Liceo
Classico Sperimentale Statale “B.Russell” di Roma |
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UN ESEMPIO SEMPLICISSIMO E PROFONDAMENTE EURISTICO
Misurare una grandezza fisica significa fissare una grandezza della stessa specie come unità di misura e un criterio per confrontare la grandezza data con questa unità e definire univocamente una e una sola delle tre possibilità : A > u , A = u , A < u.
Dal confronto fra le due grandezze omogenee A ed u si deduce un numero k che si dice misura della grandezza fisica in esame rispetto all'unità prescelta o rapporto tra la grandezza in esame e la grandezza scelta come unità. Se A ed u sono, rispettivamente, la grandezza fisica in esame e la grandezza fisica assunta come unità di misura, indicato con k il loro rapporto, cioè la misura di A rispetto ad u, si può scrivere : A / u = k oppure A = k u
Si basano su una serie di poche operazioni : - scelta della grandezza
fisica da misurare; IN FISICA SI SA DI COSA SI PARLA SOLO QUANDO SI SA COME SI MISURA LA DEFINIZIONE OPERATIVA Secondo il punto di vista espresso dal carattere operativo dei concetti è necessario esigere che il concetto di grandezza fisica sia legato indissolubilmente (e sia equivalente) ad un gruppo di operazioni fisiche ben precise in modo tale che il concetto di grandezza fisica resistenza, induttanza o capacità elettrica siano sinonimi di gruppo di operazioni con cui R, L o C sono determinate. Premesso, altresì, che vi è una decisa e ampia libertà di scelta nello stabilire le operazioni, passiamo adesso a evidenziare quale gruppo di operazioni concrete caratterizzano le nostre tre grandezze fisiche. La procedura empirica mediante la quale possiamo prendere le tre proprietà elettriche resistenza R, induttanza L e capacità elettrica C e definirle grandezze fisiche prevede una serie di operazioni che permettano innanzitutto di stabilire un equilibrio (criterio di uguaglianza) o un disequilibrio (criterio di disuguaglianza) tra due grandezze omogenee. 1. LA RESISTENZA ELETTRICA Definiamo il concetto di resistenza elettrica dal punto di vista operativo e con connotazione di tipo macroscopica. Nel linguaggio quotidiano la resistenza elettrica è associata all'idea che in un filo metallico l'intensità di corrente elettrica possa fluire con maggiore o minore facilità. Definiremo la resistenza elettrica in funzione della quantità di calore che un filo conduttore campione emette in una certa regione dello spazio intorno a se stesso se attraversato da corrente elettrica.
Se un conduttore è percorso da una intensità di corrente elettrica unitaria di 1 A producendo, in un calorimetro, una quantità di calore di 1 J ogni secondo (potenza elettrica di 1 W) diremo che la sua resistenza elettrica è unitaria e assegneremo ad essa il valore "arbitrario" di u=1. In realtà, avremmo potuto ragionare più semplicemente affermando che la resistenza sarebbe stata unitaria se sottoposta alla d.d.p. di 1 V fosse stata attraversata dalla corrente unitaria di 1A.
Adesso se prendiamo un qualunque altro filo conduttore di lunghezza data e lo lasciamo attraversare da corrente elettrica, se esso emette, per unità di tempo, la stessa quantità di calore del filo precedente diremo che : R = u (criterio di uguaglianza). Se i due fili, viceversa, non emettono la stessa quantità di calore per unità di tempo allora uno dei due possiede una resistenza elettrica maggiore dell'altro, cioè : R ¹ u (criterio di disuguaglianza) ovvero: criterio di maggioranza se R > u o di minoranza se R < u. Questo caso può essere generalizzato, affermando che due resistenze elettriche R ed u sono disuguali se attraversate dalla stessa corrente elettrica I producono differenti quantità di calore per unità di tempo; mentre ha maggiore resistenza elettrica quella che, a parità di intensità di corrente, produce una maggiore quantità di calore sempre nello stesso intervallo di tempo.
Dopo aver misurato le due differenti quantità di calore, cioè quella unitaria di 1J e quella generica maggiore (o minore) Q, diremo che la resistenza R è doppia (metà) o tripla (un terzo) dell'altra se la quantità di calore Q emessa da R è doppia (metà) o tripla (un terzo) di quella emessa dall'unità di resistenza elettrica di 1. Anche qui, generalizzando diremo che una resistenza R ha un valore eguale alla somma delle resistenze elettriche di due fili se da sola provoca, nelle stesse condizioni sperimentali, l'emissione di una quantità di calore per unità di tempo pari a quello determinato dalle resistenze elettriche R1 e R2 applicate contemporaneamente. Al termine di questa serie di operazioni la nozione di resistenza elettrica perde il suo aspetto intuitivo e vago ed acquista, come è facile intuire e come abbiamo detto in precedenza, un carattere rigoroso e soddisfacente di grandezza fisica. Ciò perché da questo momento in poi assoceremo sempre ad essa la serie di operazioni (o altre che possiamo definire in base agli effetti che può provocare) che si sono compiute per misurare la quantità di calore emessa dai fili in esame. Ribadiamo che il punto di vista operativo non riguarda il fatto che la definizione propria di una grandezza fisica deve essere data in termini di proprietà. Al contrario, la grandezza fisica deve essere associata in termini di operazioni effettuate, come nell'esempio sopra proposto. 2. L'INDUTTANZA ELETTRICA Anche qui definiamo il concetto di induttanza elettrica dal punto di vista operativo. In fisica, l'induttanza elettrica L è associata, com'è noto, all'esistenza in ogni circuito elettrico di una grandezza intrinseca (costante per ogni configurazione data di r, N, S ed l) che lega insieme il valore dell'intensità di corrente I che fluisce nel circuito con il valore del flusso (B) del vettore induzione magnetica autoconcatenato. In altre parole, come ribadì chiaramente J. Henry, se si prende un solenoide nel quale circola corrente elettrica essa produce un campo magnetico B e, quindi, concatenato ad esso si stabilisce un flusso (B) che è direttamente proporzionale alla corrente elettrica I che lo attraversa.
