ITALIA

La CIA continua a spiare il Viminale

La Cia aveva un accesso diretto al Viminale? La risposta è sì. Ma non negli anni Sessanta o durante la fase più buia della “guerra fredda”. Aveva accesso – e forse lo ha ancora – almeno fino al 1995. Risultato: gli 007 americani sono in grado di controllare in diretta le attività del Sismi, del Sisde e degli organismi di informazione e sicurezza italiana. Una circostanza che, forse, nel passato era giustificata dalla divisione del mondo in due blocchi. Adesso, soprattutto alla vigilia di una possibile guerra, pone dei seri problemi su come esercitare la nostra sovranità nazionale e come liberarci dei residui della guerra fredda, quando la subordinazione dei nostri apparati alla Cia e agli altri organismi di intelligence era quasi “certificata”.

La vicenda della Cia è emersa martedì, a margine dei lavori della commissione Mitrokhin, rivelata dal capogruppo dei Ds, Valter Bielli, il quale a sua volta ha fatto riferimento a quanto raccontato nelle precedenti audizioni dal generale Alberico Lo Faso, che ha comandato il Controspionaggio italiano fino al 4 aprile del 1995.

Ma come sono andate le cose? Bisogna fare un passo indietro e tornare all’audizione dell’ex direttore della prima divisione del Sismi, Lo Faso. Quel giorno, l’ex capo del Controspionaggio rispose ad una domanda del senatore dei Ds, Mario Gasbarri, il quale – per definire il contesto storico-politico nel quale agiva la rete del Kgb – aveva chiesto di sapere quali fossero i servizi segreti più attivi in Italia. Per rispondere Lo Faso aveva chiesto la seduta segreta, perché avrebbe dovuto inoltrarsi in alcuni particolari. Ieri Bielli, nel porre una domanda al generale Masina, altro ex capo del Controspionaggio, ha dato conto di quel retroscena: “Il generale Lo Faso ci ha parlato di un’attività molto pressante che era svolta dal servizio statunitense. Lo Faso ci ha perfino detto che avevano accesso diretto al Viminale, tanto da poter riscontrare (ci ha descritto anche un episodio) la completezza di alcune notizie che lui aveva fornito ad alcune persone”.

Ma cosa in particolare? A quanto pare, nel corso della sua audizione, il generale Lo Faso aveva parlato di un particolare molto interessante: una protesta della Cia nei confronti del Sismi, perché i nostri 007 avevano – secondo gli americani – taciuto una minaccia terroristica nei confronti di un obiettivo Usa. Aveva spiegato Lo Faso: in realtà il Sismi non aveva nascosto nulla, ma si era limitato a girare una informativa piuttosto generica, omettendo una serie di particolari che aveva preferito tenere riservati. L’informativa completa di tutti i dati e con tutti i retroscena era stata invece inviata al Viminale. Ma gli americani, che avevano accesso diretto al ministero dell’Interno, avevano potuto prendere visione dell’informativa nella sua completezza, confrontarla con quella ricevuta istituzionalmente e verificare che erano stati omessi una serie di dati. Da qui la decisione di protestare con il direttore del Sismi dell’epoca.

Un episodio clamoroso, che sicuramente è indicativo di alcuni retaggi della guerra fredda e del fatto che, anche dopo il crollo del muro di Berlino, alcune logiche non sono venute meno. Quello emerso è un episodio, certo. Ma è altrettanto vero che il generale Lo Faso, sulla base della sua esperienza di primo piano, aveva sostenuto che l’attività degli americani era “molto pressante”.

Spiega Valter Bielli: “Quella emersa è una storia che ci deve far riflettere sul senso della nostra sovranità nazionale, sulla necessità di liberarci delle scorie del passato che oggi non hanno più alcuna giustificazione politico-militare.
Senza enfatizzare nulla, credo che la testimonianza del generale Lo Faso debba servirci per una riflessione. Soprattutto ora che nuovamente spirano venti di guerra. Per quanto riguarda il caso Mitrokhin, credo che dovremo capire di più sul rapporto Usa-Gran Bretagna sulla diffusione del dossier, perché da tutti i documenti emerge che la Cia è stato l’unico servizio segreto informato fin dall’inizio in maniera completa e che ha avuto modo di seguire l’intera evoluzione della vicenda”.

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