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Baudelaire
in Corrispondenze pone le premesse del Simbolismo decadente.
Il
poeta romantico tende ad un’estrema soggettivizzazione della natura e, nella
ricerca delle più strane fratellanze tra le cose, insegue il molteplice
riflettersi dell’io nel non-io. E’ il poeta-mago che trasforma il
mondo secondo la propria volontà.
Baudelaire è lontano da questo idealismo magico: la realtà ha un’esistenza oggettiva e la scissione tra l’uomo e la natura è talmente violenta che si può ricomporre solo in lontananze remote e misteriose. Di qui lo sforzo di penmetrazione del volto enigmatico del reale, di ricerca, nella diversificazione dei fenomeni, della profonda, tenebrosa unità del loro significato universale.
L’analogia e la sinestesia sono i procedimenti che permettono al poeta di decifrare i messaggi che provengono dal mondo della natura, di cogliere la rete di segrete relazioni che costituiscono oggetti, sensazioni e stati d’animo e soprattutto la corrispondenza simbolica tra suono (parola) e senso. L’analogia non è solo una tecnica retorica, ma un procedimento conoscitivo che rimanda ad una logica diversa da quella della razionalità scientifica, e cioè alla logica simbolica dell’inconscio, che sconvolge il principio di non-contraddizione e stabilisce rapporti di identità tra le cose più diverse.
Il
rapporto che il poeta instaura con il mondo è un rapporto sensuale,
irrazionale, mistico, giacché la realtà appare più complessa di quella
misurabile attraverso le leggi scientifiche. La poesia è nelle cose e lì il
poeta deve scoprirla, attraverso una sorta di annientamento dell’io, che
Rimbaud sperimenta come “sregolamento di tutti i sensi”.
L’io
diventa altro e acquisisce una conoscenza profonda, rivelando con la
parola e nella parola il senso dell’ignoto. Il poeta è quindi un veggente,
che dà voce non ai fantasmi dell’io, ma al segreto della natura, a un
assoluto indefinibile e incidibile. L’analogia indica appunto questo processo
di continua approssimazione a una verità inafferrabile.
Ciò
impone l’uscita da ogni norma, la rottura di ogni limite razionale, morale e
sociale. A questo corrisponde una totale libertà di linguaggio: si rifiuta il
verso tradizionale, l’alessandrino, per il verso libero, come si rifiuta la
lingua quotidiana della comunicazione per un linguaggio diverso, inconsueto,
oscuro che unisce ciò che è logicamente inconciliabile e che si libera
dall’oggettività del significato corrente.
Questo
linguaggio imprevedibile e incomprensibile, che allude per suggestioni musicali
a verità inesprimibili, è lo strumento, come del resto l’uso
dell’analogia, della logica simbolica tipica degli stati preconsci e inconsci
che caratterizzano il sogno. L’ispirazione onirica è frequente nel Simbolismo
letterario e artistico, che altera le categorie logiche di identità e di
non-contraddizione, come i normali rapporti temporali e spaziali.
Mallarmè
precisa: il Verismo copia la realtà, il Simbolismo la crea.
Strumento di questa creazione è il linguaggio. L’attenzione prioritaria al
significante, a un “linguaggio senza oggetto comunicabile”, che tende a
dissolversi nell’assolutezza della musica, è centrale nelle poetiche
simboliste europee. Proprio questa concezione è un tratto caratteristico del
simbolismo decadente.
L’esaltazione della parola e dello stato d’animo di passività del poeta di fronte alla realtà apre la via all’estetismo, a una concezione dell’arte separata da ogni impegno pratico e morale, teorizzata a livello europeo da Walter Pater, da Huysmans, da Wilde e in Italia da Conti e D'Annunzio.