere un monaco buddhista". Quest'essere multiforme è
divenuto in Occidente il simbolo del cammino non violento verso due liberazioni:
quella politica del Tibet, e quella spirituale del buddhismo. Ci sono però
anche aspetti meno noti della personalità del Dalai Lama: ad esempio,
il suo interesse per la scienza, che non gli fa perdere occasione per confrontarsi
con gli scienziati sul loro terreno. Abbiamo approfittato proprio di questo
suo interesse per intervistarlo. Santità, da una quindicina d'anni
lei si incontra regolarmente con gli scienziati. Come mai? "Le visioni
della scienza sono molto utili per i buddhisti. E, allo stesso tempo, la concezione
buddhista della realtà può offrire agli scienziati un nuovo
punto di vista da cui osservare le cose".Vogliamo fare qualche esempio
concreto, partendo dalla fisica? "Il buddhismo tibetano si interessa
di come si è formato l'universo, della sua evoluzione, della sua dissoluzione.
Secondo alcuni nostri testi, l'universo ha avuto origine da particelle di
spazio. Come vede, ci sono punti di contatto con la teoria del Big Bang. Noi
pensiamo anche che un oggetto sia costituito, in ultima analisi, di particelle
sottili piccolissime. Qui c'è un comune campo d'indagine con la fisica
quantistica, che si interessa anch'essa della sostanza più sottile".
E per quanto riguarda la neurobiologia? "Il buddhismo offre una gran
quantità di spiegazioni sulla mente, le emozioni, i pensieri, e sui
diversi modi di modificarli e trasformarli. Il tantrismo ha sviluppato vari
esercizi e tecniche di meditazione, che permettono di influenzare il corpo
attraverso la mente".Quale sarebbe lo scopo della meditazione? "Attraverso
la meditazione si può accrescere il livello di percezione della mente,
e arrivare a capire fenomeni che solitamente non si possono percepire. Si
perviene a quella che noi chiamiamo "mente sottile", che permette
di vedere meglio le cose". E che relazione c'è tra mente e materia?
"La scuola buddhista chiamata Mind only, solo mente, insegna che tutto
è solo una sorta di creazione della mente. Ma c'è un'altra scuola,
chiamata Madhyamika, che ritiene che ci sia una realtà esterna, indipendente
dalla mente. Noi tibetani pensiamo che questa scuola sia più profonda".
Perché? "Il nostro metro di giudizio è l'indagine, l'investigazione.
Alcune spiegazioni della scuola Mind only appaiono molto belle, ma se le si
analizzano a fondo portano a delle contraddizioni". In altre parole,
il metro di giudizio è la logica. "Certo. Se io guardo qualcosa
e non vedo bene il colore, cerco di osservarla con più luce. Poi chiedo
ad altri di che colore sia. Se tutti mi dicono che è bianca, e io credevo
fosse grigia, mi accorgo di aver sbagliato. Se invece la mia percezione concorda
con quella altrui, viene convalidata. A volte, però, non possiamo basarci
solo sulle percezioni dirette. Ad esempio, supponiamo che io le dica che ho
qualcosa in tasca. Lei non può saperlo, deve fidarsi di me. Per capire
se le mento o no, deve analizzare ciò che le dico e vedere se ci sono
contraddizioni. Se non ne trova, può concludere che non ho motivi per
mentirle, e mi crede". La verità come assenza di contraddizioni:
certo mi suona familiare! Che tipo di logica seguono i buddhisti tibetani?
"La logica indiana di Dignaga e Dharmakirti. Tutta la tradizione buddhista
passa per l'India. E quella tibetana si fonda più sui testi sanscriti
che su quelli pali. Le regole monastiche si derivano dai testi pali, specialmente
il Vinaya. Ma tutto il resto, compresa la logica, deriva dai testi sanscriti.
Dico sempre che il miglior buddhismo è quello della tradizione Nalanda,
alla quale appartenevano non solo Dignaga e Dharmakirti, ma anche Nagarjuna".