Se una corrente unitaria (1A) stabilisce un flusso del campo magnetico unitario (1 Wb) diremo che l'induttanza di un solenoide è unitaria e assegneremo ad essa il valore arbitrario di 1H. Dunque, l'unità u di induttanza è quel particolare valore di L caratterizzato da una ben precisa configurazione geometrica del solenoide che produce un flusso (B) unitario in corrispondenza di una corrente elettrica unitaria.
Se prendiamo un qualunque altro solenoide e lo lasciamo attraversare da corrente elettrica unitaria, se esso produce lo stesso flusso (B) del solenoide precedente, diremo che : L = u (criterio di uguaglianza). Se invece i due solenoidi producono un diverso flusso del campo magnetico, allora vuol dire che uno dei due ha un'induttanza maggiore o minore dell'altro, cioè: L ¹ u (criterio di disuguaglianza).
Se un solenoide attraversato dalla corrente unitaria produce lo stesso flusso (B) prodotto da due (o tre) solenoidi di induttanza unitaria u =1H, vuol dire che la sua induttanza L è doppia (o tripla) di quella posseduta dall'unità di induttanza u. Generalizzando, diremo che una induttanza L ha un valore uguale alla somma delle induttanze L1 e L2 di due solenoidi se da sola provoca, nelle stesse condizioni empiriche, un flusso (B) pari a quello determinato dalle due induttanze L1 e L2 applicate contemporaneamente. 3. LA CAPACITA' ELETTRICA Definiamo operativamente il concetto di capacità elettrica C associando (per praticità di cose) alla capacità di un condensatore (piano) la quantità di carica q che dobbiamo aggiungere a quella già esistente sulle armature per innalzare di 1V la loro d.d.p.
In base a quanto detto sopra, quando questo aumento di carica è q=1C la capacità corrispondente è unitaria e viene chiamata 1F. Dunque, l'unità u di capacità elettrica è quel particolare valore di C caratterizzato da una ben precisa configurazione geometrica del condensatore ( r, S e d) che produce un aumento unitario di carica elettrica se sottoposto ad un aumento di d.d.p. fra le sue armature di 1V.
Prendiamo un altro condensatore (piano) con armature di superficie S uguale, poste alla stessa distanza d nel vuoto, caricato (o meno) in precedenza e gli aumentiamo la carica dello stesso o di diverso valore: se la sua d.d.p. aumenta in entrambi i casi della stessa quantità dell'altro diremo che : C = u (criterio di uguaglianza). Se i due condensatori di capacità C ed u, a causa del fatto che hanno, a parità di distanza nel vuoto, armature con differenti superfici (o con uguali superfici ma con le armature poste a diversa distanza) non aumentano la d.d.p. dello stesso valore, allora vuol dire che: C ¹ u (criterio di disuguaglianza) e i due condensatori avranno diversa capacità. In particolare il condensatore con maggiore superficie (minore distanza fra le armature) avrà una capacità C > u, mentre quello con minore superficie (maggiore distanza tra le armature) avrà C < u.
Scelte due armature di diversa superficie poste a uguale distanza nel vuoto, dopo aver misurato due differenti quantità di carica, cioè quella unitaria di 1C sul primo condensatore e quella maggiore (o minore) di 1C, diremo che la capacità C del secondo condensatore è doppia o tripla dell'altra se la quantità di carica elettrica, a parità di innalzamento di 1V della d.d.p. esistente tra le armature, è doppia o tripla di quella presente nel condensatore che ha registrato come aumento di carica elettrica il valore unitario di 1C. Generalizzando come negli altri casi, si potrà dire che una capacità elettrica C ha un valore uguale alla somma delle capacità di due condensatori se da sola produce, nelle stesse condizioni di aumento unitario di d.d.p., un aumento di carica sulle armature pari a quello determinato dalle due capacità elettriche C1 e C2 applicate contemporaneamente. Riflessione conclusiva La riflessione sull'operazionismo effettuata in questo progetto, esistente in forma più o meno nascosta nelle pagine a questa associate del lavoro empirico e di elaborazione dati, ha un duplice scopo. In primo luogo desidera proporre a chi si accinge ad effettuare dei processi di misura di rilevanza scientifica, l'accettazione di un atteggiamento mentale e di un quadro normativo di tipo metodologico in grado di aiutare il giovane studente o l'inesperto sperimentatore a non commettere errori di natura extrascientifici inaccettabili nella città della scienza. In secondo luogo, come disse Bridgman, si tratta di seguire con consapevole mentalità critica il programma di lavoro dello stesso autore dell'operazionismo: « un programma diretto a far corrispondere a ogni termine scientifico, nel caso particolare a ogni termine della fisica, determinate operazioni manuali e mentali atte a individuarne in modo univoco il significato e a evitare, così, gli equivoci commessi con l'uso di uno stesso termine per concetti corrispondenti a operazioni diverse ». |
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