L'undici settembre è una data che resterà impressa
nella memoria di chi l'ha vissuta. Analizzandola con lucidità sembra
qualcosa di più di un attentato terroristico, forse quella cui stiamo
assistendo è una pagina importante della storia mondiale. Non sappiamo
ancora come andrà a finire, ma avrà di certo le sue conseguenze:
per la prima volta nella sua storia l'America ha paura, la nazione che
ormai da un secolo si considera lo sceriffo del mondo e che ha combattuto
in lungo e in largo sul globo è stata violentemente ferita sul suo
suolo. Di più, è stata colpita nei simboli del suo potere:
le Torri gemelle sono tra le icone più note dell'America ma sono
soprattutto il cuore pulsante della sua economia; e la violazione del pentagono
fa ancora più male perché rompe il mito dell'inviolabilità
di uno dei palazzi più sorvegliati al mondo, simbolo e centro del
potere militare. Economia e potere militare dunque: sono stati colpiti
i due pilastri portanti degli Stati Uniti. E per raggiungere questo risultato
non è stata necessaria una bomba atomica né una raffinata
tecnologia: un manipolo di invasati pronti a morire per la causa e un blocchetto
di biglietti aerei sono stati sufficienti.
Ma chi è il responsabile di tutto ciò? Anche se le prove
a suo carico le hanno viste in pochi (e quei pochi hanno detto che sarebbero
insufficienti in un processo) è ormai evidente che è Osama
Bin Laden il mandante.
Il piano del miliardario Saudita è semplice: non è un
mistero che gli Stati Uniti godano di vaste antipatie nella polveriera
del Medio Oriente, a causa di una politica estera "distratta" che ha creato
delle complicate tensioni in quei territori. La questione tra Israele e
Palestina si trascina ormai da mezzo secolo, e troppo spesso gli Stati
Uniti si sono detti che "i nemici dei miei nemici sono miei amici": il
risultato è che per decenni hanno finanziato Saddam Hussein e i
Taliban, e quando ne hanno perso il controllo i tentativi di ricondurli
all'impotenza hanno alimentato i sentimenti antiamericani. Come se non
bastasse Bin Laden sta cercando di generare una guerra di religione per
avere il più vasto appoggio possibile nei paesi Islamici. Oggi il
rischio è che la tantissime persone che nel medio oriente odiano
l'America vedano nel miliardario saudita il loro capo, anche se non ne
condividono le idee. E anche se ciò non accadrà, finché
gli stati occidentali non tenteranno di spegnere tali sentimenti con iniziative
concrete di politica estera il problema rischia di essere solo rinviato
fino al prossimo Bin Laden, lasciando in eredità alla nostra generazione
questo spinoso problema. Ma perché Bin Laden sta facendo tutto ciò?
Il suo scopo è di ottenere il potere in tutte le zone petrolifere
del Medio Oriente, per creare un nuovo califfato che controlli l'economia
mondiale. E i suoi interessi si scontrano con quelli di chi del petrolio
ha bisogno.
E' solo per questo che l'occidente si cura tanto del Medio Oriente.
E non è un mistero che le lobby del petrolio abbiano finanziato
l'ascesa di Bush: molti del suo staff, tra cui ad esempio Condoleeza Rice,
consigliere per la sicurezza nazionale, erano dirigenti di giganti del
petrolio quali Chevron ed Esso.
Insomma il famoso scontro di civilità è più prosaicamente
una lotta per il petrolio, da cui l'intero mondo industrializzato dipende.
Sotto questa luce i fatti dell'11 settembre acquistano tutt'altro valore: ma comunque è stato un avvenimento straordinario, quali conseguenze avrà sul mondo? Davvero la storia è cambiata? Forse ce lo può indicare proprio la storia.
Qualcuno forse ricorda cosa accadde a Sarajevo il 28 giugno 1914: l'assassinio
dell'erede al trono d'Austria Francesco Fernando e di sua moglie. Tale
evento fu il pretesto che tanti aspettavano e il risultato fu la Prima
Guerra Mondiale. Il paragone è rafforzato dal fatto che anche oggi
ci sono delle tensioni internazionali: però, almeno per il momento,
non sembrano abbastanza forti da portarci ad un nuovo conflitto mondiale,
forse anche grazie al potere dissuasivo delle armi atomiche che ormai molti
stati possiedono.
In tanti hanno notato dei punti di contatto anche con l'attacco di
Pearl Harbour. Ci sono delle evidenti affinità tra i due eventi,
ma anche due importanti differenze:
Per ora non possiamo fare altro che ipotesi, e chiederci se davvero l'11 settembre resterà impresso nella storia come punto di svolta o se sarà solo l'ennesimo capitolo nella lotta per l'oro nero.
Copyright (c) 2001 Valerio Desiderio.
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