L'estetismo

 

 

Atteggiamento del gusto e del pensiero che, ponendo i valori estetici al vertice della vita spirituale, considera la vita stessa come ricerca e culto del bello, come creazione artistica dell'individuo; fa parte del più vasto fenomeno del decadentismo.

 

L'estetismo è un rifiuto reazionario e sdegnoso della realtà, della democrazia, della società borghese per rifugiarsi in uno sprezzante isolamento, in una vertiginosa solitudine che ha però come conseguenza la sconfitta dei suoi eroi freddi e intellettualizzati.

 

Agli occhi dell'esteta, l'arte è il solo valore autentico dell'esistenza; perciò egli costruisce la propria vita come un'opera d'arte; perennmente alla ricerca della bellezza, egli rigetta ogni considerazione morale, ogni dovere imposto dalla società umana. Ogni forma di industrializzazione, di pacifismo borghese, di positivismo, di democrazia, di socialismo porta alla volgarità, alla banalità alla mercificazione dell'arte. L'arte è l'unico rifugio, l'unica difesa dalla volgarità della vita normale, «dall'immensa... profonda... incommensurabile cafoneria dei finanzieri e dei nuovi ricchi», come scrive Huysmans.

 

La vita dell'intellettuale deve essere coinvolta nell'arte, farsi arte essa stessa. L'identità di arte e vita è perfettamente resa nel romanzo Il ritratto di Dorian Gray (1890) dello scrittore Oscar Wilde.

 

L'esteta ha il compito di tendere alla raffinatezza, all'eroismo, alla gloria, ad un ideale supremo di bellezza; bellezza isolata, preziosa, ambigua, perversa, lussuriosa così come codifica lo scrittore Walter Pater nei Ritratti Immaginari (1887) allorquando commenta la Gioconda di Leonardo.

 


Collegamenti per approfondire:
Oscar Wilde, Il Ritratto Di Dorian Gray
Walter Pater, I Ritratti Immaginari
Joris-Karl Huysmans, A Rebours
Gabriele D'annunzio, Il piacere


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