«Danni
collaterali» li chiamano. Ma per i nove bambini afgani uccisi dal
fuoco di un aereo statunitense la definizione della loro morte non
ha molta importanza. Assieme a loro sarebbe morto anche
l’obiettivo dei jet americani: un talebano che avrebbe assassinato
poco prima due operai.
La storia è tragica ed incredibile
allo stesso tempo. Verso le 10,30 del mattino cacciabombardieri
della coalizione a guida statunitense che sta combattendo in
Afghanistan hanno preso di mira un edificio nei pressi della città
di Ghazni, nel sud del Paese. All’interno, secondo quanto hanno
riferito i comandi statunitensi, si sarebbe rifugiato un uomo che
poche ore prima si sarebbe reso responsabile dell’omicidio di due
operai che lavoravano su di una strada non lontano dall’obiettivo
bombardato.
Le forze della coalizione che sono
arrivate sul posto dopo l’attacco aereo hanno trovato il corpo di
un adulto, probabilmente il sospetto terrorista, e quelli di nove
bambini, maciullati dai colpi di cannone automatico sparati contro
l’edificio.
«Dopo l'attacco, le truppe di terra
della coalizione si sono recate nella zona ed hanno trovato il corpo
dell'obiettivo preso di mira ma anche quello di nove bambini», si
afferma in un comunicato emesso dalla base aerea di Bagram, a nord
di Kabul. «Le forze della coalizione hanno agito sulla base di
informazioni ricevute e lungo un arco di tempo calcolato per far sì
che il terrorista si trovasse in un luogo isolato», prosegue il
comunicato ripreso dall'agenzia Afp.
Al di là delle giustificazione e
delle scuse dei comandi (che, hanno assicurato, apriranno
un’inchiesta) resta l’incredibile sproporzione tra i mezzi
usati, un attacco aereo, e l’obiettivo, un attacco aereo.
L’equivalente dell’usare un cannone per uccidere una mosca.
Un’assimetria che è la ragione stessa del cosiddetto errore. È
impossibile, nonostante le cosiddette armi intelligenti, evitare
vittime innocenti in queste condizioni.
Ma la sproporzione tra mezzi e
obiettivi è quasi una costante, non solo in Afghanistan. Tanto che
i «danni collaterali» di questa guerra invisibile si moltiplicano.
Lo scorso novembre, sei civili afghani erano rimasti uccisi in un
bombardamento aereo da parte delle forze alleate nella provincia
orientale di Paktika mentre era in corso un'operazione contro
militanti islamici. Tre settimane più tardi otto persone, tutte
della stessa famiglia, erano rimaste uccise in un bombardamento
aereo nella provincia nord-orientale del Nuristan. Lo scorso
settembre, otto nomadi erano stati uccisi nella provincia di Zabul,
nel sud-est. Anche in questo caso gli americani stavano dando la
caccia a due Taleban in fuga.
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