Liceo
Classico Sperimentale Statale “B.Russell” di Roma INTRODUZIONE DEL DOCENTE
Vincenzo
Calabrò
Abstract Viene messo in evidenza il significato del progetto di lavoro inerente all’approfondimento tematico specifico di fisica che l’allieva Giulia Festa ha presentato agli esami di Stato 1997/98.
Com'è
noto, i fenomeni dell'interferenza e della diffrazione costituiscono la
caratteristica più saliente delle onde. La presenza di un fenomeno di
interferenza è sempre da considerare come la conseguenza più probante
del fatto che un processo fisico possa essere interpretato come un
fenomeno ondulatorio.
Alla
fine dell'Ottocento lo scienziato tedesco Heinrich Rudolf Hertz
(1857-1894), mediante esperimenti di interferenza che producono onde
elettromagnetiche stazionarie, verificò sperimentalmente, nel campo delle
frequenze radio, l'esistenza di questo tipo di onde.
Quando
Hertz si occupò del problema, nuovo per quel tempo, della produzione e
rivelazione di onde elettromagnetiche molto probabilmente si era già
soffermato a considerare un problema di interferenza analogo a quello
elettromagnetico, relativo cioè a
situazioni più note e accessibili. E' sempre stato frequente nel passato
l'uso di modelli analogici e dell'analogia per giustificare modelli
astratti di comportamento di sistemi fisici sottoposti a indagine
empirica.
Com'è
noto l'esperimento del 1888 effettuato con apparecchiature primitive e
rudimentali da Hertz permise la conferma empirica dell'esistenza delle
onde e.m. previste teoricamente da Maxwell circa 20 anni prima.
Per
controllare sperimentalmente la presenza di onde e.m. emesse da un
oscillatore elettrico e certificare così la validità della teoria di
Maxwell, Hertz costruì un'apparecchiatura che aveva lo scopo di
"imbrigliare" le onde e.m. in una configurazione stazionaria non
variabile nel tempo.
In
quel periodo non si aveva esperienza alcuna delle proprietà di queste
onde, successivamente chiamate hertziane,
perché al di là della previsione teorica di Maxwell se proprio non
si era per niente persuasi della loro esistenza, certamente esisteva nella
comunità scientifica un certo scetticismo. Hertz, al contrario, ne era
tanto convinto che lavorò parecchi anni per verificarne l'esistenza.
E'
possibile con ragionevole approssimazione avanzare l'ipotesi, del tutto
realistica e per niente avventata sul piano storico, che Hertz nel suo
lavoro di indagine sulla natura e sulle proprietà di questa tipologia di
onde utilizzò l'analogia di comportamento tra un sistema meccanico e un
sistema elettrico. Altro discorso è giustificare perché Hertz si poté
rifare alla stretta somiglianza che le onde e.m. mostravano con le onde
meccaniche. V'è da dire a questo proposito che Hertz subì la forte
influenza del suo maestro Hermann von Helmholtz (1821-1894), grande figura
di scienziato dalla considerevole competenza nel campo dell'analisi dei
suoni musicali che, com’è noto, sono onde di tipo meccanico. Celebri
sono i suoi studi sulla risonanza del suono mediante "risuonatori
d'aria". Dunque, non è da escludere a priori che ad Hertz poté
venire in mente qualche idea dall'analogia che era possibile stabilire tra
suono e onde e.m., o, meglio, tra configurazione stazionaria di onde
meccaniche e configurazione stazionaria di onde elettromagnetiche. I
fenomeni dell'interferenza e della diffrazione sono possibili in entrambi
i casi e caratterizzano efficacemente il modello ondulatorio di entrambe
le realtà fisiche.
Si
possono presentare tanti esempi di analogia tra sistemi fisici operanti in
settori differenti. Un classico esempio, didatticamente sempre efficace,
è il collegamento in parallelo di molle elicoidali che manifestano forti
analogie con l'analogo comportamento di resistori in parallelo o di tubi
collegati in derivazione nei quali scorre acqua. Nulla esclude che Hertz
partendo da un'analogia del genere poté pervenire alla decisiva
conclusione che avrebbe potuto esserci un legame molto profondo tra le due
tipologie di fenomeni.
