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1. Le polemiche sul Barocco
Emanuele Tesauro (1591-1675) affida al suo Cannocchiale aristotelico (1665) una summa dei principi basilari relativi al concettismo, proprio quando si sta creando in Italia e fuori Italia un largo consenso contro tali stravaganze.
In Francia nel 1687 la Manière de bien penser dans les ouvrages de l'esprit di Dominique Bouhour esprime una violenta condanna della letteratura italiana e del cattivo gusto barocco, che, inoltre, generò un'aspra polemica.
2. L'Arcadia
L'attacco della cultura francese contro il cattivo gusto ormai dominante in Italia spinge gli intellettuali italiani a sottrarsi agli schemi artificiosi e cerebrali del marinismo. Soprattutto si distinsero in tale reazione l'Orsi (Considerazioni del 1707 e del 1735 con tutti gli interventi sulla polemica) e il Muratori. Gli intellettuali furono costretti a motivare il loro distacco dalle aberrazioni estreme raggiunte dal secentismo, mostrandosi pronti a riconsiderare lo stesso ruolo dell'intellettuale. Dietro tale polemica si intravedono anche motivazioni storiche, perché la Francia di Luigi XIV è eccezionalmente stabile, mentre la situazione politica italiana rimase legata ai fragili equilibri secenteschi fino al 1748, pace di Aquisgrana.
Sulla spinta di queste reazioni e nuove prese di coscienza viene fondata la prima vera accademia letteraria nazionale, l'Arcadia, nel 1690 a Roma. All'origine ci sono le riunioni di alcuni letterati nella residenza romana della regina Cristina di Svezia, che si era trasferita a Roma nel 1655, quando, convertitasi al cattolicesimo, aveva rinunciato al trono.
Il nome richiama il celebre romanzo pastorale di Jacopo Sannazzaro, pubblicato nel 1501. Inoltre, il carattere di evasione e l'abitudine secentesca al travestimento fecero sì che gli accademici assumessero nomi pastorali: la sede fu chiamata Bosco parrasio, l'insegna fu la zampogna di Pan, il capo fu il custode.
Scopo dichiarato era quello di «esterminare il cattivo gusto», rinnovando la poesia italiana «mandata quasi a soqquadro dalla barbarie dell'ultimo secolo». Alle forme sgargianti dell'arte barocca si sostituisce una ricercata semplicità; viene rivalutata l'arte petrarchesca e si torna alle forme classiche cinquecentesche, prime fra tutte il sonetto, ma senza rifiutare le innovazioni metriche di Chiabrera (canzonette e odi pindariche), proprio in ragione del loro buon gusto e della loro stessa semplicità e superficialità.
3. Significato e valore dell'Arcadia
L'operato dell'Arcadia si inserisce a pieno nella tendenza generale della cultura italiana a restaurare le forma poetiche classiche e contribuì tanto a diffonderle. Non è un caso che semplicità e razionalità, senso della misura e nitidezza formale, amore per la grazie e l'eleganza rimarranno i cardini del sentire poetico dell'intero secolo.
Prova della fortuna dell'Accademia è la diffusione delle sue «colonie», che molto contribuirono ad avvicinare tra loro le diverse regioni italiane.
Sostanzialmente producevano poesia d'occasione, cioè rime scritte per specifiche occasioni, che venivano poi pubblicate nelle Rime degli Arcadi, pubblicate a Roma dal 1716 al 1780. Questo comportò la costituzione di un carattere stereotipato assunto da temi e moduli formali continuamente ripetuti.
Tema prediletto della letteratura arcadica fu quello pastorale, già caro alla letteratura rinascimentale. Si creava un mondo di sogno, isolato dalla realtà storica, in cui prendeva corpo uno dei grandi miti del Settecento, quello della «Natura». Ne deriva la tendenza all'effusione sentimentale ed elegiaca, che si esprimeva in forme musicali, come la canzonetta, un'odicina composta in versi brevi, settenari e ottonari.
La prima fase della produzione lirica dell'Arcadia si pone all'insegna dell'imitazione petrarchesca, prediligendo come strumento espressivo il sonetto: Petrarca torna ad essere modello di buon gusto e di limpidezza razionale, in opposizione alla letteratura barocca. Il petrarchismo arcadico tra i sentimenti privilegia quelli più comuni, nel proposito di attenersi rigorosamente al vero e al verisimile. C'è dietro anche un intento moralistico: devono essere espressi solo sentimenti sani, per essere utili moralmente. Viene, in qualche modo, razionalizzato anche il mondo affettivo, che non viene negato.