IRAQ Migliaia di civili uccisi: unico risultato dell'embargo | |
L'Iraq che potrebbe essere bombardato nel 2002 è un paese allo stremo. Ormai innumerevoli rapporti delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno documentato quale disastro abbiano provocato le sanzioni economiche decise dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu all'indomani dell'invasione del Kuwait il 6 agosto '90, confermate nell'aprile 1991 a guerra finita, e tuttora in vigore. Fonti: Unicef, Fao, WFP, WHO, UNDP Le tabelle allegate riportano alcuni indicatori significativi del degrado della situazione alimentare e sanitaria del paese. Un generale abbassamento delle difese immunitarie, derivato dalla carente alimentazione, ha reso endemiche tutte le malattie infettive. Sono riapparse malattie debellate, come la poliomielite. Malattie rare, come malformazioni congenite e tumori del sangue e del fegato si presentano con frequenza anche dieci volte superiore. La scarsità di farmaci ha fatto il resto. Ne è risultato un milione e mezzo di morti. Il sistema educativo, che aveva portato l'Iraq a sradicare l'analfabetismo e a creare una delle università più ricercate del Medio Oriente è allo sbando. L'abbandono scolastico nell'età dell'obbligo raggiunge il 20/25%. Centinaia di migliaia di tecnici e quadri sono emigrati all'estero. L'accesso all'acqua potabile è un optional. I terreni si stanno salinizzando a causa della scarsa irrigazione e le rese per ettaro delle coltivazioni sono decrescenti.. Ma in Iraq in questi undici anni è successo molto di più. Bisogna aver conosciuto il paese ed averlo visto cambiare giorno per giorno per capire quanto in profondità abbia scavato l'embargo. Quando va bene maestre demotivate insegnano senza libri, per qualche dollaro al mese, a classi sovraffollate di bambini disattenti perché affamati. Quando va male le stesse insegnanti taglieggiano i genitori per concedere la promozione dei figli. La corruzione è una regola. Negli ospedali.(come da noi) s'indirizzano i pazienti presso gli studi privati a pagamento. Medici affranti operano parti cesarei senza anestesia a fianco a lussuose cliniche private ove non si nega nessuna delle più moderne tecniche. Una ricerca dell'università di Baghdad ha appurato, già nel 1996, un aumento del 125% dei disturbi del comportamento nell'infanzia. La famiglia "allargata" che garantiva il futuro degli orfani si sta sfaldando e sono apparsi i bambini di strada, fenomeno sconosciuto fino ad un decennio fa. La povertà spinge a rinviare matrimoni, costringe a vendere biblioteche private sulla strada, alimenta il lavoro minorile. Nuovi ricchi ostentano Mercedes e lussuose ville. Insomma la società irachena è stata squassata dalle fondamenta. Il tessuto e le relazioni sociali sono state cambiate. Il futuro stesso è sotto embargo. Nel frattempo non sono mai cessati i bombardamenti nelle cosiddette "No fly zones" illegalmente istituite dagli angloamericani. Secondo il Defense Information Center di New York, dopo la guerra del Golfo sono state effettuate 209.000 incursioni nello spazio aereo iracheno, con un costo stimato in 7 miliardi di dollari, più del PIL iracheno di un anno. Durante questi attacchi, che continuano tuttora, sono stati colpiti obiettivi civili come depositi di cibo, raffinerie e impianti di depurazione delle acque, e uccise centinaia di persone. Eppure, nonostante tutto ciò, le cose stavano cominciano a cambiare.
| Tutto è cominciato nel 1999 quando l'Iraq ha annunciato la firma di un trattato di libero scambio con l'Egitto come primo passo per "lo sviluppo dell'integrazione economica con gli stati arabi". Il trattato istituisce una "Free Trade Area" (FTA) nella quale vengono, in pratica, abolite le frontiere per le merci dei due paesi. La FTA, ratificata al Cairo nel luglio 2000, è entrata in vigore nell'agosto 2001. A cascata le FTA sono state istituite con la Siria, la Tunisia e (firmate, ma non ancora ratificate) l'Algeria, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen, mentre colloqui sono in corso con il Libano e la Giordania. Gli effetti sono stati immediati: l'interscambio tra Iraq ed Egitto è balzato da 2 miliardi di dollari del 2000 a quasi 4 nel 2001. E non si tratta più solo delle importazioni nell'ambito della risoluzione "Oil for food". Anche se non vi sono dati ufficiali sarebbero già 40, per un valore di 700 milioni di dollari, i contratti tra privati nel settore delle comunicazioni, mentre sarebbero in corso colloqui per la esportazione in Egitto di materie prime estrattive e, sembra, l'Egitto avrà un ruolo fondamentale nel ripristino della rete delle telecomunicazioni irachene. Nel frattempo sono in corso colloqui con la Giordania per la costruzione di un oleodotto tra i due paesi, mentre l'Iraq ha proposto a Siria, Libano e Giordania accordi bilaterali per realizzare una rete di distribuzione del metano iracheno in quei paesi. Anche se ufficialmente nelle Free Trade Areas dovrebbero viaggiare solo le merci autorizzate dall'Onu con la risoluzione "Oil for Food", in assenza di frontiere può entrare ed uscire di tutto, in particolare può riprendere l'interscambio privato. E' presto per dire quanto e se questo nuovo corso potrà cambiare la situazione in Iraq (tuttora ad esempio l'import-export iracheno è meno del 20% di quello di dieci anni fa), ma certamente è una piccola speranza di ripresa economica. E' proprio per impedire questo (e non per "addolcire" l'embargo) che USA e Gran Bretagna hanno proposto nel giugno di quest'anno una modifica del regime delle sanzioni economiche: le cosiddette Smart Sanctions (sanzioni intelligenti). La proposta USA-UK prevedeva lo sblocco di una lista di merci la cui importazione non sarebbe stata più soggetta all'approvazione della Commissione 661, ma solo a "comunicazione". Contemporaneamente però imponeva alle frontiere con l'Iraq ispettori Onu con il compito di vigilare che le merci in transito siano solo quelle approvate. In pratica un boicottaggio esplicito delle FTA. Tutti i governi dei paesi confinanti hanno però dichiarato che non avrebbero accettato la presenza degli ispettori, e la Russia è giunta a minacciare l'uso del veto in Consiglio di Sicurezza. Fallito, almeno per ora, questo tentativo il programma detto "Oil for Food", già ribattezzato "Oil for Nothing" è stato rinnovato in giugno e alla fine di novembre per un altro semestre. Da quando è stata istituito nel dicembre '96, il programma (che permette la vendita di petrolio per l'acquisto di generi di prima necessità sotto il controllo Onu) ha permesso l'esportazione di petrolio per quasi 50 miliardi di dollari. Di questi però solo 17 miliardi di dollari si sono effettivamente trasformati in aiuti. 13 sono stati destinati al pagamento dei danni di guerra, 6,5 agli interventi umanitari nelle zone kurde. Oltre 4 miliardi di dollari di contratti (soprattutto nei settori della depurazione e distribuzione delle acque, della elettricità e delle telecomunicazioni e trasporti) sono stati invece bloccati dagli Usa o dalla Gran Bretagna, provocando addirittura le proteste di Kofi Annan. In pratica in questi anni il programma Oil for Food ha garantito 1024 lire al giorno a testa per ogni iracheno. Un po' poco per parlare d'intervento umanitario. |