|
La storia e i problemi dottrinali
Il problema della giustificazione
Il problema affrontato da Lutero è il più arduo della teologia, ossia il problema della giustificazione: come può l'uomo, che è peccatore, essere liberato dalla sua colpa? La teologia che Lutero aveva appreso gli rispondeva: tutti gli uomini in Adamo hanno peccato contro Dio e meritano la dannazione; ma Dio, per amore degli uomini si è incarnato in Cristo, assumendo la natura umana e divenendo simile a noi, tranne per il peccato. La morte in Croce di Cristo è stato il sacrificio espiatorio, accettato da Dio Padre, che ha riscattato gli uomini dalla loro condizione di schiavi senza speranza. La Chiesa istituita da Cristo, mediante i sacramenti amministra i meriti della passione e morte di Cristo a vantaggio di tutti i cristiani, facendo loro pervenire, come attraverso canali, la grazia divina che li sorregge in ogni momento della loro vita. Lutero, che era un monaco agostiniano, conosceva un'osservazione capitale di sant'Agostino: "Dio che ti ha creato senza di te non ti salva senza di te", e perciò non doveva avere dubbi circa la necessità dello sforzo che ogni cristiano deve compiere mediante le opere buone (mortificazione, elemosine, pellegrinaggi...) che, sebbene oggettivamente povere di fronte alla maestà infinita di Dio, soggettivamente rivelano la volontà di cooperare alla propria salvezza. Il dramma di Lutero è stato di non riuscire a fidarsi di questa dottrina, di aver condotto il suo confronto con Dio da solo, escludendo la mediazione della Chiesa.
La coscienza soggettiva
Esclusa la Chiesa, rimaneva Dio e la propria coscienza. Lutero si confessava, ma subito dopo chiedeva a se stesso: ma io mi salverò? che si può tradurre in altri termini: io non sento l'azione della grazia in me, dunque io non so se sono stato giustificato. Anzi, continuo a sentire inalterata la forza della concupiscenza, perciò la corruzione della natura umana mi appare insuperabile. A Lutero occorreva una certezza di tutt'altro ordine, un principio più solido e più certo.
Volontarismo di Lutero
Lutero aveva studiato solo la scolastica della decadenza, la filosofia di Guglielmo di Occam che aveva falsato il rapporto normale tra intelligenza e volontà. L'intelligenza che si fa misurare dal reale e scopre i rapporti realmente presenti nelle cose, deve comandare la volontà indicandole gli obiettivi da raggiungere. Gli occamisti sostenevano, al contrario, che la ragione si riduce a logica, a mera tecnica del discorso e che la salvezza è opera della volontà.
L'esperienza della torre
Lutero fu dunque un volontarista: la ragione fu ridotta alla funzione di fornire giustificazioni alla volontà. La spinta definitiva della nuova teologia luterana fu la cosiddetta esperienza della torre, un'illuminazione che gli fu suggerita dalla frase di san Paolo nell'Epistola ai Romani: "Il giusto vive di fede". Tanti avevano meditato quelle parole, ma in Lutero produssero un'impressione che sconvolse la teologia, ossia l'uomo è giustificato solo dalla fede e a nulla valgono i suoi sforzi soggettivi: homo semper peccator. Lutero, dunque, è pessimista circa la natura umana, che secondo lui rimane radicalmente corrotta anche dopo la redenzione. La giustificazione dell'uomo avviene unicamente per iniziativa divina: Cristo prende su di sé il pesante fardello dei peccati degli uomini, accentrando su di sé i rigori della giusta e terribile collera di Dio Padre. Si può comprendere a questo punto la famosa affermazione di Lutero: pecca fortiter, crede firmius che significa: per quanto tu sia peccatore, se la tua fede è più grande del tuo peccato, Cristo ti giustifica.
Le 95 tesi di Wittenberg
L'affermazione è eccessiva perché nel pensiero del riformatore tedesco è esclusa da parte del peccatore la possibilità di contribuire al proprio emendamento. La scelta di questo senso avvenne dopo la ribellione formale del 1517, quando Lutero rese note a Wittenberg le 95 tesi ostili alla Chiesa e alle dottrine circa le indulgenze, i suffragi per i defunti, il culto delle reliquie, i pellegrinaggi ecc.
