...Vi presento Carmilla Pt.1
Di Rogiari20001
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E’ il seguito della fanfiction
“…E ritorno da te”.
Dedicato a : Buffy e Spike, ma
anche agli altri Scoobies
Sommario: Inizio (presunto) della
settima stagione. Spike è tornato a Sunnydale, in parte umano, Buffy cede alla
sua passione per lui, ed i due cominciano una difficile relazione, dai contenuti
incerti. Gli altri Scoobies, intanto, fanno delle nuove conoscenze…
Spoilers: per gli italiani, da “The Body” fino alla fine
della sesta stagione. Spoilers per il gran finale della sesta stagione, e per
l’inizio della settima.
Disclaimer: non è mio. In nulla. Tutto di Joss, e della
Mutant Enemy. E del Berlusca, se l’ha comprato…
Feedback: per favore, sì!!! Mi
piace avere risposte oneste.
Distribuzione: ovunque, basta
chiedere.
Rating: Vietato ai minori di
diciotto anni, per stare sicuri…
“Carmilla” è un personaggio
tratto dall’omonimo romanzo di Le Fanu, di cui consiglio la lettura a tutti
coloro che amano le storie di vampiri.
I e II parte. Da completare.
I parte.
“Possiamo amare anche
noi…anche se non in modo saggio”
(Drusilla, in “Crush”).
Casa Summers. Ore 8 del mattino.Ottobre.
Buffy osserva il suo amante che si prepara per uscire.
Guarda con quanta meticolosità lui raccoglie i suoi jeans da terra, dove li ha
abbandonati la sera prima, ed infila la camicia nei pantaloni. Poi, si pettina
con attenzione, lottando con quei capelli troppo naturalmente ondulati per stare
a posto. Comincia a rimpiangere la pettinatura di un tempo, e comincia a pensare
di adottarla di nuovo.
“ Che ne dici, cacciatrice…torno al biondo platino? “
Lei ride, stringendosi le lenzuola fin sul petto. “Quello
che veramente rimpiango è lo spolverino di pelle nera. Dov’è finito?”
“L’ho dovuto cedere in cambio di un biglietto di
ritorno per gli Stati Uniti. Ne è valsa la pena, non credi? “
Lei non sa cosa pensare. Spike è tornato da un mese, nella
sua vita e nel suo letto, ma ancora non le ha detto quasi nulla del suo viaggio
in Africa. Lei continua ad ignorare molte cose…e lui non è diventato
particolarmente comunicativo. Buffy comincia a pensare di volerne sapere di più
sul suo conto.
“ Spike…cosa voleva da te quel demone? E cosa ti ha
dato in cambio…veramente? –
Lui si china per fissarla negli occhi. Lei, come al solito,
annega in quello sguardo azzurro.
“E’ così importante, dolcezza?”
“Sì, lo è” dice lei, seriamente. “Non mi parli più
come un tempo. Sei…misterioso”
“ E tu sei troppo curiosa” sorride lui. “Torna a
letto, Buffy. Alle dieci hai quel colloquio.”
“Non sono sicura di andarci” si lamenta lei. Spike le
ha procurato un colloquio presso una società di assicurazioni. E’ solo un
lavoro di segreteria, ma comunque sarebbe mille volte meglio del Doublemeat
Palace. Ha paura di fallire, e di deluderlo.
“Ti conviene sbrigarti” le
dice lui, non particolarmente impressionato dalle sue incertezze. Poi, si china,
la bacia. Lei chiude gli occhi, assapora il contatto delle sue labbra morbide
sulle proprie…
Quando riapre gli occhi, lui è
già sparito.
Ore 8.30
“Dove andava Spike, così di
corsa?”
Buffy solleva il capo alla
domanda della sorella, e poi tuffa un biscotto nel caffelatte. “Non lo so. Di
questi tempi non mi dice mai niente. Sapevo di più di lui quando eravamo
mortali nemici”
“Non te la prendere, Buffy” suggerisce Willow, che è
venuta a far colazione con le due sorelle. “Te la sta facendo ancora un po’
pagare. E’ la sua rivincita”
“Non lo credevo così
vendicativo”
“Con me è sempre lo stesso”
osserva Dawn, che sta versando i cereali nella sua tazza. “Gentile, cortese,
disponibile. Mi ha persino insegnato a giocare a poker”
“Non toccherai il gatto,
vero?” chiede Buffy, allarmata, che suo malgrado si è affezionata al micino
divoratore di croccantini.
“Il gatto…che c’entra?”
si stupisce Dawn. Sollevata, Buffy si concentra nuovamente sulla sua colazione.
“Vorrei sapere cosa gli frulla
per la testa. E’ così grave che voglia sapere tutto di lui, in fondo? Non ho
il diritto di conoscere i suoi segreti?”
“Se ti sentissi…” sorride Willow, che da quando ha
ripreso ad andare all’Università si sente decisamente meglio. “Possessiva,
gelosa…non sembri certo la Buffy di un tempo. Dì la verità, sei innamorata
pazza di lui”.
“No” dice Buffy. “No, no,
no, no. Ma lui è mio, e non ha il diritto di tenermi nascosto niente”
“Già, già, raccontati pure
questa favoletta” sbuffa Dawn “A te di Spike non importa niente, è solo una
storia di sesso, tu hai amato solo Angel…intanto, sono due anni che lui è
dentro la tua vita, dentro per davvero, e che nessuno dei due riesce a
scrollarsi l’altro di dosso. Tanto vale ammettere la realtà. Siete fatti
l’uno per l’altro. Amen”
“No!” esclama Buffy,
spaventata a morte. “Se così fosse, mi porterebbe alla follia”
“Non prima che tu abbia fatto
altrettanto con lui” commenta Dawn. “Mio Dio, i grandi, che frane…”
Willow sorride all’amica.
“Almeno, Buffy, non sei più
sola”
Già, ma fino a quando? Buffy se
lo chiede, addentando una mela con rabbia.
Un colloquio di lavoro. Ore 10.
“Signorina Summers…quali
sarebbero le sue qualità principali?”
(Cacciare demoni e vampiri.
Sventare Apocalissi. Al plurale)
“Credo di avere una certa
sensibilità con le persone, signor Torey”
“Uhm…e cosa mi dice della sua
vita personale? Mi pare di aver letto che è orfana…”
“Sì, purtroppo. Ho perso mia
madre un anno e mezzo fa”
“E’ fidanzata, Miss Summers?”
(No. Ho un compagno di letto che
non mi dice più che mi ama da mesi, ormai, e che è un vampiro. E nemmeno di
quelli normali.)
“No, non sono fidanzata, signor
Torey. Ma ho molti amici”
“Molto bene. Crede che questo
lavoro possa interferire con i suoi studi universitari?”
“No, signor Torey. Sono
abituata a lavorare molto”
“D’accordo. Sarà nostra cura
farle sapere qualcosa”
Buffy si alza. Si è vestita con
cura, tailleur blu e camicia bianca, semplice e di classe. Ha tirato su i
capelli, e si è messa un filo di perle che erano di sua madre. Ha la sensazione
che il colloquio sia andato bene.
Si sentirebbe euforica. Se non
fosse che il comportamento reticente di Spike la preoccupa e la inquieta.
Così, casca dalle nuvole quando
esce dall’ufficio del signor Torey e, sull’altro lato della strada, vede
Spike, con un mazzo di rose in mano. Lui le sorride, inondato di sole.
“Ciao, Buffy” le dice, quasi
timidamente, e le porge le rose. Lei le aspira, nascondendo la sua felicità al
vederlo. Le è dispiaciuto il modo in cui si sono lasciati quella mattina. Le
cose non dette…
“Come è andato il
colloquio?”
“Mi sembra bene. E dovrebbero
pagare di più del Palace”
“Bene. Festeggiamo, allora”
Lei lo guarda, stupita. La sua
giornata è ancora piena di impegni.
“Ho già telefonato io al fast
– food…ti informo che ti sei presa un giorno di vacanza. Anche
dall’Università”.
“Ma…”
“Vieni”
La porta in un ristorantino fuori
città, stupidamente denominato “Via col vento”. Dentro, finte Rosselle O’
Hara servono cucina tex – mex in piatti di ceramica decorata.
Lei si chiede con che soldi lui
stia pagando tutto questo. Ripensa allo stupido, umiliante incidente delle uova.
E poi, sente di doversi fidare. Mette tutto da parte, e si gode la novità.
Mangiano presto, e nella sala
sono quasi soli. Spike le tiene la mano, e ad un tratto tira fuori dalla tasca
della giacca una scatoletta di velluto blu.
Lei trattiene il fiato.
E’ un piccolo brillante,
montato su oro bianco. Sorridendo, lui fa scivolare la gemma sull’anulare
della sua mano sinistra.
“Lo porterai, Buffy?”
Lei è troppo emozionata per
parlare. E’ da quando ha lasciato nella sua scatola portagioie l’anello
Claddagh che le aveva donato Angel che non porta più gioielli all’anulare
della mano sinistra, la mano del cuore.
“Certo” gli dice lei.
Senza troppe parole, si ritirano
insieme in una delle stanzette al piano di sopra. Fa caldo, per essere ottobre,
e lei comincia a spogliarsi. Spike la blocca, con un sorriso diabolico, e la
spoglia con le sue stesse mani. Lei è affascinata dalla vista delle sue lunghe,
eleganti dita. Il tailleur severo con cui ha affrontato il colloquio di lavoro
finisce sul pavimento, e così la sua biancheria di pizzo. Quando è
completamente nuda, sdraiata sulle lenzuola candide del letto d’ottone, lui la
raggiunge, e per l’ennesima volta Buffy capisce che il patto che li unisce non
è stato sancito in paradiso, bensì all’inferno. Brucia, brucia…
Non per questo è meno difficile
da dissolvere. Malgrado loro.