Chi conosce Nagarjuna in Occidente trova molte somiglianze tra il suo pensiero
e il decostruzionismo. "L'idea è che tutti i fenomeni, sia quelli
interni come il dolore, che quelli esterni come il colore, sembrano avere
un'esistenza assoluta e indipendente. Se però andiamo ad analizzare
a fondo, ci accorgiamo che non è così. Il che non significa
negare l'esistenza. Le cose ci sono, ma hanno soltanto un'esistenza relativa
e interdipendente". Come nella matematica. Mi sembra che ci siano vari
punti di contatto fra la logica buddhista e la logica matematica. Dovremmo
approfondire il discorso, un giorno. "Sarebbe molto utile fare uno studio
comparato. In Oriente, nell'antichità, si facevano spesso questi studi
comparati nel campo della logica. Paragonare la logica indiana antica, compresa
quella buddhista, e la logica occidentale moderna sarebbe davvero molto interessante".
Speriamo di poterlo fare. Se non in questa vita, nella prossima. Anche se
in questa sarebbe meglio. "In questa vita dobbiamo prepararci al lavoro
da fare nella prossima reincarnazione. Ci prepariamo, e poi si comincia!".
A proposito, le piacerebbe reincarnarsi in un computer, ora che l'Intelligenza
Artificiale ritiene che le macchine possano avere una coscienza? "Non
mi sembra possibile, con i computer di oggi. Nel futuro, chissà. Se
si creano le condizioni per avere le basi di una mente, allora sarebbe possibile.
Ah, ah!".Visto che lei viaggia molto, io le consiglierei di reincarnarsi
in un computer portatile. Sarebbe più facile portarla in giro..."Questo
non mi piacerebbe. Non ci sarebbe nessuna libertà, nessuna indipendenza.
Il mio segretario mi trasporterebbe, e gli dovrei sempre andare appresso.
No, nessuna libertà!".
Il Dalai Lama ricoverato in ospedale a Bombay
Il Dalai Lama, 66
anni, capo del buddismo tibetano, è stato trasportato oggi a Bombay,
nell'India occidentale, per essere ricoverato in un ospedale. La guida spirituale,
che partecipava a una festa religiosa nello Stato orientale indiano del Bihar,
è stato trasportato prima con un elicottero, poi con un aereo fino
a Bombay. Due settimane fa i suoi medici gli avevano consigliato di prendere
un periodo di riposo dopo che aveva sofferto di problemi gastrici. Un medico
che lo ha accompagnato all'aeroporto, il dottor A. K. Mishra, ha detto che
il Dalai Lama soffre tuttora di questi problemi e che vuole curarsi solo con
rimedi a base di erbe medicinali.
Alcuni testimoni hanno detto che il Dalai Lama ha camminato senza aiuto fino
all'aereo.
Il Dalai Lama vive in esilio in India dal 1959, quando fuggì dal Tibet
occupato dalla Cina comunista. Circa 100.000 tibetano lo seguirono.
Credo che molte delle
violazioni dei diritti umani in Tibet siano dovute a sospetti, alla mancanza
di fiducia e di una vera comprensione della cultura e della religione tibetane.
Come ho detto molte volte in passato, è estremamente importante per
i dirigenti cinese riuscire ad avere una migliore e più profonda comprensione
e conoscenza della cultura e della civiltà tibetane. Io sono completamente
d'accordo con la saggia affermazione di Deng Xiaoping, "Cercare la verità
partendo dai fatti". Quindi noi tibetani dobbiamo accettare i progressi
e i miglioramenti che la gestione cinese del Tibet ha portato al popolo tibetano
e riconoscerli. Nel medesimo tempo le autorità cinesi debbono comprendere
che durante gli ultimi cinquant'anni i tibetani hanno dovuto subire terribili
sofferenze e distruzioni. Il precedente Panchen Lama, nel suo ultimo intervento
pubblico tenuto a Shigatse il 24 gennaio 1989, disse che la gestione cinese
del Tibet aveva causato più distruzioni che benefici al popolo tibetano.
Originale: Discorso di Sua Santità il Dalai Lama 10 marzo 2002 (lingua:
Italiano ) Discorso di Sua Santità il Dalai Lama 10 marzo 2002 in occasione
del 43° anniversario del giorno dell'insurrezione nazionale tibetana.