Successo delle tesi di Wittenberg
Il successo esplosivo delle tesi di Lutero in tutta la Germania, meravigliò, inorgoglì, commosse il loro autore. Seguirono aspre dispute dottrinali con Johann Eck e col Caietano che per primi compresero a fondo la pericolosità e il radicalismo dei nuovi princìpi teologici. Al principio della sola fides seguì ben presto il principio della sola scriptura, ossia Lutero non accettava altra autorità che la Bibbia. In questo periodo Lutero lesse la letteratura antichiesastica che finì per fargli apparire la Chiesa come un complesso di deviazioni dal Vangelo. La riforma da lui promossa doveva cancellare quella storia di iniquità per tornare alla purezza evangelica: solus Christus.
Libertà di interpretazione della Bibbia
La Tradizione non aveva più alcun valore se non trovava conferma esplicita nei testi scritti della Bibbia, sui quali Lutero pretendeva il diritto di interpretazione. Quando gli fu obiettato che con la negazione della Chiesa e della tradizione si negava l'interprete autentico della Bibbia, Lutero ribadì che lo Spirito Santo ispira direttamente il fedele e gli fa intendere il senso delle Scritture, negando di conseguenza che esista un sacerdozio ministeriale che tra i fedeli distingue i laici dai sacerdoti: tutti i cristiani col battesimo acquistano un sacerdozio fondamentale. Ma con ciò è sancito il pluralismo delle confessioni religiose protestanti, perché, come Lutero era soggettivamente convinto di possedere la verità, così anche altre scuole teologiche sarebbero nate con la medesima persuasione soggettiva: "Ma la riforma non avrebbe potuto vincere, e nemmeno venire alla luce del sole, senza quest’assoluta persuasione di detenere la verità; persuasione che costituisce la sua sola legittimazione" (G. Ritter).
Scomunica di Lutero
Nel 1520, quando la situazione politica permise alla Chiesa cattolica di giudicare Lutero, il movimento della riforma aveva ormai attecchito. A dicembre, quando gli fu notificata la scomunica, Lutero reagì bruciando pubblicamente la bolla del Papa a Wittenberg. L'anno successivo fu chiamato a discolparsi di fronte a una dieta imperiale convocata a Worms da Carlo V.
Dieta di Worms
Si difese affermando che avrebbe accettato solo le confutazioni della sua dottrina ricavate dalla Bibbia. Poi lasciò Worms "rapito" dai cavalieri di Franz von Sickingen inviati a proteggerlo dalle reazioni di Carlo V. Nei due anni trascorsi dal 1521 al 1523 nel castello di Wartburg tradusse in tedesco il Nuovo Testamento e qualche anno più tardi anche l'Antico Testamento. Ormai la Germania era in piena rivoluzione: per primi insorsero i cavalieri, che si gettarono sui beni ecclesiastici, perché Lutero dichiarò nulli i voti monastici e il celibato opera del demonio. Dopo i cavalieri si ribellarono i contadini: Lutero rimase atterrito dalla prospettiva del radicalismo religioso degli anabattisti di Thomas Müntzer e, più tardi, di Giovanni di Leida che predicavano un sorta di comunismo dei beni e la poligamia a imitazione di ciò che fecero i patriarchi dell'Antico Testamento: fu terribile nei loro confronti, raccomandando ai prìncipi di assumere il potere nelle loro mani e di "battere, picchiare, passare a fil di spada, impiccare senza misericordia" i ribelli.
Sviluppi politici della riforma
Con ciò furono poste le premesse dell'assolutismo dei prìncipi e della formazione delle Chiese di Stato: per mantenere l'ordine pubblico il principe deve avere il potere di scegliere la confessione religiosa da rendere obbligatoria ai sudditi: la già ricordata formula della pace di Augusta del 1555 appare l'opposto della "Libertas christianorum" o del "los von Rom" (via da Roma) che avevano segnato l'inizio della riforma. Dopo il massacro dei contadini avvenuto a Frankenhausen in Svevia (1525), Lutero non ebbe più una parte di primo piano e la direzione del movimento passò nella mani dei prìncipi. Lutero continuò la sua operosissima vita fino alla morte avvenuta nel 1546.
