Il caos radiotelevisivo italiano

di Valerio Desiderio

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Se dite ad un tedesco quante emittenti televisive a diffusione nazionale abbiamo qui in Italia  probabilmente si metterà a ridere: loro ne hanno una ventina. E se date un passaggio ad un inglese non accendete l'autoradio: resterebbe stupito al vedere che dovete aggiustare frequenza ogni due isolati.
Perché?
In Italia c'è un caos terribile nelle frequenze radiotelevisive, ed è un male che ha origini non troppo antiche: fino a non molto tempo fa, diciamo fino a tangentopoli, nel nostro Paese si riusciva ad avere successo solo se si aveva un santo in parlamento, pardon in Paradiso. E all'epoca uno dei maggiori business erano radio e televisioni private, grazie agli alti introiti pubblicitari. Il problema è che non c'era spazio per tutti, le frequenze assegnate sono limitate: una gestione oculata di questo partimonio avrebbe consigliato di stabilire un certo numero di concessioni nazionali e dei range di frequenze a diffusione locale, sistemando tali frequenze in modo da non intralciarsi l'una con l'altra; sia per le frequenze tv che per quelle radio.
Ciò che invece è accaduto è sotto gli occhi di tutti. In televisione abbiamo solo otto emittenti a diffusione nazionale, e quanto alla radio le frequenze sono così sfruttate che a volte spostandosi da una stanza all'altra in casa si rischia di perdere la stazione: e sto parlando di Radiodue, non di una stazioncina locale.
Oggi per fortuna non è più così: le malelingue dicono che è solo perché le frequenze sono terminate, ma credo siano voci prive di fondamento...
Ma ormai il danno è fatto, che si può fare? La risposta in apparenza è semplice, si dovrebbe procedere ad un maxi piano di riordino delle frequenze, affrontando finalmente il problema di petto. Si dovrebbero aumentare le concessioni per le emittenti televisive a diffusione nazionale, si dovrebbero sfoltire le frequenze radiofoniche in modo da evitare assurde sovrapposizioni. La parte più complicata, tecnicamente parlando, è disattivare i ripetitori abusivi, fenomeno abbastanza diffuso per la radio.
Ma la ragione per cui ciò non è mai stato fatto non sono motivazioni tecniche.
Oggi la televisione è appannaggio esclusivo di due gruppi: Rai e Mediaset. La Sette ha fatto la sua timida apparizione da poco e a quanto pare la rete rischia di diventare un canale di news 24 ore su 24. Lodevole idea, se ne sentiva la mancanza di qualcosa del genere via etere in Italia. Ma non ci sarà per caso dell'altro dietro? Dopo un lungo periodo di scontri tra i due titani, periodo ormai epico in cui si studiavano tutti i modi per rubare spettatori all'avversario, sia con programmi "di massa" che con eventi culturali, è arrivato il secolo buio dell'appiattimento del gusto. In altre parole per cercare di rastrellare ogni singolo ascoltatore le trasmissioni sono diventate sempre più scialbe. Chi decide i palinsesti, da ambo le parti, si è convinto che lo spettatore tipo sia una specie di bifolco che vuole calcio, donne scosciate e quiz miliardari. Nobili imprese come la trasmissione "Totem" di Alessandro Baricco (che fece ascolti imprevedibilmente alti...) sono esiliate dalla tv di oggi, trasmissioni e film di spessore sono relegati come minimo in seconda serata. La motivazione ufficiale è che sono prodotti di nicchia, che interessano un ristretto numero di spettatori, mentre loro devono accontentare la maggioranza. La mia opinione è che la perdita di una percentuale seppur minima di ascoltatori avrebbe rubato preziosi introiti pubblicitari. E se poi la gente avesse cominciato a seguire in massa la concorrenza, o peggio la nuova rete? Orrore!
Avrete insomma capito che il business degli introiti pubblicitari è più vivo che mai, e per quanto possa essere grande la torta meglio spartirsela in meno persone possibile. E questa torta se la spartiscono le emittenti nazionali, alle locali spettano le briciole: per questo un aumento delle concessioni nazionali risulta scomodo, perché va a toccare gli interessi dei due titani che di influenza ne hanno da vendere...
Scettici? State a sentire: sapete che è da due anni che Rete 4 sarebbe dovuta diventare una tv via satellite? Questo per tentare di rompere il duopolio: così facendo si sarebbe dovuta liberare una concessione nazionale che sarebbe toccata ad un'altra emittente. Un rapido zapping e noterete che è ancora lì, e possiamo solo immaginare quanti sarebbero gli introiti pubblicitari persi se si spostasse sul satellite... Mediaset sta lottando con le unghie e coi denti per ritardare quel momento il più possibile, intanto Rete 4 è abusiva e macina miliardi di spot.

E per la radio? Molti si buttarono sul piatto, con il risultato che le frequenze disponibili furono dissezionate in tutti i modi. Qui la questione è opposta: ormai il mercato è così frazionato che cercare di mettere ordine rischierebbe di lasciare fuori dalle frequenze tantissime emittenti locali. Ma questo causerebbe un duro colpo al partito del coraggioso riordinatore: si smuoverebbero dei giochi di potere che ormai si sono consolidati in questa posizione. E qui la questione non è da poco, si rischierebbe di pestare i piedi ad un'impressionante quantità di poteri locali sparsi sul territorio nazionale, con la conseguenza di farsi nemici un po' ovunque. E a che scopo perdere tanto elettorato? La pluralità dell'informazione è garantita (pure troppo...), che altro c'è che non va? Ci sono emittenti abusive? Ma è lungo e complicato sequestrare i ripetitori abusivi, sono troppi. Il servizio radiofonico non è fruibile a causa del caos delle frequenze? Ma chi la ama la sente lo stesso; e poi la radio è superata, chi vuole che la ascolti nell'era di Internet!
Sarà: fatto sta che tutte queste piccole emittenti smuovono anche loro complessivamente un impressionante mercato pubblicitario. La torta è grande e qui hanno "deciso" che ce n'è per tutti: mettendo ordine nelle frequenze tantissimi resterebbero fuori e nessuno può permettersi un malcontento di simili proporzioni.
 

Insomma la torta tv è spartita da due colossi ed ogni nuovo venuto è sgradito; un riordino delle frequenze lascerebbe invece moltissimi fuori dalla torta radio. Benché le meccaniche siano profondamente diverse il motivo percui le frequenze radiotelevisive italiane sono così bistrattate è uno solo.

La risposta?
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