Più
che
commentare
l'articolo
o
parte
di
esso,
ho
deciso
di
sfruttare
questa
occasione
per
fare
una
ricerca
riguardo
nuovi
modi
di
progettare
l'architettura
con
l'informatica,
ovvero
con
il
computer.
-
A
cosa
serve
il
digitale?Cosa
si
può
fare?
-
Quale
è
il
ruolo
dell'architetto?
-
Quali
sono
le
vie
della
"nuova
ricerca"?
Domande
che
fino
ad
oggi
risuonavano
nella
mia
mente
ma
ancora
non
erano
state
formulate.
Le
discipline
come
architettura,
urbanistica,
coreografia,
cinema,
teatro
ed
animazione
utilizzano
tutte
degli
spazi
per
accrescere
la
nostra
esperienza,
essendo
tutte
forme
di
espressione
culturale.
Tanto
più
le
figure
coinvolte
all'interno
di
tali
discipline
useranno
i
sistemi
informatici
in
rete,
tanto
più
influenzeranno
il
carattere
dello
spazio
digitale
stabilendo
nuovi
legami
portando
a
non
prendere
più
in
esame
la
contrapposizione
tra
locale
e
globale,
ma,
a
porsi
un
nuovo
interrogativo,
l'etica
e
la
genetica.
Attraverso
il
digitale
l'architettura
si
inserisce
all'interno
di
uno
spazio
esteso,
abitato
da
comunità
di
milioni
di
persone
e
tuttavia
non
progettato
ma
possibilmente
da
considerare
come
luogo
di
sperimentazione
astratta,
separato
dall'ambiente
fisico.
L'idea
stessa
di
spazio
si
modifica
in
funzione
delle
nuove
dimensioni
d'intervento
prodotte
dai
media,
con
i
quali
l'architettura
entra
in
un
sempre
più
stretto
dialogo.
La
nuova
generazione
di
architetti
"si
considera
oggi,
agli
inizi
del
nuovo
millennio
finalmente
libera
dalle
ideologie
che
avevano
imbrigliato
le
generazioni
precedenti".Il
dilemma
per
l'architetto
del
futuro,
sarà
conciliare
l'era
dell'informatica
con
l'umanità
della
città,
stabilire
lo
spazio
di
rispetto
tra
pubblico
e
privato
e
tenere
conto
delle
tradizioni,
delle
consuetudini
e
della
natura.
Uno
degli
aspetti
della
“nuova
ricerca”
è
la
volontà
di
affermare
l'impossibilità
di
pensare
l'architettura
ancora
costituita
da
corpi
interi,
puri,
riconoscibili,
opponendosi
a
quelle
forme
architettoniche
che
si
astraggono
dal
veloce
mutamento
della
società
in
tutte
le
sue
manifestazioni.
La
ricerca
della
“nuova
architettura”
si
evolve
attraverso
due
aspetti.
Il
primo
legato
alle
nuove
tecnologie,
ovvero
il
digitale,
il
secondo
al
contesto,
legato
all'iper-localismo.
Un
esempio
di
iper-localismo
sono
i
nuovi
centri
commerciali
che
non
hanno
più
una
funzione
specifica
ma
diventano
poli
di
aggregazione
dove
mostrarsi
e
svolgere
attività
sociali
di
vario
genere.
Attraverso
la
manipolazione
fotografica,
infatti,
è
possibile
lavorare
nel
luogo
stesso.
Tutte
le
componenti
naturali,
la
materia,
il
suolo,
diventano
plasmabili,
liquide.
|
"Il
concetto
di
corpo
non
è
negato,
ma
esacerbato,
ipertrofizzato,
e
la
pelle
non
deve
più
essere
percepita
come
elemento
di
protezione
di
copertura,
ma
come
superficie
reattiva
al
contesto".
"le
capacità
di
calcolo,
di
integrazione
dati,
di
risoluzione
dello
spazio
possono
permettere
agli
architetti
di
identificare
cosa
caratterizza
un
luogo
con
nuovi
parametri
come:
il
clima,
la
territorialità,
le
cose
in
prossimità,
l'evoluzione
sociale,
l'intensità
dei
flussi,
connettendo
la
trasformazione
del
territorio
allo
strumento
di
visualizzazione"
per
poi
agire
direttamente
sul
luogo,
sul
reale,
si
può
superando
la
condizione
di
proiezione
astratta,
e
attuando
semplicemente
una
distorsione
del
reale.
|
AUDITORIUM
|
I
progetti
si
sviluppano
in
un
continuo
intreccio
tra
reale
e
virtuale,
locale
e
globale,
contestualizzazione
e
de-contestualizzazione.
L'architettura
realizzata
con
le
nuove
tecnologie
informatiche
è
un’architettura
non
solo
narrativa
e
metaforica
ma
anche
interattiva,
che
può
avere
strutture,
spazi
e
situazioni
navigabili
e
modificabili
come
un
ipertesto.
Costruire
nel
XXI
secolo
non
significa
solamente
edificare
ed
intervenire
nelle
metropoli
attuali,
ma
costruire
le
città
virtuali,
che
come
le
prime
città,
si
sono
fatte
senza
architetti.
