26 gennaio 2006

IL CASO - Una ricerca del sociologo Roversi: "Si diffonde su Internet la cultura della violenza fondamentalista: dai neonazi alla jihad"

Web, palestra di odio?

"Il reclutamento avviene grazie ai siti degli ultras del calcio, dell'islam radicale e dei gruppi antisemiti"

Il lato oscuro del web è un enorme cumulo di odio. Da una parte un groviglio di siti grondanti antisemitismo, estremismo ideologico e religioso e razzismo, sempre più connessi con i siti delle curve calcistiche. Dall'altra, la freddezza del fanatismo islamico, che usa la comunicazione più evoluta per incitare alla guerra santa contro Occidente e Israele e reclutare kamikaze. Realtà tutt'altro che virtuali che, paradossalmente, minacciano pace e democrazia grazie alla libertà di espressione in Internet. Un saggio del sociologo Antonio Roversi L'odio in Rete, che esce oggi dal Mulino (pagine 200, euro 12), lancia l'allarme con un'analisi della recente espansione di siti ultras, nazifascismo online e jihad elettronica. Per andare alle radici del male, Roversi parte dalla Gran Bretagna depressa dei primi anni '80, dove chiudevano le fabbriche e spariva la classe operaia. Dove, per reazione, nascevano gli hammerskins, o skinhead, teste rasate neonaziste. Erano disoccupati e figli di operai, teppisti e razzisti il cui nemico erano gli immigrati di pelle scura. Il fenomeno attecchì Oltreoceano, dove è sempre forte, e in Europa. In Italia si è saldato con la sottocultura degli ultras del calcio. "Fino a vent'anni fa negli stadi avevamo forme neofasciste tradizionali - premette Roversi, docente all'ateneo di Bologna - poi sono arrivati gli skinhead. La diffusione della loro ideologia iniziò in Veneto, Lombardia e nel Lazio. Per anni questi gruppi neonazisti hanno svolto militanza politica senza grandi risultati".

Cosa ha determinato il salto di qualità e la presenza massiccia in rete? "Facciamo un salto negli anni 90, quando rientrarono in Italia dalla latitanza a Londra Roberto Fiore e Massimo Morsello, morto nel 2004, fondatori del movimento Forza Nuova. Sono la chiave di volta, erano imprenditori ricchi e hanno capito che il terreno giusto erano gli stadi. Oggi le frange violente degli ultras non sono tifosi né giovani emarginati, bensì militan ti di Forza Nuova che fanno opera di reclutamento in curva e in rete. Su siti in apparenza calcistici si trovano discorsi di stampo nazifascista. Internet è oggi funzionale al progetto di espansione dell'estrema destra internazionale".

Perché? "Questa componente, che agisce mimetizzata nella vita sociale, sul web svolge attività di propaganda indisturbata. Basta vedere i siti americani, accattivanti e interattivi. Usano tecniche precise per diffondere la negazione dell'Olocausto o il complotto della famigerata mafia ebraica contro l'Occidente. L'antisemitismo in rete è presente in decine di migliaia di siti non solo nazisti, ma anche tradizionalisti cristiani che attaccano con violenza persino il Papa".

Altro versante dell'odio in rete è il terrorismo jihadista. A chi si rivolgono questi siti? "A tre fasce di pubblico, con indubbia perizia tecnica e mass-mediale. La prima fascia sono gli arabi della diaspora, ormai un decimo della popolazione occidentale. In particolare i giovani di seconda generazione, come gli attentatori di Londra. Alcuni siti usano canzoni pop e videoclip a livello di Mtv per incitarli alla Jihad e al martirio. La seconda fascia è costituita dalle popolazioni del Medio Oriente, dove le connessioni sono poche e il web è utilizzato per scaricare video di propaganda del martirio su cassette o dvd. Infine i gruppi armati, che usano la rete come mezzo per trasmettere manuali di combattimento, bollettini e video di attacchi in Irak contro i militari Usa".

Lei affronta un autentico mistero di Internet: la morte di Nick Berg, il primo ostaggio occidentale la cui decapitazione venne filmata e messa online nel 2004. Molti esperti oggi dubitano dell'autenticità del video... "In effetti è strano. Si notano ad esempio scarti temporali nelle riprese, segno che c'è stata una post produzione e non una ripresa in diretta. Al Zarqawi, poi, che sarebbe il boia incappucciato e dicono sia privo di una gamba, nel video si muove con scioltezza. Lo stesso Berg e ra una figura controversa. Venne indagato negli Usa perché prestò la sua posta elettronica all'unica persona detenuta per gli attentati dell'11 settembre. In Irak venne arrestato per motivi ignoti a Mosul dalla polizia locale, che lo passò agli americani. Rilasciato, non rientrò in patria e fu catturato dai terroristi. Ancora, il primo a trasmettere l'esecuzione fu un sito insospettabile, dal quale tutti la scaricarono. È Internet Haganah, che controlla l'attività online di gruppi jihadisti, sostenuto dal governo israeliano".

Cosa ne ha dedotto? "Per me non era un orribile avvertimento agli occidentali, ma un caso di guerra di propaganda su Internet. Infatti, il giorno stesso in cui venne diffuso il video di Berg, al Congresso americano veniva presentato il rapporto Takuba, che documentava le torture ai detenuti iracheni nel carcere di Abu Ghraib".

Non è troppo alto il prezzo per la libertà di espressione su Internet? "Domanda legittima, tuttavia la rete per sua natura non è censurabile. Smascheriamo, però, i seminatori di odio perché non ci colgano di sorpresa".

Paolo LAMBRUSCHI


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