Introduzione
Alla fine dell'800, al Ministro delle Finanze di allora, scettico sull'utilità delle ricerche di Faraday, quest'ultimo rispose: «Non so a cosa servirà l'elettricità, ma sono sicuro che un suo successore metterà su di essa una tassa». |
Con
questo approfondimento ci si propone di evidenziare la forte analogia che vi è
tra la figura di Galileo e quella di Faraday. Entrambi sono stati definiti
"giganti" della scienza sui quali si sono appoggiati rispettivamente
Newton e Maxwell per elaborare le loro teorie e presentarle in forma definitiva.
Galileo infatti, grazie agli studi eseguiti con il piano inclinato, che assume
il significato di “esemplare” kuhniano nella storia della fisica, elaborò
le leggi del moto rettilineo uniformemente accelerato. Egli, quindi, è stato
una fonte preziosa di ispirazione per Newton, che formulò i tre principi della
dinamica e la successiva legge di gravitazione universale. Anche Faraday fu di
notevole aiuto a Maxwell, grazie alla scoperta del fenomeno dell'induzione
elettromagnetica e del preziosissimo concetto di campo, che permisero a Maxwell
di elaborare la terza delle sue quattro equazioni, che costituiscono a
tutt’oggi una sintesi profonda ed efficace della teoria dell'elettromagnetismo
classico e un raro esempio di perfezione fisico-matematica e di “bellezza
estetica” di una teoria scientifica.
Nonostante
la diversità dei periodi storici che interessano la vita di queste due grandi
figure della scienza fisica (Galileo
nel XVII Sec. e Faraday nel XIX Sec.) è interessante osservare come il
procedimento metodologico che porta all'elaborazione di importanti leggi fisiche
si ripete nel tempo secondo schemi e linee metodologiche simili: Maxwell e
Newton hanno fatto riferimento agli studi precedentemente condotti dai grandi
Faraday e Galileo.
Il
lavoro di approfondimento effettuato nel corso di fisica, ha permesso di
riflettere adeguatamente sulla forte analogia e il profondo legame esistenti tra
le coppie di scienziati che si sono resi protagonisti delle maggiori scoperte
avvenute durante quello, che noi chiamiamo il periodo d’oro della “fisica
classica”.
Roma, 9 Giugno 2001 Luca Conticelli