ASSEMBLARE |
|
Casa
Studio
Danziger,
Hollywood
1964-1965
La
pianta
è
risolta
in
due
fasce
parallele
che
contengono
le
diverse
funzioni
del
programma;
i
volumi
echeggiano
il
Minimalismo
(che
da
Louis
Kahn
si
è
travasato
nelle
sculture
di
Morris,
Judd,
LeWitt);
la
strategia
di
chiusura
difensiva
rispetto
alla
città,
negli
anni
a
seguire
sarà
ribaltata. |
|
Casa-Studio
Davis,
Malibu
1968-1972
Accanto
al
realismo
professionale
di
numerosi
e
vincolanti
progetti,
il
40enne
Gehry
sperimenta
nuove
forme
nelle
case
di
amici
artisti.
Qui
cerca
deformazioni
trapezoidali
dello
spazio:
il
Minimalismo
esterno
si
stira
diagonalmente,
gli
interni
moltiplicano,
alla
Pirenesi,
le
fughe
prospettiche. |
|
Casa
Gehry,
Santa
Monica
1978
Gehry
avvolge
la
vecchia
casa
con
un
fabbricato
a
forma
di
"U".
Un
lato
rimane
intatto
(è
occupato
sui
due
piani
da
camere
da
letto
sui
fronti
opposti
con
bagno
al
centro)
ma
sugli
altri
tre
scatta
la
novità.
Nasce
un
sentire
informale,
disadorno,
povero,
planare.
Lo
chiamerà
cheapscape.
Gli
interni
sono
continui,
drammatici,
teatrali;
i
materiali,
grezzi
e
industriali,
si
insinuano
dai
fronti
agli
spazi
interni:
addirittura
l'asfalto
stradale
diventa
il
pavimento
della
cucina. |
|
Casa
Wagner,
Malibu
1978
Il
nuovo
Gehry
ricomincia
a
progettare
sviluppando
quanto
trovato
nella
propria
casa.
Nella
Wagner
quadrilateri
deformati
ospitano
funzioni
distinte.
La
tensione
al
movimento
non
è
più
contenuta
in
un
volume
unitario
e
i
corpi
appoggiati
su
pali
sembrano
voler
slittare
lungo
il
pendio. |
|
Casa
Familian,
Los
Angeles
1978
Nella
Familian
un
blocco
a
rettangolo
allungato
per
la
zona
notte
e
uno
quadrato
per
la
zona
giorno
vengono
accostati
con
una
rotazione
di
15
gradi. |
|
Casa
Spiller,
Venice
1978-1979
Il
programma
è
diviso
in
due
parti:
una
casa
più
grande
per
il
proprietario
e
una
più
piccola
per
un
inquilino.
Tra
le
due,
la
separazione-unione
del
sistema
di
distribuzione
lungo
il
patio.
Ciascuna
apertura
(la
finestra
a
nastro,
l'asola
verticale
che
rigira
sulla
copertura,
lo
skylight)
gode
di
autonomia,
come
una
nota
o
un
suono
a
se
stante.
Della
poetica
dell'elenco
fanno
anche
parte
tutto
un
mondo
di
passerelle,
ponti,
recinzioni,
finestre,
pannelli
solari,
tettoie
che
attaccano
in
un
vortice
di
informalità
la
scabra
scatola
di
base. |
SEPARARE |
Centro
commerciale,
uffici
e
museo
Edgemar,
Santa
Monica
1984-1988
L'idea
che
risolve
uno
stimolante
programma
(negozi,
uffici,
un
ristorante,
un
piccolo
museo)
è
lo
scavo
del
blocco
edilizio,
come
fa
una
forra
in
una
massa
tufacea.
Dalla
strada
si
dipartono
due
rigagnoli
che
si
congiungono
in
una
piazzetta
interna
dove
arriva
la
rampa
dal
parcheggio
e
si
aprono
altri
invasi,
piazzette
e
vicoli
formati
dalla
riabilitazione
di
alcuni
fabbricati
esistenti.
