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Rizzoli, 2003 pag. 538 prezzo: 16,80 € |
Nel 1865, ossia all'indomani della guerra civile, al fine di onorare il sesto centenario della nascita di Dante, a Boston un circolo di intellettuali lavora alla traduzione dell'Inferno, con l'intenzione di introdurlo nel Nuovo mondo. I nomi di questi uomini di cultura appartengono alla verità storica: il morigerato Longfellow (della cui traduzione dell'Inferno è appena uscita negli Stati Uniti un'edizione a cura dell'autore di questo libro), il viscerale Lowell, il poeta medico Holmes e l'editore Fields. Contemporaneamente ai loro incontri settimanali, in città si verificano crudeli e raccapriccianti assassini. Esaminati più da vicino, questi omicidi paiono riprodurre alcune pene inferte nei cerchi della prima cantica dantesca. La coincidenza non sfugge ai letterati, alle cui indagini si affianca l'attività investigativa di un poliziotto mulatto, Rey, personaggio minore solo nelle intenzioni dell'autore. L'intreccio appare nel complesso seducente, tonificato dalle numerose situazioni di suspense, ma infiacchito dalle altrettanto frequenti digressioni, soprattutto descrittive. Pare, infatti, che il plot sia un'occasione per raccontare la Boston del dopoguerra e i suoi problemi: quello dei reduci traumatizzati, insieme a quello dei neri e degli immigrati dal vecchio continente, emarginati dai nativi anglosassoni. Senza tralasciare l'isolazionismo culturale americano fomentato dalla corporation dell'università di Harvard, conservatrice e protestante, chiamata a difendere la cultura statunitense dall'amorale "ciarpame straniero che invade il Paese in misura sempre maggiore" (inclusa l'opera "papista" e "indecente" del poeta fiorentino). |