EDITORIALE

Il negretto e le missioni

di don Ferdinando

Miei carissimi con-parrocchiani,

nella botteguccia del mio paesetto di montagna, accanto ai due piatti della bilancia, vi era un salvadanaio. Aveva la forma di un cubetto. Sopra c’era un negretto inginocchiato, con tunica bianca e le mani giunte. Ad ogni soldino che si infi lava nel salvadanaio, la testina ricciuta del negretto si inchinava: per dire grazie. Da allora ho incominciato a capire che esistevano altri mondi, dove la miseria era di casa e il Vangelo non era conosciuto. Nelle nostre case e nelle nostre parrocchie, specialmente nella “Giornata missionaria”, si pregava e si raccoglievano fondi per le missioni. Sentivamo con convinzione l’obbligo di sostenere il missionario che partiva verso terre lontane per annunciare il Vangelo e anche per portare un po’ di pane, la scuola, l’ospedale a quelle popolazioni diseredate. Ma a noi sembrava peccato presumere di essere missionari. Dovevamo aiutare le missioni, ma non pretendere di essere missionari.

Il vento innovatore del Concilio

Quando Papa Giovanni XXIII, l’11 ottobre 1962 nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, dava inizio al grande evento del Concilio Ecumenico Vaticano II, come nel giorno della Pentecoste, la Chiesa si sentì scossa dal forte vento dello Spirito.

E si scoprì quale era fi n dalle sue origini: “essenzialmente missionaria”.

Nel Decreto conciliare “Ad Gentes”, il “movimento missionario” è presentato in maniera affascinante.

La sorgente, l’origine di questo movimento è Dio stesso: “L’amor che muove il sole e le altre stelle” (Dante)

• Il Padre vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1Tm 2,4). Ama a tal punto il mondo “da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

• Il Figlio è il missionario per eccellenza, l’inviato defi nitivo, l’unico “nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12). Nella sinagoga di Nazaret così si presenterà ai suoi connazionali: “Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato, per annunziare ai poveri il lieto messaggio…” (Lc 4,18-19).

• Lo Spirito Santo è mandato per promuovere e fecondare l’azione salvifi ca di Dio Padre e del Figlio redentore.

• La Chiesa è l’autentica continuatrice della missione di Cristo.

• A ognuno di noi quindi, inserito come membro vivo nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, “è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune” (1Cor 12,7). Mediante il Battesimo l’amore di Dio si diffonde anche nei nostri cuori, ci trasforma e ci abilita a diventare suoi testimoni, suoi missionari! Non abbiamo bisogno di andare in Africa, in Asia...

Siamo in terra di missione

Anche nelle nostre terre, di antica tradizione cristiana - affermava Giovanni Paolo II - interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede e non si riconoscono più come membri della Chiesa: conducono un’esistenza lontana da Cristo e dal suo Vangelo.

Inoltre ci troviamo immersi nel fenomeno dirompente dell’immigrazione.

Quel negretto che da piccolo vedevo pupazzetto sul salvadanaio della bottega del mio paesino, oggi lo incontro vivo e in compagnia di tanti altri amici di colore per le vie di Seriate.

Una comunità cristiana, come la nostra, non può restare indifferente di fronte a un tale processo, che segnerà sicuramente in profondità la sua storia e il suo futuro.

Ma che possiamo fare

nei confronti di una realtà così imponente e dilagante?

Ricordiamo, come incoraggiamento, l’Esortazione di Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”.

E aggiungeva: “È dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità (EN 41).

Sentiamoci dunque tutti missionari!