IRAQ

Prigionieri iracheni nudi e in manette. Ecco le foto della vergogna

Scoop del primo quotidiano norvegese "Dagbladet". La denuncia di Amnesty

Quattro giovani iracheni camminano in un parco completamente nudi e scalzi con le mani legate dietro la schiena, controllati a qualche passo di distanza da soldati americani in divisa e armati. La foto a colori occupa tutta la prima pagina di "Dagbladet", il più diffuso quotidiano norvegese. Titolo: "I metodi americani in Iraq: li denudiamo". Un'altra foto che illustra l'ampio reportage pubblicato all'interno, a firma Line Fransson, mostra due iracheni nudi in corsa. Un terzo scatto ritrae invece un ragazzo iracheno a torso nudo con la scritta in arabo "Alì Baba-ladro" sul petto. Amnesty International si è detta «profondamente turbata» e ha sollecitato le autorità americane ad «aprire un'inchiesta sull'episodio e a renderne pubbliche le conclusioni».

«L'articolo - denuncia Amnesty - cita una fonte militare Usa secondo la quale questo trattamento costituisce un metodo efficace per dissuadere i ladri dall'entrare nel parco Zawra di Bagdad, dove sono state scattate le foto, e pertanto verrà utilizzato ancora. Un altro militare statunitense avrebbe dichiarato che i soldati Usa non sono autorizzati a trattare i prigionieri in modo inumano». «Se queste fotografie sono vere, - sottolinea l'organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani - siamo di fronte ad un'agghiacciante modo di trattare i prigionieri. Questi trattamenti degradanti sono una evidente violazione delle responsabilità delle potenze occupanti».

«Quale che sia il motivo della loro detenzione, questi uomini devono essere trattati sempre umanamente», argomenta ancora il comunicato di Amnesty, che conclude riportando integralmente l'articolo 27 della Convenzione di Ginevra relativo al trattamento dei prigionieri di guerra: «I detenuti hanno diritto in tutte le circostanze al rispetto della loro persona, del loro onore, delle loro famiglie, delle loro convinzioni religiose e dei loro usi e costumi. Dovranno essere trattati umanamente per tutto il tempo e protetti specialmente da tutti gli atti di violenza e minaccia e dagli insulti e dalla pubblica curiosità».

E' solo di due giorni fa il duro richiamo del segretario generale dell'Onu Kofi Annan alle forze angloamericane proprio sul trattamento dei prigionieri, mentre tutto il mondo ricorda il polverone sollevato in occasione delle immagini trasmesse in televisione dei primi marines presi prigionieri dall'esercito iracheno.

http://www.liberazione.it/giornale/030426/default.asp