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ARTICOLO
Giugno, 2000
Aree naturali protette in Abruzzo.
La presenza di tre parchi nazionali (Parco d'Abruzzo, Parco
Gran Sasso-Laga, Parco Majella), di un parco regionale (Parco
Sirente-Velino) e di circa quaranta riserve minori, dovrebbe
rappresentare per l'Abruzzo un'occasione di pianificazione
territoriale nuova, diversa da quella del passato spesso caratterizzata
da un incontrollato sfruttamento delle risorse naturali. All'inizio
degli anni '90, la nascita dei due nuovi parchi nazionali
del Gran Sasso-Laga e della Majella, oltre a quella del grande
parco regionale del Sirente-Velino, aveva fatto sperare die
la nostra regione, sulla base della positiva esperienza dello
storico Parco nazionale d'Abruzzo, potesse avviarsi a rivestire
un ruolo di guida a livello nazionale nel campo della conservazione.
Purtroppo, pero, negli ultimi tempi, la tutela e la valorizzazione
naturalistica stanno lasciando il posto ad una semplice operazione
di marketing e di comunicazione, tesa semplicemente ad attirare
turisti. Mentre su patinate riviste a tiratura nazionale viene
presentata l'immagine di un Abruzzo "verde", nella realtà
la tutela del nostro territorio che, va ricordato, ospita
un patrimonio florofaunistico tra i più importanti in Italia,
è passata decisamente in secondo piano, quando non
è già stata sacrificata a piccoli interessi localistici. Da
più di due anni il WWF ha denunciato in tutti i modi una netta
ripresa di progetti ed interventi all'interno delle aree protette
abruzzesi: interventi che, se realizzati, metterebbero in
discussione la stessa idea dell'Abruzzo, come regione dei
parchi. Erano anni che le nostre montagne - quasi tutte ricomprese
all'interno di parchi nazionali e regionali - non venivano
sottoposte a tanti tentativi di aggressione da parte di speculatori
e amministratori, evidentemente incapaci di immaginare uno
sviluppo diverso da quello basato sulla devastazione delle
risorse naturali. A partire dalla presentazione del piano
dei bacini sciistici da parte della Regione Abruzzo nel 1999,
si è assistito ad un fiorire di progetti che, in molti casi,
ripropongono devastanti interventi vecchi di decenni. Lo spettacolo
che l'Abruzzo sta offrendo in questi ultimi mesi è quanto
di più lontano possa esservi dall'idea di una regione seriamente
impegnata nella tutela ambientale. Gli interessi di qualche
operatore locale sembrano destinati a prevalere su quelli
nazionali ed intemazionali che sono alla base dell'istituzione
dei parchi. Con preoccupazione assistiamo, da destra e da
sinistra, ad un'azione volta a privare di qualsiasi valenza
la tutela di specie animali e vegetali uniche, quasi che la
salvaguardia di specie uniclie in Italia possa essere sacrificata
a faraonici progetti infrastrutturali, peraltro incapaci di
arrecare effettivi vantaggi economici alle popolazioni locali.
Nessuna delle aree protette è riuscita a sottrarsi a questi
attacchi die anche quando non dovessero concretizzarsi in
opere hanno comunque prodotto un danno: i parchi, infatti,
sono stati costretti a dedicare enormi energie alla salvaguardia
del proprio territorio, evitando di avviare quei progetti
di tutela "attiva" che possono assicurare quella crescita
naturalistica che è la ragione per cui abbiamo creato parchi
e riserve.
Parco Nazionale d'Abruzzo
Per più di un anno il PNA è stato sottoposto a continui attacchi
da parte di personaggi, il cui unico scopo sembra essere quello
di eliminare il direttore e il presidente dell'Ente Parco,
visti evidentemente come un ostacolo a tutta una serie di
progetti che si vorrebbero realizzare all'intemo dell'area
protetta. A nulla valgono i risultati in campo naturalistico,
oltreché economico, raggiunti dal Parco in questi anni. L'ampliamento
del territorio del Parco nella Valle del Giovenco, la conferma
del diploma europeo per le attività di conservazione, l'apertura
del Centro Insetti di Bisogna, il riconoscimento di parco
più conosciuto e visitato d'Italia secondo un'indagine Doxa
condotta per conto del Ministero dell'Ambiente, sono stati
visti quasi con fastidio da chi ha in mente solo la costruzione
di nuove piste da sci.Lo stesso tentativo di bloccare la conferma
di Fulco Pratesi a Presidente del PNA, dopo che su di lui
era stato raggiunto l'accordo tra il Ministro dell'Ambiente
e le tre Regioni interessate, rappresenta solo l'ultima di
una serie di manovre tese a delegittimare l'Ente Parco. Nel
frattempo tornano in auge vecchi progetti di ampliamento dei
bacini sciistici di Pescasseroli, Scanno, Monte Godi e Roccaraso
che qualcuno vorrebbe ricongiungere in un unico grande bacino,
non curandosi del grave danno che si procurerebbe alle importantissime
specie animali e vegetali presenti nell'area. Contemporaneamente
il Parco, per la strumentale opposizione del Comune e la posizione
pilatesca della Regione, non è ad oggi riuscito a ricomprendere
nel proprio territorio il famoso "cuneo della morte" di Alfedena,
tristemente noto per gli abbattimenti di orsi e per il taglio
dei boschi.
