THIESI è posta sopra un piccolo pianoro
ai piedi del monte Pelau ed ha occupato, in questi ultimi quarant’anni, tutto
il piccolo altopiano.
In documenti medioevali risalenti al sec.XI si hanno notizie di “
TIGESI” (così era chiamato allora) e con questa dicitura è riportato anche nel
“condaghe di S.Quirico di Sauren” allegato al condaghe di S.Pietro in Silki.
Il Fara nel suo “De Corographia Sardiniae” (manoscritto del 1580),
oltre ad una serie di paesi distrutti e quindi scomparsi, cita solidi
insediamenti a Jave, Cossainus, Bessudes, et Chelemalum e Tiesis.
Il nome di Thiesi sarebbe da far risalire all’aggettivo sardo
“tiesu” che vuol dire disteso o esteso. Lo storico G. Spano lo fa derivare
dalla voce fenicia “bethiezi” che significa “casa della mia fortezza” ma altri
ritengono piuttosto improbabile quest’etimologia. Sta di fatto che da una forma
di Tigesi si è passati ad una forma Thiesi. Per quanto riguarda la presenza
della lettera H nel nome, ciò sarebbe da attribuire ad una necessità di
carattere postale emersa verso la fine del secolo scorso o nei primi anni del
900.
Sino a qualche decina d’anni fa, quando ancora non erano emerse
testimonianze da far risalire al paleolitico, si pensava che l’uomo fosse
arrivato in Sardegna nel periodo Neolitico.
Il ritrovamento di strumenti di pietra nell’Anglona, a Perfugas,
riferibile al periodo Clactoniano e il materiale rinvenuto nella Grotta
Corbeddu d’Oliena hanno colmato la preesistente lacuna e aperto la via a nuove
e interessanti ricerche.
Allo stato attuale non sono state rilevate testimonianze sulla
presenza dell’uomo paleolitico nel territorio di Thiesi e nelle immediate
adiacenze.
Neolitico ed Eneolitico a Thiesi.
Le testimonianze più antiche sono state rilevate nella grotta “Sa
Korona” di Monte Majore dove gli scavi hanno appurato la vita dal Neolitico
antico (6000-4000 a.c.) sino al pieno Medioevo.
“SA KORONA DI MONTE MAJORE” è una vasta cavità di m.80x40, con
altri ambienti minori, sul fondo di uno di questi scaturisce una sorgente che
indica la grotta adatta all’insediamento umano. La grotta fu analizzata nel
1954/55 e nel 1977 vi fu effettuata una raccolta di superficie: fu sottoposta
ad uno scavo analitico nel 1980. In quest’ultimo intervento ha restituito
partendo dall’alto , uno strato con materiali della Cultura di Ozieri ,più
sotto un altro strato della Cultura di Bonu ed infine un terzo con ceramiche di
ambedue le fasi del Neolitico Antico : “impresso e cardiale” e “Filiestru
–Grotta Verde”.
Della Cultura Di Bonu Ighinu sono stati rinvenuti vasi a
superficie nero-l ucida decorati con file di puntini o con tacchette poste
sull’orlo o alla base del collo.
Alla Cultura d’Ozieri (neolitico recente) appartiene un gruppo di
statuine femminili in ceramica del tipo “a placchetta” ed un pezzo di vaso con
in rilievo una “protome taurina” (testa di toro). Sono emerse inoltre delle
belle lame di selce ritoccate, piccolissime accette di pietra, strumenti vari
di ossidiana nonché punteruoli e spatole in osso.
TOMBE IPOGEICHE O DOMUS DE IANAS.
Nel Periodo Neolitico Recente, si
diffonde l’usanza di seppellire i morti in grotticelle scavate nella roccia più
comunemente dette “domus de Janas”.
La tipologia di queste tombe è varia e va dal tipo più semplice ,
caratterizzato da ingresso, anticella e cella principale posti un asse , al
tipo canonico detto “a T” in quanto sull’asse del tipo precedente si aprono
altre due celle laterali a quella principale(tomba dipinta di “Mandra Antine” e
la tomba n.2 di “Binza e Giosso” ) per arrivare alla gran varietà del tipo
complesso dove si aprono cellette in tutte le direzioni.
