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I Testimoni di Geova
Antisemiti?
Fonte: La Patria Ottobre 1999 -
Riprodotto con l'autorizzazione dell' editore ANPI
Nazionale ROMA
I Testimoni di Geova: Antisemiti?
"Siamo stati una comunità ecclesiale che ha voltato le spalle alla sorte
del popolo ebraico perseguitato. Ci sono state colpe e manchevolezze. Non pochi
si sono lasciati prendere dall'ideologia nazista e sono rimasti indifferenti ai
crimini contro la vita e la proprietà degli ebrei. Alcuni hanno appoggiato i
crimini e sono diventati criminali loro stessi". Questa dichiarazione della
Conferenza Episcopale tedesca emessa nel 1995 e il più recente "mea
culpa" del Vaticano relativo alle responsabilità avute in merito
all'olocausto del popolo ebraico descrivono quale atteggiamento mantenne la
Chiesa Cattolica verso gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Infatti, al
di là di alcune coraggiose prese di posizione da parte di singoli esponenti del
clero, la stragrande maggioranza della gerarchia cattolica fece poco o nulla per
evitare lo sterminio di milioni d'innocenti.
Del resto, i ghetti che permisero ai nazisti di arrestare facilmente migliaia di
ebrei erano stati un'invenzione della Chiesa medievale. E non a caso i nazisti
decisero di installare i famigerati campi di sterminio nella cattolicissima e
antisemita Polonia. Essi sapevano che avrebbero potuto contare sull'appoggio
della popolazione locale per attuare la "soluzione finale" del
problema ebraico.
Ma quale fu l'atteggiamento dei Testimoni di Geova verso lo sterminio del popolo
ebraico? Cosa poterono fare queste poche migliaia di credenti per contrastare i
progetti del regime più sanguinario del XX secolo?
Ebbene, come dimostrano i fatti, i Testimoni (allora meglio noti col nome di
"Bibelforscher" = Studenti Biblici) si opposero ideologicamente e in
modo pacifico al nazismo fin dal 1933. Essi, fra l'altro, rifiutarono il
servizio militare nell'esercito nazista e l'attivismo politico. Per tali motivi
furono tra i primissimi ad essere spediti nei campi di concentramento. Dai campi
sarebbero potuti uscire in qualsiasi momento purché avessero rinnegato la
propria fede religiosa, cosa che non fecero se non in rarissime occasioni.
Eppure i Testimoni non cercavano il martirio. Nel 1933, dopo la prima ondata di
persecuzione, spiegarono attraverso le pagine di una dichiarazione al governo
tedesco (il quale non aveva ancora mostrato il suo vero volto) le finalità
prettamente religiose delle loro attività e le ragioni che li portavano a
mantenersi strettamente neutrali. Risposero anche alla falsa accusa di essere
rappresentanti del sionismo.1
Circa quest'ultima precisazione qualche storico revisionista (del tipo di quelli
che negano l'Olocausto) ha accusato di antisemitismo i Testimoni. E'
stupefacente notare che tale critica proviene da membri di gruppi "antisette"
cattolici. Essi svolgono una funzione simile a quella di associazioni dello
stesso tipo e della stessa religione che nella Germania nazista denunciavano
alle autorità hitleriane i Testimoni di Geova che operavano sotto il bando
decretandone in tal modo l'invio nei lager.2 E' pure
sconcertante il fatto che tali associazioni appartengono ad una confessione
religiosa che non a parole, ma con le azioni, ha contribuito allo sterminio
degli ebrei. Verrebbe spontaneo usare il detto: "Da quale pulpito viene la
predica!"
Ma perché i Testimoni specificarono di non avere nulla a che fare con la causa
ebraica? Bisogna considerare le accuse loro rivolte. A titolo esemplificativo si
prendano le accuse mosse nei loro confronti dalla stampa nazista. Un volantino
stampato da un gruppo antisette usava espressioni di questo tipo:
"L'insegnamento degli Studenti Biblici (= Testimoni di Geova) è un
insegnamento ebreo", "...sono gli Zelanti Studenti Biblici gli
apostoli e missionari di questo insegnamento ebreo...", "L'alta
finanza ebrea, che ha prodotto finora tutte le rivoluzioni in Francia,
Portogallo, Russia e Germania, dà loro anche i milioni e i miliardi per la loro
cosiddetta propaganda" e "Diventare Studente Biblico significa
anche: ...portare avanti una cieca falsificazione della Bibbia e fanatiche
attività missionarie per l'ebraismo".3
Naturalmente queste critiche erano infondate. Per tale motivo i Testimoni
dichiararono la loro totale estraneità alla causa del sionismo. Ma, fatta
questa doverosa precisazione, essi continuarono a manifestare amore cristiano a
tutti quanti erano loro vicini, ebrei inclusi. Le testimonianze di fonte ebraica
a tal proposito sono inequivocabili.