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
È forse il Parco dove le prensioni negative volte alla realizzazione
di interventi dannosi per l'ambiente si sono fatte sentire
con maggiore vigore. Dal terzo traforo del Gran Sasso, all'ampliamento
dei bacini sciistici, dalle esercitazioni militari alle proposte
di captazione delle sorgenti, il Parco è sottoposto ad un
continuo "bombardamento" di richieste portate avanti con tutti
i mezzi. Purtroppo, recentemente abbiamo dovuto registrare
un preoccupante segnale di cedimento da parte del Parco il
cui Consiglio direttivo ha approvato a maggioranza (con il
voto contrario dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste
e dell'Università, e l'astensione del rappresentante del Ministero
dell'Agricoltura e Foreste) il "piano d'area della Scindarella
(Campo Imperatore)" sul versante aquilano del Gran Sasso.
Il piano prevede, oltre alla sostituzione di un impianto a
due posti già esistente con una seggiovia quadriposto, la
costruzione di una nuova seggiovia sempre quadriposto (lunghezza
1336 m.), di una nuova pista (sviluppo 3,5 km), unaseriedi
locali interrati destinati a magazzino delle seggiole (394
mq), sala motori e rimessa dei mezzi battipista (110 mq),
oltre ad un locale di ricovero per gli sciatori (200 mq):
il tutto in un'area fino ad oggi non interessata da impianti
da risalita. A giudizio del WWF (che ha lanciato sulla questione
un appello internazionale via e-mail firmato da circa un
migliaio di ricercatori, ambientalisti, docenti universitari,
istituti di ricerca scientifica di 35 diversi Paesi), tale
intervento contrasta con le necessità di tutela dell'area
e con la nonnativa attualmente in vigore: l'area in questione,
infatti, è stata individuata come Sito di Interesse Comunitario
(SIC) e ricade in zona 1 del Parco, dove la normativa di salvaguardia
vigente vieta espressamente nuovi impianti a fune. Sul punto
l'Associazione ha presentato una Relazione Tecnica sui danni
di tali opere per l'ambiente, basata su indagini già pubblicate
(come la Carta della Vegetazione di Campo Imperatore del 1999).
Cinque diversi tipi vegetazionali subiranno gravi ripercussioni
per questi interventi: due di questi (praterie s.Ses-leria
apennina e praterie a Nardus strida) sono protetti dalla Direttiva
Habitat dell'Unione Europea. I lavori per l'installazione
dei piloni danneggeranno gravemente la vegetazione attraverso
la compressione del terreno e tutta la fauna invertebrata
(comprese dozzine di specie endemiche) sarà localmente distmtta.
L'area interessata dal progetto è poi uno dei siti importanti
per l'alimentazione in periodo riproduttivo del Gracchio corallino
(specie protetta dalla Direttiva 409/79 della UE). Nell'area
nidifica il Calandro, altra specie protetta dalla Direttiva
409/79 e considerata come vulnerabile per il forte declino
che si è verificato in tutta Europa. I.'altro elemento di
forte preoccupazione è la realizzazione del terzo traforo
del Gran Sasso su cui, nonostante il giusto e motivato diniego
espresso dall'Ente Parco, si sta organizzando una conferenza
di servizi tesa a superare il parere - peraltro vincolante
del Parco
. Parco Nazionale della Majella
II WWF Abruzzo crede che l'attività amministrativa del Parco
sia stata fortemente limitata dal ritardo sulla individuazione
del nuovo Presidente che dovrebbe sostituire quello attuamente
in carica, chiamato a ricoprire un ruolo di elevato prestigio
nel Corpo Forestale dello Stato. In tale situazione di incertezza
si sono moltiplicati gli attacchi al territorio del Parco,
con progetti, come quello del trenino da Rapino alla Majelletta,
che si potrebbero definire ridicoli se non servissero come
specchietto per le allodole al fine di ottenere ben altre
concessioni (non certo meno impattanti dal punto di vista
ambientale). Grave è anche la situazione relativa a progetti
di ricerche petrolifere, per i quali il WWF è intervenuto
ad adiuvandum a fianco dell'Ente Parco in un ricorso presentato
dall'Agip contro il diniego del Parco alle perforazioni. Inoltre,
il Piano del Parco, presentato da più di otto mesi, ancora
non è stato adottato dalla Regione Ahmzzo (per legge avrebbe
dovuto farlo in 60 giorni). Contemporaneamente, però, la ste&sa
Regione ha trovato il tempo per seguire e consentire scelte
assolutamente dannose per l'ambiente più volte denunciate
pubblicamente dalla stessa direzione dell'Ente Parco.
