WASHINGTON - Si chiama Joe, è un ingegnere diventato un analista della Cia. Ed è l'uomo che avrebbe aiutato l'amministrazione americana a "costruire" la minaccia nucleare irachena. In realtà, l'ex presidente iracheno Saddam Hussein non sarebbe stato affatto sul punto di costruire una bomba atomica. Lo afferma il quotidiano Usa Washington Post che oggi presenta una lunga inchiesta, corredata da interviste a politici ed esperti, tra cui il direttore della Cia, George Tenet (che ha inviato anche una dichiarazione scritta di quattro pagine in cui difende il rapporto del Nie, il National intelligence estimate). Il famoso giornale "liberal" ricostruisce come sono state gonfiate le prove sui presunti tentativi iracheni di dotarsi di armi nucleari. E lo fa esattamente ad un anno di distanza dall'inizio dell'offensiva verbale contro Baghdad, quando i più alti vertici dell'amministrazione cominciarono ad agitare lo spettro del "fungo atomico".
Il primo elemento ad essere messo sotto accusa, sono i tubi di alluminio. Che secondo il governo americano, erano destinati alle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, mentre, stando all'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, sarebbero stati utilizzati per i missili convenzionali. Il 22 gennaio scorso, Joe si presentò a Vienna, nella sede dell'Aiea, per dimostrare loro che, sui tubi di alluminio c'era un errore: nessuno avrebbe utilizzato un metallo tanto costoso per un missile.
In realtà, esperti americani riferirono al dipartimento per l'Energia, nel dicembre scorso, che l'Iraq stava costruendo delle copie dei missili "Medusa 81", di fabbricazione italiana, per i quali sarebbero proprio necessari i tubi di alluminio contestati. Interpellato, un portavoce della Cia (dopo aver chiesto di non pubblicare il cognome di Joe per ragioni di sicurezza), ha detto che i tubi "non sono gli stessi utilizzati nei Medusa 81", ma ha rifiutato di spiegare dove sarebbe la differenza. E il direttore della Cia, George Tenet ha detto che diverse agenzie di intelligence sono arrivate alla conclusione che i tubi di alluminio potrebbero essere utilizzati nella costruzione di centrifughe a gas per l'arricchimento dell'uranio.
Soprattutto, scrive il Washington Post, "a Saddam mancava il principale tra i requisiti per un'arma nucleare: una quantità sufficiente di uranio molto arricchito o di plutonio". Sempre dalle pagine del Post, il direttore della Cia George Tenet difende invece i metodi seguiti dall'intelligence Usa: le indicazioni sulle armi di distruzione di massa, afferma Tenet, erano accurate ed affidabili, e soprattutto Saddam non aveva abbandonato le sue ambizioni nucleari.
La questione irachena è oggetto d'attenzione anche da parte del New York Times. Dove, sempre oggi, si legge che la autorità militari americane, la Cia e i principali leader degli esuli iracheni avevano svolto una intensa attività di lobbying, nelle settimane che hanno preceduto la guerra, contattando i leader militari iracheni per convincerli a non combattere contro i militari statunitensi e britannici.
Tra coloro pronti a collaborare con gli Usa (e che, scrive il NYT, molto probabilmente lo hanno fatto) c'era il generale Sultan Hashem Ahmed al-Tai, il ministro della Difesa di Saddam, a riprova del fatto che il ministero della Difesa, a Baghdad, non è mai stato bombardato dagli americani. Non si sa però che fine abbia fatto Hashem: potrebbe essere stato ucciso dai fedelissimi di Saddam dopo aver scoperto il suo probabile tradimento.