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Benedetto Caetani, papa dal 1294 al 1303.
Eletto al soglio di Pietro dopo l’abdicazione di Celestino V ("... colui / che fece per viltade il gran rifiuto", Inf. III 59-60) ebbe tra i suoi nemici la potente consorteria dei Colonnesi, contro la quale indisse una crociata, che si concluse con la conquista della loro roccaforte di Palestrina (1298). Combatté il movimento degli Spirituali e proclamò il Giubileo del 1300. Nella guerra del Vespro, scoppiata tra gli Angioini e gli Aragonesi per il possesso della Sicilia (1282), sostenne apertamente il partito dei Francesi. Attraverso Carlo di Valois, nominato "paciere in Toscana", favorì l’affermazione, a Firenze, dei Guelfi Neri, guidati da Corso Donati (1301).
A causa delle sue rigide concezioni teocratiche, espresse nella bolla Unam sanctam (1302), si scontrò più volte con il re di Francia Filippo IV (Filippo il Bello), che il 7 settembre 1303 lo fece prigioniero ad Anagni (episodio dello schiaffo). Liberato da una rivolta popolare, morì poco dopo (11 ottobre 1303). Collocato virtualmente nel girone infernale dei simoniaci (Inf. XIX 52-53, Par. XXX 105-8), forse a causa di alcune voci che lo volevano in parte responsabile della rinuncia alla tiara di Celestino V, Bonifacio VIII ritorna come protagonista nel racconto fatto da Guido da Montefeltro dei retroscena della presa di Palestrina (Inf. XXVII 85-111). Malgrado il giudizio di indegnità espresso su di lui in vari altri luoghi della Commedia (si vedano, per esempio, Par. XVII 49-51 e XXVII 22-26), Dante mostra di considerarlo pur sempre il legittimo vicario di Cristo e si sdegna per gli affronti recati a lui e alla Chiesa dal sovrano francese (cfr. Purg. XX 85-90 e XXXII 148-160).
Fonte: http://www.italica.rai.it/principali/dante/schede/bonifacio.htm