Trama dei romanzi di Italo Svevo

 

 

 

Una vita (1892)

 

 

È la storia di un impiegato sognatore non integrato realtà cittadina. Alfonso Nitti ha lasciato il villaggio natio e la mamma Carolina per trovare un impiego in città come corrispondente della banca Maller. I suoi colleghi (Miceli, Sanneo, Ballina, White, Alchieri e Cellani) e la famiglia presso cui vive (i Lanucci, padre, madre e figli, Lucia e Gustavo) rappresentano tutte le sue conoscenze cittadine. Quando il principale lo invita a cenare a casa sua, Alfonso s'introduce in un nuovo circolo d'amicizie piuttosto elevate: oltre ai servitori Santo e Francesca (quest'ultima sua compaesana ed amante di Maller), conosce Annetta (la figlia di Maller, forte ed altezzosa), il cugino Macario (candidato a sposare la cugina), l'anziano Fumigi (malato ed innamorato senza speranze della giovane) e l'antipatico Federico (erede di Maller). Alfonso si trova sperduto nel mondo della banca e della città in generale (passa il tempo leggendo libri); ventiduenne, ha un atteggiamento timido con le ragazze, e si sfoga sognando. La signora Lanucci spera che s'innamori di Lucia, cui tiene lezioni, ma ad Alfonso la ragazza non interessa. Frequentando le serate in casa Maller, Alfonso finisce per innamorarsi di Annetta, ma è sempre solitario ed impacciato. Una sera Annetta gli propone di scrivere un romanzo in due: nonostante Annetta non sia dotata, Alfonso ne è felice perché ha la possibilità di starle vicino. Alfonso non sa prendere un contegno deciso, e rimane sempre sospeso tra l'innamorato ed il collaboratore scrupoloso, ma la sua gelosia ed il suo affetto finiscono col vincere la freddezza di Annetta; dal bacio sul pianerottolo, con la complicità più o meno segreta di Francesca (che può sperare di ricavare un matrimonio con Maller soltanto da un matrimonio d'amore di Annetta), arriva all'amplesso, ma il legame che li unisce non è vero amore: lui è contento di possedere ciò che aveva desiderato, lei preferiva lui a Fumigi e Macario. Ora Annetta deve vedersela con il padre, e chiede ad Alfonso di prendersi due settimane di permesso, ma Francesca lo mette in guardia che, lasciata sola, Annetta l'abbandonerà e cederà al padre; così Alfonso si rende conto di quanto il loro amore sia fittizio e preferisce fuggire. Al villaggio trova la madre moribonda, e la assiste sino alla fine; durante questo tempo non prova alcun desiderio di tornare in città, e, anzi, Annetta gli appare sempre più vana e fredda. Morta la madre, Alfonso si ammala e deve rimanere ancora al villaggio, accudito dagli amici di famiglia. Tornato alla banca, apprende con sollievo che Annetta è promessa a Macario. In casa Fanucci è successa una tragedia: Lucia si è lasciata sedurre, ed ora è incinta, e Alfonso offre una cifra enorme all'uomo perché la sposi; rientra nel meschino ambiente della banca, e s'accorge che Maller lo evita; immeritatamente degradato, ne chiede il motivo a Maller, che, credendo voglia ricattarlo, si rimangia l'ordine, ma Alfonso, ferito da quel sospetto, convoca Annetta per un appuntamento; questa, che ormai lo odia freddamente per la sua aperta rinuncia, gli manda il fratello per sfidarlo a duello. Alfonso, che sa di non avere speranze di vittoria, sogna per l'ultima volta di veder piangere Annetta alla notizia del suo suicidio (estrema prova della sua lealtà verso di lei), ma, rendendosi conto di non comprendere i meccanismi della vita e del continuo dolore che questa provoca in lui, decide di realizzare almeno quest'ultimo sogno.

