Carlo GOLDONI (1707 - 1793)

1. Date importanti della vita

 

1742 La donna di garbo per la prima volta è una commedia tutta scritta su copione, secondo i principi della riforma

 

1762 si trova a Parigi dove conosce gli illuministi presso la corte di Luigi XV e XVI.

 

 

2. La riforma

Con lui il teatro diventa genere letterario, mentre prima era ‘mestiere’.

Va contro la «commedia dell’arte». Cosa pensasse Goldoni di tale tipo di rappresentazione teatrale lo trovi nella Prefazione dell’autore alla prima raccolta delle commedie – pag. 579 – dove scrive:

« Era in fatti corrotto a segno da più di un secolo nella nostra Italia il Comico Teatro, che si era reso abominevole oggetto di disprezzo alle Oltremontane Nazioni. Non correvano sulle pubbliche scene … »

I tre motivi principali di tale opposizione netta

  1. Correggere la volgarità presente nel teatro italiano per restituire la sua funzione educativa;

  2. Eliminare le stranezze per ricondurlo alle leggi aristoteliche, che prevedevano l’unità di tempo, luogo e azione;

  3. Purificare la lingua dal gusto secentesco dell’eccesso.

 Da tali assunti di base derivano le caratteristiche della riforma goldoniana:

  1. non usa più le maschere tradizionali (la prima commedia interamente priva di maschere è Pamela del 1750), ma i caratteri, che sono finiti quanto al genere (l’avaro, il geloso, … ), ma infiniti nella specie (ci sono infiniti modi di essere avari, gelosi, …). Mette in evidenza i difetti delle maschere nel brano delle Mémoires – pag. ??? – in cui afferma «La maschera deve sempre fare gran danno all’azione dell’attore, sia nella gioia che nel dolore; sia innamorato, selvatico e spassoso, si vede sempre lo stesso pezzo di cuoio; ha un bel gesticolare … »;

  2. scrive un testo che gli attori devono recitare senza improvvisazioni. La commedia dell’arte aveva ‘ingabbiato’ dialoghi e contenuti, scollegandoli dalla realtà (andando così contro i dettami della poetica illuminista).

Impara dal «libro del Mondo e del Teatro» come scrive nella Prefazione.

Vuole piacere al pubblico e aspira al verosimile, che riflette la società contemporanea.

Ostacoli furono gli attori, il pubblico (sconcertato dal realismo), la nobiltà (spesso criticata), i letterati (legati ad altre idee estetiche).

 

3. Tematiche

Al centro c’è il mercante ‘borghese’ col suo buon senso, moralità e laboriosità. Polemica contro la nobiltà, ma moderatamente: apprendere l’imprenditorialità dalla borghesia per migliorare le condizioni di tutti, basandosi sul prestigio da tutti riconosciuto.

Negli anni Sessanta «scopre» il popolo (e scrive Le baruffe chiozzote nel 1762), spontaneo, relazionale, vitale, ma volutamente lo esalta idillicamente, senza coglierne le reali condizioni di vita. Forse approda a tale fiducia nel popolo, solo perché capisce che non ha molto senso fidarsi della borghesia.

 

4. Lingua

Usa quella delle conversazioni quotidiane, ma non esiste una lingua unitaria di uso quotidiano (i dialetti erano lingua d’uso). Usa una lingua ufficiale, convenzionale, perché si parlava così solo fra persone di regioni diverse.

Usa il dialetto per dare verosimiglianza alla scena e in questo è diverso dalla commedia dell’arte.

Prevale l’unilinguismo, poiché usa prevalentemente il dialetto veneziano.


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