BOLIVIA

Escuela de Comando y Estato mayor General del Ejercito

Bolivia - 01/07/2003

Fino a qualche mese fa, l'idea di una stanza - a Washington o al Pentagono - in cui veniva disegnato a tavolino il futuro di un intero Paese straniero ci avrebbe fatto sorridere. Le troppe le variabili, i fatti imprevedibili, gli incidenti o più semplicemente l'incoerenza del genere umano ci facevano pensare come "assurda" l'esistenza di un ufficio di questo genere.
Questo fino a qualche mese fa.
Oggi non ne siamo più sicuri. Perché oggi sappiamo che un ufficio di questo tipo, una stanza in cui si decide il futuro di un paese, esiste per davvero.
Parliamo della Escuela de Comando y Estato mayor General del Ejercito, una scuola - una sorta di università militare, che sorge a Cochabamba, la terza città boliviana.
Una scuola di cui vorremmo mostrare i documenti. Non possiamo. Perché "la loro riproduzione non è autorizzata senza il consenso per iscritto del Comando Sud degli Stati Uniti, Miami, Florida".
Non possiamo pubblicare i documenti originali, ma... niente vieta, fatte le opportune verifiche, di darne un riassunto, di raccontare cosa sia successo in un'aula di questa scuola così particolare tra il 21 e il 26 ottobre del 2001.


Un salto indietro
In quei giorni in Bolivia non stava succedendo niente di diverso dal solito. Abbandonato l'incarico presidenziale per motivi di salute, Hugo Banzer Suarez aveva lasciato il comando al suo vice, Jorge Quiroga, che tentava di traghettare un paese sempre sull'orlo del fallimento verso le nuove elezioni. Cresceva - come accadeva già da tempo - la popolarità di Evo Morales, leader delle sei federazioni sindacaliste a capo dei cocaleros, ora a capo anche del partito politico, il Movimento al Socialismo (MAS), forte di un consenso davvero imprevedibile. La popolazione lottava, come sempre, con la povertà e con una sanità sempre più inesistente, con un livello di istruzione sempre più basso e con un livello di criminalità sempre più elevato. E l'idea di legalizzare una quota minima di coltivazioni di piante di coca iniziava a trovare una sua strada anche tra i banchi del parlamento. Tutto fermo, come al solito, sul fronte dell'estrazione e dell'esportazione del gas naturale dalla Bolivia agli Stati Uniti, un argomento che vede favorire i porti peruviani da parte del Mas e della popolazione civile, mentre gli Stati Uniti e, di conseguenza, i partiti di maggioranza preferirebbero utilizzare i porti cileni. Si fa sempre più pressante l'Alca, l'Area di libero commercio Americano, una sigla che i boliviani hanno rinominato come Area di libera colonizzazione americana, tanto per far intendere come questa iniziativa politico-economica non sia proprio ben vista tra le Ande.
Insomma, niente di sensazionale. Eppure, proprio mentre sui giornali si discuteva di calcio e di religione...


Giochi di ruolo
Tra i corridoi della Escuela de Comando y Estado Mayor General del Ejército si è radunata in quello stesso ottobre una gran folla di militari statunitensi e boliviani, peruviani e messicani, oltre ad una serie di rappresentanti del Collegio Interamericano della Difesa, ufficio che ha sede in Washington, D.C.
Tutte queste divise si sono raccolte all'interno di un'aula con il proposito di valutare, con l'aiuto di un programma computerizzato gentilmente offerto dallo "Zio Sam", i possibili effetti a lunga scadenza di potenziali politiche nazionali.
Insomma, non proprio un "Risiko" con i carriarmatini viola contro quelli verdi, semmai una sorta di gioco di ruolo in cui i costumi erano già stati in dotazione dai rispettivi governi.
Nel software del cervellone elettronico erano stati immessi già i dati: popolazione, livello d'istruzione, reddito pro-capite, mortalità e natalità, risorse economiche reali e potenziali... persino le variazioni climatiche date dal niño. Una volta stabilito chi fossero i buoni da aiutare, occorreva introdurre il “nemico”, un fantomatico “Gruppo Minaccia”, amichevolmente soprannominato dagli studenti in mimetica “Cellula Rossa”.
Questi “cattivi” dovevano rappresentare il gruppo di opposizione esistente in Bolivia che in quei giorni chiedeva di modificare le politiche nazionali attraverso l’uso di petizioni, domande, dimostrazioni, scioperi, blocchi stradali, ostruzionismi e, a volte, anche atti violenti.
Questi “cattivi”, insomma, erano i campesinos, i Sin Tierra, i medici, gli insegnanti, gli operai e i minatori e persino i rappresentanti della chiesa cattolica e delle varie sigle delle organizzazioni civili come quella delle Donne Campesine, dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani, ecc.

