Classi divise per sesso nelle scuole degli Usa
Rivoluzione dopo quasi 40 anni di sezioni miste. Bush stanzia tre milioni di dollari: i genitori potranno scegliere NEW YORK - Dopo l’ultimatum all’Unicef («sostituite i programmi di educazione sessuale per i giovani con quelli pro-castità, oppure vi toglieremo i fondi»), la Casa Bianca di George Bush ha deciso di introdurre un’altra rivoluzione che riguarda il mondo giovanile ed è destinata a rivelarsi altrettanto controversa: la divisione dei sessi all’interno delle scuole, maschi in una classe e femmine nell’altra. Invertendo più di tre decenni di politiche federali bi-partisan, l’amministrazione Bush ha dato il via libera alle scuole unisex, spianando la strada alla creazione di istituti di istruzione pubblici solo per maschi o solo per ragazze. A dargli una mano in quest’impresa, giudicata improponibile e ai limiti dell’eresia solo qualche anno fa, sono due dei democratici più di sinistra del Congresso Usa: Hillary Clinton e Ted Kennedy.
LEGGE - «E’ moralmente giusto offrire questa opzione ai genitori», ha detto Brain Jones, direttore generale del Ministero dell’Istruzione negli Stati Uniti. Che sta già varando una nuova «interpretazione» delle leggi federali vigenti in materia, in modo da permettere i finanziamenti pubblici a questo tipo di scuole. Negli ultimi 30 anni anche le amministrazioni americane più conservatrici - incluse quelle di Ronald Reagan e Bush padre - avevano negato i fondi alle scuole cosiddette single-sex perché violavano la legge federale sulla discriminazione, scaturita dalle lotte per i diritti civili degli anni 60. Ma dal nuovo decreto cadrebbe ogni riferimento alle «libertà civili» e alla «parità dei sessi».
PRIVATO - L’attuale normativa non riguarda ovviamente le scuole private per soli ricchi, dove le istituzioni single-sex sono diffusissime. A conferire autorevolezza scientifica ad un business da svariati miliardi di dollari annui sono educatori come la psicologa femminista di Harvard Carol Gilligan. Secondo Gilligan le scuole unisex aumentano il profitto degli studenti. Che invece di consumarsi in sterili e snervanti «lotte tra sessi», hanno modo di cresce e maturare in piena autonomia ed autostima. Il numero crescente di genitori statunitensi che mandano i propri figli in questo tipo di scuola, secondo il presidente Bush, testimonia dunque di un trend inarrestabile. Una tendenza che ha spinto ben 11 istituzioni pubbliche a sfidare le leggi (e le cause giudiziarie), in nome del nuovo slogan «separati è meglio».
ALLEATI - I neopuritani più sessuofobi e la destra ultra-cristiana si sono trovati a braccetto con Ted Kennedy e con l’ex first lady e neo-senatrice dello stato di New York, Hillary Clinton, tra i più entusiasti sostenitori della riforma che, di fatto, catapulterà la scuola indietro nel tempo, facendola assomigliare a quella dei nostri nonni e bisnonni. Ma se i primi sono favorevoli alle scuole single-sex come rimedio alla piaga delle maternità tra teen-ager, i secondi lo sono per motivi di democrazia («dare ai poveri le stesse scelte dei ricchi»).
CRITICHE - A molti non è andato a genio che, ancora prima delle proposte legislative, Bush avesse autorizzato lo stanziamento di fondi. Tre milioni di dollari, che il presidente americano aveva già stanziato l’anno scorso sotto la voce, poco chiara, di «programmi innovativi» per la riforma dell’istruzione. Ma ora si scopre che quei soldi erano destinati di fatto alle single-sex school , che attualmente sono bandite dalla legge federale vigente. Molti educatori e psicologi puntano il dito contro il vertiginoso tasso di gravidanze fra le teen-ager Usa (il più alto dei paesi industrializzati), bollando la panacea delle scuole single-sex come «semplicistica». «Quando il governo promuove scuole separate basate sul sesso solleva gravi preoccupazioni sulla eguaglianza del diritto all’istruzione», ha protestato Donna Lieberman, della New York Civil Liberties Union. La Lieberman condanna il fatto che «l’amministrazione sposti parte delle già scarse risorse destinate alla scuola pubblica su questi dubbi programmi, invece che puntare sui problemi veri dell’istruzione».