All'incunearsi
del
percorso
verso
l'interno,
Gehry
associa
una
scoppiettante
eruzione
di
eventi.
I
materiali
(intonaco,
pannelli
galvanizzati
in
metallo
o
in
rame),
i
volumi
(lucernari
o
terrazze
e
scale
racchiuse
dalle
reti)
e
forme
libere
che
incorniciano
il
cielo
fungono
da
richiami
e
creano
una
avvolgente
creazione
tridimensionale
modellata
dal
movimento
dei
fruitori. |
|
Casa
Norton,
Venice
1982-1984
Un'evoluzione
del
cheapscape
particolarmente
briosa
e
felice,
sintonizzata
sulle
residenze
spontanee
delle
coste
californiane
e
sull'allegro
caos
di
Venice.
La
torretta
di
meditazione
con
le
persiane
appese,
è
sogno
di
tanti:
bambini,
poeti,
artisti,
persone. |
|
Istituto
e
clinica
psichiatrica
Yale,
New
Haven
1985-1989
Alla
base
una
intuizione
spaziale:
un'irregolare
"C"
formata
dai
tre
corpi
principali
(al
centro,
spinti
nell'invaso,
le
aree
di
terapia,
a
sinistra
uffici,
a
destra
le
camere).
Intonaco
bianco
e
ocra
di
mattone
e
rame
creano
contrasti
meno
dirompenti
di
altre
occasioni
ma
vivi
e
riusciti.
Anche
nelle
scale
si
legge
la
volontà
di
esaltare
le
separazioni.
Mentre
un
corpo
arriva
compatto
a
terra,
di
un
altro
si
lasciano
libere
le
prime
due
rampe
che
sospendono
un
volume
che,
letteralmente,
parla. |
|
Museo
California
Aerospace,
Los
Angeles
1982-1984
Due
intuizioni
alla
base
del
progetto:
da
una
parte
dividere
lo
stretto
edificio
(che
si
addossa
al
fabbricato
esistente
che
ospita
il
resto
dell'esposizione)
in
tre
parti.
All'interno
la
distribuzione
crea
passerelle
che
si
protendono
nei
due
grandi
invasi
a
tripla
all'altezza,
all'esterno
un
edificio
in
stadi,
come
un
missile
sdraiato
suddiviso
nelle
sue
diverse
camere
di
combustibile.
Seconda
intuizione
è
il
ruolo
della
scultura
quale
segnale,
simbolo,
evento.
Memore
del
cavaliere
di
Scarpa,
Gehry
incastra
un
aereo
all'esterno
del
museo. |
|
Uffici
Chiat/Day/Mojo,
Venice
1975
e
1986-1991
Qui
la
costruzione
in
stadi
è
anche
cronologica.
Al
margine
opposto
rispetto
al
bianco
edificio
preesistente,
vi
è
una
foresta
di
pilastri
e
travi
inclinate
rivestite
in
rame,
al
centro,
un
macroscopico
binocolo
(ideato
da
Oldenburg)
che
contiene
due
sale
di
riunioni.
Un
edificio
manifesto,
per
una
agenzia
di
pubblicità:
la
stessa
idea
di
un
ristorante
che
si
organizza
attorno
alla
scultura
di
un
pesce.
Un'adesione
troppo
disinvolta
alle
ragioni
commerciali
della
società
di
massa? |
|
Ristorante
Fishdance,
Kobe,
Giappone
1986-1987
|
|
Centro
Commerciale
e
Piazza,
Villaggio
Olimpico-Barcellona
1989-1992
Convincente
è
l'evoluzione
a
Barcellona
dove
la
metafora
marina
si
fa
astratta
grazie
alla
costruzione
in
listelli
e
rimanda
ad
altre
suggestioni:
una
voliera
per
i
gabbiani,
le
reti
dei
pescatori,
gli
intrecci
delle
corde
di
un
veliero,
una
caravella
che
lega
nuovo
e
vecchio
mondo. |
|
Biblioteca
Francis
Goldwyn,
sede
di
Hollywood
1983-1986
Nel
bloccato
palcoscenico
dell'area,
si
organizza
uno
schema
con
una
grande
navata
centrale
e
le
ali
di
lettura
ai
lati.