Oggi commemoriamo il 43° anniversario dell'insurrezione del popolo tibetano.
Comunque io ho sempre considerato il presente ed il futuro più importanti
del passato. Il mondo è gravemente preoccupato dal problema del terrorismo
dopo i fatti dell'11 settembre. A livello internazionale la maggioranza dei
governi concorda sul fatto che c'è un urgente bisogno di uno sforzo
comune per combattere il terrorismo e che si devono adottare degli adeguati
provvedimenti. Sfortunatamente i provvedimenti attuali mancano di un approccio
efficace e di lungo periodo, che affronti le radici profonde del terrorismo.
Quello di cui invece c'è bisogno è una strategia a lungo termine
che promuova a livello globale una cultura politica della tolleranza e del
dialogo. La comunità internazionale deve assumersi la responsabilità
di un forte ed efficace appoggio ai movimenti non-violenti che lottano per
il cambiamento con mezzi pacifici. Sarebbe invece ipocrita condannare e combattere
coloro che sono mossi da rabbia e disperazione ma continuare ad ignorare quanti
cercano invece con ogni mezzo di portare avanti il dialogo come concreta alternativa
alla violenza. Dobbiamo imparare dalle esperienze passate. Se guardiamo al
secolo scorso, possiamo vedere come la causa più terribile delle sofferenze
umane sia stata la cultura che vede la violenza come unica soluzione dei conflitti
e delle diversità. La sfida che abbiamo davanti a noi è quella
di fare del 21° secolo, il secolo del dialogo, dove i conflitti potranno
essere risolti in modo non-violento. Nelle società umane ci saranno
sempre differenze di opinioni e di interessi. Ma nella realtà odierna
ogni cosa è interdipendente e quindi tutti dobbiamo coesistere su questo
piccolo pianeta. Ne consegue perciò che oggi l'unico modo intelligente
di risolvere le diversità e i conflitti di interesse, tra individui,
comunità e nazioni, è attraverso il dialogo in uno spirito di
reciproco compromesso e riconciliazione. Dobbiamo cercare, sviluppare ed insegnare
questo spirito di non-violenza ed investire in esso altrettante risorse di
quelle che investiamo per le spese della difesa militare. In una atmosfera
politica tesa come l'attuale, le autorità cinesi in Tibet hanno continuato
nello scorso anno a far subire ai tibetani forti violazioni dei loro diritti
umani, tra cui una dura persecuzione religiosa.Tutto questo ha ulteriormente
aumentato il numero di tibetani che a rischio delle loro vite fuggono dal
Tibet per rifugiarsi all'estero. La scorsa estate, l'espulsione di migliaia
di monaci, tibetani e cinesi, dal centro di studi buddhisti di Serthar nel
Tibet orientale, ha evidenziato l'intensità della repressione in Tibet.
Queste violazioni dei diritti umani sono un chiaro esempio di come i tibetani
siano privati della possibilità di preservare la loro identità
e la loro cultura. Credo che molte delle violazioni dei diritti umani in Tibet
siano dovute a sospetti, alla mancanza di fiducia e di una vera comprensione
della cultura e della religione tibetane. Come ho detto molte volte in passato,
è estremamente importante per i dirigenti cinesi riuscire ad avere
una migliore e più profonda comprensione e conoscenza della cultura
e della civiltà tibetane. Io sono completamente d'accordo con la saggia
affermazione di Deng Xiaoping, "Cercare la verità partendo dai
fatti". Quindi noi tibetani dobbiamo accettare i progressi e i miglioramenti
che la gestione cinese del Tibet ha portato al popolo tibetano e riconoscerli.
