Oggetto del Paradiso è l’EXTRAUMANO,
considerato a vari livelli:
a) livello
spaziale
la struttura non è terrestre e la sua
descrizione è molto lontana da quella di un luogo fisico (voragine e
montagna) e si fa più astratta man mano che l'ascesa procede;
la terra è sferica e immobile al
centro dell'universo (concezione tolemaica), circondata da dieci cieli
che costituiscono appunto il Paradiso (la sfera del fuoco separa il
mondo terreno da quello celeste): i primi nove cieli sono sfere
concentriche che ruotano attorno alla Terra, ciascuno governato da
un'intelligenza angelica, mentre il decimo, chiamato Empireo, è immobile
e si estende all'infinito, essendo la sede di Dio, dei nove cori degli
angeli e della «candida rosa» dei beati (una sorta di anfiteatro dotato
di sedili a forma di rosa, dove siedono le anime del Paradiso che sono
candide);
anche se i beati risiedono normalmente
nell'Empireo assieme a Dio e agli angeli, nel Paradiso (per ragioni di
simmetria compositiva e di più agevole comprensione per il lettore) essi
compaiono a Dante nel cielo dalla cui stella hanno subìto l'influsso.
b) livello
temporale
in qualche modo simile all’Inferno,
anche il Paradiso vive in un eterno presente, che è invece positivo,
quindi in una dimensione temporale che è diversa da quella terrestre e
da quella del Purgatorio stesso.
c) livello formale
Dante sottolinea a più riprese
l'estrema difficoltà per i suoi mezzi umani di dare una compiuta
descrizione del regno santo che rappresenta una dimensione sovrumana e
va oltre le normali capacità terrene: tale difficoltà nasce anzitutto
dal labile ricordo che della visione è rimasto nella sua memoria, a
causa della sproporzione tra le capacità del suo intelletto e l'altezza
delle cose vedute, e poi dal problema di esprimere a parole ciò che per
sua natura è indescrivibile (Stilnovo, Cavalcanti e Vita nova);
si tratta di una poesia ispirata da
Dio, poiché Dante si considera l'autore umano di un'opera cui è stato
chiamato in virtù di un eccezionale privilegio e alla quale secondo le
sue parole hanno posto mano e cielo e terra (dunque in maniera analoga
ai libri della Bibbia, i cui autori avevano agito sotto la diretta
ispirazione dello Spirito Santo).
d) livello
contenutistico
i beati conservano un aspetto umano
solo nel primo cielo, dove appaiono a Dante quali figure evanescenti e
simili a immagini riflesse nell'acqua, mentre già nel secondo cielo essi
sono sagome completamente avvolte dalla luce e indistinguibili
dall'occhio; più avanti gli spiriti si presenteranno come pura luce. A
partire dal quarto cielo i beati formeranno delle figure geometriche
dalla simbologia associata alla schiera cui appartengono. Nell'Empireo,
poi, tutti i beati formeranno la «candida rosa» descritta come un fiume
o un lago di luce, i cui seggi sono evocati da Beatrice ma non descritti
fisicamente. Estremamente stilizzata e astratta anche la descrizione
della mente di Dio che Dante osserva alla fine della cantica;
come già in parte nel Purgatorio Dante
incontrerà gruppi di anime e solo raramente parlerà con individualità.
Nelle anime non troverà più ancora forti le passioni (If) o i
ricordi (Pg), poiché tutto è ormai sublimato dalla eterna visione
beatifica di Dio;
come anche negli altri regni, l’ordine
(fisico, morale, politico, …) è ‘segno’ di Dio;
in perfetta coerenza con il contenuto,
Dante non avrà più a che fare con la materia ma con la luce;
tutte le tematiche affrontate
‘trasversalmente’ da Dante nelle tre cantiche trovano il loro ‘approdo’
definitivo proprio nel Paradiso, conclusione fisica e metafisica del
viaggio dantesco. Nel dettaglio la tematica politica acquisirà
l’orizzonte geografico e temporale più ampio nel sesto canto; la
tematica amorosa assumerà la dimensione più compiuta nel terzo e
undicesimo canto; il messianismo di Dante appare evidente nelle
incoraggianti parole dell’avo Cacciaguida nel XVII canto.