L'aiuto prima della deportazione
Benché dovessero preoccuparsi innanzitutto per se stessi e per le proprie
famiglie i Bibelforscher fecero del loro meglio per aiutare gli ebrei la cui
persecuzione iniziò diversi anni dopo rispetto a quella cui furono soggetti
i Testimoni. Erich Friedlander, attivista politico di origine ebraica, narra
nelle sue memorie cosa accadde quando un giorno venne scoperto nell'
appartamento dove si era nascosto insieme alla famiglia: "Ad un tratto la
porta si aprì e la signora Rosa, l'affittacamere, mi vide accidentalmente.
Quindi disse: 'Non abbiate paura che vi denunci, state calmi. Io simpatizzo con
i Bibelforscher e lo riterrei un peccato recare danno a un ebreo'. Da quel
momento questa donna fu sempre pronta ad aiutarci".4
In maniera simile si è espressa anche Inge Deutschkron, appartenente ad una
famiglia di ebrei che si nascose a Berlino. Ella riferisce: "Facemmo
amicizia con la famiglia Gunz che erano Bibelforscher. Essi gestivano una
piccola lavanderia e, segretamente, lavavano per gli ebrei. Odiavano Hitler e
quando seppero che mia madre non solo era socialista ma nativa della Pomerania
la loro disponibilità divenne senza fine. Questi amici, avendo una camera
libera, ci invitarono ad andare da loro".5 A seguito
di tale amorevole atteggiamento diversi ebrei divennero Bibelforscher. Fra
questi vi era Rachel Sacksioni, ebrea olandese, che, nonostante dovesse già
sfuggire alla Gestapo alla costante ricerca di ebrei, aderì al movimento e
prese parte attiva nell' opera di predicazione finché non venne arrestata e
mandata a Bergen-Belsen da dove fece ritorno al termine del conflitto.6
L'assistenza nei campi di concentramento
Anche nei lager, dove la vita dipendeva dalle misere razioni di cibo, i
Testimoni si prodigarono a favore degli ebrei. Le testimonianze al riguardo sono
particolarmente concordi. Un prigioniero ebreo di Buchenwald, descrivendo le
varie categorie di prigionieri presenti nel campo, scrisse: "I
Bibelforscher rifiutavano il saluto a Hitler per motivi religiosi e sarebbero
potuti tornare in libertà se avessero sottoscritto che 'non credevano più in
Geova', cosa che rifiutarono categoricamente.
I Bibelforscher del campo spesso si prendevano cura degli ebrei ai quali
davano la loro razione di pane".7 Lo storico
d'origine ebraica Rita Thalmann ha scritto: "I Testimoni di Geova furono
particolarmente d'aiuto agli ebrei con cui divisero anche le razioni di
pane."8 E Sally Grubman, insegnante ebrea deportata
ad Auschwitz, narra: "Ho visto gente diventare molto, molto buona e gente
diventare assolutamente cattiva. Il gruppo migliore era quello dei Testimoni di
Geova. Mi tolgo il cappello davanti a quella gente. Erano nati martiri. Fecero
cose meravigliose per il prossimo.