Ore 15.30.
Nel primo pomeriggio, con le
persiane abbassate, giacciono entrambi con gli occhi aperti, troppo esausti per
muoversi. Si sono amati con rinnovata passione, e lei porta al dito il suo
brillante. Per quanto possa sembrare assurdo in quel momento, Buffy comincia a
pensare che, un giorno, potrebbero in qualche modo ufficializzare la loro
unione. Quello che li accomuna è troppo forte per tenerli lontani a lungo.
“Dobbiamo tornare a Sunnydale,
Spike” gli dice lei. “Dawn aspetta che passi a prenderla a danza”
“D’accordo. Alzati prima
tu”
“No, prima tu”
Litigano dolcemente. Infine si
alzano insieme, e si buttano insieme dentro la doccia. Senza pudore, fanno
l’amore anche lì, la loro voglia non ancora spenta.
Quando hanno finito, lei torna a
fatica nel suo tailleur blu, ora tutto spiegazzato. Spike la riaccompagna a casa
con la De Soto.
“Ci vediamo, dolcezza.
Riguardati”
“Non vieni…stasera?” gli
chiede lei, già inquieta.
“No, mi spiace. Ho delle cose
da fare”
“ E sarebbero?” chiede lei,
con le mani sui fianchi.
“Deve arrivare una mia amica.” Sorride lui “Non
conosce la California…l’ospitalità, sai..”
“Un’amica che teme il sole,
per caso?” chiede lei, per niente placata.
“Sei per caso gelosa?”
“Sai che quel tipo di
<nuovi arrivi> in città non può non essere di mio interesse”
“Sta’ calma, cacciatrice. Ho
detto un’amica…non una minaccia munita di zanne”
“Potrebbe essere comunque un
pericolo…per me”
“Mi piace quando sei così
possessiva” ride lui, accarezzandole una guancia. Buffy si irrigidisce. Non
riesce nemmeno più a far finta di non essere gelosa. Del resto, dopo il
pomeriggio che hanno trascorso insieme, non riesce a rassegnarsi di vederlo
andar via.
Forse è arrivato il momento di
chiedergli di venire a vivere con lei e Dawn.
Lui non le lascia il tempo. E’
già andato via.
II
parte.
“Se
volessi una dark lady, non cercherei te. Dio solo sa quante ne ho già
avute…”
(Angel,
III stagione di BTVS)
Ore
17. Sobborghi di Sunnydale.
La limousine nera si avvicina al
complesso industriale in disuso. Spike si toglie gli occhiali da sole. La luce
di quel pomeriggio è troppo forte per i suoi occhi ancora in parte vampireschi…ma
non resiste alla tentazione di guardarla in viso, dopo tutto quel tempo.
Lei non scende dalla limousine.
Lo fissa dal vetro aperto, mentre il suo chauffeur si affretta ad aprirle la
portiera.
“Sei sempre bellissima” le
dice lui, spassionatamente. “Il viaggio è andato bene?”
“Abbastanza.”
“Com’era Praga?”
“Più simile a Disneyland di
quanto tu non creda”
Spike sorride.
“Belle donne, in giro?”
“Meno di quante tu non creda”
risponde lei.
La macchina è parcheggiata
all’ombra di una tettoia. Lei scende, le lunghe gambe inguainate in collant di
marca, alti sandali italiani. Non fa in tempo a scendere sul marciapiede, che
l’autista ha già messo in moto, ed è fuggito via, rombando.
“Ma fa sempre così?” osserva
Spike, divertito.
“Non è cambiato in nulla”
ride lei, togliendosi a sua volta gli occhiali da sole. “Negli ultimi
quattrocento anni”.
Ore 19.30. Biblioteca
dell’Università di Sunnydale.
Willow è rimasta quasi sola
nella saletta della biblioteca di psicologia. E’ ora di cena, ed un sontuoso
tramonto di una calda giornata di sole splende di rosso e d’oro fuori dalle
finestre piombate.
Willow adora studiare. L’amore
per la magia, ad un tratto, era diventato più forte, era divenuto più potente
di ogni altro istinto, di ogni altro desiderio. Ma ora è passata. Willow non può
che pensare con disagio alla magia. Dopo la morte di Tara, e la sua
“caduta”, lei non pratica più le arti magiche. Né quelle bianche, né
quelle nere o nerissime.
Ha ripreso a studiare sul serio.
E’ il crepuscolo, ma il sole
ancora splende nel locale. Willow, dopo, ricorderà bene questo dettaglio. Anche
perché solleva lo sguardo verso la pendola di mogano, e vede che sono le 19 e
32.
Ancora giorno.
“Lei” non può essere una
vampira, quindi.
Willow lotta contro l’istinto,
e reprime il desiderio di cercare sul fondo della sua borsa il paletto di legno
che porta sempre con sé per autodifesa. Tutto in lei, cuore, sangue, esperienza
di anni di cacce, le grida di trovarsi di fronte ad una “non – morta”.
Nosferatu.
Se non fosse che c’è ancora il
sole.
Mio Dio, è persino più bella di
Darla e Drusilla.
Alta e sinuosa come una modella,
magra al limite dell’anoressia, capelli biondo oro folti e lunghi fino alla
schiena, occhi verdi come il mare, viso perfetto. Abbigliamento da ragazza
moderna di buona famiglia, jeans e maglietta Kelvin Clain. Da copertina.
Denti bianchi, lucenti e
perfetti, che si aprono in un sorriso…appena un attimo inquietante.
Willow indietreggia, e le cade un
libro.
“Divertente!” esclama la
ragazza. Parla con un lieve accento straniero…Europa centrale, sembrerebbe,
alle orecchie inesperte di Willow. “Ti interessi di esoterismo? Adoro quel
libro”
“Lo conosci?” si stupisce
Willow, cercando di soffocare l’istinto di fuga. “Non è molto noto.
Quest’edizione è molto antica. E’ un regalo di un mio amico inglese”
“Il tuo amico è ben informato.
E fa regali preziosi” esclama la sconosciuta. Poi, tende la mano a Willow.
E’ fresca, non fredda. “Io sono Millarca”.
“Ciao…io sono Willow”
La bionda sussulta al contatto.
“Sei molto forte, Willow” le sussurra, e le sorride. “Immagino che tu lo
sappia”
“La mia forza non è nulla,
quando il mio spirito è debole”
“Puoi lavorare per rinforzarlo.
Credo che tu lo sappia”
“Sì…credo di sì”.
“Sto per uscire…vieni con
me?”
Willow coglie la palla al balzo.
Se la sconosciuta è un vampiro, non potrà uscire nel patio. C’è ancora il
sole.
Millarca la precede con il suo
passo svelto ed elegante. Non appena mette piede nel cortile, una grossa nuvola
oscura il sole. Che quindi, tramonta.
“Che disdetta!” ride la
ragazza. “Adoro il sole della California”
“Sei straniera?”
“Vengo dalla Stiria”
“Siria?” capisce male Willow.
La sconosciuta ride.
“Stiria. E’ una regione
dell’Austria orientale”.
“Ah…molto lontana”
“Gia’. E finalmente posso
visitare gli Stati Uniti”.
Millarca ritira i suoi occhiali
da sole, che portava negligentemente sul capo, a trattenerle i magnifici capelli
biondi.
“Ci vediamo..Willow. Mi attende
una lunga serata. Prima di tutto, devo nutrirmi…lo capisci, vero?”
Willow si aspetta un attacco. Nonostante la faccenda del sole, è quasi certa di
trovarsi di fronte ad un vampiro. Sta già quasi per tirare fuori il suo
paletto.
Invece, Millarca si china su di
lei per darle un bacio in fronte. E quindi si allontana.
III e IV parte. Da completare.
III parte.
“Il male ha sempre cose…malvage
da fare”
(BTVS, IV stagione)
Martedì, ore 16. Al centro commerciale.
“Sono disoccupato” si lamenta Spike. Dawn scoppia a
ridere.
“Cerchi lavoro?”
“In verità ne ho già uno, ma non mi occupa che
raramente.”
“Buffy ne sa qualcosa?”
“Un mondo di <no> a questa domanda” risponde
Spike. “E tu non le rivelerai i nostri segreti, giusto, Briciola?”
“Solo se tu mi dirai di cosa si tratta” insiste Dawn,
trascinandoselo per negozi. E’ contenta di poter finalmente passare un po’
di tempo con lui. Senza Spike, non sarebbe mai riuscita a sopravvivere a quella
lunga estate di un anno fa…l’estate in cui Buffy non c’era.
“D’accordo” commenta lui, sedendosi ad un chiosco ed
ordinando due gelati. “Penso di potermi confidare con te. Faccio…ahem,
diciamo da agente di viaggio”
“In che senso?” scoppia a ridere Dawn.
“Dall’Inferno e ritorno?”
“Missy, sei più vicina al vero di quanto credi. E’
l’essere stata una chiave mistica che ti ha reso tanto perspicace?”
Dawn gli sorride. “Quello, e l’osservare quanto poco
perspicace sia invece mia
sorella.”
“Buon punto. Allora, che te ne pare? Sono una specie
di…intermediatore culturale. Tra questo mondo…e quello demoniaco”
“Penso che le cose si potrebbero mettere male se Buffy lo
scopre”
“Non faccio nulla di male” si difende Spike, punto sul
vivo. “Clem è un demone…ti sembra una persona malvagia? Molti come lui
vivono a cavallo tra questa e l’altra realtà…e vanno aiutati”
Dawn scoppia a ridere. “Così …faresti del volontariato
per minoranze represse?”