Nel medesimo tempo le autorità cinesi debbono comprendere che durante
gli ultimi cinquant'anni i tibetani hanno dovuto subire terribili sofferenze
e distruzioni. Il precedente Panchen Lama, nel suo ultimo intervento pubblico
tenuto a Shigatse il 24 gennaio 1989, disse che la gestione cinese del Tibet
aveva causato più distruzioni che benefici al popolo tibetano. La cultura
buddhista del Tibet ha portato i tibetani ad apprezzare i valori e i concetti
della compassione, del perdono, della pazienza e del rispetto per tutte le
forme di vita. Questi valori sono di grande importanza e beneficio nell'esistenza
quotidiana e quindi vogliamo preservarli. Purtroppo sulla nostra cultura e
sul nostro modo di vita buddhista, grava la minaccia di una totale estinzione.
La maggioranza dei piani di sviluppo cinesi vogliono assimilare completamente
il Tibet all'interno della cultura e della società cinesi e sommergere
demograficamente i tibetani trasferendo in Tibet un enorme numero di coloni.
Questo, sfortunatamente, rivela come la politica cinese in Tibet sia ancora
dominata dai rappresentanti dell'ultrasinistra, nonostante i profondi cambiamenti
portati avanti dal governo e dal Partito in altre aree della Repubblica Popolare
Cinese. Questa politica è indegna di una grande cultura e di una grande
nazione come la Cina ed inoltre è contraria allo spirito del 21°
secolo. Oggi l'attitudine globale si muove verso una maggiore apertura, libertà,
democrazia e rispetto per i diritti umani. Non importa quanto grande e potente
possa essere la Cina, essa è pur sempre parte del mondo e prima o poi
dovrà seguire l'attitudine mondiale. Nei prossimi mesi ed anni il cambiamento
che è comunque in atto oggi in Cina, conoscerà una forte accelerazione.
Come monaco buddhista vorrei che la Cina, la patria di circa un quarto dell'intera
popolazione mondiale, potesse cambiare pacificamente. Caos ed instabilità
porteranno solo ad un immenso bagno di sangue e a terribili sofferenze per
milioni di persone. Ed una situazione del genere avrebbe anche serie ripercussioni
sulla pace e la stabilità del mondo intero. Come essere umano è
mio sincero desiderio che i nostri fratelli e sorelle cinesi possano godere
della libertà, della democrazia, della prosperità e della pace.
Se i cambiamenti in Cina porteranno nuova vita e nuove speranze per il Tibet
e se la Cina potrà divenire un affidabile, costruttivo e importante
membro della comunità internazionale, dipenderà se questa nazione
continuerà a definere se stessa sulla base della sua potenza economica
e militare oppure se deciderà di aprirsi ai valori e principi umani
universali e considerare la sua forza e la sua grandezza attraverso di essi.
E a sua volta, questa decisione della Cina sarà in gran parte influenzata
dall'attitudine e dalla politica che la comunità internazionale avrà
nei confronti della Cina. Ho spesso attirato l'attenzione sulla necessità
di portare Pechino nel flusso della democrazia mondiale e sono sempre stato
contrario al suo isolamento. Una cosa del genere sarebbe sbagliata sotto il
profilo morale e impraticabile sotto quello politico. Al contrario ho sempre
consigliato, nei confronti del governo cinese, una politica di coinvolgimento
responsabile e basato su dei principi. Spero sinceramente che la dirigenza
cinese troverà il coraggio, la saggezza e la visione per poter risolvere
il problema tibetano attraverso dei negoziati. Non solo sarebbe utile per
creare un'atmosfera politica che aiuterebbe una transizione morbida della
Cina verso una nuova era ma migliorerebbe anche la sua immagine internazionale.
