MEDIA USA in GUERRA

Come far odiare gli arabi attraverso la stampa

 

di Brian Whitaker, The Guardian

Dalle ricerche di Brian Whitaker l’istituto “indipendente” di traduzioni dei quotidiani Arabi è ben diverso da ciò che appare. Da un po’ di tempo a questa parte, sto ricevendo piccoli omaggi da un generoso istituto degli Stati Uniti. Gli omaggi in questione sono delle traduzioni di alta qualità concernenti articoli provenienti da quotidiani Arabi che il suddetto istituto mi invia per e-mail quasi quotidianamente, senza alcun costo. Le medesime e-mail vengono inviate anche a politici, accademici ed, ovviamente, a molteplici giornalisti. I temi degli articoli sono generalmente di grande interesse. Ogni volta che ricevo una mail da quest’istituto, alcuni miei colleghi del Guardian la ricevono in contemporanea e regolarmente me la inoltrano – spesso con suggerimenti riguardanti la possibilità di verificarne il contenuto e pubblicarne un articolo. Se poi la nota alla mail proviene da uno dei miei colleghi con maggior esperienza, sento che dovrei proprio scrivere qualcosa al riguardo. La scorsa settimana ad esempio ricevetti una copia di alcuni paragrafi tradotti da quest’istituto, nei quali un ex medico dell’esercito iracheno sosteneva che Saddam Hussein in persona diede l’ordine di amputare le orecchie a tutti i militari disertori. L’organizzazione che fece questa traduzione è il Middle East Media Research Institute (Memri), con base a Washington e che recentemente ha aperto nuovi uffici a Londra, Berlino e Gerusalemme. 

I propri lavori sono tax-free negli USA poiché, come “Organizzazione indipendente, super partes, non profit” ha la possibilità di detrarre le tasse per la legge americana. Lo scopo statutario del Memri, come si può verificare sul suo sito web, è “colmare il gap linguistico tra l’Occidente – dove pochi parlano l’Arabo – ed il Medio Oriente, fornendo traduzioni quotidiane da giornali e riviste arabe ed ebraiche”. Nonostante questo impegno di alto valore morale, molte cose non mi quadravano ogni volta che cercavo di saperne di più sul Memri. Innanzitutto è un organizzazione alquanto misteriosa. Il suo sito web non fornisce nessun nome da contattare, e nemmeno un indirizzo dei propri uffici. La ragione di questa segretezza, secondo un ex impiegato, è che “non vogliono che nessun kamikaze attraversi la loro porta d’ingresso il lunedì mattino” (Washington Times, 20 Giugno). Questa dichiarazione mi colpì, essendo una precauzione alquanto eccessiva per un istituto che vuole semplicemente rompere le barriere di linguaggio che si pongono tra Medio Oriente ed Occidente. La seconda cosa che mi rendeva sospettoso era che gli articoli selezionati dal Memri per le proprie traduzioni seguono degli schemi familiari; ciascuno riflette sempre negativamente il carattere degli Arabi, o segue in qualche modo il punto di vista dell’agenda politica di Israele. Non sono però il solo ad avere questi “sospetti”. Ibrahim Hooper del Consiglio per le Relazioni Arabo-Americane, dichiarò al Washington Post: “L’intento del Memri è ricercare le peggiori dichiarazioni possibili del mondo Musulmano e renderle di pubblico dominio il più largamente possibile”. Il Memri potrebbe ovviamente obiettare che sta cercando invece di incoraggiare la moderazione mettendo in luce i più abbietti episodi di intolleranza ed estremismo. 