“No, mi pagano”
“Parlami del tuo ultimo cliente, fammi divertire, Spike”
Lui sorride. “Bionda, splendida. Vecchia di quattrocento
anni. Mai stata in America prima. Adora Calvin
Klein e Tommy Hilfinger. Una Charlize Theron degli abissi infernali...ma
molto più intelligente, se mi permetti“
“Buffy ti polverizzerà”
“No, se non lo scopre”
“Non è un buon inizio per una relazione”
“Abbiamo iniziato la nostra giurando di ucciderci a
vicenda”
“Bene, non dico più nulla.” Dawn sorride. “Io ti
accetto per quello che sei, Spike…l’ho sempre fatto. Beh, quasi sempre…ma
devi ammettere anche tu che quella volta con Drusilla avevi veramente esagerato!
Ma Buffy…lei, lo sai come è fatta. Devi infiocchettargliele, certe realtà”
“Non faccio nulla di male” ripete Spike “Aiuto nei
dettagli logistici esseri demoniaci che, comunque, verranno qui, perché questa
è la bocca dell’inferno…..o te lo sei scordata?”
“Ma se i tuoi clienti mordono…o devastano…od
uccidono…lei interverrà. Lo sai, non è vero?”
“Sì…l’ho sempre saputo”
“Cerca di non trovarti nella linea del fuoco, allora. Se
puoi accettare il mio consiglio”
“Lo farò, sorellina” promette lui, finalmente sincero.
“Lo farò davvero”
“Allora…la smetterai di tenerla in punta di forchetta?
Lei ci sta soffrendo, per la tua reticenza”
“Dawnie, non ci crederai, ma un giorno mi sono venuti in
mano quei libri che Harm teneva in giro per la cripta. <Realizza te
stesso>, <Non dare amore a chi non ti merita>…beh, li ho letti. Non
dicevano solo scemenze. Ho veramente permesso a Buffy troppo, in passato: non
sono il suo zerbino”
“Ma…le vuoi ancora bene?”
“Secondo te?”
“Secondo me, non sei il tipo che cambia idea”
“Non voglio farla soffrire, Dawn, ma non posso tornare
alla relazione che avevamo prima. Sarebbe ingiusto per entrambi.”
“Lo so. Ti chiedo solo di non esagerare. Lei
potrebbe…potrebbe anche decidere di mandare tutto al diavolo”
“E non sarebbe la prima volta, lo so…” Spike
riflette, e poi fissa Dawn. “Mi hai dato un’idea, briciola. Qualcosa di
grandioso!”
“Implica del sesso, od altri dettagli scabrosi che io
dovrei ignorare?”
“Può darsi” medita lui “Può darsi”.
Al Campus. Ore 21.
Willow apre la porta della sua stanza, quasi certa che si
tratti di Buffy. Avevano discusso della possibilità di andare al cinema
stasera: è molto tempo che non lo fanno più. Da prima che Tara morisse.
Il cuore le balza in gola. E’ Millarca.
“Ciao” le dice la bionda. “Mi fai entrare?”
Willow la fissa. Suo malgrado, non ha potuto dimenticare il
loro incontro. Sono giorni e giorni che ci pensa.
Invece di invitarla dentro, esce lei fuori, e si appoggia
allo stipite della porta. Grazie a Dio, non c’è nessuno nei corridoi del
convitto universitario.
“Ascolta…Millarca. Come mi hai trovato?”
La bionda si stupisce. “Ho chiesto in segreteria,
naturalmente. Avevo letto il tuo nome sulla copertina del libro, quando ti era
caduto…l’altro giorno, in biblioteca. Ricordi?”
Willow la fissa fino in fondo agli occhi.
“Perché ti dovrei far entrare in camera mia…perché tu
possa…mordermi?”
La bionda scoppia a ridere. “Veramente, volevo solo
parlarti. Cos’è questa cosa del morso…un bizzarro rito di qualche
confraternita?”
“Io so chi sei” comincia Willow, coraggiosamente. “E
so che non puoi entrare, se non ti invito io”
Millarca si avvicina, guarda Willow intensamente. Il suo
sguardo è pieno di dolcezza.
“Anch’io so chi sei” le sussurra, con quel suo roco
accento tedesco che la fa assomigliare ad una Marlene dell’età dell’oro.
“Davvero credi che se io volessi…morderti, tu non potresti fermarmi? Sei
molto più potente di me. Con un po’ di magia mi polverizzeresti in un
istante. Con la magia, o con quel paletto che tieni sempre nel fondo della tua
borsa…”
“Non uso più la magia” dice Willow
“Bugiarda” mormora Millarca. “Altrimenti, non sarei
qui stasera. Mi hai fatto un incantesimo”
Willow chiude gli occhi.
Dopo un po’ li riapre. Millarca è sempre lì.
“Entra” le dice allora.
E le due donne spariscono dentro il piccolo appartamento.
Ore 24. Al Bronze.
E’ la fine di una lunga giornata, e Xander Harris sta
ballando sulla pista, da solo. Buffy è rimasta a casa con Spike, Dawn non è
uscita, e di Willow non sa più nulla da quando l’ha chiamata, verso le 8.
Aveva detto che se non era troppo stanca, e se non fosse andata al cinema con
Buffy, l’avrebbe raggiunto al Bronze. Evidentemente, ha cambiato idea.
Questa sera, Anya non è venuta. Non che avessero un vero e
proprio appuntamento, non sono affatto a questo punto, ma se ne era parlato.
Xander non sa cosa pensarne. Da un lato, non riesce ad accettare che lei se lo
sia lasciato così facilmente alle spalle, ed abbia avuto quella squallida
relazione con Spike. Dall’altro, sa di essersi comportato atrocemente con lei,
e di averla ferita come mai lo era stata prima.
“Vorrei uscire da quest’empasse” si dice
Xander, sedendosi al tavolo, e bevendo una birra. “Trovarmi
qualcun’altra…qualcuna che non abbia motivo di odiarmi, e che io non abbia
ragione di disprezzare. Ecco…una come quella bionda laggiù. Che sventola!”
La bionda in questione sente il richiamo del suo sguardo,
si volta. Dopo un po’, si dirige verso di lui. Jeans ed un top, capelli
d’oro sciolti fino alla vita, viso e corpo perfetti. Probabilmente è una
modella, si dice Xander.
“Ciao!” lo saluta lei con un sorriso, e con un leggero,
accattivante accento straniero.
“Ciao” le risponde lui, dopo essersi guardato intorno.
Per un lungo istante, ha dubitato che lei si stesse veramente rivolgendo a lui.
Non gli sembra vero.
“Bevi qualcosa?” le chiede, dopo un altro penoso
momento di silenzio. Lei scuote il capo, sedendosi accanto a lui. Ha gambe
lunghissime, e porta scarpe di Prada. Originali. Xander ha frequentato Cordelia
abbastanza a lungo per saperlo.
“No, non ho sete…ancora” risponde lei, scuotendo il
capo. “Vuoi ballare?” gli chiede, invece, con un altro dei suoi splendidi
sorrisi. Xander nota che i suoi denti sono picoli, aguzzi e lucenti. Perfetti
come perle.
“Io sono Xander!” le urla, per sovrastare la musica.
“Lo so!” risponde lei, con un sorriso da gatta
soddisfatta. Ma Xander non capisce, e fa cenno di “no” con la testa.
Ballano insieme, e lei si muove divinamente. Per quanto
appaia improbabile, a Xander sembra di piacerle. Così, non si stupisce troppo
quando lei appoggia le labbra, fresche e morbide, al suo orecchio.
“Andiamo?” gli chiede, sussurrando.
“Sì” esclama lui, e la segue fuori dal Bronze. Lei si
dirige con passo veloce verso l’automobile sportiva di lui. E’ un piccolo
regalo che Xander si è fatto da che è solo, e con un buon lavoro. Xander si
chiede come abbia fatto la bionda a sapere che quella è la sua auto.
“Portami in qualche posto…all’aperto. Voglio vedere
le stelle” sussurra lei.
Xander è fin troppo felice di accontentarla. Non gli
sembra vero di averla rimorchiata.
Quando arrivano in una radura poco fuori città, lei si
passa le mani tra i capelli, e lo fissa con un sorriso.
“Non mi hai ancora detto il tuo nome” le chiede lui,
spegnendo il motore.
Lei sorride di nuovo.
“Mi chiamo Mircalla”.
IV parte.
“E’ sbagliato mescolarsi con le forze del male. Ora lo
vedo.”
(Xander, prima stagione di BTVS, “The Witch”)
Il bacio della ragazza gli sta dando alla testa. E le cose
che lei sta facendo con le sue lunghe dita, non aiutano di certo. Xander sa che
faranno l’amore. Lei è partita come un treno, appena lui ha spento il motore,
e non ci sono che grilli e stelle, e per Dio, lui intende approfittarne. Vuole
buttarsi alle spalle il ricordo doloroso di Anya, almeno per quella sera. E,
Cielo, non poteva trovare di meglio.
Lei sorride un istante, ed i suoi denti impossibilmente
bianchi splendono nel buio. Poi, di colpo, lei tuffa il capo verso il suo collo.
Lui sussulta nel sentire la sua bocca fresca, la sua lingua, sulla pelle morbida
della sua gola. Per un istante, ha quasi avuto paura. E’ una perfetta
sconosciuta. E se fosse un vampiro? Fortuna che ha quel paletto nel cruscotto…
Lei risolleva il capo, lo fissa.