All'interno
vince
la
luce
e
la
relazione
tra
gli
spazi
di
altezza
diversa,
all'esterno
una
composizione
pacata
che
usa
la
figura
della
serie
aperta.
È
una
pausa
alle
sue
danze
di
architettura.
Come
il
silenzio
dentro
la
musica
di
Cage,
sembra
imporre
una
riflessione:
il
ruolo
di
riscatto
di
studio
e
lettura
nel
dilapidato
circondario. |
|
Casa
Sirmai-Peterson,
Thousand
Oaks
1983-1988
A
un
blocco
allungato
si
attaccano
a
quote
diverse
due
corpi
autonomi
a
pianta
quadrata:
un
impianto
simile
alla
Casa
Familian.
La
composizione,
cubica
nelle
componenti
e
piramidale
nell'insieme,
è
giocata
sul
rapporto
semplice
tra
il
grigio
dei
mattoni
leca
(e
della
finitura
a
cemento)
e
l'intonaco
chiaro.
L'immagine
raddoppia,
sulla
superficie
dell'acqua,
i
movimenti. |
|
Casa
Schnabel,
Brentwood
1986-1989
Attorno
a
una
"T"
si
dispongono
una
serie
di
padiglioni.
Le
forme
sono
le
più
varie
(cubi,
ampolle,
tettoie,
pagode)
e
altrettanto
ricchi
e
contrastanti
sono
i
materiali
di
finitura.
In
questa
opera
celebrata,
le
fratture
tra
i
volumi,
il
loro
assemblaggio,
le
figure
fantasiose,
l'aprirsi
allo
spazio
conformato
dagli
edifici
raggiungono
l'apice.
Un
altro
passo
e
vi
sarebbe
caduta:
il
gioco
di
forme
diventare
bizzarria,
i
materiali
sfoggio,
il
talento
virtuosismo. |
|
FONDERE |
|
Allestimento
della
retrospettiva
The
Architecture
of
Frank
Owen
Gehry,
Curatore
M.
Friedman,
Walker
art
center,
Minneapolis
1986
La
mostra
(un
onore
raro
e
una
manifestazione
controcorrente)
crea
la
sensazione
di
essere
dentro
una
delle
sue
architetture.
L'entrata
è
attraverso
un'ogiva
rivestita
di
scaglie
e
illuminata
da
lampade
in
formica,
la
scultura
di
un
pesce
volge
la
testa
verso
un
lucernario,
i
mobili
in
cartoncino
realizzati
dal
1969
sono
inseriti
in
una
stanza
fatta
dello
stesso
materiale,
le
scale
sono
accompagnate
dalle
sue
foreste
pietrificate. |
|
Museo
e
fabbrica
della
Vitra,
Weil
am
Rhein,
Germania
1987-1989
Opera
di
apertura
di
un
nuovo
ciclo.
Le
traiettorie
nello
spazio,
la
capacità
di
sagomare
masse
sinuose
e
dinamiche
che
rimbombano
nell'aria
e
deformano
l'atmosfera,
le
linee
forze
e
le
collisioni
ricordano
la
plastica
futurista.
È
architettura
o
scultura?
Domande
irrilevanti
per
Gehry,
cui
aveva
già
risposto
Boccioni.
"Nessuna
paura
è
più
stupida
di
quella
che
ci
fa
temere
di
uscire
dall'arte
che
esercitiamo.
Non
v'è
pittura,
né
scultura,
né
musica,
né
poesia,
non
v'è
che
creazione."
Come
dimostrano
qui
gli
smaglianti
interni. |
|
Edificio
dell'American
center,
Parigi
1988-1993
"Capolavoro
dell'architettura
moderna"
merita
una
trattazione
a
sé,
anche
per
capire
gli
aspetti
dell'ideazione
e
della
costruzione
e
le
vicende
dell'abbandono
del
committente.
