VENEZUELA

Il coraggio di essere liberi

 

Hugo Chavez il 10 agosto 2000 fece scandalo: incontro' Saddam Hussein, primo leader politico a rompere l'isolamento dell'Irak dall'inizio della Guerra del Golfo. Chavez offeri' all'Irak appoggio perchè sia messo fine all'embargo che grava sul Paese dal 1990. Il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Richard Boucher, defini' "decisamente irritante" il fatto. Chavez era impegnato in un tour di dieci giorni che lo portera' in tutti i Paesi appartenenti all'Opec, l'organizzazione che riunisce alcuni degli Stati esportatori di petrolio: sosteneva la necessità che l'Opec tagliasse la produzione giornaliera di barili di petrolio per mantenere alti i prezzi del greggio. Il Pentagono fece sapere che gli USA stavano "perdendo la pazienza". Chavez rispose: "Io, se voglio, vado pure all'inferno". Aggiungendo: "Che cosa ci possiamo fare se gli americani si seccano? Noi abbiamo una dignità, e il Venezuela e' un Paese sovrano. Ha il diritto di prendere le decisioni che ritiene nel proprio interesse". E di un altro imperdonabile peccato si era già macchiato il suo governo: quello di aver rotto dichiaratamente l'isolamento di Cuba non nascondendo anzi la propria ammirazione per Fidel e per l'esperienza rivoluzionaria cubana. Chavez intendeva fissare un livello internazionale del prezzo del petrolio (25 dollari al barile): i paesi produttori avrebbero fatto scattare automaticamente un aumento della produzione se le quotazioni del barile fossero salite, decidendo una diminuzione della produzione se i prezzi fossero scesi sotto la soglia prevista. In pratica Chavez aveva un'idea di autodeterminazione e di indipendenza che non era gradita alla Casa Bianca: gli Usa dipendono massicciamente dal petrolio del Venezuela. Un'altra legge controversa approvata, è quella che regolamenta gli investimenti stranieri nel settore del petrolio e del gas, con società miste con lo Stato venezuelano. Anche questo è inaccettabile per i settori che hanno perso il potere e che vorrebbero la privatizzazione pura e semplice dell'industria pubblica degli energetici.

 

Dopo l'11 settembre, questo tema ha assunto una importanza vitale per gli Stati Uniti. Da quando la sicurezza e la garanzia dei rifornimenti da parte della dinastia waabita dell'Arabia Saudita non è più assoluta, Washington ha aumentato le pressioni e le intromissioni in Venezuela, suo secondo fornitore di petrolio. L'accusa di finanziare la guerriglia colombiana rivolta a Chavez dal capo della CIA, è un fatto di indubbia gravità che mette allo scoperto la volontà di Bush di destabilizzare la società venezuelana fino ad ottenere la caduta di un governo per loro anomalo e scomodo. Chavez è un cattivo esempio, colpevole di opporsi apertamente all'Area di Libero Commercio per le Americhe che dovrebbe annettere all'Impero tutte le economie del continente, fino alla terra del Fuoco.
Il Venezuela e' l'unica nazione dell'America Latina a far parte dell'Opec, organizzazione centrata sulle nazioni del Medio Oriente. Prima di Chavez il Venezuela era noto all'interno dell'Opec per la scarsa adesione alle restrizioni imposte dal cartello dei Paesi produttori. Con Chavez la politica di scambio stava cambiando: vendeva petrolio a un prezzo ridicolo a Cuba, puntando ad un innalzamento dei prezzi negli scambi verso Usa e paesi ricchi. E negli Usa, dopo due anni di politica estremamente cauta condotta dai democratici nei suoi confronti (proprio per l'importanza del paese nel settore energetico), i repubblicani nel 2001 cominciarono ad accusare Chavez di appoggiare i gruppi guerriglieri di tutta la zona andina e percepiscono la sua politica come ulteriore elemento di instabilità. La Casa Bianca ha puntato a bloccare l'economia interna venezuelana, come nel 1973 fece per Salvator Allende, sostenendo un coacervo di forze che facevano resistenza a Chavez.

http://www.selvas.org/newsVE0102.html