 

 

Brani tratti da Una vita

 


 

Senilità (1896)

 

Emilio Brentani vive con la sorella Amalia. A trentacinque anni la sua vita è ancora senza scopo: è un umile impiegato scapolo, che la sorella cura come un figlio. Un giorno Emilio conquista Angiolina, e l'evento porta una rivoluzione in casa: Emilio trascura la sorella, che piange di solitudine, e s'innamora seriamente pur non volendosi sposare. Crede Angiolina una creatura innocente, ma a poco a poco scopre che ella ha un passato ricco d'avventure sentimentali; Emilio non vuole sposarla, ma non vuole neppure rovinarla, perciò decide che la farà sua solo dopo che lei si sarà sistemata con qualche gonzo. Angiolina trova il gonzo, il sarto Volpini, per nulla attraente. Stefano Balli è uno scultore amico di Emilio, che ogni tanto lo consiglia da uomo vissuto; Emilio però diventa geloso di lui quando nota che Angiolina ne è attratta; quando Balli gli mostra che donna sia, Emilio la lascia, ma si rende conto d'essere stato lui ad inventarsi una donna a sua immagine e somiglianza, del tutto irreale. Emilio scopre che Amalia si è innamorata di Stefano, e lo sogna di notte: mosso a compassione dalla situazione della sorella, che non ha alcuna speranza d'essere ricambiata, prima cerca d'allontanare l'amico da casa sua, poi, visto lo strazio di Amalia, ce lo riporta. Emilio non resiste alla tentazione di rivedere Angiolina, essendo il desiderio di possederla più forte che mai; il desiderio può essere appagato perché Angiolina gli dice d'essersi già concessa, dietro la promessa di matrimonio, a Volpini; Emilio affitta una stanza per facilitare i loro incontri, ma è sempre più disgustato dalla volgarità e dalle menzogne di Angelina. Volpini s'accorge d'essere stato raggirato dalla ragazza, e cerca di disfarsene; nonostante la gelosia dell'amico, Balli la fa intanto posare per una sua scultura. Un giorno, rientrando in casa, Emilio scopre la sorella in preda al delirio (è impazzita sognando le nozze con Balli): distrutto dal rimorso d'averla sempre trascurata e d'aver cercato di sopprimere il suo sogno innocente, Emilio cerca aiuto in Balli, e deve anche sopportare il sospetto manifestato dal medico che Amalia sia un'alcolizzata. L'agonia di Amalia è una scena di intensità grande quanto quelle della morte della madre di Alfonso Nitti o del padre di Zeno. La nuova tragedia e la scoperta che Angiolina ha cercato di sedurre Balli portano alla violenta rottura con l'amante (Emilio le grida in faccia che è una prostituta); Emilio si rende conto che sta perdendo, e nel modo peggiore, tutt'e due le donne cui ha voluto bene. Amalia muore, e nei suoi cassetti Emilio scopre l'etere che le serviva per alleviare la sofferenza della sua solitudine; apprende poi che Angiolina è fuggita con un cassiere: perse entrambe, Emilio si costruisce un ideale di donna che è Angiolina col carattere di Amalia e non gli resta che sognare.

 

Brani tratti da Senilità:

 


 

La coscienza di Zeno (1923)

 

Zeno inizia a fumare per rivaleggiare con il padre, con il quale non ha mai avuto buoni rapporti. Si convince però che il fumo potrebbe seriamente danneggiare la sua salute, e decide di smettere, ma "passerà il resto della sua vita a fumare l'ultima sigaretta". Purtroppo nessuno riesce a guarirlo dal suo vizio, così chiede aiuto ad una clinica specializzata, dalla quale fugge però il giorno dopo. Zeno in questa situazione pone il fumo come causa stessa del suo male congenito, cerca quindi di sbarazzarsene, ma finisce per nascondercisi inconsciamente dietro, con la paura che se avesse smesso di fumare il suo malessere non gli sarebbe passato, si sarebbe quindi dovuto convincere che egli stesso era la causa dei suoi mali; preferì perciò fingere di voler smettere.