In
ogni
caso,
sull'angolo
verso
il
parco,
si
è
di
fronte
a
una
delle
sue
più
incandescenti
creazioni.
Volumi
ora
circolari,
ora
prismatici,
ora
rettilinei,
ora
inclinati
sbattono
uno
sull'altro.
Prevale
la
pietra,
ma
l'innesto
della
pensilina
in
ferro
e
vetro
lancia
l'opera
nell'atmosfera.
Nell'atrio
riscopriamo
la
capacità
dell'antico
Gehry
di
circondare
con
oggetti
plastici
lo
spazio
pubblico,
questa
volta,
naturalmente,
introiettato. |
|
Sede
degli
uffici
nazionali
olandesi,
Praga
1992-1997
Progetto
complesso,
sostenuto
anche
dal
presidente
Havel,
e
oggetto
di
sondaggi
pubblici.
Il
programma
prevede
funzioni
commerciali
ai
primi
piani,
uffici
ai
superiori,
un
ristorante
in
cima.
Le
caratteristiche
del
lotto
d'angolo
implicano
il
tema
della
transizione
tra
le
due
vie
e
la
creazione
di
un
punto
focale
percepibile
anche
dalla
sponda
opposta
del
fiume.
Gehry,
neanche
nella
vecchia
Europa,
accetta
compromessi.
Studia
le
torri
e
l'architettura
della
magica
città,
lo
skyline,
il
fiume,
le
viste
e
approda
a
un
edificio
caratterizzato
da
una
conturbante
deformazione
dell'angolo.
Il
barocco
praghese
è
spremuto,
alle
soglie
del
Duemila,
a
cercarne
l'essenza. |
|
Fabbrica
Herman
Miller
Inc.,
Rocklin
1987-1989
I
corpi
si
dipartono
da
un
asimmetrico
slargo
centrale,
popolato
da
edifici
e
strutture
scultoree,
per
allungarsi
e
adagiarsi
sul
paesaggio.
La
mensa
è
di
S.
Tigerman,
le
sistemazioni
esterne
affidate
a
P.
Walker
e
M.
Schwartz
echeggiano,
soprattutto
nei
grandi
massi
lungo
il
perimetro,
i
motivi
della
Land
Art. |
|
Centro
di
arti
visive,
University
of
Toledo,
Ohio
1990-1992
Il
nuovo
Centro
si
conforma
su
una
"L"
aperta
verso
il
museo
già
esistente
nel
campus.
Si
determina
così
una
corte
di
mediazione
su
cui
affaccia
un
percorso
galleria
che
organizza
i
flussi
dell'edificio.
Semplici
rapporti
cromatici
e
spaziali
si
instaurano
tra
il
neoclassico
edificio
esistente,
il
vetro
verde
della
galleria,
i
pannelli
color
piombo
del
rivestimento.
Nella
nuova
piazza
interna,
i
volumi
vetrati
richiamano
i
fenomeni
di
cristallizzazione
dei
minerali,
mentre
il
perimetro
esterno
è
la
scorza
di
una
splendente
montagna
artificiale. |
|
Museo
dei
bambini,
Boston
1991
Un
lungo
ex
magazzino
che
ospita
il
museo
funziona
da
fondale
per
un
addizione
scultorea
che
si
articola
come
un
percorso
che,
attraverso
una
serie
di
giocosi
eventi,
arriva
prima
alla
banchina
e
poi
a
una
piattaforma
galleggiante
sul
canale. |
|
Pista
di
pattinaggio
Disney,
Anaheim
1993-1995
Due
progetti
opposti
che
rivelano
la
duttilità
del
suo
progettare.
La
pista
di
pattinaggio
è
una
montagna
di
ghiaccio
ondulata,
tagliata
sui
fronti
come
un
igloo.
Esterno
minimalista
in
lamiera
bianca.
Nel
Museo
Frederick
Weisman,
Gehry
crea
una
massa
contorta
e
dilaniata
che
assume
valore
dalle
rive
del
Mississippi
come
segnale
o,
di
nuovo,
manifesto.
