Discorso di apertura del dibattito "11 settembre: la storia è cambiata?" promosso dal Prof. Percy Allum all'Istituto Universitario Orientale di Napoli

di Valerio Desiderio

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L'undici settembre è una data che resterà impressa nella memoria di chi l'ha vissuta. Analizzandola con lucidità sembra qualcosa di più di un attentato terroristico, forse quella cui stiamo assistendo è una pagina importante della storia mondiale. Non sappiamo ancora come andrà a finire, ma avrà di certo le sue conseguenze: per la prima volta nella sua storia l'America ha paura, la nazione che ormai da un secolo si considera lo sceriffo del mondo e che ha combattuto in lungo e in largo sul globo è stata violentemente ferita sul suo suolo. Di più, è stata colpita nei simboli del suo potere: le Torri gemelle sono tra le icone più note dell'America ma sono soprattutto il cuore pulsante della sua economia; e la violazione del pentagono fa ancora più male perché rompe il mito dell'inviolabilità di uno dei palazzi più sorvegliati al mondo, simbolo e centro del potere militare. Economia e potere militare dunque: sono stati colpiti i due pilastri portanti degli Stati Uniti. E per raggiungere questo risultato non è stata necessaria una bomba atomica né una raffinata tecnologia: un manipolo di invasati pronti a morire per la causa e un blocchetto di biglietti aerei sono stati sufficienti.

Ma chi è il responsabile di tutto ciò? Anche se le prove a suo carico le hanno viste in pochi (e quei pochi hanno detto che sarebbero insufficienti in un processo) è ormai evidente che è Osama Bin Laden il mandante.
Il piano del miliardario Saudita è semplice: non è un mistero che gli Stati Uniti godano di vaste antipatie nella polveriera del Medio Oriente, a causa di una politica estera "distratta" che ha creato delle complicate tensioni in quei territori. La questione tra Israele e Palestina si trascina ormai da mezzo secolo, e troppo spesso gli Stati Uniti si sono detti che "i nemici dei miei nemici sono miei amici": il risultato è che per decenni hanno finanziato Saddam Hussein e i Taliban, e quando ne hanno perso il controllo i tentativi di ricondurli all'impotenza hanno alimentato i sentimenti antiamericani. Come se non bastasse Bin Laden sta cercando di generare una guerra di religione per avere il più vasto appoggio possibile nei paesi Islamici. Oggi il rischio è che la tantissime persone che nel medio oriente odiano l'America vedano nel miliardario saudita il loro capo, anche se non ne condividono le idee. E anche se ciò non accadrà, finché gli stati occidentali non tenteranno di spegnere tali sentimenti con iniziative concrete di politica estera il problema rischia di essere solo rinviato fino al prossimo Bin Laden, lasciando in eredità alla nostra generazione questo spinoso problema. Ma perché Bin Laden sta facendo tutto ciò? Il suo scopo è di ottenere il potere in tutte le zone petrolifere del Medio Oriente, per creare un nuovo califfato che controlli l'economia mondiale. E i suoi interessi si scontrano con quelli di chi del petrolio ha bisogno.
E' solo per questo che l'occidente si cura tanto del Medio Oriente. E non è un mistero che le lobby del petrolio abbiano finanziato l'ascesa di Bush: molti del suo staff, tra cui ad esempio Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale, erano dirigenti di giganti del petrolio quali Chevron ed Esso.
Insomma il famoso scontro di civilità è più prosaicamente una lotta per il petrolio, da cui l'intero mondo industrializzato dipende.

Sotto questa luce i fatti dell'11 settembre acquistano tutt'altro valore: ma comunque è stato un avvenimento straordinario, quali conseguenze avrà sul mondo? Davvero la storia è cambiata? Forse ce lo può indicare proprio la storia.

Qualcuno forse ricorda cosa accadde a Sarajevo il 28 giugno 1914: l'assassinio dell'erede al trono d'Austria Francesco Fernando e di sua moglie. Tale evento fu il pretesto che tanti aspettavano e il risultato fu la Prima Guerra Mondiale. Il paragone è rafforzato dal fatto che anche oggi ci sono delle tensioni internazionali: però, almeno per il momento, non sembrano abbastanza forti da portarci ad un nuovo conflitto mondiale, forse anche grazie al potere dissuasivo delle armi atomiche che ormai molti stati possiedono.
In tanti hanno notato dei punti di contatto anche con l'attacco di Pearl Harbour. Ci sono delle evidenti affinità tra i due eventi, ma anche due importanti differenze:

  1. l'episodio di Pearl Harbour era un'azione militare vera e propria, non un attentato;
  2. era l'atto di una nazione che muoveva guerra contro un'altra, non l'attacco di una formazione terroristica.
Possiamo dunque dire che la storia sia cambiata? Gli Stati Uniti sono stati colpiti da un gruppo di terroristi, seppur pesantemente, non è poco per dire che siamo ad un punto di svolta epocale?
L'impressione è che i soliti interessi economici generino dei già visti conflitti internazionali: insomma niente di nuovo all'orizzonte.
Ma forse l'11 settembre è davvero qualcosa di più di un attentato: forse ha davvero segnato l'inizio di una nuova era in cui si baderà di più a ciò che accade nel mondo? Oppure aumenterà la paura verso le altre culture portando ad un vero scontro di civiltà che inevitabilmente sfuggirà di mano ai burattinai?

Per ora non possiamo fare altro che ipotesi, e chiederci se davvero l'11 settembre resterà impresso nella storia come punto di svolta o se sarà solo l'ennesimo capitolo nella lotta per l'oro nero.

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