Discussione
e conclusioni
Sono
stati studiati i prodotti di alterazione dei pillows della zona di Vizzini. La
particolare disposizione dei corpi tubolari in affioramento, accatastati gli uni
sugli altri, ha consentito di ricostruire il processo submarino che ha generato
queste peculiari strutture. Lo sviluppo allungato del singolo pillow sul fondo
marino, è possibile fin quando l’involucro vetroso resta sottile e presenta
un comportamento plastico;
in queste condizioni, il corpo magmatico è in grado di
deformarsi in maniera continua e quindi di avanzare sotto la spinta del
fuso retrostante. La resistenza opposta alla spinta da retro, però, tende
sempre più ad aumentare man mano che la crosta vetrosa si raffredda e si
inspessisce; la massa interna subisce attriti sempre maggiori ed il pillow
aumenta la sua resistenza all’avanzamento, ostacolando il movimento della lava
retrostante. L’avanzamento della colata è possibile solo grazie allo sviluppo
di altre digitazioni che si propagano lateralmente e al di sopra
dell’originario pillow: gli interstizi che si generano fra i corpi magmatici a
contatto vengono riempiti da frammenti di crosta vetrosa o da sedimenti pelitici
di fondo oceanico. In questo contesto, l’interazione dei fluidi idrotermali,
arricchiti in Mg++, con il vetro vulcanico porta alla formazione di
minerali d’alterazione
quali le smectiti da noi riscontrate. Lavori sperimentali sulla
trasformazione di vetro vulcanico in smectite sono stati effettuati da Gennaro
& Colella (1992). I due autori hanno dimostrato che la formazione di
smectite è favorita da un basso rapporto solido/liquido (1/50); viene inoltre
specificato che il magnesio gioca un ruolo fondamentale nella formazione delle
smectiti per un duplice motivo:
1)
è facilmente incorporabile in strutture di
fillosilicati poiché tende ad una coordinazione ottaedrica;
2) influenza notevolmente il pH delle soluzioni.
Riguardo
a quest’ultima affermazione infatti, secondo gli autori suddetti, un basso pH
favorisce la esacoordinazione di alluminio e la cristallizzazione di smectite;
infatti lo ione Al+++ lisciviato dal vetro
viene incorporato nei minerali argillosi di neoformazione. Da ciò
risulta evidente che la smectite si formi preferibilmente all’inizio della
reazione quando la concentrazione di magnesio in soluzione è molto alta; in
questa fase infatti i fluidi idrotermali sono notevolmente arricchiti in tale
elemento la cui probabile sorgente è l’acqua marina. Il procedere della
cristallizzazione delle smectiti, con il magnesio che entra nella struttura dei
fillosilicati, porta ad un decremento dello ione in soluzione; di conseguenza
aumenta il pH e possono formarsi strutture silicatiche, quali zeoliti.
L’assenza, nel nostro caso, di questo minerale secondario può essere una
conseguenza della
formazione delle smectiti che, intasando i meati, riducono sensibilmente
la permeabilità della roccia inibendo la circolazione dei fluidi idrotermali.
L’analisi
dei diffrattogrammi ha permesso di identificare la smectite e di valutarne
il comportamento dopo glicolazione e trattamento termico a 180°C. Nel primo
caso i risultati ottenuti rientrano nella normalità, con la
distanza interplanare, che dopo trattamento al glicol, aumenta da 15 Å
a 17 Å.
Invece,
i diffrattogrammi eseguiti sui vetrini sottoposti a trattamento termico mostrano
un andamento anomalo: si ha infatti la sparizione del picco della smectite che
indica la scomparsa della fase cristallina, non più stabile alla
temperatura di 180°C.