Gran
parte
del
museo
è
contenuto
in
una
grande
e
amorfa
scatola:
una
strategia
pratica
e
funzionale
che,
in
questo
caso,
non
porta
a
un
esito
d'insieme
convincente |
|
Auditorio
Walt
Disney,
Los
Angeles
1988
Lavoro
di
grande
complessità
(destinato
a
essere
il
principale
Auditorio
della
città
e
uno
dei
più
importanti
al
mondo)
necessita
di
una
grande
sala
per
2400
persone,
numerosi
servizi
tecnici
ma
anche
spazi
sempre
aperti
al
pubblico
per
funzioni
ricreative
e
commerciali.
L'ultima
di
una
lunga
serie
di
alternative
prevede
la
localizzazione
centrale
della
sala
con
attorno
gli
spazi
accessori.
Il
perimetro
dell'isolato
viene
eroso:
il
verde
vi
si
incunea
e
i
cittadini
possono
attraversare
diagonalmente
l'area.
L'opera
canta
le
superfici
curve,
le
traiettorie
che
da
rette
si
inarcano
nello
spazio,
l'irradiarsi
con
la
forza
vegetale
e
intensa
di
un
fiore.
All'interno,
i
pilastri
si
arcuano
come
alberi
a
sorreggere
le
lastre
ondulate
dei
pannelli.
La
grande
sala
concerti
è
come
un
violino,
un
contrabbasso,
una
chitarra.
I
requisiti
acustici
sono
risolti
con
listelli
arcuati
che
formano
rigonfie
vele
pendenti
dal
soffitto;
un
grande
organo-scultura
è
posto
nella
gradinate
dietro
l'orchestra
e
asole
vetrate
fanno
penetrare
la
luce
naturale. |
|
Museo
Guggenheim,
Bilbao
Spagna
1991-1997
ehry
sceglie
per
il
progetto
un'"intersezione"
cittadina:
una
zona
industriale
inutilizzata,
allungata
longitudinalmente
lungo
il
fiume,
scavalcata
da
una
rampa
e
posta
tra
il
centro
e
le
nuove
espansioni.
L'idea
principale
del
progetto
è
la
concatenazione
tra
i
corpi
che
s'intrecciano
con
virulenza
meccanica
uno
sull'altro.
Viene
creata
una
piazza
su
cui
gravita
non
solo
la
biglietteria
al
museo,
ma
anche
un
piccolo
auditorium,
ristoranti
e
negozi.
Ne
risulta
un
progetto
strettamente
connesso
alla
città
e
alle
banchine
sul
fiume:
ai
migliaia
di
automobilisti
che
percorrono
giornalmente
il
Ponte
sul
Nevrion
si
apre
una
delle
più
spettacolari
creazioni
plastiche
mai
costruite.
Un
atrio
di
50
metri
di
altezza
consente
grandi
installazioni
e
disimpegna
tre
livelli
di
gallerie,
un
ampio
ascensore
e
i
vari
corpi
espositivi.
Gli
uffici,
i
depositi
e
le
altre
funzioni
si
inseguono
per
terminare
con
un
corpo
allungato
e
arcuato,
alto
30
metri
e
lungo
più
di
100,
che
si
incunea
sotto
il
ponte
de
la
Salve.
Gehry
concepisce
in
rapidi
schizzi
e
in
successivi
bozzetti
plasma
la
materia,
verifica
gli
spazi,
gli
effetti
tridimensionali,
il
gioco
dei
cavi
e
dei
pieni.
Realizzato
un
modello
soddisfacente
si
può
digitalizzarlo
e
realizzare
un
nuovo
modello,
questa
volta
elettronico,
che
sarà
la
base
di
migliaia
di
altre
verifiche
e
modifiche.
La
più
potente
macchina
inventata
dall'uomo
comincia
a
mantenere,
anche
per
l'architettura,
le
sue
promesse.
