Scheda di approfondimento della pagina: "L'arte senza tempo"


Sacro Monte di Varallo: Cappella XIX - "Entrata in Gerusalemme" - statue di autore ignoto ed affreschi dei fratelli Fiammenghini, di Carlo Borsetti e di Giovanni Avondo
Carlo Borsetti (Boccioleto, 1698-1760)

Mosse i primi passi artistici nelle botteghe dei pittori Crotti di Scopa e Alberganti di Varallo; dopo di che, stabilitosi definitivamente a Varallo, diede inizio a una intensa ed estroversa attività figurativa, che trova la sua maggiore espressione nelle volte e nei catini di molte chiese parrocchiali della Valle, quali quelle di Boccioleto, Campertogno, Mollia e Riva Valdobbia. Amico di Rocco Orgiazzi, realizzò con lui diversi affreschi: Borsetti si occupava delle figure e Orgiazzi degli ornati. Lavorò molto anche al di fuori della Valsesia e alcune delle sue opere si trovano nelle chiese di Macugnaga, di Mosso S.ta Maria e a San Giulio d'Orta.


Giovanni Avondo (Balmuccia, 1763-1829)

Capostipite di una famiglia di artisti, alcuni dei quali hanno mantenuto come primo nome Giovanni, imparò il disegno e la pittura nella scuola di Varallo diretta da Rocco Orgiazzi, al quale subentrò in qualità di professore di disegno, dopo la morte dell'Orgiazzi stesso. E' presente con molte sue opere in varie località del Piemonte e nelle principali chiese della Valsesia. Nel 1810 ebbe l'incarico di restaurare la grande parete esterna della chiesa parrocchiale di Riva Valdobbia, affrescata nel 1597 dall'alagnese Melchiorre de Henricis (fratello di Tanzio da Varallo). Tre dei suoi figli: Giacomo, Giuseppe e Lorenzo, vennero avviati dal padre all'arte pittorica e spesso collaborarono con lui alla realizzazione di alcuni affreschi. Giuseppe e Lorenzo dipinsero nel 1839 quattro grandi quadri sulla vita di San Giacomo, che si trovano nella parrocchiale di Campertogno.


I quattro Peracini
(o Peracino)

Nel '700 vi furono in Valsesia alcune famiglie in cui l'arte, non soltanto pittorica, si tramandava di padre in figlio. Una di queste fu la famiglia Peracini, originaria della zona di Cellio.
Capostipite fu
Lorenzo, nato nel 1710 e morto nel 1790. Portano la sua firma numerosi affreschi, olii e statue presenti in molte chiese della Valle. Diverse opere si trovano anche nelle cappelle del Sacro Monte di Varallo e nelle chiese di Maggiora e di Galliate, nel Novarese.
Il figlio
Giovanni Battista, collaborò col padre nella realizzazione di alcuni affreschi.
Defendente, figlio di Giovanni Battista, nacque nel 1762 e morì nel 1825, senza poter uguagliare la fama del padre e del nonno, dai quali ebbe un pur valido insegnamento artistico che - in ogni caso - trasmise a suo figlio
Lorenzo, nato nel 1790 e rappresentante quindi la quarta dinastia di pittori della famiglia Peracini. Quest'ultimo operò spesso in unione col padre e i loro affreschi si trovano in varie località della Valsesia e dell'Ossola.


Gli artisti della famiglia Orgiazzi

L'incertezza sulle date di nascita e di morte degli artisti della famiglia Orgiazzi, quasi tutti di nome Antonio, ha reso oltremodo difficile agli studiosi attribuire l'esatta paternità di molte delle opere loro attribuite e che, dal 1728 in poi, si trovano disseminate in molte chiese e luoghi sacri della Valle.
Giovanni Antonio Salvatore "il vecchio", (Varallo, 1709-1788)
fu prevalentemente pittore e a lui sono attribuite la maggior parte delle opere realizzate prima dell'anno della sua morte. Considerata la sin troppo facile omonimia con i suoi figli, talvolta l'attribuzione viene meglio definita risalendo alle annotazioni o alle ricevute scovate negli archivi dei committenti.
Giovanni Antonio Maria Baldassarre "il giovane" (Varallo, 1734 - 1801?)
pittore specializzato nel ritratto, lasciò diverse opere anche in abitazioni private della Valle. Secondo quanto riferisce Girolamo Lana
(in: Guida ad una gita entro la Vallesesia, tip. Merati, 1940), ebbe un carattere alquanto schivo e scontroso, tant'è che veniva beffeggiato dai monelli col nomignolo di Gisalba. Sulla porta della cantina di casa sua dipinse una bottiglia e un boccale, accompagnati dalla frase: "Ogni troppo fa male, massime nel boccale".
Giacomo Antonio Gaudenzio (Varallo, 1737-1830?)
imparò anche lui il disegno nella scuola di Varallo, dopo di che ebbe anche esperienze di incisione topografica a Milano e a Parigi, dove nel 1816 produsse una "Carte statistique politique et mineralogique de l'Italie".
Francesco Saverio Rocco Bernardo Maria (Varallo, 1742-1799)
dal 1778 al 1799 diresse la scuola di pittura di Varallo, ma fu anche progettista d'architettura, organista e insegnante di cembalo. Realizzò diverse opere pittoriche da solo o in compagnia dei fratelli.