“Non mordo, Xander.” Gli dice.
Poi, la ragazza abbassa il capo di nuovo, e lui,
sospirando, deve dargliene atto. Lei proprio non morde.
Ore 1 del mattino. Casa Summers.
Buffy studia con accanimento. Ora che ha ottenuto quel
lavoro presso la compagnia di assicurazioni, non intende trascurare
l’Università. Ha così buttato Spike fuori di casa alle nove e mezza, e si è
messa a studiare. Del resto, lui voleva solo guardare quel noiosissimo football
inglese alla tivù. Cielo, come si è addomesticato, il suo vampiro…
Quando gli occhi le si chiudono, capisce che è ora di
smetterla. Ma si sente soddisfatta. Tra tre giorni avrà un esame di letteratura
inglese, e si sente finalmente pronta. E’ da molto tempo che le cose non
giravano più così bene.
Dawn è già a letto da ore, e Buffy chiude con attenzione
porte e finestre. Ad un tratto, il suo fine udito capta un rumore. Ma non è
nulla, solo il vento che ha fatto sbattere un ramo contro il tetto. Salendo le
scale verso la sua stanza lei osserva il suo anello di brillanti.
Non riesce quasi ad ammetterlo neanche con se stessa, ma
quel gesto l’ha commossa. Nonostante tutte le sue arie, sente che Spike tiene
ancora a lei. Molto ancora li divide, ma altrettanto li unisce.
Con quel pensiero felice, Buffy si rifugia nella sua
stanza. La finestra è aperta, e lei fa per chiuderla.
Qualcosa di nero e veloce le blocca la strada. Prima che
lei possa reagire, forti braccia la cingono, e lei sente le zanne di un vampiro
premerle contro la giugulare.
Pronto soccorso medico. Ospedale di Sunnydale.
“Un’altra emergenza” sbotta l’infermiera di turno.
“Dopo un po’ di tranquillità, questa città è tornata un inferno. Avanti,
di chi si tratta?”
“Non lo so” ribatte l’internista. “Massiccia
perdita di sangue…pare. Tanto per cambiare”
“Come avete avuto la chiamata?”
“Un 911 anonimo. Siamo andati …ed eccoci qua”
“Lo odio, questo lavoro” ribatte l’infermiera. A
Sunnydale, ne ha viste veramente troppe.
Casa Summers
Buffy fa presa sul braccio che la trattiene, e riesce a far
volare lontano da sé il suo assalitore. Alla luce della luna, lo intravede
meglio.
“Cosa?” chiede, sbalordita. “Tu?!”
Spike si siede sul letto, lo spolverino nero con lui, ed i
suoi capelli tornati gloriosamente corti…e platinati.
“Non ci sei cascata nemmeno per un attimo” afferma
sconsolato
“No, invece…no…ci ho creduto quasi per tutti i primi cinque
secondi. Ma…come ti sei conciato?”
“Volevo tornare quello di un tempo…almeno per una sera.
E fare un giochetto…se ti andava”
Buffy lo guarda, severamente. Lui quasi arrossisce. Gli era
sembrata un’idea tanto furba…con Harmony aveva funzionato. Ma ora se ne
pente amaramente. Buffy non ama giocare in questo modo…
Lei gli si avvicina. Apre un cassetto, e tira fuori un
paletto.
“Ehy, se sapevo che ti arrabbiavi così tanto…”
Buffy lo spinge sul letto, e poi lo sovrasta, il paletto
dritto sul cuore.
Spike la fissa, seriamente spaventato.
“Brutto schifoso vampiro” sussurra lei “Sei penetrato
di soppiatto nella mia stanza…per uccidermi? Per stuprarmi? Per succhiarmi il
sangue?” Lei si avvicina ancora. “Ma non sapevi a cosa andavi incontro! IO
SONO LA CACCIATRICE!”
Spike chiude gli occhi, quasi certo di essere giunto al
termine della sua non – esistenza.
Quando li riapre, Buffy è china su di lui. Non intende
affatto polverizzarlo, questo è reso piuttosto evidente da quello che lei sta
facendo.
“Oh, dannazione…”sussurra lui, incapace di resistere.
Ore 4 del mattino. Casa Summers.
Il telefono strappa i due amanti dal loro profondo sonno.
Spike si stropiccia gli occhi. Dopo tutto, il gioco è stata una buona idea. Soprattutto
quando lei lo implorava di aver pietà di una povera cacciatrice indifesa…od
era lui ad implorare?
“Pronto?” sta dicendo Buffy, ancora insonnolita.
“Miss Summers?”
“Sì?”
“E’ il pronto soccorso dell’ospedale di Sunnydale.
Hanno ricoverato da alcune ore una persona con una forte perdita di sangue. Nei
suoi documenti abbiamo trovato un suo biglietto da visita, Miss Summers.
Crediamo che lei la conosca”
“Sangue?” si
riscuote Buffy. “E chi sarebbe?”
“Sta molto male. Sarebbe meglio se lei venisse subito”
“Chi è?” ripete Buffy, sempre più angosciata.
La donna fa una breve pausa. Cerca un nome, è evidente.
“Si tratta di Willow Rosenberg. La conosce?”
V parte.
“L’amore ti fa fare un sacco
di stranezze”
(Willow, II stagione di BTVS, “Some assembly required”)
Ore 10 del mattino. Ospedale di
Sunnydale.
Di nuovo qui. Odore di
disinfettante.
Non vuole ripensare alla lunga
malattia ed alla morte di sua madre. E neppure a Ben, e Glory. Ma è di nuovo
qui, in questo dannatissimo ospedale.
Buffy butta la tazza di carta del caffè, e prende di nuovo
tra le sue le mani esangui di Willow. E’ pallidissima. Dio, l’ha quasi
persa…non può credere a quello che è successo. Un vampiro. Willow! Le sembra
incredibile!
Non dopo tutti quegli anni di
cacce, pattugliamenti, avventure. Non Willow. Lei può polverizzare un vampiro
con il pensiero…o con una matita, come ha fatto molti anni prima
nell’ufficio del Sindaco Wilkins…
Il cellulare che le ha prestato
Anya suona. E’ Dawn.
“Come sta?” le chiede la
sorella.
“Male” risponde Buffy,
sottovoce. “Non ha ancora ripreso conoscenza”
“Ma…si salverà?”
“Le hanno praticato delle
trasfusioni. Ora, bisogna solo aspettare”
“Sai…cos’è stato?”
“Il solito” risponde Buffy,
amara.
“Cosa intendi fare?”
Buffy non risponde. Non subito.
Ripensa per l’ennesima volta all’assurdità della sua vita. Lei porta un
brillante al dito. Gliel’ha donato uno di loro.
“Chiunque sia stato…qualunque
cosa abbia fatto questo a Willow…” Buffy si interrompe, poi riprende.
La sua voce è d’acciaio, ora. “Io vado, e la distruggo”
“Miss Summers!” la ferma una voce, mentre lei si dirige
verso l’infermeria, per avvisare che la flebo è finita.
Buffy si gira. E’ un giovane
dottore, con un camice verde.
“E’ lei l’amica di Miss
Rosenberg, vero?”
Buffy annuisce. Il medico ha dei
begli occhi verdi, occhiali con la montatura di metallo, e la fissa con
attenzione.
“La sua famiglia è fuori città.
Abbiamo tentato più volte di chiamarla, ma…”
“Sono io la sua famiglia”
dice Buffy. “Può dire a me”
“E’…la sua ragazza?”
chiede il medico, stupito.
“No…non in quel senso. Ma
sono la sua migliore amica. Da moltissimi anni”
“Bene. Vorrei allora che mi
dicesse cosa crede abbia causato questa emorragia. Perché io, francamente, non
l’ho capito”
Buffy non sa cosa dire.
Quasi quasi, rimpiange Snyder ed il sindaco. Ai loro tempi, non c’era
bisogno di mentire bene.
“Penso…una bestia feroce. Ha
un …morso, no?”
“Già” annuisce il medico.
“Ma c’è un altro dettaglio strano”
“E sarebbe?” chiede Buffy.
“La sua amica aveva del sangue
nella bocca. E, mi creda, non era il suo”
Buffy si ferma, immobile. Fissa il medico.
“Come fa a sapere…che non
fosse il suo?”
L’uomo si toglie gli occhiali.
Buffy non può fare a meno di notare che, a suo modo, un modo piuttosto
tranquillo, è molto attraente.
“Perché l’abbiamo esaminato,
Miss Summers.”
Buffy lo fissa a bocca aperta.
“E vuol sapere cosa abbiamo
scoperto?”
Sunnydale High. Ore 16.
“Meno male che sei venuto
tu!” escalama Dawn, buttandosi nelle braccia di Spike, che l’aspetta fuori
dalla scuola. E’ ancora sconvolta per quello che è successo a Willow. Buffy
non è ancora tornata dall’ospedale.
“Vieni qui, briciola” le dice
lui. Non è tranquillo, per niente. Non ha più saputo nulla di Buffy da quando
lei ha lasciato il loro letto nel cuore della notte, per precipitarsi
all’ospedale. Sente il peso dei suoi pensieri, anche da lontano. Sa che è
stato un vampiro a far questo a Willow…e sa che Buffy è di nuovo in conflitto
con se stessa. Su di loro, e sulla loro relazione. Come sempre.
“Tu non c’entri niente, Spike”
tenta di consolarlo Dawn. “Lo sai come è fatta. Deve venire a termini con la
realtà…come sempre. Ci metterà del tempo, ma poi ce la farà”
“Quando credo che stiamo per
avvicinarci…lei mi sfugge di nuovo”
“Tornerà “ dice Dawn.