Urbanscape
(cheapscape)
Iperfunzionalismo,
Cattedrale,
Traiettoria,
Costruzione,
Computer
|
SPAZIARE |
Casa
per
un
Film
Maker,
Los
Angeles
1981
Pezzi
isolati
e
riconoscibili
(la
torretta
della
camera,
il
padiglione-ospiti
con
appeso
lo
schermo,
la
serra
del
soggiorno)
danno
forma,
come
in
un
villaggio,
agli
spazi
all'aperto. |
|
Studi
d'arte
Indiana
Avenue,
Venice
1979-1981
Tre
studi
d'artein
un
degradato
quartiere
cittadino
sono
risolti
in
volumi
autonomi,
raccordati
in
basso
da
un
muro-basamento
|
|
Complesso
residenziale
Wosk,
Beverly
Hills,
1981-1984 |
|
Padiglione
ospiti,
Residenza
Winton,
Wayzata
(Minnesota)
1983-1987
Opera
emblematica
della
metà
degli
anni
Ottanta.
Vi
si
condensa
un
uso
"narrativo"
della
composizione
per
volumi,
una
ricerca
tattile
sui
contrasti
dei
materiali,
uno
svolgersi
dinamico
della
pianta
e
delle
forme
che
affonda
nel
sentire
a-prospettico
del
Romanico.
Il
programma
è
minimo:
due
camere
da
letto
complete,
una
zona
soggiorno,
dei
locali
tecnici
che
possono
anche
funzionare
da
piccola
cucina,
da
deposito
o
da
garage.
L'architettura
invita
a
scoprire
visuali
sempre
nuove
e
tentare
di
interpretare
la
natura
geometrica
dei
singoli
volumi
(che
all'interno
dettano
inedite
spazialità).
Nell'insieme
una
risposta
difensiva,
ma
validissima,
allo
storicismo
allora
imperante. |
|
Piano
ed
edifici
per
la
Loyola
Law
School,
Los
Angeles
1978-1991
Chiamato
a
redigere
il
piano
di
sviluppo
del
piccolo
campus,
Gehry
disarticola
il
programma
in
edifici
distinti.
È
una
convincente
strategia
pratica,
ma
soprattutto
il
motore
della
soluzione
architettonica.
Non
conta
tanto
la
singolarità
dell'edificio
quanto
lo
spazio
pubblico
che
esso
crea
e
la
socialità
che
promuove
La
strada
interna
viene
deformata
in
piazzette
oblique
con
una
logica
di
creazione
"sommatoria",
analitica.
Nel
disegno
degli
edifici
si
attua
una
tecnica
di
"transfigurazione"
che,
partendo
da
icone
note
(il
tempio,
la
galleria,
la
chiesa),
le
pone
in
crisi
nei
materiali,
nei
colori,
nei
contrasti
volumetrici. |
|
LIQUEFARE |
Centro
EMR,
Bad
Oeynhausen
Germania
1992-1995
Il
programma
riguarda
la
produzione,
lo
studio
e
la
diffusione
di
energie
alternative
e
altrettanto
stimolante
è
il
sito
con
un
fronte
urbano
e
l'altro
verso
un
cuneo
di
verde
semi-agricolo.
Il
progetto
presenta
il
ribaltamento
di
una
precedente
impostazione:
nell'Edgemar
i
percorsi
erano
un
liquido
che
scavava
la
massa,
qui
sono
i
fabbricati
che
si
spandono
fluidamente
all'intorno.
Gli
uffici,
le
sale
riunioni,
la
piccola
centrale
di
energia,
l'atrio
creano
una
figura
che
può
essere
letta
alternativamente
come
pieno
o
vuoto.
È
la
presenza
dell'architettura
nel
paesaggio
la
chiave
o
una
sua
interpretazione
"idrogeologica"
come
vediamo
nelle
mappe
delle
aree
di
bacino
dei
fiumi? |
|
Casa
Lewis,
Clevaland,
Ohio
1989-1995
Gehry
e
il
novantenne
Philip
Johnson
progettano
la
casa
senza
reti,
per
rigenerarsi.
Il
programma
di
2200
mq
prevede
un
misto
di
aree
pubbliche
e
di
aree
private
per
la
ricca
famiglia
e
diversi
per
gruppi
di
ospiti.