Ma se così fosse, ognuno si aspetterebbe – in onore al non allineamento – che vengano pubblicati anche articoli riguardanti le pubblicazioni estremiste dei media ebraici. Sebbene il Memri dichiari di provvedere alla traduzione anche di giornali ebraici, io per il momento non ne ho ancora ricevuta una! Il sito web del Memri getta ulteriori dubbi sul suo statuto super-partes. Accanto al sostegno alla liberal democrazia, alla società civile ed al libero mercato, l’istuto enfatizza anche “la rilevante continuità del Sionismo nel popolo ebraico e nello stato di Israele”. Questo è ciò che il sito web soleva sostenere anche se ad oggi le tesi sul Sionismo sono state cancellate. L’originale nel quale erano contenute sono però ancora rintracciabili negli archivi di Internet. La ragione di tanta segretezza del Memri inizia a diventare chiara indagando sulle persone che ci stanno dietro. Il co-fondatore e presidente del Memri, nonché colui al quale è intestato il sito web, è un Israeliano di nome Ygal Carmon, Il Signor – o meglio Colonnello – Carmon passò 22 anni nei servizi segreti militari israeliani e più tardi divenne consulente anti-terrorismo di due Primi Ministri d’Israele, Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin. Ritrovando un’altra pagina ora cancellata dagli archivi del sito del Memri ho potuto ricavare una lista di tutto lo staff. Tra le sei persone nominate, tre – incluso il Colonnello Carmon – vengono descritte per aver prestato servizio nello spionaggio israeliano. delle altre tre, una servì nell’Alto Comando Nord dell’esercito israeliano, una aveva un passato accademico, e la sesta è un ex attore. Il secondo co-fondatore del Membri insieme al Colonnello Carmon è la signora Meyrav Wurmser, che è anche direttrice del Centro di politica medio orientale presso l’Hudson Institute di Indianapolis, descrive sé stessa come “ Prima fonte di ricerca applicata americana sugli scambi duraturi in politica”. La signora Wurmser è anche autrice di un documento accademico intitolato “Potrà Israele sopravvivere al post Sionismo?” nel quale sostiene che gli intellettuali di sinistra israeliani sono “una minaccia” per lo stato di Israele, poiché ne svuotano l’anima e ne ridurrebbero la volontà di difesa contro i pericoli esterni. 

Inoltre, la signora Wurmser è altamente qualificata, riconosciuta internazionalmente, come ispirata e ferrata portavoce sul Medio Oriente, la cui presenza” trasformerebbe qualsiasi evento radio-televisivo in uno show unico nel suo genere”, questo secondo la Benador Associates, un Agenzia di pubbliche relazioni che si onora dei suoi servigi. Nessuno, per quanto ne sappia, contesta il merito delle traduzioni del Memri ma ci sono altre ragioni per interessarsi ai suoi lavori. L’e-mail circolante settimana scorsa sull’ordine di Saddam di tagliare le orecchie ai disertori è un estratto di un lungo articolo del giornale pan-arabo Al-Hayat, scritto da Adil Awadh il quale sosteneva di essere in possesso di notizie di prima mano. Era la solita storia di brutalità irachena che i giornali di mezzo mondo erano ben felici di pubblicare senza nemmeno verificarla data l’atmosfera di febbre da guerra di questi giorni. Potrebbe anche esser vera ma occorreva prenderla con un po’ di prudenza. Il signor Awadh non è esattamente ciò che si può considerare una figura indipendente. E’, o almeno era, un membro dell’Accordo Nazionale Iracheno, un gruppo di oppositori iracheni in esilio sostenuti dagli USA, e di questo particolare né Al-Hayat e né il Memri fece riferimento. Inoltre, l’affermazione del Sr. Awadh venne una prima volta alla luce circa quattro anni fa, quand’egli aveva una forte motivazione per farla. Secondo un reportage del Washington Post del 1998, la richiesta di amputazione era parte delle sue richieste contro gli esiliati politici negli Stati Uniti. In quel periodo egli era uno dei sette iracheni arrestati negli USA come sospetti terroristi o agenti segreti iracheni, e quindi stava cercando di far capire agli americani che stavano facendo uno sbaglio. All’inizio di quest’anno il Memri ottenne due successi molto significativi contro l’Arabia Saudita. La prima fu la traduzione di un articolo del quotidiano Al-Riyadh nel quale un giornalista scrisse che i giudei usavano il sangue dei bambini cristiani e musulmani per il pasto della festa religiosa del Purim. Lo scrivente, un professore universitario, era in apparenza legato ad un mito anti-semita risalente al medio-evo. Con questo il Memri dimostrò più che mai, quanto grande fosse l’ignoranza di molti arabi – anche quelli maggiormente istruiti – al riguardo delle tradizioni dei giudei e di Israele e la loro predisposizione a credere a queste ridicole storie. Ma quello a cui maggiormente il Memri mirava era di far passare Al-Riyad come “giornale governativo” e implicitamente che l’articolo avesse quindi avuto un approvazione governativa. 