“Dopo che avrà ucciso chi ha fatto questo a Willow, naturalmente”
I due tornano a casa, in
silenzio. Sono da poco arrivati, che il campanello suona nuovamente.
“Ehy, ragazzi, un po’ di
entusiasmo!” esclama Xander. “Dov’è Buffy? Non ci crederà mai, quando le
racconterò cosa mi è capitato ieri sera…”
“Cosa? Ti è cresciuto un
cervello al posto di quel buco che ti ritrovi tra le orecchie?” commenta Spike,
di pessimo umore.
“Ah – ah, divertente…”
replica Xander “Non stavo parlando con te, razza di fallito!”
“Xander” lo ferma Dawn.
“C’è una cosa che devi sapere”
“Dawn, che
succede? Perché quelle facce?”
“Buffy è all’ospedale. Si
tratta di…Willow. L’hanno ricoverata ieri sera”
“Willow…ricoverata?”
“Massiccia perdita di sangue”
Xander tace per un attimo. Poi,
lancia un’occhiata di odio verso il vampiro, e corre via.
La sua Willow è in pericolo. Per
colpa di una di quelle bestie immonde.
Ospedale di Sunnydale.
“Finalmente sei arrivato,
Xander!” esclama Buffy, abbracciandolo. Lui la bacia in fronte, e poi fissa
Willow. Sta meglio, ora dorme, ma è ancora debolissima. Xander sente una furia
immensa invaderlo.
“Chi è stato?”
“Non lo so…ma lo scoprirò”
fa Buffy.
“Davvero? Da come familiarizzi
con il nemico, non si direbbe tu sia ancora la cacciatrice di un tempo…”
Buffy rimane immobile sotto
l’accusa. “Xander…”
“Scusami” dice lui. “Non ho
potuto trattenermi. E’ troppo…e tutto insieme. Spike ed Anya. Tu che te
lo riprendi, come se niente fosse. Ed ora questo. Una di quei mostri che fa
questo alla mia Willow…non posso accettarlo. Ricordi cosa mi dicesti quando ci
siamo conosciuti? Quando esitavo ad uccidere Jesse? Il vampiro è un demone. Non
è ciò che sembra…e non è la persona il cui corpo abita. Mi sembra che tu te
lo sia dimenticato, Buffy”
Lei lo fissa. “Non farmi star
male. Più di quanto già non lo sia. Tu non
sai...”
« Cosa non so ? »
ribatte Xander. “Che a te piace sbatterti i non – morti?”
“Xander…”
Entrambi si girano, a
quell’esile richiamo. E’ Willow. Ha
gli occhi aperti.
“Buffy…Xander…ascoltatemi”
“Willow! Non affaticarti…shh…”
“No, Buffy…” Willow si tira
su, con un enorme sforzo di volontà. “Non è come pensi. Non è come
pensate…”
Willow li fissa entrambi. I suoi
amici. La comprenderanno mai?
“Io…sono stata io a volere
che lei mi facesse questo. Non lo capite?”
“Lei, chi?!” esclama
Buffy.
VI parte.
“Il tuo potere ha radici
nell’oscurità”
(Dracula, V stagione di BTVS)
La porta della piccola stanza si
apre di scatto. “Miss Summers” chiama il medico “Dobbiamo finire quella
conversazione, se non le spiace…”
“Willow…ora riposa. Mi dirai
tutto dopo. E quando dico tutto, intendo tutto! Ora, devo parlare
con il tuo dottore…”
Willow si distende nuovamente sui
suoi cuscini. Parlare anche solo per pochi istanti l’ha affaticata.
Xander le rimane accanto, e Buffy
segue il medico nel corridoio.
“Se non le spiace, potremmo
andare nella caffetteria. Quello che le devo dire è piuttosto riservato. Mi
spiace per prima, ma c’era un’emergenza. Non abbiamo potuto finire il
discorso”
“No…non importa” Buffy lo
segue fino al bar. Lì, si siedono ed ordinano un cappuccino. Il medico le
sorride. “Mi chiamo Steve Frazier. Sono specializzato in ematologia.”
“Immagino che il sangue trovato
nella bocca di Willow…presenti qualche particolarità, vero?” lo interrompe
lei. “E può chiamarmi Buffy. E’ il mio nome”
“D’accordo, Buffy. Lei sa
qualcosa di ematologia?”
“Qualcosa” ammette lei, senza
sbilanciarsi. Rivede nella mente immagini confuse. Quando ha assaggiato il
sangue di Dracula…cellule, anticorpi, lotte e cacciatrici. Antichi passati,
troppo antichi per essere ricordati…od anche solo narrati..
“Il sangue di un morto è diverso
da quello di un vivo”
“Sì”
“E quello che abbiamo trovato
sulle labbra della sua amica è ancora diverso…un terzo genere, se mi
consente.”
Buffy non risponde.
“Perché ho l’impressione che
lei non ne sia affatto…stupita?”
“Perché non lo sono” ammette
lei. “Steve…posso chiamarla così?”
Lui annuisce.
“Se andrà alla polizia, loro
diranno che le sue apparecchiature hanno fatto cilecca. Se andrà all’FBI, le
rideranno in faccia. Loro sanno benissimo di cosa parla. Ne hanno anche dei
campioni. In sostanza, le conviene far finta di niente.”
“Cos’è?” si arrabbia il
medico “Una puntata speciale di X – Files?”
“No” sorride lei,
tristemente. “E’ la mia vita”
“Buffy…lei non può dire sul
serio. Ho di là la prova ematologia che esiste una specie biologicamente affine
e diversa dall’uomo..vivo o morto che lo si intenda. Alieni?”
“Ha mai sentito parlare di
“vampiri”, Steve?”
“Io non credo ai vampiri. Sono
un’invenzione letteraria. Che ha prodotto numerosi casi di manie ossessive, e
sdoppiamenti patologici della personalità. Ma non esistono”
“Ed il suo sangue, allora?”
“Troverò una spiegazione
scientifica. Sembra il sangue di un morto, quanto a contenuto in ossigeno, ma è
del tutto privo di anticorpi”
“Sono morti. E non si ammalano
mai”
“Contenuto in piastrine cento
volte superiore a quello normale”
“Guariscono in un batter
d’occhio”
“Stesso DNA”
“Umani, quanto ad aspetto. E
sentimenti, emozioni…creda, io so tutti sui vampiri”
Lui la guarda, stupito.
“Buffy…lei crede di
essere un vampiro?”
“Steve…io sono un a
cacciatrice. Quella che li stermina”
Lui la fissa. Buffy è quasi
certa che la stia prendendo per pazza.
Lei gli tende il polso.
“Esamini il mio sangue, allora.
Potrebbe scoprire qualcosa di interessante”
Lui le prende la mano. Nota
l’anello di brillanti.
“E’ fidanzata” osserva, suo
malgrado.
“No.” Replica lei.. “Sì…non
so. Siamo…molto diversi”
“Magari, lui è un vampiro”
replica il medico, ridendo.
Buffy non ride affatto.
“Venga nel mio ufficio.” Le
dice il medico. “Le farò quel prelievo.”
Ore 18.
Buffy torna nella stanza di
Willow, il braccio incerottato dove Steve le ha prelevato un po’ di sangue.
Willow si sveglia.
“Allora” dice Buffy, in piedi
accanto a Xander. “Ora, possiamo parlare un po’. Se te la senti,
naturalmente. Dimmi chi ti ha fatto questo…ed io la elimino”
“Non prima che tu abbia
ascoltato quello che ho da dirti, Buffy” dice Willow. “Credo proprio che sia
meglio che tu ti sieda.”
Buffy la accontenta. Willow li
osserva entrambi.
“Potrete mai perdonarmi? Per lo
spavento..ed i problemi che vi ho procurato?”
“Cosa dici? Non è certo colpa
tua se..”
“Aspetta a giudicare. Ascolta
prima la mia storia”
E loro attendono che Willow
cominci a parlare.
“Quella sono io, da vampiro?
Cielo, sono malvagia, volgare…e credo anche piuttosto gay!”
(Willow,
Doppelgangland, III stagione BTVS)
Ospedale di Sunnydale.
Willow ha tutta la loro
attenzione. Buffy e Xander siedono accanto al suo letto. Sono pronti ad
assorbire la sua verità, qualunque essa sia. Sono tornati ad essere gli
Scoobies di un tempo, così almeno pare loro. Tutti per uno, ed uno per tutti.
Willow sta male al pensiero di
doverli deludere di nuovo.
“Presumo di dover cominciare
dall’inizio. E’ sempre la cosa più facile. Bene, comincio. Alcuni giorni
fa, mi trovavo nella biblioteca di psicologia dell’Università. Era quasi il
tramonto. Rammentate questo dettaglio perché è importante. Mi si avvicina una
ragazza, una bionda. Mai vista prima. Bellissima”
A Willow sfugge il movimento
nervoso di Xander sulla sua sedia.
“Mi dice di essere straniera.
Ed infatti ha un bizzarro accento. Ha qualcosa di strano: istintivamente, penso
di trovarmi di fronte ad un vampiro. Ma c’è il sole, ricordate? Come può
andare in giro per il campus se è ancora giorno? Lei sembra leggermi nel
cervello. Parliamo un po’. Quando usciamo nel patio, é subito notte. Lei
sorride, e dice di chiamarsi Millarca”
“Millarca?” interviene Xander.
“Sei…sicura? Non …Mircalla?”
Le due amiche lo osservano. Lui
arrossisce.
“Beh…ieri sera ho conosciuto
una ragazza che risponde in pieno alla descrizione di Will. Bionda, bellissima,
straniera…”
“…e sembrava un vampiro?”
conclude Buffy per lui.