L'ultima
di
una
serie
numerosissima
di
versioni,
ha
quattro
igloo
(pranzo,
soggiorno,
camera
da
letto,
studio)
che
si
rifrangono
su
uno
specchio
d'acqua.
Questi
volumi
fuoriescono
da
un
meandrico
drappeggio
che
termina
su
un
lato
con
il
garage
(con
sopra
la
casa
del
personale)
e
sul
lato
opposto
con
la
vasca
per
il
nuoto.
Sull'altro
lato
un
pezzo
meccanico
(una
specie
di
casa
eremo)
si
incastra
nella
hall-galleria,
mentre
isolata
è
la
casa
degli
ospiti.
Come
un
guanto
continuamente
girato
su
stesso
interno
e
esterno
si
mescolano
e
un
sentire
sottomarino,
fluido,
marsupliale
emerge.
Si
è
inaugurata
una
nuova
fase
o
è
solo
un
espe-rimento?
Questa
casa
in
continua
evoluzione
riporterà,
per
una
nuova
via,
al
non
finito
che
aveva
segnato
il
vero
esordio
di
Gehry
a
Second
Street? |
|
Banca
DMG?,
Berlino
1997-2001 |
|
Progetto
per
Times
Square,
New
York,
1997
Frank
Owen
Gehry
emerge
nello
scenario
internazionale
dell'architettura
con
un
opera
del
1978.
È
la
ristrutturazione
della
sua
casa
a
Santa
Monica
nella
quale,
sostanzialmente
d'improvviso,
un
cinquantenne
professionista
rivela
a
se
stesso
e
al
mondo
un
sentire
nuovo:
gli
scarti,
i
rifiuti,
la
periferia
tormentata
diventa
il
centro
di
una
nuova
estetica.
È
una
rivoluzione
per
l'architettura
perché
Robert
Venturi,
pur
teorizzando
da
anni
la
necessità
di
una
apertura
alla
società
di
massa,
non
era
riuscito
a
proporre
costruzioni
che
superassero
ironici
e
intellettualistici
connotati
neodecorativi.
Gehry
capisce
invece
che
il
ribaltamento
deve
essere
totale.
Affonda
la
sua
ricerca
non
solo
nella
pop-art,
ma
anche
nel
neo
espressionismo
americano
di
Pollock
e
di
Rauschenberg
e
su
questa
via
affronta
il
problema
del
non-finito,
dell'imperfezione
e
del
mutamento
quali
basi
della
nuova
sensibilità.
La
scoperta
di
questa
architettura
residuale
si
sviluppa
negli
anni
seguenti
in
una
serie
di
opere
(Casa
Wagner,
Spiller,
Norton)
e
trova
la
sua
legittimazione
nella
formula
del
cheapscape.
Un'idea
di
paesaggio
moderno
basato
sui
residui,
gli
scarti,
le
povertà
del
mondo
industriale
ma
che
rivela,
allo
stesso
tempo,
nuove
gioiose
e
vitali
potenze.
Niente
affatto
trascurabili
in
questa
ricerca
sono
i
materiali
che
l'architetto,
con
la
passione
del
bricoleur,
usa.
Compensati
non
trattati,
asfalto,
ondulati
plastici,
cartone
e
soprattutto
le
reti
metalliche
che,
dai
miseri
recinti
delle
bidonville,
arrivano
nelle
sue
costruzioni.
Durante
la
metà
degli
Ottanta,
alla
prova
di
edifici
più
complessi
delle
abitazioni
unifamiliari,
Gehry
trova
altre
chiavi.
L'edificio-manifesto,
che
sviluppa
un'idea
già
insita
nella
pop-art
e
che
adotta
nel
Museo
dell'aeronautica
di
Los
Angeles,
il
vuoto
metrico,
ovvero
la
presenza
dello
spazio
pubblico
quale
motore
di
volumi
parlanti
e
danzanti
(come
nell'Università
di
Loyola
al
centro
di
Los
Angeles),
oppure
il
tema
della
fessurazione
come
nel
complesso
Edgemar
a
Santa
Monica.
