IRAQ

Ahmed Chalabi: un mafioso sponsorizzato CIA

Simonetta Cossu
Dalla guerra militare, alla guerra per il potere. Caduto il regime, la corsa per occupare i posti chiave e ottenere l'attenzione degli americani è iniziata. Tornano i leaders in esilio, si rifanno vive organizzazioni politiche date per scomparse, per non parlare di quelle nuove che stanno nascendo come funghi in tutto il paese. La mappa politica irachena passa da unidimensionale, un partito al potere, ad una confusa e competitiva ridda di gruppi etnici, religiosi e tribali tutti interessati conquistare una fetta di potere. Così ad esempio a Bassora il comando britannico ha nominato sul campo uno sconosciuto sceicco nuovo sindaco della città. Per non parlare di una misteriosa milizia che ha occupato la città di Al-Amarah, subito cacciata delle truppe americane. In questo caos politico si prepara il futuro iracheno, con quali risultati sarà da vedere.

Uno che sicuramente ha saputo occupare un posto di prima fila è Ahmed Chalabi. Una figura controversa e molto ambigua, che ha saputo giocare sulle divisioni interne all'amministrazione Usa e cogliere il suo momento. Illustre sconosciuto fino all'invasione del Kuwait da parte di Saddam nel 1990, Chalebi è riuscito grazie ad una buona intuizione degli interessi americani, una buona arte di persuasione e un alto senso mediatico ad imporsi all'attenzione come una figura di risalto dell'opposizione irachena.

Discendente di una ricca famiglia sciita di Bagdad, Ahamed Chalabi, 54 anni, punta a essere il sostituto di Saddam Hussein. Banchiere di professione, ha sempre avuto relazioni "difficili" con il denaro. Nel 1980 è stato condannato in contumacia a 22 anni per bancarotta fraudolenta in Giordania; negli anni '90 qualcuno solleva dubbi su come abbia utilizzato i fondi che la Cia gli aveva fornito, sospetti che tornano dopo un secondo finanziamento, sempre della Cia, di 4,3 milioni di dollari erogati al Congresso nazionale iracheno, organizzazione voluta da Washington e di cui oggi è l'elemento di punta.

Ma a Chalabi non manca sicuramente l'iniziativa. Nell'aprile del 1991 dopo la repressione di curdi e sciiti da parte dell'esercito iracheno, è lui a contattare Washington e mettendosi a disposizione per lavorare contro il regime di Saddam. Trova orecchie attente tra i senatori repubblicani Trott e il veterano Jesse Helms, ma chi lo lancia nelle alte sfere di Washington è Richard Perle. E' lui che lo sponsorizza alla Cia e che gli fa ottenere i fondi per fondare il Congresso nazionale iracheno. Poi qualcosa si rompe. A metà degli anni '90 Chalabi si presenta ai servizi segreti americani con i piani per un colpo di stato in Iraq. Ma la strategia Usa è diversa, punta su una rivolta interna, una rivoluzione di palazzo, alla Cia non sono interessati a sponsorizzare tentativi esterni. Incurante del veto Usa Chalabi va avanti e nel 1996 passa all'azione con l'operazione "Due città". Il piano prevede attacchi simultanei contro le unità irachene nelle città curde di Kirkouk e Mossoul. Condotta da combattenti curdi l'azione si rivela in un doppio disastro: oltre a quello militare gli fa perdere l'appoggio della Cia e del Dipartimento di Stato Usa.

La sua fortuna torna con l'elezione dell'ultimo Bush. L'ossessione dell'amministrazione di abbattere Saddam lo riporta in auge. Al Dipartimento di Stato c'è Colin Powell che contrasta il suo ritorno, e che sprezzantemente lo definisce: «Rivoluzionario con il Rolex al polso, vestiti di seta, e l'appartamento a Knightsbridge» (quartiere elegante di Londra). Ma Chalabi ritrova il vecchio amico Richard Perle, ora consigliere alla Casa Bianca, che lo introduce nel cerchio dei falchi e dove sfrutta appieno i contrasti interni tra Powell e Rumsfeld. Poi arriva la guerra e i tempi si fanno stretti. I fautori del conflitto hanno bisogno di trovare subito un referente dell'opposizione irachena. Parte probabilmente da Washington l'autorizzazione perché Ahmed Chalabi sia trasportato con un aereo militare Usa a Nassiriya mentre la guerra è ancora in corso. A sua disposizione anche due cameramen. E mercoledì, il giorno della caduta di Bagdad, Chalabi tiene il primo comizio di piazza dove oltre 1000 iracheni lo inneggiano, dove il neo leader si prende anche il lusso di criticare Jay Garner, l'uomo che deciderà chi parteciperà nel futuro governo provvisorio. Ma questo non è il momento delle raffinezze politiche, occorre raccogliere i consensi popolari per potersi presentare al primo incontro tra rappresentanti iracheni e statunitensi per formare il nuovo governo provvisorio iracheno. E Ahmed Chalabi ci sarà. Sicuramente da protagonista.

http://www.liberazione.it/giornale/030411/LB12D6AB.asp