Adesso,
al di là di come sono andate veramente le cose, rimane il fatto che al
tempo di Maxwell l'analogia di comportamento fra sistemi meccanici e
sistemi elettromagnetici era un paradigma frequentemente adoperato dalla
comunità scientifica e aveva una ragion d'essere molto semplice, di tipo
matematico estremamente convincente, di cui peraltro Maxwell ne fu un
convinto assertore con i suoi modelli meccanici di trasmissione di onde
nell'etere.
Manuzio
e Passatore[1]
propongono a questo proposito un semplice e significativo esempio.
Riflettiamo un po' su quanto stiamo per dire. Come si possono calcolare i
valori numerici delle incognite x e
y che verificano le seguenti equazioni?
Questo
è quanto propone al lettore interessato la riflessione didattica che si
è riusciti a effettuare in una classe di maturità scientifica durante
l'anno scolastico 1997/98. Un'allieva si è proposta di studiare
l'esperimento di Hertz partendo da un esperimento analogo da lei condotto
in laboratorio. L'idea è stata quella di partire da un consolidato
patrimonio di conoscenze e di abilità acquisite sul campo sia durante la
fase di progettazione, sia nella successiva fase di realizzazione e di
analisi dei risultati di un esperimento di meccanica delle onde
stazionarie prodotte in una cordicella da un vibratore meccanico. Il
fenomeno è giustificato dal fatto che il sistema, così come è proposto
in letteratura, realizza classicamente l'interferenza fra due onde
meccaniche mediante un'onda incidente e una riflessa molto simili
all'esperimento originale di Hertz. La prima delle due onde ha origine nel
perno vibrante di un generatore di onde meccaniche trasversali (rasoio
elettrico) e la seconda per riflessione contro un ostacolo.
Il
lavoro di ricerca che qui di seguito l’allieva presenta mostra il ruolo
che può svolgere nell'apprendimento della fisica un uso consapevole del
laboratorio. Si tratta molto brevemente dell'analisi comparata (analogica)
di due esperimenti di fisica molto importanti nella letteratura
scientifica entrambi analizzati nella prospettiva del conseguimento di un
obiettivo finale ambizioso che è la comprensione del ruolo svolto da H.
R. Hertz nella conferma empirica dell'esistenza delle onde
elettromagnetiche e, più in generale, nel controllo sperimentale della
validità della teoria di Maxwell relativa all'Elettromagnetismo Classico.
La
proposta didattica realizzata dall'allieva Giulia Festa del 3° Triennio C
a indirizzo scientifico del Liceo Classico Sperimentale Statale "B.
Russell" di Roma consiste pertanto nella realizzazione di un corposo
e impegnativo esperimento sulle onde meccaniche che si propagano in un
filo teso come base interpretativa per la comprensione del più importante
esperimento del 1888 col quale H. Hertz si prefisse di confermare
contemporaneamente non solo la presenza di onde e.m. emesse da un
oscillatore elettrico (rocchetto di Ruhmkorff) durante le scariche
elettriche ma anche di
misurare la velocità di propagazione delle stesse onde nello spazio.
L'idea
molto semplice è quella di far comprendere la metodologia di indagine e
la tecnica operativa utilizzate da Hertz attraverso un fenomeno analogo più
semplice e intuitivo da analizzare in chiave propedeutica.
Sfrutteremo
dunque l'analogia di comportamento tra il fenomeno meccanico e quello
elettromagnetico e supporremo che le oscillazioni prodotte da un vibratore
meccanico (un vecchio ma sempre valido motorino di un rasoio elettrico)
trasmettono onde a un ostacolo fisso costituito da un pesetto appeso
all'altra estremità del filo. Le onde si riflettono, cambiano fase (si
capovolgono) e interferiscono col treno d'onde incidente producendo per
determinati valori sia della lunghezza l del filo, sia della frequenza f
di oscillazione, sia della tensione T
del filo, onde stazionarie. La teoria prevede in questo caso che le
onde che si muovono in direzioni opposte viaggiano nella cordicella con
una certa velocità v e
producono nodi e ventri.
