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ARTICOLO
Settembre, 2001
Il bracconaggio in Abruzzo: iniziative ed indagine sulla
sorveglianza
Introduzione
Nel 2000 il WWF Abruzzo ed il Centro di Educazione all’Ambiente
“Paolo Barrasso” organizzarono a Sulmona una giornata di lavoro
e studio sul bracconaggio. A tale incontro furono invitati
le aree protette nazionali e regionali, gli Ispettorati Provinciali
del Corpo Forestale dello Stato, gli uffici dell’ex-ASFD ed
i Servizi Provinciali di Sorveglianza ecologica d’Abruzzo.
La partecipazione fu limitata ai rappresentanti dei seguenti
Enti o Uffici: · Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della
Laga; · Province di L’Aquila e Pescara; · Ispettorato CFS
di Chieti; · Ufficio della ex ASFD di Castel di Sangro. Nonostante
la scarsa partecipazione, l’iniziativa risultò molto interessante
ed il risultato dei lavori venne apprezzato. Si decise di
produrre un depliant ed un poster per sensibilizzare sul tema
del bracconaggio e si concordò sull’opportunità di avviare
un’indagine mediante un apposito questionario da inviare a
tutti gli enti preposti alla sorveglianza venatoria. La richiesta
venne inoltrata, in data 5 febbraio 2001, dal WWF Abruzzo
a tutte le Province, e relativi Ispettorati CFS, ai 3 Parchi
Nazionali ed al Parco Regionale Sirente Velino. Nei primi
sei mesi solo la Provincia di Chieti si preoccupò di rispondere.
Dopo un’ulteriore richiesta, datata 26 Agosto 2001, ed una
attesa di altri 3 mesi, giunsero anche le risposte della Provincia
di Pescara e dei Parchi nazionali della Majella e del Gran
Sasso e Monti della Laga. I dati inviati, anche se paragonabili
solo parzialmente, sono stati uniformati inserendoli nelle
tabelle allegate a questo dossier con la finalità di procedere
ad una successiva analisi e valutazione. Analizzando i dati
raccolti si nota in maniera inequivocabile come le azioni
di repressione del bracconaggio siano del tutto insufficienti.
Per meglio evidenziare e capire la situazione è opportuno
analizzare i dati divisi per singolo Ente.
Parchi nazionali e regionali
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il Parco è esteso per 140.000 ettari e nel biennio 1999/2000
aveva in servizio circa 86 Guardie forestali (numero che è
variato durante i due anni), divenute 115 sul finire del 2000.
I dati forniti dall’Ente non erano suddivisi per singoli Comandi
Forestali e pertanto si è dovuto esaminarli solo complessivamente.
Come si evince dalla lettura della tabella relativa a quest’area
protetta, nel periodo 1999-2000, sono stati elevati 724 verbali
per sanzioni amministrative di cui solo 12 per reati di carattere
venatorio (la maggior parte esterni al Parco poiché quelli
all’interno sono reati penali), mentre 93 sono state le multe
elevate per mancato rispetto delle norme del Codice della
Strada o simili (es. divieto di sosta su manto erboso). Anche
per quanto riguarda le ipotesi di reati penali rilevate, che
complessivamente risultano pari a 183 casi, quelle relative
a reati di caccia sono solo 13 (di cui 4 contro ignoti). Per
ottenere un indice indicativo, per quanto impreciso, della
attività di repressione di illeciti e reati, i dati annuali
sono stati divisi per il numero totale di agenti in servizio
(numero che è leggermente variato negli anni). È risultato
un indice indicativo di circa 4,21 sanzioni amministrative
e di circa 1,06 accertamenti di reati penali annuali per ogni
agente del CFS operante nel Parco. Per quanto riguarda gli
aspetti legati al bracconaggio, il numero medio scende poi
a circa 0,07 illeciti amministrativi ed a circa 0.08 reati
penali rilevati da ogni agente in un anno! Parco Nazionale
della Majella. Il Parco è esteso per 74.500 ettari e nel biennio
1999/2000 aveva in servizio 51 Guardie Forestali e 71 sul