Capitolo 2: La morte di mio padre

Il capitolo inizia col ricordo del genitore, seguito a ruota dalla narrazione degli eventi dal suo ultimo colloquio col padre fino alla sua morte. Ultimo colloquio, che, purtroppo per Zeno, non riesce a far esprimere a nessuna delle due "fazioni" i propri sentimenti verso l'altra, anche se di una erano già noti. Zeno si sveglia la mattina dopo e già trova il padre diverso dal solito, sensazione che verrà confermata dopo, quando scoprirà che il padre è malato. Per via del delirio e dell'incoscienza di quest'ultimo, non riesce a comunicargli i suoi veri sentimenti, in questo riesce invece il padre, che, al momento della morte, alza la mano "alta alta" e gli dà uno schiaffo. Tutti parlano di riflesso meccanico, ma il ricordo di quello schiaffo Zeno se lo porterà dietro per sempre. La scomparsa del padre rappresentò, infatti, la scomparsa dell'antagonista concreto col quale misurarsi per mettere in luce le proprie capacità. Il rimorso per la morte del padre vien vista da Zeno come un ulteriore rincaro alla sua malattia.

Capitolo 3: La storia del mio matrimonio

Zeno, per affari, conosce il sig. Malfenti, col quale entra in buoni rapporti, viene quindi invitato in casa sua, dove conosce le sue quattro figlie, delle quali la più bella gli sembra Ada, con la quale, però, si comporta piuttosto goffamente, e viene quindi respinto. Ne parla quindi con la sig.ra Malfenti, ma questa situazione non fa altro che allontanarlo dalla casa del suo collega, ove ritornerà dopo cinque giorni. Ritornando, poi, nella casa dell'amata, la incontra con Guido Speier, che in quel momento sta suonando il violino, e Zeno non perde l'occasione per fare una brutta figura. "Per caso", si sposa con Augusta, una delle sorelle di Ada, che non ama, ma dalla quale è amato. Dovrà ripiegare infatti su Augusta, in quanto con la prima si era comportato piuttosto goffamente. Prima del matrimonio, Zeno glielo dichiara chiaramente, ma questa acconsente ugualmente. Zeno in questo capitolo si sente un po' vittima del caso, che gli impedisce di sposare la donna amata, e che, per una serie di circostanze, gli fa sposare quella che non ama. Per lui il matrimonio assume tutta una nuova serie di significati. Benché il matrimonio sia risultato sostanzialmente felice, Zeno riconosce che l'atteso "rinnovamento interiore" non è che un'illusione: la moglie non cambierà certo il suo consorte.

Capitolo 4: La moglie e l'amante

Dopo i primi tempi di matrimonio, Zeno si accorge, inaspettatamente, di amare Augusta, e la considera un po' come la sua protettrice; questa piacevole situazione dura fino a quando Zeno rivede un suo vecchio compagno di università, Copler, il quale lo invita a dedicarsi con lui alla beneficenza, e più precisamente ad apportare un aiuto economico a Carla, una giovanissima cantante. Quando Copler invita Zeno a giudicare il canto di Carla, egli comincia a desiderarla, fino a quando Carla diventa la sua amante, incitata da Zeno a migliorarsi nel canto nei suoi momenti di sconforto. Per farle migliorare la voce, assume per l'amante un maestro di canto, del quale però Carla si innamora, fino a lasciare Zeno, che cade in una profonda desolazione. Nel racconto della sua avventura Zeno oscilla tra l'atteggiamento di aperta confessione e la ricerca di una giustificazione qualsiasi. Mentre si confessa, egli vuol apparire agli altri ed a se stesso (riuscendoci) innocente e puro, parole che costituiscono l'intera anima della sua storia d'amore. Per quanto riguarda le giustificazioni, invece, quella da lui più accreditata era di non amare Augusta, perché quindi avrebbe dovuto provare rimorso? Infine in lui non mancò del tutto la resistenza al peccato, in quanto non giunse a Carla "in uno slancio solo, ma a tappe". Zeno ricorda, inoltre, che quando si trova tra le mani, per puro caso, il trattato di canto da donare a Carla, è "costretto" dalla moglie a portarglielo. Intanto egli considera la colpa come un avanzamento della malattia, mentre l'innocenza gli si configura come salute.