In breve:
- 1513-1514: con l’«esperienza della torre» Lutero comprende che l’uomo non ha, dal punto di vista naturale, alcuna speranza ma è salvato gratuitamente dalla grazia di Dio in virtù della sola fede;
- 1517: con l’affissione di novantacinque tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, Lutero denuncia la pratica cattolica delle indulgenze e la teologia «delle opere» che, a suo avviso, la sostiene.
- 1519: durante una durissima disputa a Lipsia con il teologo Giovanni Eck (1486-1543), Lutero afferma che la sola autorità in seno alla Chiesa è la Scrittura mentre il Papa, i vescovi e i Concili ecumenici non sono necessari alla Chiesa;
- 1520: Lutero brucia pubblicamente la bolla Exurge, Domine (del 15 giugno dello stesso anno), con cui il Papa Leone X (1475-1521) lo dichiara eretico;
- 1530: per quanto l’iniziale itinerario spirituale di Lutero e dei primi seguaci comprenda anche tentativi di evitare una rottura all’interno della cristianità — pur contestando fermamente l’autorità del Papa — con la Confessione di Augusta, in cui vengono esposti i punti cruciali del credo luterano, diventa ormai chiaro che il movimento luterano costituisce una realtà separata dal cattolicesimo.
Dopo la condanna papale, Lutero si allea, contro l’imperatore Carlo V (1500-1558), con un certo numero di principi e di città tedesche, che vedono nel suo movimento di riforma religiosa anche l’occasione per contestare l’egemonia imperiale. Intanto comunità «luterane» si formano in diversi paesi europei, con un successo completo nei paesi scandinavi (Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia) che fra il 1527 e il 1536, con i loro sovrani, passano alla Riforma. A conclusione di un’epoca di guerre, la pace di Augusta del 1555, con il principio cuius regio, eius et religio (con cui si sancisce che il principe o il governo della città avevano il diritto di stabilire quale dovesse essere la confessione religiosa da fare valere nel proprio territorio), determina una situazione tedesca dove coesistono territori cattolici e territori protestanti.
I protestanti oggi
Sotto il nome di “protestantesimo” sono rubricate molte denominazioni e comunità. Nel 1991 lo storico americano Martin Marty scriveva che nel mondo si contavano 21.104 diverse denominazioni «protestanti» e che il numero si accresceva in ragione di cinque alla settimana. Di fronte a tale grande varietà, alcuni negano che sia possibile dare una definizione precisa del protestantesimo. Ma il sociologo francese Jean-Paul Willaime richiama l’attenzione sul fatto che il protestantesimo nasce e si definisce — anche al di là delle intenzioni soggettive dei suoi primi fondatori — in opposizione al cattolicesimo. In particolare:
il modo di elaborazione della verità religiosa è diverso da quello cattolico, in quanto insiste sulla sola Scriptura, cioè sulla Bibbia come sola autorità in materia di fede e di vita ecclesiale;
dal punto di vista dell’esperienza religiosa il protestantesimo privilegia l’esperienza individuale del credente rispetto all’inserimento in una comunità strutturata e gerarchica;
infine, dal punto di vista della concezione dell’autorità, il luogo della verità non è più nell’istituzione in quanto tale, ma nel messaggio proclamato da questa istituzione. Per giudicare se il messaggio è proclamato «correttamente», è costruita socialmente la figura del «pastore» come «specialista» della Bibbia, persona che conosce meglio la Sacra Scrittura di quanto non la conoscano i singoli fedeli, in virtù dei suoi studi e della sua erudizione o in virtù della sua esperienza di fede particolarmente intensa e del suo carisma. Anche se alcune confessioni protestanti hanno istituito il ministero dei vescovi, in ogni caso l’autorità non è istituzionale ma personale; non deriva da un’impostazione gerarchica, ma dalla competenza teologica o carismatica.
Home del quarto (italiano) |