Parco Regionale Sirente-Velino
Il WWF Abruzzo ha da tempo segnalato lo stato di forte crisi
in cui versa il Parco che, fortemente condizionato da Regione
ed enti locali, si è dimostrato del tutto incapace di difendere
il proprio territorio. Nella piana carsica di Campo Felice
si sta realizzando un megaparcheggio di circa 12 ettari in
un'area individuata come Sito di Interesse Comunitario. Il
WWF in una serie di esposti alla magistratura, al Ministero
dell'Ambiente, all'Unione Europea ha evidenziato: i danni
ambientali che questo intervento comporta ad un sistema geologico
estremamente delicato quale è un piano carsico, notoriamente
permeabile a tutte le sostanze inquinanti; il danno paesaggistico
causato dalla realizzazione di 12 ettari di parcheggio per
6000 autovetture e 70 autobus; i danni alla fauna per il disturbo
all'unico corridoio faunistico che collega il Parco regionale
Sirente-Velino, dove è stata rilevata la presenza dell'orso,
al Parco Nazionale Gran Sasso-Laga, dove invece questo animale
viene segnalato molto raramente; alcuni interventi collegati
al parcheggio sono poi localizzati in prossimità di un inghiottitoio
e due laghetti naturali che ospitano una colonia del raro
Tritone Crestato. Da evidenziare che l'opera riprende vecchi
progetti presentati negli anni passati dalla Società die,
possiede gli impianti di risalita, ed è stato fatto proprio
dalla Regione die ha ottenuto i necessari finanziamenti dall'Unione
Europea (peraltro con fondi destinati alla riqualificazione
ambientale!). Nel penultimo consiglio regionale prima delle
[lassate elezioni regionali, è stata poi approvata la riduzione
di circa un sesto di questa area protetta: da un giorno all'altro
sono stati eliminati quasi 10.000 ettari senza alcuna motivazione
tecnico-scientifica. Questo taglio ha determinato una situazione
paradossale in base alla quale sono usciti dal l'arco i territori
più importanti dal punto di vista naturalistico della Valle
Subequana, mentre sono restati nel Parco tutti i centri abitati:
si tratta di una scelta chiaramente dettata dalla volontà
di conservare la possibilità di accedere ai finanziamenti
previsti per le aree protette. Inoltre, sono stati ripresentati
progetti di ampliamento delle piste da sci, di gallerie,
oltre ad una tristemente nota lottizzazione nell'area di Campo
Felice che negli anni passati le associazioni ambientaliste
hanno combattuto (spesso a fianco di quegli stessi politici
die oggi le ripropongono) e che, sbagliando, speravamo essere
stata accantonata definitivamente.
Conclusioni
II quadro risulta ancora più grave se si aggiungono la mancata
istituzione del nuovo Parco regionale dei Monti Simbruini-Ernici
(che pure faceva parte del programma di governo della maggioranza
che ha amministrato la Regione nella passata legislatura)
e l'accantonamento della legge sulle aree contigue, zone "cuscinetto"
che, secondo la legge quadro sulle aree naturali protette,
vanno create intorno ai parchi per assicurare una fascia di
rispetto dove alcune attività (tra queste la caccia), pur
se consentite, sono accuratamente regolamentate. La creazione
di aree contigue, in una regione come l'Abruzzo che ha circa
il 30% dì territorio ricadente in aree protette, è fondamentale
per asscurare una continuità naturalistica tra i vari parchi
e riserve, consentendo così lo spostamento di animali come
il Lupo, l'Orso, la Linee, ecc. che hanno bisogno di grossi
areali. E se scempi come quelli fin qui descritti, avvengono
all'intemo delle aree naturali protette (dove, almeno sulla
carta, la tutela ambientale dovrebbe rappresentare il valore
primario) è facile immaginare quello che sta accadendo al
di fuori dei parchi: strade sui fiumi, porti turistici nei
pochi tratti di costa rimasti integri, cave aperte in luoghi
naturalisticamente di pregio, raccolta differenziata lontanissima
dagli obiettivi fissati dal decreto Ronchi, rappresentano
la norma. Purtroppo, la scelta - coraggiosa e vincente -di
fare dell'Abruzzo la regione verde d'Europa sembra essere
stata abbandonata a favore di un ritomo ai vecchi modelli
di sviluppo che negli anni passati hanno determinato lo spopolamento
delle nostre zone inteme: scelte estremamente dannose per
l'ambiente e per le stesse tasche dei cittadini, viste, ad
esempio, le gravissime difficoltà economiche del Centro Turistico
Gran Sasso che gestisce gli impianti di Campo Imperatore nel
Parco Nazionale Gran Sasso -Laga. Grazie alle straordinarie
bellezze del suo territorio, l'Abruzzo ha la possibilità di
diventare veramente la regione verde d'Europa, ma ci riuscirà
solo abbandonando definitivamente lo pseudo-sviluppo impattante
(e, al tempo stesso, improduttivo) che alcuni personaggi vogliono
imporre da decenni, percorrendo al contempo la strada dell'unico
sviluppo possibile per le aree inteme abruzzesi; la conservazione
del proprio territorio che, se correttamente tutelato, può
anche garantire un ritomo economico.
Per
ulteriori informazioni contatti:
Dante Caserta, Presidente WWF Abruzzo, Tel.085/4510236, email:dantecaserta@inwind.it
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