KISSINGER

Cile

Kissinger e Pinochet, amiconi per la pelle

28/02/1999
Vera Araujo

Henry Kissinger, segretario di Stato dei presidenti repubblicani Gerald Ford e Richard Nixon, si è incontrato a Santiago del Cile l'8 giugno 1976 con l'allora presidente Augusto Pinochet, esprimendogli l'appoggio totale del governo USA per aver impedito, con il golpe dell'11 settembre 1973, che Salvador Allende portasse il paese al comunismo. Un x-file di Washington divulgato oggi dal quotidiano spagnolo El Pais racconta la lunga conversazione tra Kissinger, Pinochet e altri funzionari del palazzo della Moneda, in cui Kissinger dichiara la "simpatia degli USA per quello che lei sta facendo". Kissinger concorda con Pinochet i termini del discorso sui diritti umani che il segretario di Stato americano avrebbe tenuto pubblicamente poco dopo il colloquio. Pinochet gli ricorda, paragonando il Cile alla Spagna, che i comunisti "stanno risorgendo", e Kissinger risponde: "Da poco ho ricevuto il re di Spagna e ne ho parlato con lui". El Pais pubblica oggi estratti di questo dialogo, che ha affrontato anche altri temi sull'America latina. Per leggere l'articolo: http://www.elpais.es/p/d/19990228/internac/pinochet.htm

http://www.lettera22.com/news/America_Latina/Cile/199902280705.news.shtml

Il consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon lo accolse con la notizia che era ormai imminente "un colpo di Stato militare in Cile". Gli Stati Uniti, inoltre, per contrastare quella che Kissinger ha definito "l’irresponsabilità del popolo cileno" per aver scelto il comunismo, versarono all’organizzazione di estrema destra Patria y Libertad 45mila dollari per rovesciare, "se necessario con qualche migliaia di morti", il governo dell’Unità popolare.
Stesso atteggiamento con il regime dei colonnelli greci, nel marzo 1974, stando ad alcuni documenti ormai resi pubblici. Nel marzo di quell’anno, mentre il regime dittatoriale dei colonnelli, dopo sette anni di potere, era sul punto di crollare nonostante il colpo di reni del Brigadiere Generale Ioannides che aveva scalzato i colleghi benché privo del sostegno di parte delle forze armate e dei centri finanziari. Al Dipartimento di Stato di Washington si seguiva con attenzione la crisi greca e molti funzionari ritenevano che fosse ormai tempo che gli Stati Uniti si staccassero da questa dittatura nel cuore dell’Europa. Il 20 marzo 1974, il segretario di Stato aggiunto, Sisco, suggerì a Kissinger di mollare Ioannides e di esigere elezioni libere ad Atene. La risposta di Kissinger fu: "Ma in questo quale sarà l’interesse degli Stati Uniti? Chi proteggerà i nostri interessi strategici? Papandreu (il leader socialista, ndr)?". Pochi mesi dopo il regime militare greco cadrà da solo. Difficile che il corso della storia possa trascurare quanto emerso dai documenti segreti. In un periodo nel quale i crimini di guerra e quelli contro l’umanità non possono essere difesi dallo scudo della sovranità nazionale, il procedimento per aprire un processo penale contro Henry Kissinger potrebbe essere solo agli inizi. La sentenza della Camera dei Lord di Londra sulla rilevanza internazionale dei crimini commessi da Augusto Pinochet ha aperto una breccia nel muro di coloro che giustificano, attraverso la ragion di Stato, gli assassini, i rapimenti e le torture. I legali che incriminarono Pinochet, con l’avvocato Hugo Galvez in testa, stanno lavorando ad un procedimento penale che coinvolga, oltre al generale, anche coloro che lo incitarono.
Morto Nixon, il principale protagonista di quella politica fu proprio Kissinger, che adesso rischia di essere portato davanti ad un tribunale internazionale per rendere conto del massiccio intervento americano negli affari interni cileni. E non solo. Alle prime avvisaglie di quello che stava emergendo dall’apertura degli archivi delle amministrazioni Nixon e Ford, il giornalista e storico francese Vincent Jauvert, specialista di cose americane, scrisse sul settimanale "Nouvel Observateur" (numero del 27 luglio 2000): "Negli anni Settanta Henry Kissinger è stato il protettore di tutte le dittature militari del mondo. Quando era segretario di Stato di Richard Nixon e poi di Gerald Ford, egli ha sostenuto i peggiori regimi: quello di Pinochet, ma anche quello di Videla in Argentina, di Marcos nelle Filippine, di Park Chung-hee in Corea del Sud o dei colonnelli in Grecia. Nei suoi archivi, che stanno per essere parzialmente aperti negli Stati Uniti – in particolare nei resoconti delle riunioni settimanali con i suoi stretti collaboratori del Dipartimento di Stato -, si scopre con quale cinismo il diplomatico americano più celebre del XX secolo ha lasciato sbeffeggiare i diritti dell’uomo in nome dell’interesse superiore dell’America". E cita alcuni episodi, tra cui quello del marzo 1975. Pressato dai senatori statunitensi che chiedono pressioni perché a Santiago vengano rispettati i diritti umani, Kissinger – convinto che si debba comunque sostenere il regime militare e che nel dicembre 1974 aveva liquidato i diritti umani come "stupidaggini sentimentali" - si muove a modo suo e domanda ai suoi consiglieri in vista di una sua visita a Pinochet: "Potreste organizzare un gesto umanitario qualunque a Santiago che sia la giustificazione ufficiale del mio viaggio. Le autorità potrebbero liberare qualche prigioniero mentre sono laggiù. Dite loro che è importante per me".
Ma se per il procedimento giudiziario ci vorranno verosimilmente alcuni anni, non così lunghi dovrebbero essere i tempi per ottenere almeno la revoca del Premio Nobel assegnato a Kissinger nel 1973 per la pace in Vietnam. La notizia che il diplomatico americano più celebre del XX secolo sia stato il diretto responsabile dell’instaurazione e della conservazione di una delle più feroci dittature sudamericane, ha messo infatti in moto una campagna internazionale per chiedere che Kissinger sia privato del prezioso riconoscimento.
Tommaso Montesano

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