Inoltre avrebbe anche un forte e positivo impatto sul popolo di Taiwan e migliorerebbe
le relazioni sino-indiane creando un'atmosfera di genuina fiducia. I tempi
del cambiamento sono anche i tempi delle opportunità. Credo veramente
che un giorno ci sarà la possibilità di dialogo e pace poiché
non ci saranno alternative per la Cina o per noi. L'attuale situazione in
Tibet non può alleviare le sofferenze dei tibetani o portare stabilità
e unità alla Repubblica Popolare Cinese. Presto o tardi la dirigenza
di Pechino dovrà affrontare questa evidenza. Da parte mia rimango fedele
alla politica del dialogo. Appena ci saranno dei segnali positivi da Pechino,
i miei rappresentanti saranno pronti ad incontrarsi con i funzionari del governo
cinese in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. La mia posizione sulla
questione tibetana è netta. Non chiedo l' indipendenza. Come ho detto
molte volte in passato, chiedo che al popolo tibetano sia data l'opportunità
di esercitare un autentico autogoverno per poter preservare la sua civiltà
e la sua peculiare cultura, religione, lingua e perché il suo stile
di vita possa crescere e continuare a vivere. Per questo è indispensabile
che i tibetani siano liberi di gestire i loro affari interni e scegliere liberamente
il loro sviluppo sociale, economico e culturale. In esilio continua la democratizzazione
della politica tibetana. A marzo dell'anno scorso informai i rappresentanti
eletti dell'Assemblea dei deputati del popolo tibetano, che i tibetani in
esilio avrebbero dovuto eleggere direttamente il prossimo Kalon Tripa (il
Primo Ministro). Quindi lo scorso agosto, per la prima volta nella storia
del Tibet, i profughi tibetani hanno direttamente eletto Samdhong Rinpoche
come nuovo Kalon Tripa con l'84% dei voti. Si è trattato di un grande
passo in avanti nella continua crescita e maturazione democratica della nostra
comunità di esiliati. Spero che in futuro ance il Tibet possa avere
un governo eletto democraticamente. Voglio cogliere questa occasione per ringraziare
i numerosi individui, membri di governo, parlamentari ed esponenti di organizzazioni
non governative per il loro sostegno alla nostra battaglia non violenta per
la libertà. E' incoraggiante vedere come università, scuole,
gruppi sociali e religiosi, artisti, comunità economiche così
come gente di ogni provenienza, sono riusciti a comprendere i problemi del
Tibet e adesso esprimono la loro solidarietà alla nostra causa. Similmente
siamo riusciti a stabilire relazioni cordiali e amichevoli con i buddhisti
cinesi e con la gente comune che vive all'estero e a Taiwan. La simpatia e
il sostegno dato alla nostra causa da un crescente numero di sorelle e fratelli
cinesi, costituisce un forte incoraggiamento ed è di grande rilevanza
per noi tibetani. Colgo questa opportunità per rendere omaggio e pregare
per tutti quei fratelli e quelle sorelle cinesi che si sono sacrificati per
la libertà e la democrazia della Cina. Soprattutto vorrei esprimere,
a nome di tutti i tibetani, la nostra gratitudine al popolo e al governo dell'India
per la loro incommensurabile generosità e per il loro aiuto. Il crescente
sostegno internazionale al Tibet riflette la simpatia e la solidarietà
umane nei confronti della sofferenza e l'apprezzamento universale per la verità
e la giustizia. Mi appello ai governi, ai parlamenti e a tutti i nostri amici
affinché continuino a darci il loro aiuto e la loro solidarietà
con un rinnovato sentimento d'impegno e di forza. Infine rendo omaggio ai
coraggiosi uomini e donne del Tibet che hanno sacrificato e continuano a sacrificare
le loro vite per la causa della nostra libertà e prego anche perché
abbia presto fine la sofferenza del nostro popolo.
Panchen Lama - Dossier del Governo Tibetano in Esilio
Il
caso della monaca Nawang Sangdrol Dubbi sulla autenticità di una foto
del Panchen Lama Il 25 aprile Choekyi Nyima compirà tredici anni e
da sette vive segregato, tanto che Amnesty International lo ha definito "il
più giovane prigioniero politico del mondo". La vicenda del piccolo
Panchen Lama si è aggiunta alla lunga serie di torti e di violenze
che la Repubblica Popolare Cinese sta infliggendo da 50 anni agli uomini e
alle donne del Tibet. Il sequestro di un bambino di sei anni, "colpevole"
solo di essere stato riconosciuto come reincarnazione di un importante maestro
spirituale, dovrebbe spingere ogni coscienza democratica a mobilitarsi perché
questa intollerabile violenza a un minore possa cessare al più presto.
