Cicerone: le orazioni

 

Le orazioni rappresentano il vertice dell'impegno politico e culturale, poiché in esse convergono tutte le discipline e le virtù umane.

Cicerone ha scritto moltissime orazioni, quindi ne ho scelte solo alcune, a mio parere, particolarmente significative. Per comodità espositiva possiamo suddividerle in due gruppi:

 

A) Le orazioni GIUDIZIARIE (pronunciate in tribunale pro o contro qualcuno)

 

B) Le orazioni POLITICHE (pronunciate dai rostra o in senato, oppure orazioni che, pur essendo pronunciate in tribunale, hanno, però, uno spiccato contenuto politico)

 

45. Duo genera semper in hac civitate fuerunt eorum qui versari in re publica atque in ea se excellentius gerere studuerunt; quibus ex generibus alteri se popularis, alteri optimates et haberi et esse voluerunt. qui ea quae faciebant quaeque dicebant multitudini iucunda volebant esse, populares, qui autem ita se gerebant ut sua consilia optimo cuique probarent, optimates habebantur. (97) quis ergo iste optimus quisque? numero, si quaeris, innumerabiles, neque enim aliter stare possemus; sunt principes consili publici, sunt qui eorum sectam sequuntur, sunt maximorum ordinum homines, quibus patet curia, sunt municipales rusticique Romani, sunt negoti gerentes, sunt etiam libertini optimates. numerus, ut dixi, huius generis late et varie diffusus est; sed genus universum, ut tollatur error, brevi circumscribi et definiri potest. omnes optimates sunt qui neque nocentes sunt nec natura improbi nec furiosi nec malis domesticis impediti. esto igitur ut ii sint, quam tu 'nationem' appellasti, qui et integri sunt et sani et bene de rebus domesticis constituti. Horum qui voluntati, commodis, opinionibus in gubernanda re publica serviunt, defensores optimatium ipsique optimates gravissimi et clarissimi cives numerantur et principes civitatis. (98) Quid est igitur propositum his rei publicae gubernatoribus quod intueri et quo cursum suum derigere debeant? id quod est praestantissimum maximeque optabile omnibus sanis et bonis et beatis, cum dignitate otium. Hoc qui volunt, omnes optimates, qui efficiunt, summi viri et conservatores civitatis putantur; neque enim rerum gerendarum dignitate homines ecferri ita convenit ut otio non prospiciant, neque ullum amplexari otium quod abhorreat a dignitate.

46. Huius autem otiosae dignitatis haec fundamenta sunt, haec membra, quae tuenda principibus et vel capitis periculo defendenda sunt: religiones, auspicia, potestates magistratuum, senatus auctoritas, leges, mos maiorum, iudicia, iuris dictio, fides, provinciae, socii, imperi laus, res militaris, aerarium. (99) Harum rerum tot atque tantarum esse defensorem et patronum magni animi est, magni ingeni magnaeque constantiae. etenim in tanto civium numero magna multitudo est eorum qui aut propter metum poenae, peccatorum suorum conscii, novos motus conversionesque rei publicae quaerant, aut qui propter insitum quendam animi furorem discordiis civium ac seditione pascantur, aut qui propter implicationem rei familiaris communi incendio malint quam suo deflagrare. qui cum tutores sunt et duces suorum studiorum vitiorumque nacti, in re publica fluctus excitantur, ut vigilandum sit iis qui sibi gubernacula patriae depoposcerunt, enitendumque omni scientia ac diligentia ut, conservatis iis quae ego paulo ante fundamenta ac membra esse dixi, tenere cursum possint et capere oti illum portum et dignitatis.

 

Due sono sempre stati nella nostra città i partiti costituiti da coloro che hanno voluto dedicarsi alla vita politica e tenere in essa una parte di primo piano: gli aderenti ad essi hanno voluto essere, di reputazione e di fatto, gli uni democratici e gli altri ottimati: democratici quelli che volevano, nelle parole e nei fatti, riuscire graditi alla massa del popolo; ottimati invece quelli che miravano, con le loro azioni e le loro idee, all'approvazione dei migliori cittadini. "Chi sono dunque gli ottimati di cui parli?". Il loro numero, se vuoi saperlo, è innumerevole: ché altrimenti lo Stato non potrebbe reggersi. Sono ottimati i più autorevoli membri del senato e i loro seguaci, lo sono gli appartenenti alle classi più elevate, cui è aperto l'accesso al senato, lo sono cittadini romani dei municipi e delle campagne, lo sono uomini d'affari, lo sono anche dei liberti. Il loro numero, com'ho già detto, è esteso e comprende varie categorie, ma, per eliminare ogni equivoco, il carattere generale di questo partito può essere sintetizzato e definito in poche parole: sono ottimati tutti coloro che non sono malfattori né malvagi per natura né scalmanati né inceppati da guai familiari. Ne deriva quindi che coloro che tu hai chiamato "casta" sono i cittadini irreprensibili, assennati e benestanti. Quelli che nel governo dello Stato si pongono al servizio della volontà, degli interessi e delle vedute di costoro, come fiancheggiatori degli ottimati e ottimati essi stessi, vengono annoverati tra i cittadini più autorevoli e illustri, cioè il fior fiore della città. Qual è dunque lo scopo che questi amministratori dello Stato devono tenere davanti agli occhi e verso il quale indirizzare il loro operato? Quello che è il migliore e il più desiderabile per tutti i cittadini assennati, onesti e agiati: la tranquillità accompagnata dal prestigio. Tutti quelli che abbracciano questo programma sono ottimati, mentre coloro che lo attuano sono, a giudizio di tutti, gli uomini più influenti, le vere colonne dello Stato. Né infatti gli uomini devono lasciarsi trascinare dall'onore di governare lo Stato fino al punto di compromettere la tranquillità né avere per la tranquillità un attaccamento tale che escluda il prestigio. Ora, di questo prestigio accompagnato dalla tranquillità i fondamenti e gli elementi che meritano la protezione e la difesa, anche a rischio della vita, da parte dei cittadini più autorevoli, sono questi: le istituzioni religiose, gli auspici, i poteri dei magistrati, l'autorità del senato, le leggi, il costume degli antenati, la giurisdizione penale e civile, la lealtà le province, gli alleati, il prestigio dello Stato, le forze armate, il tesoro pubblico. La difesa e la protezione di tanti e sì grandi valori esige grandezza d'animo, acutezza d'ingegno, fermezza di carattere: ché fra tanti cittadini c'è una gran folla di persone che o per timore della pena, consapevoli come sono delle loro colpe, mirano ad agitazioni rivoluzionarie e a cambiamenti politici, o per una sorta di insania congenita si nutrono di discordie e di rivolte civili, o per difficoltà economiche preferiscono perire in un incendio che avvolga tutti piuttosto che loro soltanto. Ed è proprio quando costoro trovano chi li aiuti e li guidi nelle loro cattive tendenze che si levano nella repubblica flutti tempestosi, sicché coloro che hanno reclamato per sé il timone dello Stato debbono stare all'erta e sforzarsi con tutta la loro perizia e il loro zelo perché, mantenendo intatti i fondamenti e gli elementi di cui poc'anzi ho parlato, possano mantenere la rotta e giungere finalmente nel porto della tranquillità e dell'onore.

 

Emergono in tutti questi testi due principi del pensiero politico:

1) Il bene dello stato prevale sugli uomini e sui partiti.

2) Il governo è collegiale tra senato e alte magistrature.

 

Cicerone viene definito laudator temporis acti (colui che loda i tempi passati) poiché ritiene ancora valevole il modello repubblicano.


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