Capitolo 5: Storia di un'associazione commerciale

Quando Guido (divenuto il marito di Ada) decide di mettersi in affari, aprendo una casa commerciale, coinvolge Zeno, ed assume una segretaria, Carmen. Guido, su consiglio di alcuni affaristi inglesi, compra del solfato di rame, poi lo avrebbe rivenduto quando il prezzo sarebbe salito, ma invece di seguire i buoni consigli fa di testa sua e vende subito il prodotto, contraendo una grave perdita. Intanto si manifesta un menefreghismo da entrambe le parti verso l'agenzia, e sono i primi passi verso la rovina. Nel frattempo Ada dà alla luce due gemelli, e viene colta da una malattia che la fa progressivamente imbruttire, Guido diventa l'amante di Carmen. Quindi l' "affarista" non accetta I consigli di dichiarare bancarotta, con la conseguenza dell'annullamento dei debiti, e sia Ada che Augusta si preoccupano non poco per la situazione. La prima per la quella economica, la seconda anche perché Zeno aveva deciso di fare un consistente prestito a Guido. Non sapendo cosa fare, Guido attua una subdola strategia che lo aveva portato precedentemente al successo: ingerisce un potente sonnifero, il Veronal, che, se assunto in dosi elevate, poteva apportare non indifferenti danni all'organismo, e c'era anche l'eventualità della morte. Eventualità che si verifica per caso, in quanto Guido voleva solo fingere di essere in punto di morte, per avere affetto. Zeno comincia quindi a lavorare per due, al posto di Guido, e proprio per questa ragione si dimentica completamente del funerale del collega- amico, e per questo Ada lo disprezza, ma è vista da Zeno come un'ingrata. Però questi non ha occasione per farglielo capire, in quanto Ada parte per l'Argentina. Zeno, di fronte alla disgrazia capitata all'amico si accorge dell'originalità della vita: fino ad allora egli aveva considerato il luogo comune che definisce la vita come crudele giusto, ora invece lo rivaluta e si accorge che è impossibile definire ciò che è bene e ciò che è male: ricorda, infatti, di quando, da piccolo, amici e parenti davano giudizi contrastanti su di lui, che chiedeva alla madre: "ma sono stato buono o cattivo, io?" questo stesso dilemma che lo attanagliava da bambino lo perseguita anche ora, a distanza di trent'anni. Quindi secondo Zeno "la vita non è ne' brutta ne' bella, ma è originale!". A questa riflessione Zeno è indotto dalla situazione che doveva sopportare, che lo vedeva nel ruolo opposto a quello che aveva sempre sostenuto, a cominciare dal padre per terminare con Ada, che lo definisce ora "il miglior uomo della famiglia".

Capitolo 6: Psico-analisi

Quest'ultimo capitolo delle sue memorie Zeno lo scrive sotto una luce diversa da quella sotto la quale si trovava negli altri: riconosce che il Dottor S. non lo aveva guarito affatto, e gli manda quest'ultima parte dei suoi ricordi per fargli capire cosa ne pensasse della sua cura; e si fa curare da "un medico vero, di quelli che esaminano il corpo quando si ammala", che lo trova in perfetta salute. Intanto siamo arrivati nel 1915, quando l'Italia entra nel primo conflitto mondiale, e la villa di Zeno si trova proprio al confine tra Austria e Italia, quindi gli viene impedito di entrarvi, e verrà trasferito con la sua famiglia a Trieste, dove constaterà su se stesso gli effetti della guerra: si ritiene fortunato in primo luogo perché si è disfatto della sua malattia, e guarda il mondo con occhi diversi, perché si considera fortunato in mezzo alle brutture della guerra. L'ultimo capitolo rende esplicita la concezione pessimistica della vita di Svevo, prima velata dall'autoironia sulla malattia di Zeno. Quella malattia quindi è considerata come attributo inscindibile alla vita, che quindi diventa a sua volta "malattia", sempre mortale. In un certo qual modo così non è per Zeno, che dalla guerra (che, per quanto ne possa dire Zeno, può essere considerata per una buona parte appartenente al "male"), trae la sua guarigione. Questo strumento di cura, crudele, sottolinea ancora una volta il pessimismo dell'autore. Nell'ultima parte del libro Zeno trasferisce, inoltre, la sua malattia dal suo privato a tutta la società, soprattutto a quella del suo tempo, facendole assumere dimensioni cosmiche.

 

Brani tratti da La coscienza di Zeno:


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