“Beh, l’ho pensato” ammette
Xander. “Ma non mi ha affatto morso. E…cielo, ne ha avuta l’occasione”
“Te la sei rimorchiata?”
intuisce Buffy.
“Già. E mi ha detto di
chiamarsi…Mircalla”
Willow si abbandona sui cuscini.
Non dice nulla.
“Ehy, non può essere un
caso!” sbotta Buffy. “Ho imparato che le coincidenze non esistono…ma sui
folletti sono ancora indecisa”
“Millarca…Mircalla…due nomi
decisamente simili”
“Sono l’uno l’anagramma
dell’altro.” Osserva Willow. “E c’è una terza possibilità di
anagrammarli formando un nome di donna”
“E cioè?”
Willow li fissa.
“Carmilla”
“Non quella Carmilla”
sbotta Buffy. “No, no, no. Ho dovuto constatare che Dracula non era
un’invenzione, ma anche…Carmilla? Cosa mi manca ancora? Il mostro della
laguna nera? L’uomo ragno?”
“Ehy…ma di che state
parlando?”
“La tua ignoranza, Xander, come
sempre mi stupisce…e non dovrebbe” replica Willow. “Carmilla è il
personaggio di un racconto di vampiri di Le Fanu. Strano, ma fino a questo
momento non avevo fatto l’associazione”.
“Continua il tuo racconto.
Mancano ancora parecchie miglia tra l’incontro con questa “Carmilla” e la
tua massiccia perdita di sangue” incalza Buffy.
“Ieri seri, l’ho trovata alla
porta del mio dormitorio. Faceva finta di nulla. Mi ha detto di dovermi
parlare”
“Naturalmente, nel dubbio, non
l’hai fatta entrare…”
“Veramente, ho cercato di
resisterle. Ma lei è stata molto persuasiva. Mi ha detto di conoscere il mio
potere, e di sapere che io, con il solo pensiero, potevo polverizzarla”
“E’ vero?”
“Non lo so, può darsi” si
schermisce Willow. “Non uso più la magia…lo sapete”
“E quindi…l’hai fatta
entrare?”
“Sì”
Xander balza in piedi. “Sei
colossalmente stupida, Will, o cosa?!”
“Volevo anch’io parlarle”
“Perché?! Quella voleva solo
il tuo sangue! Tu eri solo…la cena!”
Willow scuote il capo. “No. Io
sapevo che non era solo quello che voleva da me”
“E…cosa voleva?” chiede
Xander, sempre meno a suo agio e con la coscienza sempre meno pulita.
“Ci siamo sedute sul mio
divano. Lei mi ha preso la mano. Dice che sente tutto di me. Il mio potere, il
mio dolore. Sa che ho perso l’amore ed anche la stima di chi mi è accanto”
“Questo non è vero, Willow”
commenta dolcemente Buffy. “Noi siamo sempre i tuoi amici”
“Lei ha visto la foto di
Tara” continua Willow. “Mi ha detto quanto era bella…e che dolce compagna
deve essere stata. Lo era, le ho detto io, ed io mi sono comportata da idiota
con lei, giocando con la sua mente e la sua memoria. Non avrebbe potuto
perdonarmi, le ho spiegato, ma l’ha fatto. E le è costato la vita”
“Will..non è colpa tua se Tara
è morta. E’ stato Warren ad ucciderla” le dice Xander, raddolcito dal suo
dolore. Buffy annuisce.
“Poi, le ho parlato della
magia. Della mia vendetta. E del sangue che ho sulle mani”
“Perché era così curiosa di
te?”
“Perché ardeva dal desiderio
di raccontarmi a sua volta la sua vita.”
“E…l’ha fatto?”
“Sì. Ma prima ha voluto vedere
le foto dei miei amici. Di te, Xander…e di Buffy.”
“Ecco perché sembrava mi
conoscesse” commenta Xander. “E’ venuta a cercarmi a colpo sicuro”
“Aspettate!” interloquisce
Buffy. “Willow…come ti spieghi che dopo averti lasciata quasi senza vita si
sia rivolta a Xander…e non lo abbia morso?”
“La spiegazione sta tutta nella sua storia”
Sunnydale Residence. Ore 11.
La ragazza vicino alla piscina si
spalma di crema solare. Protezione totale. E’ un azzardo, ma ne vale pena.
Accanto a lei si staglia un’ombra. L’uomo osserva il
suo corpo perfetto, rivestito appena di un minuscolo bikini.
“Riesci anche a prendere la
tintarella? Non finirai mai di stupirmi. Quanti ce ne sono al mondo di noi
che possono farlo?”
Lei ride. “Siediti accanto a
me, Spike, e bevi qualcosa. Adoro questi cocktail colorati. Prendere il sole è
tutta una scusa per poterli ordinare”
Entrambi portano occhiali da
sole. Massimo fattore di protezione possibile.
“Allora?” le chiede lui,
incuriosito. “Oltre a me, beninteso”
“Oh, un paio in Europa, e tre o
quattro in Cina. E poi, il nostro comune amico Vlad, beninteso…che porta
tuttora con sé un ottimo ricordo della tua bella”
“Quel miserabile pezzo di
pattume europeo” commenta Spike “Cielo, sono europeo anch’io! A volta me
lo dimentico”
“Benvenuto nel club” fa lei
“A te, come è capitato? Di diventare resistente al sole, voglio dire…”
“Andato in Africa, incontrato
un demone, fatto un patto con lui” sintetizza lui.
“Dio, sei spassoso, Spike!”
ride lei. “Che fine ha fatto Dru?”
“Vorrei saperlo anch’io. Come
puoi immaginare, lei e la mia attuale ragazza non vanno molto d’accordo”
“Come si sta nel letto di una
cacciatrice?” indaga lei.
“Comodi” risponde Spike,
asciutto. “Fino a quando lei mi permetterà d’entrarci, beninteso. Cosa che
potrebbe smettere presto di fare se scopre che sono stato io ad aiutarti a
sistemarti qui a Sunnyhell”
“Oh, andiamo…povero Spikey”
lo prende in giro lei. “Hai paura di restare fuori al freddo? Sei diventato
così dipendente dai capricci di una cacciatrice isterica?”
“Buffy non è affatto isterica.
Ed è pericolosa, molto più di quello che credi. Ha fatto fuori una dea
infernale, ed anche il Maestro. Tra gli altri. Ed è proprio quello che farà a
te se ti ostini ad avvicinarti ai suoi amici. Hai dissanguato la Rossa”
“Willow? “ replica la
ragazza. “L’ha voluto lei!”
“Ed era proprio il caso di
sedurre lo zuccone?”
“E’ molto vigoroso” sorride
la vampiressa.
“Già…continuano a dirmelo,
ma chissà perché non riesco a farmene una ragione” commenta Spike.
“Ascoltami bene, Carmy. Te lo dico per il mio…e per il tuo bene. Stai
lontana da loro”
“Sennò? La tua ragazza mi fa
la bibi?”
“Qualcosa del genere, sì. Ma
con più sangue, polvere – la tua - e violenza”
“Non ho paura di lei”
sussurra Carmilla. “E nemmeno tu dovresti. Cos’è che la rende tanto
speciale? E’ così bella? Più di me? Persino Vlad le faceva gli occhi
dolci…”
Spike la guarda spassionatamente.
“La bellezza non è tutto. Buffy è speciale. E’ come una malattia…e io
l’ho presa nella forma più acuta. Ora ho bisogno della mia dose, per
sopravvivere”
Carmilla si alza. Si riaggiusta
il bikini sul corpo, e si mette un cappellone di paglia sui bellissimi capelli
biondi.
“Ci vediamo, Spike. Ma lascia
che ti dia io un consiglio, uno solo..” lo fissa dolcemente. “Non
attraversare la mia strada. E dillo anche alla tua bella”
E poi, si allontana.
VIII parte.
“Cielo, qual è stato il tuo
trauma infantile?”
(Buffy, Welcome to the Hellmouth)
La storia di Millarca di
Karnstein, quale racontata da lei stessa a Willow, e da Willow ai suoi amici.
Il mio nome è Millarca dei conti
di Karnstein e sono nata in Alta Stiria, Austria, nel 1614. Sono cresciuta in
perfetta solitudine, seppur educata come la nobildonna che ero, nella mia
magione avita, persa tra antichi e fitti boschi. Mia madre era morta quando
avevo solo due anni, durante un’epidemia di peste nera, e non avevo fratelli.
Mio padre era molto malato, e crebbi con la sola compagnia di una balia boema,
una donna fedele, di poche parole. L’estate che mio padre morì, avevo solo
sedici anni. Fu in quei giorni che ebbi la sorpresa più grande di tutta la mia
vita.
Una notte di tempesta, qualcuno
bussò alla porta del nostro castello. Era una donna, alta e bella, che disse di
essere mia madre, Carmilla di Karnstein. Disse che non era morta, e che solo un
malinteso l’aveva tenuta lontana dal marito per tutti quegli anni.
Disse anche che dovevo andar via
con lei: era una questione di vita, o di morte. Mi fece preparare in fretta e
furia le mie quattro cose. La carrozza, disse, non aspettava.
La mia balia non sollevò alcuna
obiezione. La salutai con un bacio, ed andai via con la donna che diceva di
essere mia madre. La carrozza, una bellissima, elegante carrozza trainata da sei
cavalli neri come l’inferno, volò via, ad un ritmo forsennato. Mi colse un
sonno profondo, anzi, un profondo torpore. Mi addormentai con la spalla sul capo
di mia madre.
