Il segretario di Stato
Usa ammette che le prove da lui esibiteal Consiglio di sicurezza dell'Onu
"non erano fondate"
"Notizie false sulle armi in Iraq" Ora Colin Powell attacca la
Cia
"Ma l'intelligence mi disse che c'erano riscontri incrociati"
WASHINGTON - A
oltre un anno dall'esposizione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite dei supposti elementi di prova che dovevano smascherare il possesso
e lo sviluppo di armi di sterminio da parte dell'allora regime di Saddam
Hussein, e dunque legittimare l'intervento militare contro l'Iraq, Colin
Powell ha riconosciuto che quegli stessi elementi non erano solidi nè
veritieri; tuttavia il segretario di Stato americano si è giustificato
asserendo che lui non poteva saperlo, perchè si era basato su quanto
messogli a disposizione dalla Cia, alla quale si era rivolto.
Si tratta dell'ammissione di gran lunga più schietta, circa
l'eventualità di essere incorsi in errori per l'attacco all'Iraq, venuta
dall'amministrazione statunitense; e, se si salva forse la credibilità
personale di Powell, quella complessiva dell'amministrazione di George W.
Bush potrebbe uscirne ulteriormente minata.
Il 5 febbraio 2003, in una seduta speciale del Consiglio di Sicurezza
appositamente convocata, Powell esibì tra l'altro quelle che a suo dire
erano le prove circa l'esistenza di laboratori mobili per la messa a punto
di aggressivi batteriologici e chimici, e che spiegavano come mai gli
arsenali proibiti di Saddam non si trovassero: perchè, sostenne davanti a
interlocutori in gran parte scettici, tali laboratori erano cammuffati e
si spostavano continuamente, appunto per non essere individuati.
"Adesso appare che le cose non stavano così, che non c'era
fondatezza in esse", ha ammesso il capo della diplomazia Usa con i
giornalisti, a bordo dell'aereo che lo stava riportando a Washington da
Bruxelles, ove ieri al quartier generale della Nato aveva presenziato alla
cerimonia di benvenuto in onore dei sette nuovo Stati membri
dell'Alleanza, "ma all'epoca in cui stavo preparando
quell'esposizione per il Consiglio", ha puntualizzato lo stesso
Powell, "mi furono presentate come fondate, come le informazioni e le
notizie migliori di cui disponessimo".
Il segretario di Stato ha ribadito di
essersi rivolto alla Cia perchè gli fornisse dati e materiale in grado
di comprovare la pericolosità degli armamenti in dotazione a Baghdad,
reali o potenziali, e che peraltro mai sono stati rinvenuti, neppure in
seguito, nemmeno in tempi più recenti.
"Ora", ha proseguito Powell, "se le fonti su cui uno si
fonda vanno in pezzi, allora occorre scoprire come ci si sia potuti
ritrovare in una situazione del genere. Di questo", ha specificato,
"ho discusso con la Cia".
Per meglio far capire a che cosa stesse alludendo, il segretario di
Stato ha poi espresso l'auspicio che una commissione d'inchiesta
indipendente sia in grado di scoprire come e perchè la Cia stessa puntò
su quegli elementi, e ancor più su quali basi si fondasse la fiducia
riposta in essi dai suoi esperti; a lui, ha ribadito, fu assicurato che
le prove sul tappeto erano valide e solide.
Powell ha comunque tenuto anche a precisare di aver voluto effettuare
egli stesso controlli per garantirsi della veridicità di quanto avrebbe
in seguito sostenuto davanti all'Onu. "Studiai gli elementi che
loro mi avevano dato, ed essi me li mantennero fermi. Io non faccio
parte dell'intelligence", ha tenuto a questo punto a sottolineare,
"ma, come poi ebbi a dire durante la mia presentazione alle Nazioni
Unite, indagai e mi assicurai che esistessero riscontri incrociati. Quel
materiale", ha precisato, riferendosi alle informazioni sui
supposti laboratori montati su camion, "era il più sensazionale in
assoluto, e io", ha ripetuto, "mi sono accertato del fatto che
fosse confermato da più fonti diverse".
"Io spero proprio che la commissione d'inchiesta esaminerà queste
questioni per stabilire se l'agenzia (la Cia, ndr) disponesse o no
all'epoca delle basi per nutrire in quelle informazioni la fiducia che
aveva. Io", ha quindi ripetuto Powell, con l'evidente intento di
prendere in anticipo le distanze da chi gli fornì elementi fasulli,
"non appartengo all'apparato dell'intelligence".
(
3 aprile 2004
)
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/iraqusa/powlll/powlll.html
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