Originale:
(nella ricorrenza del suo tredicesimo compleanno) Il 14 maggio 1995 il Dalai
Lama, massima autorità spirituale del Tibet e capo del governo tibetano
in esilio, riconosceva in Choekyi Nyima, un bambino nato a Lhari, nel Tibet
centrale, il 25 aprile 1989, l'undicesima reincarnazione di una delle più
alte personalità religiose tibetane: il Panchen Lama. Malgrado l'assoluta
legittimità della scelta del Dalai Lama che, in accordo con una tradizione
antichissima, ha agito in modo conforme al suo ruolo, le autorità della
Repubblica Popolare Cinese hanno accusato il Dalai Lama di voler creare, con
il riconoscimento del piccolo Panchen Lama, tensioni e conflitti in Tibet.
Non appena il Dalai Lama ha annunciato l'avvenuto riconoscimento, Choekyi
Nyima e i suoi genitori sono stati prelevati dal loro villaggio e, da allora,
se ne sono letteralmente perdute le tracce. E' inoltre iniziata, in Tibet,
una durissima campagna di denuncia del Dalai Lama e di tutti quei tibetani,
religiosi e laici, che si dichiarano favorevoli alla sua scelta. Il monastero
di Tashilumpo, tradizionale sede dei Panchen Lama, è stato sottoposto
ad un regime di rigido controllo di polizia e diverse decine dei suoi monaci
sono stati arrestati o espulsi per avere pubblicamente espresso la loro solidarietà
al Dalai Lama. Come è facile immaginare, il comportamento delle autorità
cinesi, in questa situazione, non solo ha urtato profondamente i sentimenti
spirituali del popolo tibetano ma ha evidenziato cosa le autorità della
Repubblica Popolare veramente intendano quando affermano che in Tibet esiste
la più completa libertà religiosa. Al di là di ogni altra
considerazione, resta comunque il fatto, gravissimo, che, dal maggio 1995,
Choekyi Nyima e la sua famiglia sono scomparsi e il governo cinese non ha
mai voluto dire con precisione dove e come stiano. Di fronte alle richieste
di chiarimenti inoltrate da organizzazioni umanitarie, gruppi di sostegno
alla causa tibetana, movimenti sindacali, partiti politici e parlamentari
di numerose nazioni, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno
solo ammesso che il bambino e i suoi genitori "sono stati affidati al
Partito Comunista per essere protetti dai tentativi di rapimento messi in
atto dai seguaci del Dalai Lama e della sua cricca".
Il 25 aprile Choekyi Nyima compirà tredici anni e da sette vive segregato,
tanto che Amnesty International lo ha definito "il più giovane
prigioniero politico del mondo". La vicenda del piccolo Panchen Lama
si è aggiunta alla lunga serie di torti e di violenze che la Repubblica
Popolare Cinese sta infliggendo da 50 anni agli uomini e alle donne del Tibet.
Il sequestro di un bambino di sei anni, "colpevole" solo di essere
stato riconosciuto come reincarnazione di un importante maestro spirituale,
dovrebbe spingere ogni coscienza democratica a mobilitarsi perché questa
intollerabile violenza a un minore possa cessare al più presto. L'Associazione
Italia-Tibet, ricordando le risoluzioni di numerosi Parlamenti che hanno espresso
profonda preoccupazione riguardo a questa vicenda e, in particolare, l'appello
lanciato il 30 novembre 1999 dall' Intergruppo Tibet del Parlamento Europeo,
chiede al governo della Repubblica Italiana, ai suoi parlamentari e alle Commissioni
Esteri di Camera e Senato di esprimere al governo della Repubblica Popolare
Cinese la propria viva preoccupazione per la sorte dell'undicesimo Panchen
Lama e della sua famiglia e di fare i passi necessari affinché sia
consentito ad una delegazione di parlamentari ed esponenti delle organizzazioni
umanitarie di incontrare liberamente Choekyi Nyima e i suoi genitori per accertare
le loro reali condizioni e poter ascoltare la loro versione dei fatti. Consulta
anche: Campagna per la liberazione del Panchen Lama.