Mi sembrò che quel sonno durasse
in eterno. Quando mi svegliai, era ancora buio. Mi domandai come mai non
diveniva mai giorno, e quanto ancora sarebbe durato quel folle viaggio.
Mia madre mi porse allora una
bevanda, e mi ordinò di bere. Bevvi. Mi era stato insegnato ad ubbidire. Aveva
un gusto strano, metallico, ma finii tutto il contenuto del calice, come mi era
stato ordinato.
Ripiombai in quello strano
torpore. Quando mi svegliai, e mi sembrò passato un secolo da allora, sentii
freddo. Ero al buio.
Ero in una bara.
Gridai. Usai le unghie, i denti.
Non era possibile, era assurdo! Mi avevano sepolta viva! Sapevo che di lì a
poco mi sarebbe mancato il respiro. Mi feci forza: dovevo a tutti i costi uscire
di lì…
“Mi dispiace, Buffy” mormora
Willow, osservando il volto ora pallidissimo dell’amica.
“Non fa niente…è passato”,
replica Buffy. E’ molto tempo che non ha più quegli incubi…che non ricorda
più cosa è stato risvegliarsi in una bara e lottare con le mani verso la
luce…
“Se non altro, abbiamo qualcosa
in comune, io e questa Carmilla. Continua, ti prego..”
Fui fortunata.
Grazie a Dio, la bara non era
ancora stata messa nel pesante sarcofago di pietra posto lì vicino, e già
pronto all’uso.
Sapevo senza che nessuno dovesse
spiegarmelo che Millarca di Karnstein non esisteva più.
Nonostante fosse buio pesto, ci
vedevo bene. Eravamo nella cripta del mio castello: a quanto pareva, eravamo
tornati a casa. Per seppellirmi. Mi osservai: ero cresciuta,
diversa…come se fossi stata via tre o quattro anni, e non solo una notte. Mi
sentivo più donna, più bella.
Presi la scala secondaria e mi
ritrovai nei campi. Era una bella notte, illuminata da una luna piena. La sagoma
scura del castello si stendeva alle mie spalle. Era una notte silenziosa. Non
avevo mai sentito un silenzio così profondo…
Mi diressi verso i campi.
C’erano due contadini, nudi, a terra, avvinghiati. Capii subito cosa stava
succedendo.
Quando mi videro, si misero ad
urlare.
“E’ la contessina! Il suo
fantasma!”
“No…non è possibile!
L’abbiamo seppellita tre giorni fa!”
Tre giorni? Ma se ero partita di
casa solo la sera prima!
Godevo del loro terrore. La paura
che emanavano arrivava fino alle mie narici, le faceva dilatare. Non ero ancora
consapevole che il mio cuore non batteva più, che i polmoni non pompavano più
l’aria. Ma ero conscia del loro orrore. E lo trovavo stranamente dolce.
Mi avvicinai all’uomo. Lo
annusai. Lui fece per scappare, ed io lo strinsi per le spalle, stupendomi per
la mia forza. Agii d’istinto. Affondai il viso nel suo collo, e penetrai con i
denti nella sua pelle. Il suo sangue mi invase la bocca, caldo, delizioso. Non
ne avevo mai abbastanza.
Lo lasciai cadere come una
bambola rotta. La ragazza stava correndo, ancora nuda. La raggiunsi in un lampo.
Non ero mai stata così veloce. La fissai con interesse.
E poi me la bevvi.
“Ehy, che bell’esempio di
assassina!” esclama Xander, sentendosi piuttosto in colpa. Non riesce a
dimenticare che la sera prima hanno fatto l’amore…
“Almeno, tutto questo è
servito a qualcosa” commenta Buffy, sarcastica
“E sarebbe?”
Lei sorride, con finta dolcezza.
“A capire che anche a te, Xan, piace sbatterti i non – morti”
Ritornai verso il castello.
Approfittando del buio mi recai nella stanza della mia balia. La povera donna
impallidì come un lenzuolo al vedermi. Prese un oggetto da un baule lì vicino
e mi tenne a bada con quello.
“Vade retro…nosferatu” mi
disse. “Via…vai via”
Osservai la croce orripilata.
Cielo, che orribile oggetto! Prima di allora, non avevo mai provato repulsione
per gli oggetti sacri. Ero una buona cristiana, andavo a Messa tutti i
giorni…come si usava all’epoca.
Ma ora lo trovavo ripugnante,
come un grosso, orrendo ragno nero.
“Sono la tua bambina, balia”
le dissi dolcemente “Fammi venire vicino…posa…quella cosa”
“Via!” gridò lei. “TU non
sei più la mia Millarca. La mia bambina è morta!”
“Così pare” commentai, con
una freddezza che stupì me stessa “Tre giorni fa, mi hanno detto? Ma se sono
partita di qui solo ieri sera!”
La balia mi fissò. “E’
passato un mese”
“Un mese? Non è possibile!”
la guardai. “Andiamo, balia, abbracciami. Posa quell’oggetto immondo…”
Lei mi fissò con raccapriccio.
“Vade retro, demonio!”
Annoiata, la guardai “Sono
Millarca, balia…non vedi? Sono così cambiata?”
Sapevo di non averla convinta.
Non ero tanto convinta neppure io. Sapevo di essere cambiata.
“Va via…”implorò lei.
“Non c’è nulla qui per te.”
“E’ tutta colpa tua!” la
accusai. “Se non mi avessi affidato a quella donna, tutto questo non sarebbe
successo!”
Lei si sedette, sconvolta dalle
mie parole. Teneva sempre la croce attaccata a sé, ben stretta. “Ho
sbagliato, lo so…ho creduto alle sue parole. Ha detto di essere tua madre…ed
era proprio come lei. Solo che tua madre è morta. Ho seppellito io stessa il
suo corpo in un lenzuolo di lino”
“Perché allora ti sei fidata
delle sue parole?” la accusai io.
“Perché…ho pensato di
sbagliarmi, di ricordare male. In quei tempi, c’era la peste, tutti morivano,
io stessa stavo male…puoi perdonarmi?”
Non le risposi. Indietreggiai
lentamente, e poi corsi giù per le scale. In un baleno, mi ritrovai sullo
spiazzo del castello.
La carrozza nera a sei cavalli mi
attendeva. Ne uscì una donna, quella che sosteneva di essere mia madre, e mi
esortò ad andare via con lei. Era questione di vita o di morte. Io risi.
Sembrava un gioco di specchi.
Quel mese era trascorso, e nulla era cambiato. Non sapevo chi ero, ma mi
ritrovavo al punto di partenza.
Salii di nuovo su quella
carrozza.
“Devi odiarmi” mi disse la
donna. La carrozza volava nel buio, così come aveva fatto la prima volta. “Ti
ho strappato dalla vita..e sai perché?”
Così, ero davvero morta. Bene,
almeno mi stavo chiarendo le idee.
Lei continuò. “La trama del
tempo è lunga e complessa. Questo è un periodo particolarmente buio. Volevo
futuri più splendenti e ricchi di luce per te, mia unica figlia”
“Sei davvero mia madre,
allora?” le chiesi freddamente. Non provavo né odio, né rancore, né amore.
Mi sentivo tremendamente distaccata. L’unico barlume di emozione che avevo
sentito era stato quando avevo preso tra le mie labbra la vita dei due
contadini.
“Sì”
“Ma sei morta quattordici anni
fa”
“E’ vero” annuì lei con un
sorriso “Ma il bacio di uno straniero mi risvegliò dalla tenebra. Volevo lo
stesso per te, Millarca”
“Perché?” le chiesi, anche
se in parte mi aveva già risposto.
“Perché saresti morta lo
stesso. In paese sta per arrivare un’epidemia di vaiolo. E poi, c’è la
guerra. O saresti potuta morire di parto, mettendo al mondo la creatura nata da
un vincolo odioso, imposto da un matrimonio combinato.”
“Cosa mi offri, in cambio?”
le chiesi, sempre distaccatamente.
“L’immortalità” rispose
lei, con un sorriso. “Dovrai temere ben poche cose. I paletti di legno nel
cuore, il fuoco. Dovrai nutrirti di sangue. C’è chi ricorre agli animali, ma
nulla ci trattiene dall’uccidere umani. Nulla. Il loro sangue è caldo e
delizioso”
“Lo so” le dissi, pensando ai
contadini.
“Ci chiamano vampyr…nosferatu.
Vampiri. Non – morti. Non più vivi…non veramente defunti”
“Ho capito” le dissi, e mi
tenevo il polso tra due dita. Non batteva più. Ne ero lievemente stupita.
“Noi, in verità, siamo vampiri
un po’ speciali, figlia mia. Veniamo da una stirpe antica. Contrariamente alla
maggior parte dei vampiri, possiamo resistere al sole. Non a quello forte, di
mezzogiorno….ma possiamo circolare di giorno. E’ una fortuna rispetto agli
altri vampiri, condannati a vivere nell’oscurità”
“Bene” le dissi. “E gli
svantaggi?”
“Svantaggi?” mi disse lei
“Ah, cara mia, tutto si paga. Io sono costetta a viaggiare per l’eternità,
a bordo di questa carrozza infernale. Non ho mai visto il guidatore in faccia,
non lo vedrò mai. Posso fermarmi solo per pochi istanti per volta. Lui non
aspetta”
“Ed io?” le chiesi. Mi stava
già venendo il mal di mare. Non avrei resistito un’eternità sballottata su
quella carrozza.
“Non potrai mai più tornare a
casa. Karstein è perso per sempre per te. E non potrai mai chiamarti
diversamente…ti saranno permesse solo forme anagrammate del tuo nome.