Alessandra Farkas
10 maggio 2002 http://www.scuolainsiemeweb.it/scuolanews/usa_classi_divise_per_sesso.htm | di Simonetta Cossu
da "Liberazione" del 11.08.02
Stati Uniti anno 2002, torna la segregazione razziale nelle scuole. E' quanto risulta da una accurata ricerca di alcuni studiosi della prestigiosa università di Harvard. Secondo il rapporto, i bambini afroamericani e quelli ispanici frequentano scuole dove i "contatti" con i coetanei bianchi sono sempre più rari. Sono passati quasi 50 anni dalla storica decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che, nel 1954, bandiva la segregazione razziale dalle scuole del paese. Un tempo che sembra passato invano e, anzi, adesso riemerge prepotente la divisione. Secondo lo studio, due i principali elementi che la determinano: la povertà e le politiche del governo. La situazione più drammatica si registra, anche qui la storia si ripete, negli stati del sud, proprio dove le lotte per i diritti civili sono state più accese. L'Harvard Civil Right Project, ha esaminato i dati forniti in 14 anni da 239 distretti scolastici. In base a questi ha costruito un particolare indice per determinare quante volte bambini neri sono entrati in contatto con coetanei bianchi. E i dati che emergono dovrebbero far preoccupare il ministro dell'Istruzione a Washigton. Uno dei casi di ritorno della segregazione portati ad esempio come tra i peggiori è quello nella Contea di Clayton, nello stato della Georgia, dove gli "incontri ravvicinati" tra neri e bianchi è passato da un 68% del 1986 ad un drammatico 23% nel 2000. Questo significa che in media in quella contea una classe è composta solo per un 23% da bianchi. La ricerca inoltre rivela che su 185 distretti scolastici presi in considerazione, solo in quattro l'integrazione tra bianchi e neri è aumentata, mentre per i bambini ispanici solo in 3. Al contrario, in ben 53 distretti l'isolamento dei bianchi nei confronti dei neri è aumentato. Secondo gli autori dello studio la gente è stata scoraggiata dalle politiche di integrazione, mentre questa è cruciale per l'educazione e prepara gli studenti a vivere in una società composta da diverse culture.
Diversi e divisi Tutto questo accade in un paese, gli Stati Uniti, dove secondo l'ultimo censimento la società è sempre più multietnica e multirazziale. Ma queste diversità restano minoranze. Costrette a vivere in zone sempre più povere, dove i servizi scarseggiano, il circolo vizioso che alimenta la segregazione è scontato. A rendere tutto ancora più difficile anche una serie di decisioni della Corte suprema che ha depotenziato il processo di desegregazione, imposto per legge dopo gli anni '50, autorizzando standard più flessibili per quelle scuole dove il problema esisteva. Inoltre quegli istituti che cercano di avviare programmi di integrazione razziale oggi si vedono costretti a dover dimostrare che sono "di interesse primario nazionale", (e sono già molti i tribunali che non hanno riconosciuto l'integrazione come un interesse primario!) pena il taglio ai finanziamenti pubblici.
I buoni scuola di Bush Appena eletto Bush promise una drastica riforma del sistema scolastico. Un sistema che secondo molti è vicino al collasso, dove la professione di insegnante è sempre meno conveniente visti i bassi salari, dove molte aule sono situate in palazzi fattiscenti. E Bush quella promessa l'ha mantenuta, ma la riforma proposta avrà effetti dirompenti proprio in considerazione del quadro descritto dagli studiosi di Harvard. In base al nuovo progetto di legge, infatti, quelle scuole che non raggiungono gli standard fissati per legge avranno tre anni di tempo e una manciata di dollari per mettersi in regola. Chi non ce la farà verrà cancellato. In cambio ai genitori di quei distretti verrà offerto un "buono" di 1.500 dollari per figlio per poterli mandare in una nuova scuola pubblica o privata. In attesa che la riforma federale diventi legge, è bastata la decisione della Corte suprema, che ha riconosciuto come costituzionalmente leggittimi i "buoni scuola", per dare il via libera ad una serie di leggi locali che autorizzano i singoli Stati ad elargire finanziamenti per quelle famiglie che optano per una scuola privata o religiosa. In pratica l'inizio della fine della scuola pubblica americana. |