ITALIA

Sigonella. Una polveriera nel Mediterraneo

La Sicilia invasa da Flotte, cacciabombardieri, esplosivi, armi e depositi di carburante concentrati in pochi chilometri tra pace armata e guerra preventiva

Continua il nostro viaggio tra le basi militari americane e Nato sul nostro territorio. Dopo Camp Darby è la volta di Sigonella. Prossimamente un pezzo anche sulla base friulana di Aviano, dove, indetta dall'"Assemblea Antimilitarista ed Antiautoritaria" sabato 5 aprile si terrà una manifestazione nazionale contro tutte le basi, gli eserciti, le guerre.

Una mappa delle installazioni e strutture militari italiane, USA e Nato in Sicilia da l'esatto polso della militarizzazione di un territorio meglio di qualsiasi altra cosa.

Se poi questo territorio è un isola dove il mare delimita i confini naturali l'effetto "invasione" è assicurato. Cos" l'estremo nord-est (ovvero il Friuli) e l'estremo sud-ovest (la Sicilia appunto) partecipano al triste primato delle regioni più martoriate dalla macchina bellica nostrana e internazionale.

La costiera jonica siciliana, da Messina ad Augusta, è appunto piena d'aree militari, depositi di carburante ed aree industriali ad altissimo impatto ambientale. Da Sigonella al porto di Augusta, gli elicotteri che fungono da collegamento rappresentano una delle principali fonti di pericolo e servono per rifornire d'armi (convenzionali e non) i sommergibili a capacit^ nucleare.

In quest'Area (Augusta) tra petrolio e armi il rischio d'incidenti è possibile in qualsiasi momento provocando disastri incalcolabili. Il 22 novembre del 1975 una collisione tra un incrociatore della marina Usa e la portaerei Kennedy provoc~ un incendio a 70 miglia est della Sicilia, domato appena prima che fossero intaccati i missili atomici presenti a bordo.

Sigonella è utilizzata come principale punto di supporto per le operazioni della VI Flotta nel Mediterraneo, ospita alcuni squadroni aerei, composti anche da velivoli a capacit^ nucleare e, a rotazione, velivoli della Marina e dell'Aeronautica statunitense (cacciabombardieri F-16 e F-111 - in grado di trasportare armi nucleari del tipo B-43, con potenze distruttive da 100 kiloton a un megaton), inoltre la stessa base funziona anche come centro di manutenzione per le testate destinate alle unit^ navali della VI Flotta e ai velivoli imbarcati nelle unit^ in transito nel Fianco Sud della Nato.

Il ruolo di questa base sta divenendo negli anni sempre più importante fungendo da avamposto per il Medio Oriente. Il Pentagono ha gi^ stanziato, solo negli ultimi anni, 65 milioni di dollari e i circa 5.000 addetti militari sono destinati ad aumentare in sintonia con i lavori d'ampliamento (il cosiddetto piano Mega II) che hanno rappresentato fin ora un affare da 180 miliardi aggiudicati alla cooperativa "rossa" Cmc di Ravenna.

Anche in questo caso sembra che il destino delle due roccaforti, Aviano e Sigonella, sia ben pensato nei piani degli USA e mentre sta per concludersi il famigerato Progetto Aviano 2000 che consentir^ il raddoppiamento e potenziamento dell'aeronautica Statunitense quale "portaerei" sui Balcani, in Sicilia gli investimenti potranno garantire ai "gendarmi globali" una piattaforma areo-navale incredibilmente e strategicamente funzionale a questa nuova era di "guerra preventiva".

Gi^ durante la guerra del Golfo la base di Sigonella ha ospitato, tra gli altri, i caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, ha gestito il sistema di informazione satellitare tramite i veicoli Awacs che supportavano le unit^ impegnate in guerra e nel corso del 1997 ha fornito supporto logistico alle principali missioni militari condotte nel Mediterraneo ed in Medio Oriente, tra cui deny flight, silver wake, provide hope, sharp guard, provide promise e  joint guard.

Ed ancora nella guerra Nato contro l'ex Jugoslavia la base rimase in stato di allerta "Bravo" e dopo una settimana dall'inizio delle operazioni arrivavano anche gli U2 e i quadrimotori Ep-3, aerei spia impegnati in operazioni di pattugliamento del Kosovo.

Nondimeno quest'attacco unilaterale anglo-americano ai danni della popolazione irachena sar^ ampiamente supportato dalle strutture USA e Nato di stanza in Sicilia. In queste settimane il numero dei voli giornalieri si mantiene sui livelli registrati nel periodo in cui è scattata l'operazione Enduring Freedom. In tutta la base, sia nella parte italiana sia in quella americana, il livello di allarme continua a essere il "Bravo", il secondo in una scala di valori che va da uno a quattro.

La Base, che ingloba più di 40 comandi e che dista a pochi chilometri da case e paesi, sta preparandosi a questo ennesimo "bombardamento intelligente".

Ma cos" come avviene per tante Basi militari, il pericolo non consiste solo per gli sfortunati "nemici" che abitano in "stati canaglia" o paesi "utili" al fondo monetario Internazionale e alle multinazionali. Lo stesso territorio militarizzato e gli stessi abitanti presso le installazioni si ritrovano a vivere perennemente in stato d'allerta.

Cos" come in Cermis, a Casalecchio sul Reno o a Vieques [1], anche in Sicilia si sono più volte sfiorate tragedie come nel luglio del 1984, quando un Lockheed C-141 diretto in Kenia precipit~ al suolo nei pressi di Lentini.

I militari Usa si preoccuparono di circondare la zona e non rivelarono mai la natura del materiale trasportato anche se i medici della zona denunciarono un forte incremento dei decessi per cancro.

Stefano Raspa

[1] Smilitarizziamoci! Basi USA: l'opposizione da Vieques ad Aviano da "Umanità Nova" n. 3 del 26 gennaio 2003.

Da "Umanità Nova" n. 10 del 16 marzo 2003