L’editore del giornale disse di non aver potuto verificare l’articolo prima della sua pubblicazione perché si trovava all’estero. Ne stigmatizzò senza esitazione il contenuto e licenziò il suo giornalista ma nonostante tutto ormai il danno era fatto. Il secondo successo del Memri risale ad un mese fa quando l’Ambasciatore saudita a Londra scrisse un poema intitolato “The Martyrs” (I Martiri) – concernente una giovane donna kamikaze – che venne pubblicata sul giornale Al-Hayat. Il Memri tradusse solo degli estratti del poema, il quale viene descritto come “apologia dei kamikaze suicidi”. Questo sebbene il reale messaggio del poema sia solo una questione di interpretazione. Esso potrebbe, forse in maniera maggiormente plausibile, venir letto come una condanna verso la politica di immobilità dei leaders arabi, ma i Media Occidentali decisero di riportare tale e quale l’interpretazione del Memri. Questi “incidenti” che hanno coinvolto l’Arabia Saudita non dovrebbero esser visti in un contesto isolato. Al contrario, essi sono parte di un caso precostituito contro questo paese per persuadere gli Stati Uniti a trattarlo come un nemico piuttosto che come un alleato. E’ una campagna che il governo Israeliano e i neo-conservatori americani stanno spingendo sin dall’inizio di quest’anno – un aspetto del quale fu lo strano incontro anti-saudita al Pentagono, ospitato lo scorso mese da Richard Perle. Per coloro che regolarmente leggono i giornali arabi, dovrebbe esser ovvio che i concetti posti in evidenza dal Memri sono quelli a cui spinge Israele e non sono rappresentativi della stampa araba nel suo complesso. Il pericolo è quello che molti senatori, uomini del congresso e opinionisti che non leggono giornali arabi ma ricevono le e-mail del Memri, potrebbero farsi l’idea che queste tesi estremiste non siano solo rappresentative dell’opinione pubblica araba, ma altresì rappresentino la politica dei governi arabi. 

Il Memri del Colonnello Carmon sembra quindi impaziente di incoraggiarli in questa loro visione. Lo scorso Aprile a Washington, egli testimoniò presso il Comitato sulle relazioni internazionali, descrisse il sistema dei media arabi come parte di un sistema di indottrinamento su larga scala. “I media controllati dai governi arabi indirizzano l’odio popolare contro l’Occidente, ed in particolare contro gli Stati Uniti” disse “In particolare dopo l’11 Settembre, chiunque può facilmente trovare articoli che sostengono, od addirittura incoraggiano gli attacchi terroristici contro gli USA…” “Gli Stati Uniti vengono sempre più spesso paragonati alla Germania Nazista, il Presidente Bush ad Hitler e Guantanamo ad Auschwitz”. Nel caso del canale satellitare Al-Jazeera, Carmon sostiene che la stragrande maggioranza degli ospiti e dei cronisti dell’emittente siano fortemente anti-americani e anti-semiti”. E purtroppo, è proprio sulla base di queste enormi generalizzazioni che viene oggigiorno costruita la maggior parte della politica estera americana. Ben lontano dallo scopo di eliminare le diffidenze tra arabi ed Occidentali, il linguaggio è una barriera che si perpetua e può anzi facilmente esser utilizzato per creare incomprensioni. Tutto quello che serve non è altro che un piccolo gruppo di israeliani che sfruttino questa barriera per i propri fini e incomincino a far mutare in peggio la percezione degli Occidentali sugli arabi. Non è difficile capire come gli arabi potrebbero contrattaccare tutto questo. Basterebbe che un gruppo di compagnie di comunicazioni arabe si unissero insieme e pubblicassero le traduzioni di articoli, che riflettano in maniera più accurata le opinioni dei propri giornali e quotidiani. Ma come al solito preferiscono rimanere sulle loro singole posizioni e lamentarsi delle cospirazioni dei servizi di intelligence israeliani.

http://www.informationguerrilla.org/come_far_odiare_gli_arabi.htm