L'accesso nei tipi più antichi è "a pozzetto", le
decorazioni sono diverse comprendendo la rifinitura dei portelli interni ed
esterni. Queste decorazioni non si limitavano ai rilievi ma potevano essere
completate da colori per evidenziare e abbellire gli ambienti (un documento
eccezionale è rappresentata dal soffitto a riquadri restituito dalla celebre
tomba di "MANDRA ANTINE" a Thiesi.
Le domus sono tombe collettive dove il defunto era deposto dopo
averlo lasciato all'aperto a scarnificarsi (sepoltura secondaria). Le ossa e il
corredo erano rimossi o spianati per far luogo ad altre sepolture per cui non è
facile rilevare se le tombe siano state utilizzate per un gruppo familiare
anche se questa per ora è l'ipotesi più accreditata.
Davanti alla domus, nel "dromus" e nell'interno con
molta probabilità si svolgevano riti sacri, come fanno pensare le cappelle, i
focolari scavati nei pavimenti ed altri elementi. Qualche millennio dopo gli
Etruschi useranno tipologie similari di sepoltura.
L'esistenza nel territorio di Thiesi di diverse Necropoli (le
prime tre ai margini del paese) testimoniano l'intensa presenza umana nel
Neolitico e nell'Età del Rame.
-" BINZA ' E
GIOSSO" si trova nelle adiacenze del Palazzo Comunale.
Dove sono presenti cinque domus più o meno accorpate ; poco più
avanti una sesta, isolata e allagata ,ed ancora una settima che si apre sotto
il viottolo che porta a"Foddoghine". Si può pensare che la necropoli
fosse più vasta e che l'attività di cava e la costruzione del Mattatoio abbiano
o nascosto altre domus ivi presenti
"CUA-CUA"è disposta parallelamente a Via Graminsci quasi
sullo strapiombo di "S'Iscalono". E' composta da sette Domus molto
ravvicinate e, benché siano interessanti , non possono essere visitate
facilmente per la pericolosità del sito.
"Seunis e Corini" l'insieme di queste tombe, sebbene
siano disposte su diversi livelli di altezza dovrebbero essere considerate come
un'unica necropoli. Una tomba, che si trova sotto il piccolo anfiteatro è
l'unica posta nella parte alta della china ma non è improbabile che ve ne
fossero altre ora nascoste dal muraglione di contenimento costruito alla fine
del secolo scorso per allargare la piazza. Una seconda Domus si trova sotto lo
strapiombo dalla posizione inclinata fa presupporre che il masso dove è stata
scavata sia caduto in tempi successivi. Altre due tombe sono state ricavate più
a valle in un masso isolato; la forma interna perfettamente squadrata, la
presenza di una sola cella e la mancanza di anticella , fanno supporre che si
tratti di interventi del Periodo Romano.
"Badde Serena" una Domus completamente isolata forse
perché l'intensa attività di cava ha eliminato le altre. Non molto distante
alle spalle della cava di cantoni di Cuccuruddù, vi è una grotticella che
sembrerebbe sin nel più antico passato. Addentrandosi poco più avanti nella
valle, a "Porriu" , si può osservare una piccola galleria con la parte
anteriore scavata in modo grossolano: sembrerebbe una tomba a pozzetto
allungata in epoca successiva (l ' ingresso dall’alto è attualmente interrato.
Altre due importanti Necropoli si trovano nell’agro di Thiesi . La
prima si divide in due parti :"Sa Pedraia "e "Corraile".
“Sa Pedraia” è composta da cinque ipogei
(ipo=sotto;geo=terra) o Domus de Janas disposte ravvicinate su una breve parete
rocciosa. Una di esse ha l’anticella con tetto spiovente e solcature indicanti
l’andamento dei travi,ad imitazione della capanna. Nello stesso ambiente,sulle
pareti laterali,sono state scolpite in modo naturalistico due Protomo Taurine
(teste di toro) ad indicare che il dio della fecondità avrebbe garantito la
rinascita nella nuova vita. La Domus adiacente sulla sinistra ha una cella
provvista di pilastro centrale e di piano sopraelevato di decubito (una specie
di letto).