Aiutarono i malati, divisero il pane e diedero a tutti quelli che erano loro
vicini conforto spirituale."9 Tale atteggiamento spinse
diversi ebrei ad abbracciare la fede dei Testimoni. Ad esempio, Margarete Buber
Neumann, deportata politica a Ravensbruck, narra quale risultato ebbe la
benignità che le Testimoni delle sua baracca mostrarono alle compagne di
prigionia: "Osservavo con sconcerto questa carità cristiana all'opera, ma
funzionò. Le asociali furono ammansite dalla benignità e dalla cordialità,
dopo di che iniziò una campagna per mostrare loro la luce. In un breve periodo
di tempo diverse asociali - una zingara, una polacca, un'ebrea e una politica -
si presentarono all'ufficio delle SS dichiarando che da allora in poi
desideravano essere considerate testimoni di Geova e chiedendo il
triangolo lilla da cucire sulla manica."10
La denuncia dello sterminio
Infine, mentre la maggioranza delle chiese restava in un colpevole silenzio
mentre i nazisti attuavano lo sterminio del popolo ebraico, i Testimoni levarono
la voce per denunciare quanto accadeva. "Soluzione finale" era un'
espressione ancora ignota ai più e la seconda guerra mondiale era appena
iniziata quando i Testimoni di Geova scrissero nella loro rivista: "Quando
la Germania iniziò la Blitzkrieg che avrebbe scatenato la seconda guerra
mondiale, in Polonia c'erano 3.500.000 ebrei. Il Weltkampf di Monaco afferma che
costoro devono essere distrutti, e se le notizie che raggiungono il mondo
occidentale sono esatte la loro distruzione sembra in corso...Credereste che a
Hrubieszhow a 400 ebrei portati a forza in una piazza è stato ordinato di
correre il più possibile e che, mentre lo facevano, sono stati falciati dalle
mitragliatrici; che in pieno inverno 1.200 sono stati costretti a guadare il
fiume Bog e che nel tentativo hanno perso la vita; che a Konin a 1.340 ebrei
sono stati concessi 15 minuti per lasciare la città; che a Kola 217 ebrei,
caricati su un treno merci a Lodz senza sapere la loro destinazione, sono stati
chiusi a chiave dentro ai vagoni dove molti sono morti di freddo e di fame; che
interi gruppi di ragazze ebree si sono suicidate per non andare a finire nei
bordelli nazisti; che in 4 mesi 60.000 ebrei polacchi sono stati sterminati nei
campi di concentramento; che 1.322 ebrei si sono suicidati a Varsavia, 625 a
Lodz, 440 a Cracovia, e tantissimi altri in molte città polacche; che intere
famiglie si sono suicidate; che le donne sono state costrette a scavare le fosse
per i mariti e per i padri; che più di 5.000 anziani, donne e bambini sono
stati buttati fuori dalle loro abitazioni a Katowice e trasferiti a forza nel
nuovo ghetto di Lublino; che gli ebrei quando vengono trasferiti a forza da una
città all'altra devono lasciarsi dietro tutti i loro effetti; che 80.000 ebrei
sono stati uccisi nel bombardamento di Varsavia e 30.000 sono stati confinati
nel nuovo ghetto di Lublino?"11 Denunce di questo
tipo vennero pubblicate fin dal 1933 e continuarono per tutta la durata del
regime di Hitler.
Come si può quindi asserire che i Testimoni erano antisemiti? Perché degli
ebrei avrebbero scelto di convertirsi a una religione che li avrebbe
odiati? I fatti e non le chiacchiere dimostrano che i Testimoni di Geova fecero
del
loro meglio per vivere secondo il mandato evangelico di mostrare amore cristiano
al prossimo, ebreo o gentile che fosse. Gli "storici" che asseriscono
il contrario semplicemente non tengono conto dell'evidenza, forse perché spinti
dall'ingiustificabile desiderio di distogliere l' attenzione dalle gravi e
provate responsabilità della propria confessione religiosa. A questi ben si
possono applicare le parole di Gesù: "Perché osservi la pagliuzza
nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo
occhio?"12
Matteo Pierro
Note:
1 Offener Brief, n. 672\doc, Archivio Centro di
Documentazione sui Bibelforscher.
2 Lo storico Guenter Lewy ha scritto: "Quando la setta dei
Testimoni di Geova fu soppressa in Baviera, la Chiesa accettò persino il
compito assegnatole dal ministero dell'Educazione e del Culto di denunciare
qualsiasi membro della setta che continuasse a praticare la religione
proibita". I nazisti e la Chiesa, Milano, 1965, p. 70.
3 Ernste Bibelforscher? Religiose Bolschevismus?, n. 425\doc, Archivio
Centro di Documentazione sui Bibelforscher.
4 Testimonianza, P III 1097, Archivio Centro di Documentazione
sui Bibelforscher.
5 Testimonianza, P III d 192, Archivio Centro di
Documentazione sui Bibelforscher.
6 Annuario dei Testimoni di Geova del 1987, Roma, 1987, p.
147.
7 Testimonianza, P III h 654, Archivio Centro di Documentazione sui
Bibelforscher.
8 Crystal Night (La notte dei cristalli) di Rita Thalmann
& Emmanuel Feinermann, New York, 1974, p.127.
9 Voices from the Holocaust (Voci dall'Olocausto) di
Sylvia Rothchild, New York, 1981, p.247.
10 Prigioniera di Stalin e Hitler, M. Buber-Neumann,
Bologna, 1994, pp. 234, 235, sottolineatura aggiunta.
11 Consolation, New York, 12 giugno 1940, p.26, 27.
12 Vangelo di Matteo, 7:3.
Riprodotto con l'autorizzazione dell' editore ANPI
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