Le tappe del gioco
Dopo aver programmato il computer, questo gruppo di studenti ha avuto tre giorni di tempo per disegnare gli scenari possibili relativi a tre periodi ben precisi. Durante il primo giorno si sarebbe costruito il 2002, il secondo il 2003 e durante il terzo un lasso di tempo compreso tra il 2004 e il 2007.
A questo punto si potrebbe sorridere, se non fosse che le coincidenze tra quello che è stato il risultato di questi tre giorni e quanto è realmente successo in Bolivia sono talmente tante da non trovare più alcuna differenza tra simulazione e realtà.

Il primo giorno: "Anno 2002"
I cocaleros si oppongono alla distruzione delle coltivazioni di coca. Grazie alle sovvenzioni di una potente organizzazione narcoterrorista internazionale riescono a fomentare il malcontento della popolazione campesina e cocalera. Eletto presidente un imprenditore, questi avrebbe capito che la mancanza dei fondi non gli avrebbe permesso di mantenere tutte le promesse elettorali fatte in materia di sviluppo e ricrescita economica. Questa situazione vede come vantaggi gli aiuti ricevuti dal nuovo governo dai grandi imprenditori locali, persone che avrebbero chiesto l’appoggio di migliori leggi finanziarie, di situazioni bancarie più trasparenti e di nuove tasse che avrebbero permesso al Paese di ottenere nuovi crediti. Un vantaggio è l’introduzione di un nuovo codice legale, l’uso di alcuni fondi per la costruzione di nuove strade e l’introduzione di alcune riforme al sistema scolastico. Un vantaggio è l’aumento di forze militari per mantenere l’ordine sociale. Un vantaggio è il sorgere di alcune iniziative per privatizzare alcune industrie nazionali.
Tra gli svantaggi di questa simulazione bisogna segnalare lo scontento delle forze armate, che non possono ricevere gli aumenti richiesti, il fatto che non ci sono i fondi per portare a termine la Riforma Agricola, né quelli per finanziare un piano anti-terrorismo.
In conclusione, alla fine del 2002, la Bolivia si sarebbe ritrovata con il problema della corruzione in pratica irrisolto, con uno scontento generale della popolazione, con un aumento dell’industria del narcotraffico, e con all’orizzonte ancora molte altre manifestazioni, blocchi stradali e conflitti armati. Il governo sarebbe sembrato molto debole, e per far fronte al malumore generale avrebbe dispiegato ancora più forze, in particolare nella zona del Chapare.

(Tra la fine del primo giorno di simulazioni e la situazione reale in Bolivia alla fine del 2002 non c’è alcuna differenza, tranne per il fatto che nel 2002 non si sono costruite nuove strade.)

Il secondo giorno: "Anno 2003"
La simulazione a questo punto prevede l’elezione di un presidente che avrebbe dovuto vantare almeno il 58% dei voti, un presidente che durante i primi sei mesi del suo mandato avrebbe dovuto ritirare le truppe dal Chapare. Un gesto molto apprezzato dal Gruppo Minaccia che avrebbe dovuto riprendere le proprie attività sovversive. Il nuovo presidente avrebbe dovuto viaggiare negli Stati Uniti, in Canada e in Europa per chiedere l’appoggio internazionale, appoggio che avrebbe dovuto essergli garantito con tanto di cancellazione del debito nei confronti di vari paesi europei. Altri paesi, invece, avrebbero solo promesso aiuti economici, aiuti che si sarebbero materializzati solo dopo qualche risultato positivo nella distruzione della coca illegale. Il nuovo governo si sarebbe concentrato per nuove riforme economiche per combattere la povertà e la corruzione, non riuscendo ad ottenere pari risultati nella lotta al narcotraffico. Approfittando di questa situazione il Gruppo Minaccia avrebbe chiesto sempre di più, anche perché non ci sarebbero state le Forze Armate ad impedire il sorgere di nuove dimostrazioni. E per di più tutti i tentativi del governo di destituire Evo Morales sarebbero falliti. Alla fine dell’anno, la stabilità del nuovo governo sarebbe apparsa come gravemente compromessa.

(Effettivamente la nascita di una nuova tassa, l’impuestazo, ha creato una profonda spaccatura tra il nuovo governo e le forze dell’ordine – vedi la strage del 12 febbraio 2003 -; alcuni paesi europei hanno realmente cancellato il debito della Bolivia, mentre il Fondo Monetario Internazionale continua a procrastinare l’avallo dell’ennesimo credito a causa dei dati non felici relativamente alla distruzione della coca. In un primo momento, il presidente Gonzalo Sanchez aveva discusso di un possibile ritiro delle truppe dal Chapare, un ritiro che non solo non è mai avvenuto, ma che è stato sostituito da nuovi invii di militari. Tutti i tentativi di implicare Morales in vari atti criminali sono andati, fino ad ora, falliti. Un paio di gravi errori politici del presidente della Repubblica hanno causato seri imbarazzi a Washington.)