Millarca…Mircalla…Carmilla. Puoi prendere in prestito il mio nome, se
vuoi”
“Perché no” le dissi
“Immagino avrò molte vite per usare ciascuno di essi”
“Bene” mi disse lei,
soddisfatta. “Tutto sta andando bene. Ti sei già nutrita?”
Annuii.
“Bene, è il momento di
trovarti una casa. Non sta bene che una giovane nobildonna come te vaghi senza
nome per il mondo. Ora, faremo una piccola commediola. Quando ti sarai stancata
di questa vita, chiamami: ricominceremo da un’altra parte”.
Non sapevo che dire. La testa mi
girava. Avevo di nuovo fame.
“Vieni” mi disse, porgendomi
il calice. “Bevi”
Il sapore strano che mi aveva
sconvolta durante il primo viaggio non c’era più. Ora il liquido, sangue
fresco, era caldo ed inebriante.
“Iniziazione di un vampiro”
dice Xander. “Neanche un rimorso. Plaudo alla freddezza della signorina”
“Davvero? La trovi fredda?
Credevo che ieri notte pensassi che fosse molto…calda” lo prende in
giro Buffy. Prova una certa soddisfazione. Dopo molti anni di beffe e sarcasmi,
finalmente anche Xander ha provato il frutto proibito del sesso con un
non – morto.
“Piantatela, voi due” dice
Willlow. “E lasciatemi continuare”
Il copione delle recite mie e di
mia madre era sempre lo stesso. Collaudatissimo. Arrivavamo con la nostra
carrozza in qualche castello isolato, e mia madre, con i suoi nobili modi,
chiedeva rifugio per me, che “stavo molto male”. Nessuno osava negare così
poco ad una signora così distinta. L’istante dopo, lei fuggiva sulla sua
carrozza infernale.
Di volta in volta, mi presentavo
come Millarca, Mircalla o Carmilla. Alternavo i nomi come altre scambiavano i
vestiti. A volte rimanevo ospite per mesi, altre, per anni. Di solito, andavo
via quando troppi anni trascorrevano senza che il mio aspetto fisico mutasse in
nulla, o quando i morti per dissanguamento nella contea diventavano troppi.
Allora, come per magia, mia madre
tornava a prendermi, pagava per il disturbo, e la commedia ricominciava da
qualche altra parte. Stesse battute, stesso copione.
Stavo ben attenta a nutrirmi solo
al di fuori del castello che mi ospitava. Giravo di notte, e – cielo –
quante cose ci sono in giro di notte! Uccidevo con la massima tranquillità. E
poi tornavo con il sorriso sulle labbra nella casa che mi ospitava.
Alla mia seconda visita, scoprii
un nuovo tipo di divertimento.
Ero in casa di una nobile signora
molto annoiata. Come al solito, facevo finta di essere molto debole, per non
essere costretta a pericolose passeggiate pomeridiane sotto il sole. Ah, devo
dire che con il tempo, con i secoli, sono diventata molto più resistente al
sole. Allora, agli inizi della mia non – vita, ero ancora piuttosto fragile.
Un pomeriggio, la mia ospite mi
si infilò nel letto.
Devo ammettere che proprio non
capivo cosa volesse da me.
Lei me lo mostrò.
Maman
non mi aveva detto nulla di queste cose!
Quella mia visita durò molto più
a lungo della precedente. Fino a che, un giorno, la mia nobile amica si arrabbiò
assai.
“Carmilla, mio dolce
tesoro…non va bene, non va bene! Sei l’unica vergine ventenne che io
conosca! Come ci potremmo divertire di più se tu conoscessi anche degli
uomini!”
Uomini? Ventenne? Erano passati
cinque anni dal giorno della mia “morte” ed io non ero cambiata in nulla.
Era vero però che fossi ancora vergine.
Accettai per farla contenta un
incontro a tre con un suo amico ufficiale.
Dopo, insoddisfatta, me li
mangiai tutti e due.
“A me non mi ha mangiato”
osserva Xander, fiero suo malgrado.
“Taci” gli dice Buffy. “Ti
prego, taci, almeno!”
Avevo provato le vie delle donne,
ed anche quelle degli uomini. Ma il mio cuore era ancora in cerca di…non so.
Forse non potevo provare amore.
Mi sbagliavo. Mi innamorai
perdutamente.
Capitò trent’anni dopo la mia
morte. Ero arrivata in casa di un ufficiale a riposo. La sua unica figlia era
una meravigliosa creatura. L’amai come non avevo mai amato. La colmai di baci
e di carezze. Lei si abbandonò a me. E poi morì di tisi, a soli diciannove
anni.
Per il dolore, sterminai un
intera comunità. Dovette venire mia madre a salvarmi: stavano venendo a
cercarmi con i forconi e le torce. Allora, non sapevo che potevo creare creature
tali quali a me. Quando mia madre me lo disse, dopo, la odiai. Ma lei aveva
ragione: sarebbe stato meglio non saperlo.
Ebbi altri amanti, dell’uno e
dell’altro sesso, e qualche amore. Ma nessuno poteva ricordarmi la mia dolce
Margarethe. Qualcuno, lo resi vampiro: non durarono a lungo. Non resistevano al
sole, come me, e vennero uccisi da vampiri più esperti ed anziani. Mia madre mi
spiegò che era qualcosa nel nostro sangue a renderci così particolari, lei,
io, e pochi altri. Un qualcosa di non trasmissibile.
Avevo qualche contatto con le
altre creature della notte, ma per lo più fingevo di essere umana. Sapevo di
essere bella, e lusingavo la mia vanità con bei vestiti e feste. I soldi non mi
mancavano. Maman me ne procurava con larghezza.
Non ho mai amato un vampiro. La
fragilità della vita umana rendeva le mie vittime umane assai più appetibili.
Sono volata di compagna in compagna attraverso i secoli. Di delusione in
delusione…di morte in morte.
Non sono infelice. Ma sono sola.
Molto sola. Ora, Maman mi ha
fatto venire qui a Sunnyhell.
“E tu, Willow…saresti la
prossima?” chiede Buffy, preoccupata. “Ha messo gli occhi su di te?”
”Sì” ammette la ragazza, ancora pallidissima contro il cuscino. “Vuole
amarmi come ha amato Margarethe. Dice che il mio potere la inebria.”
“Dio mio…non posso
crederci!” esclama Xander. “E tu le credi?”
“Si, io le credo” dice
Willow.
“Non puoi ricambiarla…non
dopo aver amato una creatura pura come Tara” afferma Buffy, conscia fino in
fondo del proprio stesso dilemma. Non poter amare Spike per quello che é..pur
essendo attratta da lui come una falena dalla fiamma.
“E’ diverso. Tara era la
luce. Millarca…è la tenebra”
“Non dirai sul serio”
“Ti è andata bene, per una
notte, Xander, non è vero?” lo accusa Willow. “Quindi, chi sei per
giudicare?”
“Davvero, Xander, sono stufa
anch’io del tuo atteggiamento moralista!” lo attacca Buffy. Il ragazzo si
alza, le fissa entrambe.
“Non vi riconosco più. Pronte
entrambe a gettarvi tra le braccia di un non – morto…ed entrambe disposte a
pagare con la vita. Io, almeno, non sapevo che fosse una vampira, quando me la
sono portata nei boschi!”
“Perché hai stretto quel
legame con lei?” chiede Buffy a Willow. “Non è un tipo fedele. Ti ha subito
tradita con Xander, la sera stessa”
“Perché sentivo di doverlo
fare. Millarca mi affascina come nessuno mai prima. Ma sono io che le ho detto
di cercare altrove. Ero disposta ad essere la sua compagna…ma non in quel
senso. Non dopo Tara. Non subito, almeno”
“A quanto pare, la nostra
signorina non si accontenta di succhiare il sangue” osserva Xander,
allusivamente.
“Basta” dice Buffy. “Come
sempre, accetteremo le scelte che ciascuno di noi fa. Se mi garantisci che il
vostro…scambio di sangue è stato consensuale, io non la ucciderò. Non
ancora. Se la sua dieta, peraltro, si mantiene strettamente animale”
“Gliel’ho chiesto” sussurra
Willow. “Mi ha detto che l’avrebbe fatto…per me”
“Bene”
Ancora imbarazzati, i tre amici
si salutano.
Quando sono fuori, Xander si
scusa con Buffy. “Mi dispiace. Non riesco a perdonare te…ed il tuo ragazzo.
Per la storia di Anya, capisci.”
“La colpa non è certo
nostra” afferma Buffy. “Comunque, capisco che ti bruci ancora. Restiamo
vicini, Xander. Ho idea che Willow avrà ancora bisogno di noi”
Xander annuisce. Le loro strade
si separano.
Tornata a casa, Buffy vede Spike
in salotto con Dawn. La sta aiutando con i compiti. Lui solleva il capo, ed i
loro sguardi si incrociano. Lei non ha ancora deciso cosa dirgli, quando il
telefono suona.
“Pronto?” dice Buffy, lo
sguardo sempre fisso su Spike.
“Buffy, sono Steve Frazier. Si
ricorda? All’ospedale”
“Salve, Steve.”
“Ho i risultati del suo esame.
Ci vediamo domani? Un cappuccino?”
Lei esita. Spike fa finta di
niente, ma lei sa che i suoi sensi sono sintonizzati su di lei, e sulla sua
conversazione. Abbassa istintivamente la voce.
“Sì…al caffè
dell’università. Alle due”
“D’accordo! Sarò lieto di
vederla”
“Anch’io” dice lei, e
riattacca.
Spike ha riabbassato il capo sui
libri.