La situazione attuale

 

La metà dei paesi del mondo ha abolito la pena di morte di diritto o de facto. Le informazioni più recenti in possesso di Amnesty International (aprile 1998) mostrano che:

            63 paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati

            16 paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati tranne per quelli eccezionali e per quelli commessi in tempo di guerra

            24 paesi si possono considerare abolizionisti de facto: mantengono la pena di morte ma non eseguono condanne a morte da più di dieci anni.

In totale 103 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. 92 paesi mantengono la pena di morte ma il numero dei paesi che eseguono condanne a morte è sempre più esiguo ogni anno. Dal 1976 una media di più di due paesi all'anno ha abolito la pena di morte nella legge o, avendola abolita per reati comuni, ne ha deciso l'abrogazione per tutti i reati.

Quando la pena di morte viene abolita raramente viene poi reintrodotta.

Dal 1985 25 paesi hanno abolito la pena di morte dalla legge o avendola abolita in precedenza per reati comuni, ne hanno deciso l'abolizione per tutti i reati. Tra questi vi sono paesi Africani (Namibia, Mozambico, Gambia, Guinea Bissau), paesi Latino Americani (Paraguay), Asiatici (Cambogia, Nepal), dell'Europa Occidentale (Grecia, Italia, Svizzera) e del Pacifico (Nuova Zelanda). Nello stesso periodo solo 4 paesi abolizionisti hanno reintrodotto la pena di morte. Uno di essi, il Nepal, l'ha in seguito abolita nuovamente, mentre negli altri tre (Gambia, Papua Nuova Guinea e Filippine) non sono state eseguite condanne a morte.

 

La pena di morte negli Stati Uniti

La pena di morte è prevista per diversi reati dalla legislazione federale.

Tra il 1927 ed il 1963 gli Stati Uniti hanno giustiziato 34 condannati a morte, tra cui due donne, in base alla legislazione federale. Non si registrano altre esecuzioni dal 1963 quando Victor Feguer è stato impiccato in Iowa per rapimento.

Nel 1972 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la pena di morte violava la Costituzione essendo una punizione crudele ed inusuale e che la discrezione concessa ai giudici e alle giurie nel decidere se comminare o meno la pena di morte aveva portato a sentenze arbitrarie, colpendo soprattutto le minoranze. Gli Stati hanno avviato una revisione delle loro leggi sulla pena di morte. Nel 1976 la Corte Suprema ha approvato le modifiche legislative adottate da Florida, Texas e Georgia reintroducendo di fatto la pena di morte. Altri 36 stati hanno modificato le loro leggi permettendo l'applicazione della pena di morte per i casi di omicidio aggravato.

Nel 1988 è stato approvato un nuovo statuto federale che prevede la pena di morte per omicidio nel corso di un reato di droga. Dal 1988 sei persone sono state condannate a morte in base a questa legge, ma nessuna è stata giustiziata. Uno dei condannati, John McCullah, ha ottenuto in seguito l'annullamento della sentenza ed il suo caso è ancora in fase d'appello.

Nel 1994 la pena di morte federale è stata estesa ad altri 60 reati, tra cui omicidio di alcuni funzionari governativi, rapimento con conseguente morte dell'ostaggio, reati di abuso sessuale con conseguente morte della vittima e traffico di droga su larga scala.

Dal 1994 10 persone sono state condannate a morte in base a questa legge , tra cui 7 di razza nera, 2 di razza bianca e una di razza asiatica. In totale, dei 16 condannati a morte in base alle legislazioni federali 11 sono di razza nera, 3 di razza bianca, uno ispanico e uno asiatico. Secondo le statistiche del Federal Death Penalty Resource Counsel Project (aggiornate all'ottobre 1997) dei primi 102 casi capitali a livello federale dal 1988, 20 si riferivano a persone di razza bianca, 12 a persone di razza ispanica, 5 di razza asiatica e 64 afro-americana. In totale quindi 82 del 102 imputati appartenevano a minoranze etniche.

La legge del 1988 non prevede uno specifico metodo di esecuzione per le sentenze capitali federali. Nel 1993 il Presidente Bush autorizzò l'uso dell'iniezione letale come metodo di esecuzione. La legge del 1994 prevede che l'esecuzione avvenga secondo il metodo in uso nello stato in cui viene comminata la sentenza federale. Se tale stato non prevede la pena di morte, il giudice può scegliere un altro stato in cui far eseguire la sentenza. Il Federal Bureau of Prisons ha costruito una camera della morte attrezzata per l'iniezione letale a Terre Haute, nell'Indiana, spendendo circa 500.000 dollari.

Nei casi federali è concesso un solo appello alla Corte d'Appello degli Stati Uniti nel quale è possibile presentare fatti non presi in considerazione durante il processo. E' possibile inoltre richiedere altre revisioni, per esempio alla Corte Suprema.

L'uso della pena di morte a livello federale nelle riserve Indiane  a discrezione dei capi tribù. Quasi tutte le tribù hanno deciso di non ricorrere alla pena di morte. Al 31 luglio 1997 c'erano 46 nativi americani nei bracci della morte.

La legislazione militare prevede la pena di morte e stabilisce l'iniezione letale come metodo di esecuzione. Al momento attuale 8 persone (5 neri, 1 bianco e 2 asiatici) si trovano nel braccio della morte, condannati in base alla legislazione federale militare.

Tra le persone giustiziate negli Stati Uniti, il 38% era di razza nera, il 56% era di razza bianca ed il 5% era di razza ispanica; tra le vittime di omicidi puniti con la pena capitale, l'82% era di razza bianca (nonostante in generale tra le vittime di omicidi, comprendendo anche quelli non puniti con la pena capitale, solo il 50% è di razza bianca), il 13% di razza nera ed il 4% di razza ispanica.

Gli Stati Uniti permettono l'esecuzione di ritardati mentali: dal 1976 ne sono stati giustiziati 18.

I processi si svolgono in due fasi: una prima fase per determinare colpevolezza o innocenza e una seconda fase per stabilire la pena. Le condanne a morte vengono automaticamente demandate in appello alla Corte Suprema dello Stato. Dopo l'appello automatico, il condannato può presentare una richiesta di Habeas Corpus al tribunale dello stato; tale richiesta e' un'azione legale presentata dal condannato stesso contro le persone responsabili della sua detenzione (il guardiano o il direttore del carcere) nella quale si chiede loro di dimostrare al tribunale che la sua detenzione è legale. Se la richiesta di habeas corpus è respinta, i difensori possono presentare appelli alle Corti Federali e presentare ricorsi su questioni di costituzionalità alla Corte Suprema degli Stati Uniti. I governatori degli Stati hanno il potere di commutare le condanne a morte e insieme ai Board of Pardons anche di sospendere le esecuzioni. Agli imputati che non si possono permettere un avvocato viene assegnato un legale d'ufficio. Molti stati non prevedono finanziamenti per la difesa degli imputati nelle fasi successive all'appello automatico.