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GRANDEZZE SCALARI
Si
definiscono scalari quelle grandezze fisiche che sono descritte in modo completo
da un numero. La temperatura dell’aria in una stanza, la massa di un corpo, il
numero di studenti in una classe, il numero delle pagine di un libro, la
lunghezza di un segmento, l’area di una superficie sono quantità
perfettamente note quando si conosca il valore numerico che le esprime, detto
scalare, accom-pagnato dalla relativa unità di misura (ad esempio: 30 °C, 200
kg, 22 cm, 100 m2, 30 persone ...). Le operazioni aritmetiche con le grandezze
scalari seguono le normali regole dell’algebra. Per esempio, sommando le
lunghezze di 10 cm e di 25 cm relative a due segmenti adiacenti, si ottiene come
risultato un segmento lungo 35 cm; aggiungendo 50 m2 ad un’area di 200 m2 , la
superficie complessiva diventa 250 m2.
GRANDEZZE VETTORIALI
Esistono
invece alcune grandezze per le quali il discorso precedente non è più valido.
Gli effetti di una forza, dell’accelerazione o della velocità, infatti,
cambiano non solo in funzione del valore che ne esprime l’intensità (il
modulo), ma anche in funzione della direzione di applicazione e del verso.
Ad esempio, due treni che partono dalla stessa stazione alla velocità di 100
km/h lungo due differenti direzioni rettilinee, dopo lo stesso intervallo di
tempo si ritroveranno in località completamente diverse tra loro, anche se
all’identica distanza dal punto iniziale. Ciò vuol dire che per conoscere
completamente gli effetti indotti da una grandezza fisica come la velocità, non
basta conoscerne il modulo: occorre avere informazioni precise anche sulla sua
direzione e sul suo verso. Grandezze di questo tipo si chiamano vettori;
le operazioni aritmetiche che le coinvolgono non seguono le tradizionali regole
algebriche e necessitano di una nuova definizione (che vedremo nel prossimo
paragrafo). Ogni vettore v è graficamente rappresentato da un segmento
orientato di lunghezza proporzionale al suo modulo : quest’ultimo è
indicato dal simbolo | v | oppure dalla lettera in corsivo v. Una lettera
scritta in grassetto distingue i vettori dalle grandezze scalari (v). Il punto
iniziale del segmento che rappresenta un vettore si chiama punto di applicazione ;
quello finale, individuato da una freccia, ne stabilisce il verso. Due vettori
si dicono consecutivi se il punto di applicazione del secondo coincide con
l’estremo del primo. Si dicono opposti se hanno lo stesso modulo e la stessa
direzione, ma versi opposti : l’opposto di v è il vettore (-v).
Due vettori uguali (detti equipollenti), invece, hanno lo stesso modulo,
identica direzione e verso concorde. Si chiama, infine, versore un vettore di
modulo unitario ( cioè tale che | v | = 1 ).
Vale
la seguente regola del trasporto : un vettore può esser traslato lungo una
retta o lungo una qualunque direzione parallela a quella di partenza senza che
quest’operazione lo alteri in alcun modo.
Nota: La regola del trasporto vale solo quando il punto di applicazione del vettore non riveste una importanza particolare. In caso contrario, si deve introdurre il concetto di momento di un vettore rispetto ad un punto, e la regola del trasporto cessa di valere.
Fig. 4 - Regola del trasporto e vettori opposti
SOMMA E DIFFERENZA DI VETTORI
La
somma di n vettori consecutivi
è il lato di chiusura della poligonale formata da tali vettori.
Se i vettori non sono consecutivi, possiamo sempre ricondurci, con la
regola del trasporto, al caso qui sopra considerato (fig. 5). Il vettore somma
si chiama
risultante R.
Somma
di due vettori con lo stesso punto di applicazione. In questo caso,
utilizzando ancora la regola del trasporto, possiamo facilmente ricondurci alla
somma di due vettori consecutivi. Nel caso particolare in cui i vettori siano
collineari
è sufficiente eseguire la somma dei moduli : direzione e verso
rimangono invariati (fig. 5).
Differenza di vettori. Per eseguire la differenza occorre prima ricordare che, se -a è l’opposto di un vettore a, i due vettori hanno la stessa direzione, lo stesso modulo ma verso contrario. In tal modo possiamo calcolare la differenza tra due grandezze vettoriali riconducendomi alla somma tra il primo vettore e l’opposto del secondo: a - b = a + (- b)
Nel
caso particolare in cui i vettori siano
collineari
è sufficiente calcolare la differenza dei moduli : la direzione del
risultante rimane invariata, mentre il verso sarà determinato dal vettore di
modulo maggiore (fig. 5).
La
regola del parallelogramma
ci aiuta a sintetizzare le osservazioni qui sopra espresse in un
procedimento particolarmente semplice che permette di calcolare velocemente sia
la somma che la differenza di due vettori generici
a
e
b
una volta che questi siano portati ad avere lo stesso punto di
applicazione. Se consideriamo, infatti, il paral-lelogramma formato dai due
vettori in questione (fig. 5), possiamo notare come la diagonale uscente dal
punto di applicazione comune coincida con il vettore somma
s = a + b,
mentre l’altra diagonale rappresenti il
vettore differenza
d = a - b, il cui verso è diretto dal secondo
vettore (b) verso il primo
(a).
Principio
di sovrapposizione.
Nel caso in cui su un punto agiscano contemporaneamente più
vettori v1, v2, v3 … è
possibile dimostrare che l’effetto complessivo è uguale a quello che si
otterrebbe applicando in quel punto un unico vettore dato dal risultante R
di tutte le grandezze considerate.
R
= v1 + v2 + v3 + …
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Fig. 5 - Principali proprietà dei vettori