Le ultimissime dai media indipendenti
boliviani: tregua armata a La Paz circondata dai contadini e dai
minatori, intanto il Condoleeza Rice e il Dipartimento di Stato
richiamano la "comunitā internazionale" a sostenere il
presidente Sānchez de Lozada, amico di Bush
E' sera a La Paz: decine di migliaia di
manifestanti stazionano da otto ore oramai intorno a Plaza Murillo, sede
del Palazzo Presidenziale vuoto, fronteggiando un imponente schieramento
di reparti blindati dell'Esercito, che hanno giā fatto largo uso della
mitraglia pesante.
I violenti scontri tra militari e cittadini delle periferie della capitale
e dei villaggi dell'Altiplano, armati solo di pietre e fionde, sono andati
scemando nel corso del pomeriggio; dopo che l'Esercito si č reso conto di
non poter smobilitare le strade se non a prezzo d'un nuovo bagno di
sangue, e dopo che decine di leader comuntari avevano preso il controllo
della piazza, che č riuscita ad organizzarsi e ad autodisciplinarsi nella
resistenza.
E' testimoniato dai giornalisti che č stata evitata ogni inutile
devastazione, mentre la gente si dedicava a fissare la situazione del
confronto con barricate che isolano il centro di La Paz, la zona di San
Francisco.
Colonne di manifestanti in ribellione sono intanto dilagate ai margini dei
quartieri ricchi della capitale, nella zona meridionale, dove č situata
anche la residenza dove č rinchiuso da oltre 24 ore il presidente
Gonzalez "Gony" Sānchez de Lozada, miliardario imprenditore del
settore minerario che ha contribuito a gettare in miseria, grande amico
dei Bush e loro "grande elettore", nel Cono Sur, per la
realizzazione dell'accordo ALCA, insieme al collega (in tutti i sensi)
colombiano Pastrana.
Il bilancio dei civili in rivolta uccisi dalla repressione militare, dopo
il massacro a El Alto di domenica, che aveva fatto 26 morti tra cui alcuni
bimbi, č cosė ulteriormente salito: le sole fonti fin qui credibili,
quelle delle organizzazioni non ufficiali e in particolare
dell'Associazione per i Diritti Umani in Bolivia, parlano di almeno 40
morti complessivamente in queste 48 ore. Almeno altri 5 stamane nella
stessa El Alto, che ha reso ingovernabile l'imposizione della legge
marziale effettuata il giorno prima dai militari, gli altri quasi tutti a
La Paz; uno, forse due, nel Chaparé, la regione tropicale roccaforte dei
cocaleros e del MAS di Evo Morales, a sua volta mobilitatasi in questo
lunedė.
Proprio l'inizio della mobilitazione nella regione centrale ha interrotto
il traffico per tutta la giornata sulla grande autostrada Cochabamba-La
Paz, portando a scontri sporadici ma continui tra i blocchi contadini e
altre unitā dell'Esercito riunite sotto un comando speciale apposito.
Tutta l'opposizione politica e sociale boliviana si č unificata su due
obiettivi, dopo il discorso minaccioso con cui "Gony" aveva
replicato alla marcia nella capitale che aveva rifiutato il suo
dietrofront della mattina sul nuovo piano di esportazioni negli USA di gas
naturale andino: gli obiettivi di un'insurrezione civile ormai dilagata in
tutto il paese sono l'immediato rovesciamento del presidente medesimo, e
il controllo popolare sull'industrializzazione e l'esportazione di gas e
petrolio.
Sullo stesso fronte si trovano cosė il sindacato operaio COB, finora
tenutosi sul piede d'uno sciopero piuttosto debole, il MAS di Evo Morales,
i sindacati contadini, i sindacati degli insegnanti, dei commercianti al
minuto, dei trasporti (che hanno interamente bloccato i mezzi pubblici di
terra, su ferro e su gomma, e isolato via aerea la capitale), le
organizzazioni studentesche e soprattutto le assemblee delle comunitā
indigene dell'Altiplano, del Valle, del Chaco e della Cordillera, ora
unificate in un unico movimento fuso con la confederazione contadina.
Proprio un'assemblea del genere ha riunito nella prima serata le
delegazioni di tutti i villaggi dell'Altiplano, che hanno giurato sui loro
30 morti delle ultime 48 ore di marciare su La Paz entro la mattinata, di
rovesciare il presidente e di "prendere i politici", in nome di
"dignitā e vita" delle comunitā indie aymara.
Mentre si prepara, dunque, una notte di vigilia per la sfida finale tra la
forza repressiva mobilitata da Sānchez de Lozada e la sollevazione
moltitudinaria delle popolazioni del pių povero paese dell'America del
Sud, si č stesa sulla Bolivia l'ombra dell'intervento diretto di
Washington: giā nel pomeriggio, infatti, la consigliera presidenziale
alla sicurezza Condoleeza Rice aveva invocato "l'appoggio della
comunitā internazionale al presidente costituzionale" boliviano.
Poi, in serata, una nota del Dipartimento di Stato annunciava
minacciosamente che "non sarā tollerabile alcun insediamento d'un
regime extracostituzionale in Bolivia" e che gli USA
"difenderanno gli assetti democratici" del paese!
Nel frattempo, continuano a giungere notizie delle difficile tenuta dello
stesso esercito boliviano, al livello della truppa: a partire dalle
notizie di torture inflitte a molti soldati semplici della regione del
Oriente trascinati nella repressione di El Alto e che si sono in molti
casi rifiutati di sparare sulla folla, dopo il bagno di sangue della
domenica.
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