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L'amore nel Canzoniere
Oltre alla distinzione fatta esplicitamente dall’autore, tra prima e seconda parte, nel Canzoniere è possibile individuare delle vere e proprie sezioni, in base a criteri stilistici, tematici e cronologici (ma si tratta di una cronologia ideale, che non sempre corrisponde alla reale cronologia delle prime stesure dei componimenti).
1 - Nella prima sezione può essere rappresentata dai primi sessanta componimenti. Qui sono più espliciti i legami con la tradizione poetica provenzale e stilnovistica: una certa ricchezza di elementi figurativi e metaforici; numerose citazioni dai classici antichi e frequenti richiami di tipo storico e mitologico (l’identificazione tra Laura e il lauro che richiama il mito di Apollo e Dafne).
2 - La sezione successiva (da 61 a 129) è inaugurata dal sonetto Benedetto sia ‘l giorno, e’l mese, et l’anno,che celebra il primo incontro con Laura; questi componimenti evocano l’immagine della donna e dell’amore per lei, Petrarca esalta quel momento originario di ineffabile rivelazione per farlo sopravvivere al di là di tutti i limiti del tempo e dello spazio. Infine la parola poetica si interroga sul proprio potere di evocazione oscillante tra realtà e illusione.
3 - La terza sezione (dal numero 130 al 247) si apre con due sonetti che danno nuovo avvio al ‘canto’ d’amore, svolto ora attraverso la lode di Laura e la sua celebrazione più assoluta.La condizione dell’innamorato e la figura luminosa della donna si fissano come simboli perfetti al di fuori del tempo. In questa parte si trova uno dei sonetti più importanti: Pace non trovo, et non ò da far guerra.
4 - La quarta sezione (dal 248 al 266) è di raccordo tra la prima e la seconda parte del Canzoniere; nei sonetti finali della prima parte si introducono il motivo del presentimento della perdita di Laura e una esaltazione della sua castità. Prende così avvio la tematica del pentimento, della vergogna, della aspirazione alla salvezza dell’anima.
5 - La quinta sezione (dal numero 267 al 349) può essere identificata con quasi tutta la Seconda parte dove iniziano gli scritti in morte di Laura. Si tratta di testi eccezionali, in cui il pentimento e l’aspirazione alla salvezza si intrecciano con la visione della donna che riappare in vesti diverse. L’ossessione di ricreare immagini e situazioni distrutte dalla morte e dal tempo si risolve in un percorso di redenzione e la sofferenza dell’innamorato si risolve in cammino verso Dio.
6 - Nella sesta sezione (350-366) compaiono rime più direttamente rivolte all’analisi interiore, alla ricerca di una pace assoluta che ponga fine per sempre a turbamenti e a contraddizioni. Laura si è trasformata sempre più in un’immagine che conforta e guida il poeta all’esame di sé e alla salvezza.
La figura "reale" di Laura
All’amore per Laura sono dedicati quasi tutti i componimenti del Canzoniere e la voce dell’io che si rivolge al lettore è tutta segnata dall’esperienza di amore. Tuttavia nei caratteri e nelle immagini del mondo femminile è eliminata ogni traccia di realismo e di concretezza fisica : atti, gesti, situazioni, si collocano su un piano di astrazione simbolica, diventano segni di un’esperienza interiore. Lo stesso nome della donna apre la strada a tutta una serie di associazioni simboliche che alludono alla poesia e alle ambizioni culturali del Petrarca: Laura infatti si identifica e si confonde con il lauro, la pianta di Apollo e della poesia, la pianta trionfale con cui lo stesso Petrarca venne incoronato poeta nel ’41. Per questo alcuni contemporanei pensarono che l’amore per Laura e il suo stesso nome fossero fittizi; ma lo stesso Petrarca risponde a queste illazioni, con una lettera a Giacomo Colonna (Familiares, 2, 9), forse del 1336, in cui rivendica la realtà del suo amore.