Il terzo giorno: "anni 2004-2007"
Visto lo scenario sviluppatosi precedentemente, si è reso necessario un cambio alla presidenza della repubblica che, nel gioco, muore per infarto cardiaco. Il vicepresidente però si trova a dover affrontare un grave peggioramento dell’economia nazionale a causa dell’aumento dell’inflazione, l’aumento della disoccupazione e della criminalità, l’aumento delle manifestazioni e dei vari disordini sociali, causa principale di una paralisi del sistema di trasporto nazionale. L’abbandono della lotta al narcotraffico ha ottenuto un incremento vertiginoso della produzione di coca, del contrabbando e di tutte le attività illegali, cosa questa che farebbe ridurre le quote di investimenti stranieri. Gli Stati Uniti a questo punto non possono che sospendere la cooperazione economica con il Paese, visto che tutti gli accordi stretti tra Washinghton e La Paz prevedono sensibili risultati nella lotta al narcotraffico.
La nuova amministrazione a questo punto non ha altra scelta che tornare alla linea dura: imponendo una forte presenza militare nelle aree di maggior conflitto, dando maggiore potere alla giustizia per agire contro delinquenti e sovversivi, riducendo la libertà di stampa e delle organizzazioni in difesa dei diritti umani.
Il Gruppo Minaccia a questo punto mette a punto un atto di terrorismo: invia delle buste contenete polvere di antrace al Parlamento.
Positivamente si possono valutare le azioni del governo in materia di lotta al narcotraffico, grazie alle quali in capo ad un anno sarebbe possibile ristabilire un certo ordine sociale. Il rafforzamento del sistema giuridico dovrebbe garantire il mantenimento della legalità, e un maggiore controllo politico equivarrebbe ad un sistema economico più stabile, capace di far tornare gli investitori stranieri.
Un dato fortemente negativo, invece, riguarda il malcontento pubblico, cresciuto in maniera esponenziale, così come aumentate appaiono le condanne internazionali per la mancata applicazione dei diritti umani. Questo comporterebbe la rescissione di importanti contratti economici, nonché la cancellazione di crediti internazionali.

(In pratica, questo sembra essere lo specchio della Bolivia "che fu" tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, prima che il governo militare di Banzer venisse destituito da una serie di colpi di stato, prima che, nel 1982, il regime militare cada definitivamente a favore di Hernán Siles Zuazo, imposto come presidente della Repubblica dal nuovo Congresso eletto due anni prima. In quasi diciotto anni di regime militare, i morti e i desaparecidos sono stati centinaia di migliaia. Purtroppo, a tale proposito, non esistono dati certi.)

Game Over: vincitori e vinti
Alla fine di questa settimana, gli studenti devono aver lasciato le aule della Escuela de Comando y Estato mayor General del Ejercito piuttosto delusi. Perché dopo ben tre giorni di simulazioni, ovvero dopo sei anni di governi, minacce, impegni, prestiti e condanne, la Bolivia si ritroverebbe al punto di partenza, Anzi, un po’ più indietro.
A guastare ancora di più uno scenario reale di povertà, disoccupazione e corruzione, arrivano sempre più notizie di ingiustizie sociali. Come, ad esempio, la notizia secondo la quale ad uccidere quattro militari scesi in piazza a protestare in quel terribile 12 febbraio scorso sarebbero stati alcuni esponenti del GAI, gruppo di elite della polizia istruito e armato con appositi fondi statunitensi. Contro questi militari non è stata avanzata alcuna azione legale.
Il software, molto speciale, utilizzato durante le simulazioni di governo boliviano nell'ottobre del 2001, aveva indubbiamente a sua disposizione eccezionali variabili socio-economiche, politiche e addirittura climatiche da incrociare e far interagire trasformando così il computer in una sorta di sfera magica, dove appaia un futuro da comprendere e, chissà, forse da controllare. Ma la programmazione dei dati variabili non prevedeva sicuramente il concorso e l'influenza delle successive elezioni latinoamericane che offrono al continente una ventata di novità. A questo punto appare sempre più fondamentale, per l’equilibrio dell’intera America Latina, l’appuntamento del prossimo novembre, quando a Santa Cruz convergeranno tutte le forze sociali del subcontinente chiamate a partecipare all’Assemblea per l’Unità dell’America Latina. Saranno presenti anche i presidenti Lula da Silva, Hugo Chavez e Fidel Castro.
A proposito, sono stati aggiornati i dati?

Giovanna Vitrano, giornalista e ricercatrice indipendente ha curato diverse inchieste e dossier su politica, società e ambiente del continente latinoamericano. E' tra le fondatrici dell'Associazione Selvas.org
E-mail: giovitrano@libero.it

FONTE: http://www.selvas.org/newsBO0703.html