Anche quest'anno,
in occasione delle Giornate Amnesty, da Sabato 25 a domenica 26 maggio migliaia
di attivisti e volontari saranno presenti nelle principali piazze di tutta
Italia per tre Giornate di sensibilizzazione sul tema dei diritti umani e
di raccolta fondi a sostegno delle attività del movimento.
Le Giornate Amnesty 2002 saranno dedicate ai temi della crisi Israeliano Palestinese
. L'ultimo anno e mezzo di violenza e terrore nei territori mediorientali
ha mostrato più che mai che, se per conseguire pace e sicurezza si
sacrificano i diritti umani, non vi saranno né pace né sicurezza.
I diritti umani devono avere un ruolo fondamentale nella risoluzione dei problemi
che questa crisi porta alla luce. Amnesty International ne è convinta.
L'impegno di Amnesty dimostra sempre più la centralità dei diritti
umani. Le conseguenze del loro mancato rispetto sono: una catena di odio e
di abusi. Uccisioni illegali, terrore sulle popolazioni civili, torture, detenzioni
arbitrarie, processi iniqui, pesanti limitazioni alla libertà di movimento
e di espressione, impunità diffusa...
Il 25 e 26 maggio tutti i gruppi della Sezione Italiana di Amnesty saranno
in piazza per dare più forza al lavoro sulla crisi mediorientale, per
promuovere l'attivismo e raccogliere fondi per le nostre attività.
L'attività di Amnesty è l'attività di centinaia di migliaia
di volontari che ogni giorno si impegnano affinché le richieste di
aiuto e di sostegno provenienti da ogni angolo del Pianeta non rimangano inascoltate.
E' sulla loro azione e continua mobilitazione che si fonda la speranza di
ottenere un rispetto sempre più reale dei diritti umani.
Come ogni anno, il ricavato delle Giornate Amnesty servirà a finanziare
le attività del Movimento. Per poter continuare a tradursi in interventi
concreti per la realizzazione di campagne, ottenere libertà per i prigionieri
di opinione, processi equi e rapidi per tutti i prigionieri politici, l'interruzione
incondizionata di esecuzioni, tortura, sparizioni, omicidi, Amnesty ha bisogno
del sostegno economico dei suoi iscritti e di tutti gli appartenenti alla
società civile. E' infatti dal loro contributo che proviene il più
importante sostegno economico alle attività del movimento.
Presso le centinaia di tavolini presenti nelle principali città italiane
quest'anno sarà possibile sostenere Amnesty International iscrivendosi
al movimento: abbiamo l'obiettivo di raggiungere 1.000 nuovi iscritti nelle
due giornate. Si potrà contribuire, attraverso una donazione, in due
modi: scegliendo "l'offerta speciale" con iscrizione e la t-shirt
"Impegnati per i diritti umani!!" in regalo, oppure acquistando
semplicemente la t-shirt. Coloro che non potranno recarsi presso i tavolini
organizzati da Amnesty potranno comunque iscriversi direttamente on line,
oppure telefonando al numero 06.44.90.1 oppure versando Euro 26 (13 Euro per
i soci junior, di età compresa tra i 14 e 18 anni) per l'iscrizione.
E' inoltre possibile ricevere la maglietta telefonando ai numeri 06.44.90.1
- 44.90.240, oppure facendo un'offerta minima di Euro 13 (+ Euro 3 di spese
postali) per la maglietta sul conto corrente postale n°552000 intestato
ad Amnesty International - Sezione Italiana con causale " CONTRIBUTO
GIORNATE AMNESTY 2002", inviando copia della ricevuta di pagamento via
fax allo 06 44.90.222 (indicare la taglia della t-shirt S, M, L, XL).
Cerca il luogo di incontro più vicino a casa tua.
TEL: 06 44 90 1 - 06 44 90 240
FAX: 06 44 90 222
E-Mail: attivismo@amnesty.it
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Maggio 2001.
