Una storia

un po’ balzana

a cura della Bottega Solidale

C’era una volta una mamma che partorì due gemellini.

Questa mamma viveva in uno strano paese che non si sapeva bene nemmeno come si chiamava: qualcuno lo chiamava Mondo, qualcun altro Terra ed alcuni addirittura Pianeta. Sul nome preciso nemmeno gli abitanti si erano messi d’accordo.

Fatto sta che questa mamma ebbe questi due gemellini e, come tutte le mamme, scelse i nomi da dar loro.

Uno lo chiamò Equosolidale e l’altro Ingiustoegoista. Erano nomi un po’ balzani, a dir la verità, ma in effetti anche quella mamma era un po’ balzana.

I due piccoli crebbero, ma non allo stesso modo. Equosolidale, che la mamma per abbreviare chiamava Equ, faceva molta fatica a crescere. La mamma lo pesava di continuo, ma Equ cresceva pochissimo sia in peso che in altezza.

Al contrario Ingiustoegoista, che la mamma per abbreviare chiamava Ingi, era bello, roseo e paffuto e raddoppiava continuamente di peso e di altezza.

Neanche il pediatra si spiegava questo mistero. Aveva fatto tutte le analisi, i test, le prove, ma non aveva cavato nemmeno mezzo ragno dal buco. Mistero era e mistero restava, almeno per il pediatra. D’altra parte al pediatra i ragni facevano un po’ senso.

La mamma non era preoccupata - ve l’ho già detto che era un po’ balzana - perché diceva: “Almeno uno mi cresce bene”.

Il tempo passava ed Equ restava piccolo mentre Ingi continuava a crescere.

La mamma era sempre più orgogliosa di Ingi e faceva sempre meno caso al piccolo Equ che un bel giorno, quatto quatto, se ne uscì di casa ed andò in giro per il mondo, anche perché il suo gemello cominciava ad occupare tutti gli spazi della casa.

La mamma non si accorse neanche della partenza di Equ, occupata com’era a rifornire Ingi di ulteriori alimenti e cure.

Infatti Ingi più cresceva e più aveva fame e più aveva fame più mangiava e più mangiava più cresceva e più cresceva più aveva fame e così via.

Due colazioni alla mattina, merendona alle dieci, triplo pranzo con contorno a mezzogiorno, supermerenda alle quattro, cena anzi cenone alla sera. E di notte succedeva pure che si alzava a svuotare il frigorifero modello Godzilla.

Con tutto sto mangiare, sfi do che diventava grosso. Aveva cominciato ad occupare tutta la cameretta e poi anche il bagno e poi il tinello, il soggiorno ed ancora cresceva.

Così occupò anche la stanza di mamma, la cantina e il solaio finché un giorno, che non so dire se brutto o bello, tutta la casa scoppiò. Il tetto andò in pezzi, le pareti andarono in pezzi ed anche il povero Ingi andò in pezzi.

La mamma invece no, perché era uscita a fare la spesa - il frigorifero modello Godzilla era naturalmente vuoto - e quando tornò non trovò che pezzi di casa e pezzi di Ingi.

Fu un’amara scoperta e solo allora la mamma si accorse che Equ se n’era andato. Decise quindi di andare a cercarlo. Era una mamma un po’ balzana, ve l’avevo detto.

Questa storia non ha un fi nale, ma in compenso ha una morale.

E la morale è questa: non è sempre conveniente fi darsi delle mamme.

E la storia pone anche un inquietante interrogativo che è questo: ma il babbo, in tutto questo ambaradam, cosa accidenti faceva?

Forse anche dei babbi non conviene fidarsi ciecamente.

Un’ultima cosa. Il titolo di questa storia è: IL PATAPUMFETE PROSSIMO VENTURO. È un titolo un po’ triste?

Siamo d’accordo, ma il vantaggio della storia è che non è finita.

Chissà, magari Equosolidale, girando per il mondo, sta trovando un finale migliore. Forse ha anche trovato amici e compagni che lo aiuteranno a crescere.

Un po’ di pessimismo è ragionevole, ma non esageriamo.