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sono 17 componimenti composti fra il 40 ed il 30 a.C. con metrica varia; risalgono ad un periodo in cui non è ancora molto legato al circolo di Mecenate
risalta l'aggressività ottenuta attraverso la crudezza di immagini ed il disgusto verso tutto e tutti. Modelli sono Archiloco e Ipponatte, poeti greci del VII-VI sec. a.C. Vuole giudicare chi sbaglia, incitandolo al cambiamento attraverso la parola sferzante
nei carmi di argomento politico prevale un profondo pessimismo sui destini di Roma, che si concretizza in immagini cariche di inquietudini e polemiche. Solo negli epodi più recenti si intravede la pace portata da Ottaviano dopo Azio. Nel dettaglio leggiamo l'epodo 7:
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Quo, quo
scelesti ruitis? aut cur dexteris aptantur enses conditi? parumne campis atque Neptuno super fusum est Latini sanguinis, non ut superbas invidae Karthaginis Romanus arces ureret, intactus aut Britannus ut descenderet sacra catenatus via, sed ut secundum vota Parthorum sua Urbs haec periret dextera? neque hic lupis mos nec fuit leonibus umquam nisi in dispar feris. furorne caecus an rapit vis acrior an culpa? responsum date. Tacent et albus ora pallor inficit mentesque perculsae stupent. sic est: acerba fata Romanos agunt scelusque fraternae necis, ut inmerentis fluxit in terram Remi sacer nepotibus cruor. |
Dove, dove vi
gettate voi, scellerati? perché impugnate le spade in disarmo? Forse non si è sparso sulla terra e sul mare sangue latino a sufficienza? e non perché i romani incendiassero in guerra le rocche altere di Cartagine o gli indomiti britanni in catene scendessero per la Via Sacra, ma perché, come sperano i parti, perisse questa città di propria mano? Non è costume questo di lupi o leoni, feroci solo coi diversi. Follia cieca vi travolge? forza invincibile o colpa? Rispondete. Tacciono, e un pallore scolora il loro volto, la mente attonita, sgomenta. Certo: un fato atroce perseguita i romani, l'infamia di aver ucciso un fratello, quando, a maledizione dei nipoti, il sangue di Remo bagnò innocente la terra. |
Si riferisce in quest'ultimi versi all'uccisione di Remo da parte di Romolo; da allora l'istinto fratricida si è diffuso fra i Romani come un contagio.