“Birgusa” le tombe sono distribuite per quasi tutta la lunghezza
del costone roccioso che delimita a sud-ovest la piana di Carraile. A sinistra
della roccia a strapiombo di Birgusa s’individuano due Domus in parte demolite
ma perfettamente riconoscibili. Subito dopo una breve interruzione del costone
roccioso,vi è la Domus più monumentale con un’apertura ampia,provvista di
architrave a rilievo e di stipiti rifiniti da una ripetuta gradonatura .
L’interno è caratterizzato dalla sovrapposizione di due celle:una in linea con
l’ingresso e la cella principale,la seconda ,ricavata al di sopra della
prima,raggiungibile da un’altra cella rialzata posta sul lato destro. Altre due
o tre domus sono poste più avanti. Da segnalare la presenza sul lato nord-ovest
(la parte stretta dell’altopiano rivolta verso il bidighinzu) di una curiosa
casetta,in parte ricavata nella roccia,il cui accesso è dato da un lungo
corridoio scavato nel pianoro. La tipologia potrebbe far pensare ad una tomba
con ingresso “a dromos” (a corridoio) che in una fase successiva sia stata
ampliata come piccola abitazione rurale.
“Mandrantine” è la necropoli più distante dal paese,forse la meno
ricca di tombe,ma è considerata la più importante per la presenza di una Domus
dipinta l’unica nell’isola fino a qualche decennio fa quando fu individuata la
tomba dei “rilievi dipinti” di Putifigari.
Descrizione della tomba dipinta.
La tomba 3 di Mandrantine o Tomba Dipinta è probabilmente
l’architettura ipogeica sarda più interessante dal punto di vista pittorico e
decorativo per la rara policromia,per gli inusuali motivi decorativi e per la
non ancora completamente identificata simbologia che ad essi si riferisce.
L’Ipogeo è del tipo “T” ovvero con anticella,di forma
ellittica,posta in asse con una più ampia cella rettangolare,sui lati brevi di
quest’ultima si aprono le porte di collegamento con due celle laterali di forma
ellissoidale.
Sulla parete frontale della cella
principale si ammira un’interessante composizione incentrata sulla “falsa
porta”che è incorniciata da una banda di color rosso.Una prima fascia a
contatto col soffitto per tutta la lunghezza della parete,è color antracite;una
sottostante fascia è color rosso cinabro. Appena più sotto,una prima banda
appiccata si sovrappone all’architrave della falsa porta seguita da un’altra
divisa in due dalla medesima porta. Da questa fascia pendono ad ogni
parte,quattro dischi nerastri e,ai lati,due riquadri per parte anch’essi con
disco nerastro. Al centro dell’architrave vi sono tre figure formate ciascuna
da due triangoli contrapposti per il vertice e dipinte di nero che si pensa
raffigurino tre divinità femminili.
STUTTURE DOLMENICHE.
Nel territorio di Chiesi non è stato al
momento rilevato alcun Dolmen riconosciuto tale, ma è opportuno segnalare in
alcuni casi la sovrapposizione di pietre in forma domenica potrebbe non essere
così casuale come sembra. In località” BADDE CONCONE “ vi sono i resti di una “allèe
converte”che, sebbene sia piuttosto rovinata, se osservata con attenzione
lascia intravedere la struttura originale.
Nella nostra zona si possono comunque ammirare lo splendido e
monumentale Dolmen di Mores detto “ Sa Covaccada” e il Dolmen presente in
località “ Runara “ (subito dopo la cantoniera di Pianu sulla strada per
Ittiri-Alghero) che, per la presenza di un terrapieno absidato posto intorno
alla struttura principale, può a ragione essere considerato l’antesignano delle
Allèes Couvertes.
