La satira menippea
La satira menippea, seppure il genere in quanto tale sia latino, ha ascendenze chiaramente greche, come il nome stesso dimostra: è il grande erudito del I sec. a.C. Varrone Reatino ad "inventare" il genere, prendendo però spunto dalla diàtriba cinico-stoica di Menippo di Gàdara (filosofo cinico del III sec. a.C., vissuto fra la Palestina e la Grecia).
La struttura canonica della diàtriba prevede un protagonista che si rivolge ad un pubblico di ascoltatori, i quali però non intervengono attivamente nel dialogo (cfr. i Dialogi di Seneca).
Si tratta di un genere molto aperto sui versanti di contenuto e forma, caratterizzato dalla forma prosimetrica (= commistione di prosa e versi), dalla forte caratterizzazione dei personaggi, spesso irrigiditi in veri e propri tipi, e da un'alternanza di registri dall'effetto sorprendente e spesso intenzionalmente comico; è inoltre frequente l'elemento novellistico.
Dopo Varrone la nostra conoscenza della satira menippea è ridotta alla sola Apokolokyntòsis di Seneca, mentre sussistono dubbi sulla possibilità di classificare in tal senso il Satyricon di Petronio