Con
il
Museo
per
la
Vitra
nella
seconda
metà
degli
anni
Ottanta,
Gehry
individua
un'altra
arma:
è
la
traiettoria
plastica,
di
boccioniana
memoria.
Architettura
e
scultura
si
fondono
una
con
l'altra
per
irradiare
di
sé
l'atmosfera
lanciando
traiettorie
che
scuotono
l'intorno.
Sotto
questa
luce
si
possono
vedere
tre
grandi
opere
come
il
Centro
americano
di
Parigi,
dove
gli
scontri
tra
le
masse
si
rafforzano
nell'interpretazione
del
luogo,
l'Auditorium
Disney
di
Los
Angeles
dove
la
tensione
dell'architettura
a
pervadere
di
sé
l'esterno
è
ispirata
al
movimento
vegetale
di
un
fiore
e
soprattutto
l'oggi
inaugurato
Museo
di
Bilbao,
in
cui
volumi
meccanici
si
incastrano
e
si
espandono
a
partire
da
una
intersezione
urbana.
L'esito
di
questa
opera,
celebrata,
è
una
monumentalizzazione
del
cheapscape
che
passa
attraverso
una
serie
di
forse
inevitabili
contraddizioni
in
termini.
Le
due
principali
sono
l'armatura
metallica
e
l'altrettanto
costossimo
rivestimento
in
titanio:
un
paesaggio
residuale
e
meccanico
diventa
carissimo
da
fare,
in
ogni
caso
è
una
strada
preclusa
ai
più.
Naturalmente,
sono
aspetti
legittimati
dall'importanza
mondiale
dell'opera,
ma
ribadire
sempre
e
solo
questa
strada,
isterilirebbe
la
ricerca
e
Gehry,
genialmente,
vuole
e
deve
andare
ancora
avanti.
Guardiamo
con
molta
attenzione
allora
questo
recentissimo
progetto
per
Times
Square.
Gehry
innanzitutto
parte
da
un
rifiuto,
non
fa
un
macro
pesce,
un
enorme
binocolo
o
un
mega
televisore
come
avrebbe
fatto
a
metà
degli
Ottanta
perché
sa
che
è
una
strada
senza
uscita.
Non
propone
neanche
un
macro
oggetto
plastico,
come
a
Bilbao,
perché
qui
ha
il
coraggio
di
superare
anche
la
sua
ultima
maniera.
Parte
in
sordina
con
quello
che,
eliminato
quanto
sopra,
appare
l'unico
inizio
praticabile:
un'ossatura
scarnificata
con
appesi,
graziosamente
ma
nulla
più,
una
serie
di
schermi.
Sente
però
che
l'idea
è
misera
e
procede
oltre.
Nel
progetto
intermedio
inserisce
ondeggianti
lamiere
nella
griglia
e
un
grappolo
di
rete
metallica
in
cima,
a
mo'
di
monumento
a
se
stesso.
È
ancora
deludente,
ma
in
nuce
ha
la
soluzione.
Nell'ultimo
progetto,
capisce
che
è
proprio
la
rete,
il
tutto.
Avvolge
in
un
meandrico
e
trasparente
drappeggio
tutta
la
costruzione.
La
rete
entra
e
esce,
si
avvolge
su
stessa
e
avvolge
le
informazioni,
gli
schermi,
le
icone,
le
proiezioni,
i
pupazzi
pubblicitari.
È
un
idea
straordinaria,
che
siamo
felici
di
pubblicare
tra
i
primissimi.
È
insieme
metafora
vibrante
del
nostro
essere
oggi,
del
nostro
sentirci
parte
di
una
globalità
planetaria
e
di
contribuire
a
fare
un
nuovo
paesaggio.
È
una
nuvola
virtuale
che
ci
trasmette
i
connotati
di
una
ineditamente
complessa
naturalità
informatizzata.
È
anche
la
ripresa
stimolante
di
un
discorso
antico
e
vitale.
Nuova
rete,
nuove
reti.
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