Lettera aperta al Presidente della Repubblica da parte dell'Associazione Italiana della Falun Dafa
23/05/02
Vice primo ministro cinese a palazzo Chigi
Rassegna Stampa
Non sopportiamo la tortura
Tour di Passang Lhamo e Choyng Kunsang
Le autorità italiane che riceveranno oggi il vice premier cinese Li
Lanqung "gli chiedano chiarimenti sulla gravissima situazione dei diritti
umani in Cina". È quanto afferma in una dichiarazione l'Associazione
contro la pena di morte 'Nessuno Tocchi Caino' che assieme ai praticanti del
Falung Gong ed agli esiliati tibetani seguiranno "con manifestazioni
non violente" le varie tappe della visita in Italia del vice premier
cinese che incontrerà oggi il presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi e domani il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini.
Per l'occasione i membri della Falun Dafa hanno scritto una lettera aperta
al presidente Ciampi.
Originale: Lettera aperta al Presidente della Repubblica (lingua: Italiano)
Eccellentissimo Presidente Ciampi, siamo cittadini italiani praticanti del
Falun Gong.
Ci rivolgiamo a Lei per segnalarLe la gravissima condizione dei praticanti
del Falun Gong in Cina.
Come saprà, il Falun Gong ha origine nella più antica ed elevata
cultura Cinese e richiama l'attenzione del praticante sui tre valori fondamentali
"Verità, Compassione, Tolleranza" nei confronti di tutti
gli esseri viventi. Apprezzato in Cina, anche nell'ambito delle istituzioni
governative, per il suo Spirito e per i benefici effetti fisici sulle persone,
da più di due anni i praticanti del Falun Gong sono colpiti da una
spietata repressione da parte del Governo cinese. È notizia di questi
giorni, che 5000 praticanti della provincia dello Changchun sono stati arrestati,
e siamo seriamente preoccupati per la loro sorte, poiché alcuni circoli
governativi cinesi stanno parlando di "pericolo di suicidio di massa",
probabilmente preludio ad un "assassinio di massa", visto che il
suicidio, nel Falun Gong, è categoricamente proibito. Noi non comprendiamo
come tutto questo, in Cina, sia possibile; il Falun Gong non si è mai
interessato di politica, non è un movimento religioso, non fa proselitismo
e non ha un'organizzazione, ma si occupa semplicemente di praticare la sua
disciplina meditativa e di trasmettere, a chi lo desidera, concetti e pratiche
che sono pubbliche, trasparenti, aperte a chiunque e completamente gratuite.
Il Falun Gong si sta diffondendo rapidamente anche in Occidente perché
è una cosa buona in un mondo che sta offrendo sempre meno cose buone
e sempre più sofferenza e distruzione. Tuttavia, i praticanti in Cina
continuano a sparire nel nulla, ad essere torturati e le donne violentate,
ad essere assassinati, e questa realtà continua ad essere contraffatta
ed esportata dai media governativi come mera casualità o suicidi. Lei
si appresta a ricevere il Vice-Premier cinese Mr. Li Lan Qing, capo del famigerato
ufficio 6-10, che ha come unico obbiettivo la persecuzione contro il movimento
spirituale Falun Gong. L'ufficio 6-10, che si è macchiato dei peggiori
crimini in violazione della propria costituzione, ha emanato l'ordine a tutte
le forze dell'ordine di " sparare a vista contro I membri del Falun Gong"
sorpresi a distribuire volantini e peggio ancora:"nessun mezzo è
eccessivo nei confronti del Falun Gong", questo significa garantire l'immunita
a chi tortura, violenta, uccide. Noi La preghiamo, Eccellentissimo Signor
Presidente, di fare tutto quanto è in Suo potere, durante la visita
del Vice-premier Mr. Li, per porre fine a questa sofferenza e per far sì
che gente, che non cerca altro che di vivere e praticare in pace, possa vivere
e praticare in pace.
Sinceramente,
Alfredo Fava
a nome dei praticanti italiani del Falun Gong Associazione Italiana della
Falun Dafa
Via Oberdan 2, 13900 Biella Italia
Tel. + fax. 015 355405
e-mail: lanning@tin.it
website:http://web.tiscali.it/falundafa
Consulta anche: Falun Dafa (sito ufficiale italiano)
Originale: Lettera aperta al Presidente della Repubblica.