L'esperimento
consiste pertanto nel confermare empiricamente la legge del fenomeno delle
onde stazionarie e, successivamente, nel misurare la distanza fra nodi e
ventri dell'onda stazionaria come elemento per poter determinare la
lunghezza d'onda λ della
perturbazione ondulatoria, dalla quale risalire indirettamente alla
velocità v delle onde
meccaniche prodotte. Hertz usò la stessa idea come specchio fedele
per poter misurare la lunghezza d’onda λ
delle onde radio. Nel 1890, O. Wiener dimostrò, in maniera analoga,
l'esistenza delle onde stazionarie per la luce mediante una pellicola
fotografica che presentava una serie di linee scure equidistanti.
Per
giustificare l'ipotesi sopra accennata l'allieva ha messo su un
interessante processo di elaborazione dati che giustifica l'idea di quanto
sia degno di attenzione e creativo il lavoro empirico di laboratorio e
quello successivo di elaborazione dei dati.
Com'è
noto nel Trattato di Elettricità e
Magnetismo Maxwell aveva previsto che nel circuito elettrico
oscillante si producessero fenomeni oscillatori in grado di produrre nello
spazio circostante onde elettromagnetiche che si propagavano da un'antenna
alla velocità della luce.
Hertz
affermò che se la teoria di Maxwell era corretta, la figura di onde
stazionarie che sarebbe stata prodotta dall'interferenza dell'onda e.m.
incidente e da quella riflessa contro un piano speculare metallico doveva
presentare, come nell'esperimento meccanico testé citato, dei ventri e
dei nodi nei quali il vettore campo elettrico E
giacendo in un piano ben determinato doveva assumere valori massimi e
minimi in coincidenza dei ventri e dei nodi dell'onda stazionaria.
Il
ragionamento che sta alla base del lavoro di ricerca che l'allieva ha
diligentemente svolto consiste nel dedurre il reale comportamento di un
sistema e.m. da una serie di interventi empirici svolti in laboratorio e
basati da un lato sulla distinzione fra onde meccaniche stazionarie e onde
viaggianti e dall'altro sulla concreta possibilità di misurare
indirettamente la velocità delle onde meccaniche
prodotte nel filo. L'indagine così svolta in laboratorio ha avuto
lo scopo di fornire una base analogica di comportamento delle due
tipologie di fenomeni che forniscono un considerevole appoggio al modello
ondulatorio della luce con conseguenti ricadute esplicative della
fenomenologia ondulatoria.
Non
sembra secondario l'obiettivo didattico di "far toccare con
mano" agli studenti l'importante fenomeno delle onde stazionarie. Più
di una volta l'argomento non viene svolto o approfondito a scuola a causa
del limitato tempo a disposizione dei docenti per svolgere il programma
ministeriale.
Con
questo lavoro si spera di essere riusciti a fornire un'occasione concreta
per impegnare una classe di maturità scientifica ad acquisire abitudine
alla prassi metodologica di laboratorio nel contesto di un lavoro che in
genere è quasi esclusivamente teorico. L'intento esplicitamente
dichiarato è stato quello di riuscire ad aiutare i giovani maturandi a
sviluppare le loro personalità sul piano della formazione del pensiero
critico nel momento in cui affrontano la progettazione e lo sviluppo di un
esperimento che si prefigge la meta di
confermare empiricamente un'ipotesi scientifica attraverso il
controllo sperimentale di laboratorio.
Roma,
31 Maggio 1998
L'insegnante di fisica e laboratorio
Prof. Vincenzo Calabrò
[1] G.Manuzio-G.Passatore, Verso la fisica, Milano, Principato, 1983, pp.403-405, 535-536. |
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