Laura non è certo una finzione; ma Petrarca costruì, a partire da un amore reale della giovinezza per una bolla avignonese, un proprio sistema poetico e simbolico, un proprio repertorio di luoghi e di situazioni costanti, di metafore e di immagini, instaurando anche precise simmetrie cronologiche, legate da schemi della tradizione medievale e stilnovistica (come quella tra la data del suo primo incontro con Laura, 6 aprile 1327, e la data della morte di lei, 6 aprile 1348). Vicina allo “stil novo” è anche l’affermazione del “valore” eccezionale che l’amore conferisce al poeta e alla sua poesia; ma questo “valore” non è per Petrarca esterno all’individuo, non si lega a una superiore forza “salvatrice”. A differenza di Beatrice, Laura non provoca nell’amante modificazioni e scelte radicali; è invece l’immagine costante di un desiderio che non è possibile colmare, ma che nello stesso tempo diventa una ragione di vita: grazie ad essa, infatti, l’io riconosce se stesso, come un dono e come una condanna.
La rivelazione iniziale di Laura, il famoso incontro del 6 aprile 1327, si presenta come un momento originario che la poesia affanna a ripetere, a ritradurre in figure, gesti, parole, descrivendone gli effetti sull’anima del poeta. E la morte della donna introduce il tema dell’essenza irrevocabile di quelle immagini e situazioni, e il motivo del loro ritorno nel sogno o nella vita ultraterrena. Questa ruotare intorno all’immagine assoluta di Laura – che pare rivelarsi e insieme nascondersi, inafferrabile – esprime anche la perdita di sé, l’oscillazione perpetua che nega qualsiasi pace al poeta. Nella stessa astrazione simbolica in cui il egli sospende i gesti dell’amata, permane un irriducibile elemento erotico, un ostinato desiderio della bellezza terrena, che si scontra sempre più aspramente, specie nella seconda parte del Canzoniere, col senso della vanità del mondo e col pentimento religioso.
Nel Canzoniere Petrarca semplifica, depura, trasforma, tutto il repertorio della lirica amorosa volgare, definendo così modelli che si imporranno per secoli in tutta la letteratura europea. La donna è splendente e preziosa; in primo piano sono i suoi “capei d’oro a l’aura sparsa”, le nobili vesti, la bianca carnagione del volto, gli occhi luminosi; su tutte le cose che essa tocca si posa qualcosa di tenero, di leggero; i suoi movimenti si svolgono secondo pause e cadenze soavi; i fiori si raccolgono intorno a lei; ella appare su sfondi di natura appartata, dai contorni elementari e antirealistici, lontana dai rumori della folla e piena di delicata mollezza, in cui dominano erbette, aure, fronde, boschi ombrosi, ecc.; una serie di metafore ricorrenti accompagna la sua vocazione (il lauro, la fenice, la pietra, il diamante, ecc.) mentre ritornano insistentemente alcuni elementari giochi di parole (essenziale è quello Laura, il lauro, l’auro, cioè “l’oro”, e l’aura, cioè “l’aria”).
I dati psicologico-fisiologici tanto cari alla poesia stilnovistica vengono ridotti al minimo; e non c’è nessun interesse per la problematica filosofico- teorica propria dello “stil novo”. Una serie di metafore sottolineano il carattere contraddittorio de paradossale del rapporto con la donna, che è “dolce nemica”, che consola e distrugge, che dà nello stesso tempo vita e morte, che fa bruciare come fuoco e gela come ghiaccio. Il gioco di paradossi e di antitesi, che era stato alla base di tutta la precedente tradizione amorosa e cortese, viene dal Petrarca organizzato in un vero e proprio sistema, dove l’io poetico sospende ogni suo rapporto con la vita sociale e tende a rifiutare ogni giustificazione o fondamento esterno; ma nello stesso tempo esso si sente insidiato e turbato da quelle immagini splendide e caduche e dal suo persistente attaccamento all’effimera bellezza terrena di Laura.