MISSIONI

Madagascar: tracce di speranza

di Chiaretta e Damiano

Quest’estate a due gruppi di ragazzi è stata donata la meravigliosa possibilità di un’esperienza di condivisione in Madagascar. La proposta era partita da p. Gianluigi Colombi tornato in Italia dopo vent’anni di missione nel paese africano. Per tanti di noi era il primo viaggio in un paese così lontano e così diverso dal nostro ed eravamo tutti molto entusiasti alla partenza, carichi di domande, di curiosità, di voglia di conoscere.

L’impatto iniziale non è stato dei più semplici perché, subito, ci siamo resi conto di trovarci completamente in un altro mondo! Lo scoglio più difficile da superare, soprattutto per me, è stato quello degli odori estremamente forti e diversi da quelli di casa nostra. È stata solo una piccola difficoltà iniziale, questione di lasciar passare qualche giorno per abituarsi e poi non ci accorgevamo quasi più di nulla. Superate così le piccole incertezze iniziali, ci siamo lasciati incantare dalla bellezza della terra in cui ci trovavamo: le sterminate vallate tappezzate dalle risaie, i meravigliosi colori dei tramonti, le incredibili stellate... Accanto a tanta meraviglia, il nostro cuore era rattristato dalla tanta povertà e miseria che ci circondava soprattutto nelle caotiche e affollate città: i bambini a piedi nudi, i vestiti malconci, le strade con a fianco i canali dove scorrono gli scarichi delle case…

Abbiamo avuto più d’una volta l’occasione di parlare con persone che ci hanno spiegato la situazione socio-politica ed economica in cui si trova il Madagascar, in mano a persone a volte corrotte, che fanno in primo luogo i propri interessi, ma anche il forte condizionamento a cui sono soggiogati dalle grandi potenze o dagli organismi internazionali. Il problema di certo più importante ora è quello della scolarizzazione. In un paese dove il tasso di crescita della popolazione è tra i più alti del pianeta, la formazione dei giovani può rappresentare un punto di partenza per la presa di coscienza di ciascuno e il miglioramento delle condizioni di vita. È seguendo questo pensiero che p. Gianluigi ha avviato, partendo dalla richiesta di un’associazione composta da un gruppo di famiglie malgascie, il progetto di una casa d’accoglienza per bambini provenienti dalle campagne, così da donare loro la possibilità di studiare in città, in scuole idonee, per rientrare un domani nei loro villaggi ed essere promotori di sviluppo e di una vita degna dell’uomo. Il progetto è sostenuto da un gruppo di amici, di cui anche noi siamo venuti a far parte e con cui collaboriamo per raccogliere fondi, ma soprattutto per condividere cammini per una nuova umanità, sia qui da noi che in Madagascar.

Abbiamo cercato, per quel che potevamo, di donare un piccolo aiuto concreto alla costruzione della casa d’accoglienza; ci siamo potuti rendere conto della povertà di mezzi con cui si lavorava: ponteggi interamente costituiti da bastoni di legno, piccole vanghette per fare qualsiasi lavoro di scavo, carriole tutte scassate con cui spostare la terra e trasportare ogni sorta di materiale…

Nonostante la buona volontà di tutti noi, non eravamo abituati ad un lavoro così manuale e dopo mezza giornata avevamo le mani doloranti ricoperte di vesciche. Ci eravamo resi conto di che cosa fosse la vera fatica del lavoro manuale provando con le nostre stesse mani! La fortuna di essere accompagnati da p. Gianluigi in questo viaggio ci ha dato la possibilità di penetrare a fondo nella cultura, nelle tradizioni e nella vita del popolo malgascio.

In diverse occasioni siamo andati in visita nei piccoli villaggi della “brousse”, la campagna, dove ogni volta eravamo accolti con tanto calore e tantissimi sorrisi, soprattutto dall’incredibile moltitudine di bambini. Il nostro stupore cresceva di volta in volta, percependo nelle persone che incontravamo una grandissima gioia di vivere nonostante le loro condizioni fossero spesso estremamente precarie: ci chiedevamo come potessero avere sempre quell’energia vitale e quel bellissimo sorriso sulle labbra nonostante talvolta fossero stremati dalla fatica e dalla fame. Ma la cosa che sicuramente colpiva di più era la loro grandissima dignità umana e generosità, il fatto che condividessero con noi tutto quel poco che avevano: in ogni occasione ci ospitavano nelle loro piccole e semplici casette di terra rossa con i tetti di paglia e ci offrivano il loro semplice cibo a base di riso al vapore con un po’ di carne che noi, grandi e grossi italiani non abituati ad un cibo così essenziale, ci trovavamo, talvolta con vergogna, a dover rifiutare!

Vivere il momento dell’Eucaristia in mezzo alla gente dei villaggi costituiva un’altra fortissima emozione: le Messe erano sempre festosamente partecipate, dove tutti cantavano con grande entusiasmo, dai bambini più piccoli agli anziani. Ogni momento era un’occasione per imparare qualcosa e per cambiare qualcosa di me e della mia vita.

Sono tornata sicuramente con la consapevolezza di aver la fortuna di vivere in un mondo e in una famiglia dove tutti i giorni non mi manca nulla e in cui non ho la preoccupazione di dovermi procurare di che mangiare o di che curarmi. Mi rendo conto che noi tutti dobbiamo imparare ad accontentarci e a ringraziare di quello che tutti i giorni ci è donato.

Una delle cose che mi tengo stretta del Madagascar è il calore, la generosità, l’ospitalità di tutte le persone che ho incontrato. Il mio desiderio è quello di imparare a tenere aperte le porte di casa mia e di accogliere le persone con il sorriso.

L’insegnamento più grande che mi sono portata a casa dalla bellissima terra rossa è riassunta in “MORAMORA” ovvero “PIANO PIANO” che costituisce, più che un motto, un intero stile di vivere che ti dà il tempo per riflettere e per imparare ad apprezzare e godere di ogni semplice bellezza della nostra vita.