Tra
i
vari
articoli
letti
sul
web,
per
capire
cosa
si
intenda
effettivamente
che
con
la
parola
hyper-architettura
e
nuove
metodologie
di
progettazione,
quello
mi
ha
più
interessante
è
di
Matteo
Costanzo,
originariamente
pubblicato
sulla
rivista
Il
Progetto,
11,
gennaio
2002,
da
cui
ho
tratto
alcuni
brani.
|
Alcuni
indirizzi
DI
SITI
VISITATI:
http://w3.uniroma1.it/saggio/RivoluzioneInformatica/Pages/HyperArchitettura.html
http://www.new-territories.com
e
l'architettura
di
r
&
sie.d/B:L
Architettura
dinamica
-
Bernhard
Franken
Transarchitettura,
ora
-
Roberto
Masiero
Sensual
City.
The
un-xpress-ed
body
-
Giammarco
Brunol
Lo
stile
informazionale
in
architettura
-
Frédéric
Nantois
Verso
uno
spazio
digitale
antropico
-
Peter
Anders
Lo
stile
informazionale
in
architettura
-
Frédéric
Nantois
Verso
uno
spazio
digitale
antropico
-
Peter
Anders
|
|
(della
rivoluzione
informatica)
http://w3.uniroma1.it/saggio/Articoli/IT/Manifesto.html
-
Italiano
Per
concludere
almeno
tre
sostanze
sono
da
porre
all'attenzione
quali
motori
del
rinnovamento
architettonico
che
stiamo
vivendo.
La
prima
è
una
nuova
cognizione
della
frammentarietà
del
paesaggio
metropolitano,
che
è
insieme
occasione
e
ragione
di
molti
progetti
di
oggi.
Le
"brown
areas"
o
aree
dismesse,
rappresentano
un
campo
fondamentale
di
opportunità
e
non
deve
stupire
che
esista
una
ricerca
estetica
ad
esse
congruente
e
conseguente.
Una
ricerca
che
si
basa
sulle
caratteristiche
di
vitalità
di
questi
nuovi
luoghi
contemporanei.
Che
li
trasforma,
come
ha
sempre
fatto
la
vera
architettura,
in
nuovo
sentire
estetico
e
che
prefiguri
e
immagini
una
città
diversa.
La
seconda
sostanza
ruota
sul
concetto
di
paesaggio,
quale
grande
paradigma
della
ricerca
architettonica
contemporanea
che
rimette
in
gioco
i
rapporti
tra
architettura
e
natura.
L'architettura
guarda
alla
natura
insieme
alla
scienza
e
cerca
nel
difficile
nel
complesso
nel
tormentato
nell'apparentemente
caotico
nuove
strutture
per
il
suo
farsi.
La
terza
sostanza
è
quella
che
concepisce
lo
spazio
"come
sistema"
e
non
come
un
meccanismo
che
riguarda
solo
l'interno
dell'edificio.
Spazio
come
sistema
vuol
dire
pensare
in
un
insieme
strettamente
cospirante
la
relazione
dei
corpi
e
tra
i
corpi
in
cui
si
frammentano
gli
edifici.
Non
perché
questo
"piace",
ma
per
permettere
allo
spazio
urbano
di
essere
vivamente
partecipe
di
un
rapporto
mutevole
e
continuamente
allacciato
tra
architettura
dell'edificio
e
ambiente.
Lo
abbiamo
detto
titolando
il
primo
volume
della
Rivoluzione
Informatica:
HyperArchitettura
vuol
dire
interattività.
Queste
sostanze
trovano
nell'informatica
allo
stesso
tempo
la
loro
causa
e
il
loro
strumento.
Informatica,
naturalmente,
non
significa
affatto,
nessuno
più
banalizza
più
sino
a
questo
punto,
che
oggi
"si
disegna
al
computer",
quanto
che
viviamo
in
una
fase
di
cambiamento
epocale.
Le
aree
si
liberano,
si
cerca
un
rapporto
più
stretto
con
l'ambiente,
si
pensa
alla
architettura
come
ibridazione
tra
natura,
paesaggio
e
tecnologia,
si
cercano
spazi
come
sistemi
complessi
sempre
più
interagenti
perché
l'Informatica
ha
cambiato
e
sta
cambiando
il
nostro
essere
al
mondo
ed
ha
aperto
nuove
possibilità
al
nostro
futuro.
Mies
Van
Der
Rohe,
chiudendo
il
congresso
del
Werkbund
a
Vienna
nel
1930,
disse:
"Il
tempo
nuovo
è
una
realtà;
esiste
indipendentemente
dal
fatto
che
noi
lo
accettiamo
o
lo
rifiutiamo.
Non
è
né
migliore
né
peggiore
di
qualsiasi
altro
tempo,
è
semplicemente
un
dato
di
fatto
ed
è
in
sé
indifferente
ai
valori.
Quel
che
importa
non
è
il
'che
cosa'
ma
unicamente
e
solo
'il
come'".
Il
come
è
nostro. |
|