Negli unici cinque anni di relativa libertà seguiti alla cacciata
del re, nel 1958, l'Iraq riuscì a gettare le basi per un'economia
pianificata basata sul petrolio che lo rese in poco tempo il paese
più industrializzato della regione. La costruzione del porto di Umm
Qasr, nel Golfo Persico, fu il volano della modernizzazione e
divenne un simbolo dell'indipendenza del popolo iracheno. E' forse
proprio per questo che Washington ha deciso di cominciare da lì il
suo esperimento di ultra-liberismo a cielo aperto destinato a
trainare tutto il Medio Oriente fuori dal vecchiume statalista. Così,
ancora prima di avere raggiunto Baghdad - e ancora prima di avere
approvato, il 19 settembre, l'ordine del Coalition Provisional
Authority numero 39 che permette a una società straniera di
possedere il 100 per cento di un'impresa - Bush ha affidato la
concessione del porto alla Stevedoring Service of America (Ssa),
transnazionale famosa in tutto il mondo per le sue pratiche
antisindacali.
La nomina fece storcere il naso alle
concorrenti, come il gigante navale britannico Peninsular and
Oriental Steam Navigator, candidato naturale visto che
l'amministrazione della regione era stata affidata ai britannici.
Sono volate accuse pesanti e la Ssa è risultata priva dei requisiti
di sicurezza richiesti. La risposta dell'amministrazione è stata
rapidissima: i requisiti sono stati immediatamente cancellati.
Contrariamente ad altre compagnie,
la Ssa non deve i favori della Casa Bianca a grandi elargizioni
elettorali. Si tratta di qualcosa di più nobile: una totale
comunione di vedute su grandi questioni morali come i sindacati e la
politica fiscale - ovvero tasse zero per le corporation. L'idillio
è cominciato nel 2002, durante i negoziati fra la Pacific Maritime
Association e l'International Longshore and Warehouse Union per il
rinnovo del contratto dei portuali. Il boss della Pacific Maritime
Association, uomo della Ssa, promise che avrebbe messo «i sindacati
in ginocchio», cosa che fece puntualmente con l'aiuto di Bush. Per
scongiurare gli scioperi l'amministrazione istituì addirittura una
apposita task force, capeggiata dal consigliere della Casa Bianca
Carlos Bonilla, che tratteggiò la strategia per un massiccio
intervento federale nelle trattative. In men che non si dica tutto
l'apparato legale e mediatico dell'amministrazione fu rivolto contro
i sindacati, e il minacciato sciopero dei portuali diventò un «attentato
alla sicurezza nazionale». Dopo la prevedibile sconfitta, i
sindacati si trovano davanti la prospettiva di un recupero delle
misure Maccartiste che consentivano alle compagnie di non assumere
portuali comunisti. La procedura, palesemente incostituzionale, è
stata riesumata dopo l'11 settembre, e oggi la Casa Bianca ha
affidato agli amici della Ssa il compito di stilare la lista
ufficiale dei requisiti di sicurezza per i neo-assunti.
Nessuna sorpresa, quindi, che la
concessione perpetua per il porto di Umm Qasr sia andata alla Ssa. E
nessuno si sorprenda del fatto che la legge con cui Saddam aveva
proibito i sindacati, sia stata mantenuta e rafforzata dagli
occupanti. La Workers Democratic Trade Union Federation irachena, ha
provato a rialzare la testa dopo l'occupazione con due scioperi
generali per protestare contro i bassissimi salari degli iracheni -
meno di un terzo di quelli riservati agli stranieri - e per le
condizioni di lavoro. Attività pericolosa visto che, già nel
giugno scorso, Paul Bremer aveva emanato un decreto con cui proibiva
«discorsi o scritti che incitino al disordine civile, alle
manifestazioni violente o che danneggino la proprietà» e
condannava i trasgressori all'internamento immediato come «prigioniero
di guerra». Per questo, il 6 dicembre scorso, sei dirigenti della
Federation sono stati arrestati dagli occupanti, e sono tuttora in
galera.
Contro la persecuzione delle
organizzazioni sindacali irachene si sono espresse organizzazioni
sindacali internazionali come l'International Confederation of Trade
Union mentre il Us Labour Against War, la rete sindacati
statunitensi contrari alla guerra, ha cominciato a organizzare
viaggi in Iraq per portare solidarietà e assistenza ai sindacalisti
locali. All'assemblea generale del Labour Against War a Chicago, è
stato deciso di rendere i diritti del lavoro nell'Iraq occupato uno
dei temi di spicco delle elezioni 2004. Perché, come ha detto
Clarence Thomas, ex segretario dei portuali di San Francisco, «l'amministrazione
Bush odia i sindacati negli Stati Uniti, come potrebbero piacergli
in Iraq? Il capitale ha un'unità e una mobilità internazionale
notevole, è ovvio quindi che i lavoratori debbono riuscire a fare
altrettanto per sopravvivere».
Sab. Mor.
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