A Chiesi sono stati rilevati sino a oggi solo due Menhir
affiancati in località “ Mandra Ittiresa” sono alti circa 7 m., dei due uno è a
sezione quadrangolare e l’altro a sezione cilindrico –conica.
E’ probabile che nel territorio di Thiesi esistano altri menhir o
che ve ne fossero nelle campagne che ancora oggi conservano i toponimi “pedras
ficchadas” o “sa pedra longa”.
“Padru Matteuzzu” e “Laccanu” sono indicate per un grosso masso
sovrastato da uno più piccolo, triangolare, con l’apice rivolta al cielo.
I nuraghi presenti a Thiesi rilevati dalle carte I.G.M.
l’altitudine e il teponimo del monumento.
A “Possilva” vi sono tracce di un nuraghe e di murature in opera
squadrata di costruzione successiva. Pare che in questa zona siano stati
trovati reperti di età punica.
A “Silvezzi”, mammellone posto alle spalle dell’industria casearia
dei F.Pinna, vi sono tracce basali di un probabile nuraghe trilobato. Intorno
al nuraghe non si rilevano tracce di capanne in quanto si presuppone che
fossero usati come ricovero-abitazioni i tanti ripari presenti tutt’intorno
alla zona.
A “Badde Maltine” , campagna di Chiccu Uneddu, vi sono tracce di
costruzioni megalitiche di difficile interpretazione ma sicuramente riferibile
al nuragico.
A “Larista” vi sono tracce di un nuraghe posto in posizione di
dominio della sottostante “Badde” e “Selo” .
A “Santu Sistu”, poco distante dai ruderi della chiesetta omonima,
si conserva ancora il ricordo di qualche pietra basale di un piccolo nuraghe.
A “Monte Pealu” , vicino casa rurale Demartini , vi sono tracce di
mura nuragiche e di capanne ad indicare un insediamento abbastanza ampio , un
rilievo del terreno di forma semicircolare potrebbe nascondere i resti di una
struttura nuragica.
A “Monte Pealu”, in prossimità di “Iscala Murones” e di “Monte
Peiga” , vi sono tracce di mura nuragiche .
Altri nuraghi sono a : “Santu ‘ Ainzu”, “Runaghe” , “Colte e
Unari”, “Crastu de Giolzi” , “Sa Mura”, “Calzarinu”, “Montiju e s’ Ozzastru” ,
“Monte e Mesu”, “Monte Pizzinnu” , “Frenestas”.
Tombe dei giganti
Nel territorio di Thiesi vi sono due Tombe di Giganti:una in
località "Baddiju Pirastu" che,benché sia poco visibile è ritenuta
piuttosto importante per avere una seconda e più corta camera di sepoltura
posta parallela a sinistra della principale;l'altra ,che si trova nei pressi
della Strada Ittiri-Romana in località "Campu e'Riu",era abbastanza
visibile fino a che dei tombaroli non né spostarono le grandi e splendide
lastre di trachite che la componevano. È comunque possibile con un po’ di
attenzione individuare la forma dell'esedera della camera sepolcrale e
dell'abside finale. Nel museo Sanna di Sassari è esposto il portello di
chiusura dell'ingresso della tomba ma è erroneamente indicata la località di
"Mesu 'e Rios".
Il
nuragico del paese
Al di là delle testimonianze di "Silvalezzi" e di "Badde Maltine" già citate in precedenza ,non è stata individuata alcuna emergenza nel paese ma dalla memoria popolare è stato possibile rilevare che esistevano tracce di muratura ciclopica in località "Crastu Nieddu" e nella zona di "Sa pedraia" più o meno Via Kennedy; se qualche monumento era presente, cosa molto probabile, è stato distrutto per recuperare il materiale di costruzione. La presenza dei nuragici a Thiesi è comunque documentata dal ritrovamento di alcuni frammenti ceramici in Via Matteotti, comunemente detta "carrela e Puttu", tra i quali quello conservato dalla signora Gavina Porqueddu , raccolto durante lo scavo delle fondazioni della casa della madre e del fratello Giuseppe.