finire del 2000. I dati forniti dall’Ente erano molto dettagliati
e suddivisi sia per anno che per i singoli 13 Comandi di Stazione
presenti nel Parco. Al fine di consentire il confronto con
quelli degli altri Enti è stato però necessario accorparli
in una tabella identica alle altre. Come si evince dalla lettura
della tabella relativa a questa area protetta, nel periodo
1999-2000 sono stati elevati 291 verbali per sanzioni amministrative
di cui solo 27 per reati di carattere venatorio (per la maggior
parte esterni al Parco poiché quelli all’interno sono reati
penali), mentre 68 sono state, ad esempio, le sanzioni amministrative
elevate per mancato rispetto delle norme del Codice della
Strada o simili (es. divieto di sosta su manto erboso). Per
quanto riguarda le ipotesi di reato penale rilevate, che complessivamente
risultano pari a 98 casi, quelli relativi a reati di caccia
sono solo 9. Anche per questo Parco è stato applicato lo stesso
indice indicativo usato per il Parco Nazionale del Gran Sasso
e Monti della Laga con risultati del tutto simili a quelli
ottenuti per il precedente Parco: circa 2,85 sanzioni amministrative
e circa 0,96 accertamenti di reati penali annuali per ogni
agente del CFS operante nel Parco. Per quanto riguarda gli
aspetti legati al bracconaggio, il numero medio scende a circa
0,26 illeciti amministrativi ed a circa 0,09 reati penali
annuali rilevati da ogni agente! Visto che i dati forniti
da questo Ente Parco consentono una più dettagliata analisi
per singolo Comando di Stazione Forestale (questi dati sono
stati omessi in questa sede per motivi di correttezza nei
confronti degli agenti interessati) è stato possibile rilevare
una grande differenza di attività repressiva tra i diversi
Comandi. È evidente come, mentre alcuni comandi agiscono e
lavorano elevando diverse sanzioni e segnalando diversi reati
alla Autorità Giudiziaria, altri, pur agendo in aree del Parco
molto sensibili ed a rischio, hanno un’attività repressiva
quasi nulla. In particolare è stato possibile verificare come
in un comando siano stati segnalati solo 3 illeciti in 3 anni
(2 per una cava ed 1 per abbandono di rifiuti) mentre in altri
due comandi risultano solo 1 verbale nel 1999 ed 1 nel 2000.
In un altro comando, invece, in due anni sono stati elevati
solo 14 verbali di cui 12 per sosta di auto su prato. Visto
il territorio di competenza di tali comandi ed i problemi
che vi vengono segnalati (bracconaggio, abigeato, pascolo
abusivo, furto di legna, ecc.) risulta francamente incomprensibile
tale scarsissimo livello di segnalazioni e sanzioni.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
QUESTO PARCO NON HA RISPOSTO
Parco Regionale Sirente-Velino.
QUESTO PARCO NON HA RISPOSTO
Considerazioni generali riguardanti i parchi che hanno risposto.
In ambedue i Parchi Nazionali è evidente la scarsa rilevanza
delle sanzioni amministrative, ma soprattutto penali, relative
a fenomeni di bracconaggio. Tale situazione è ancora più significativa
se paragonata all’incidenza sostanziale di multe per infrazione
al Codice della Strada. Il motivo di tale limitato numero
di infrazioni non può certo essere connesso all’esiguità del
fenomeno del bracconaggio, come dimostrano in maniera incontrovertibile
i dati relativi alla mortalità di fauna protetta presentati
nel precedente Dossier del WWF Abruzzo (Il bracconaggio: descrizione
del fenomeno e impatto ambientale e sociale. Il calendario
venatorio 2001-2002 e le richieste del WWF, settembre 2001)
ed i 5 bracconieri rimasti uccisi in incidenti di caccia negli
ultimi anni. Probabilmente, i motivi di tale difficoltà di
repressione dei bracconieri sono legati sia al numero esiguo
di agenti forestali effettivamente impiegati nel servizio
di sorveglianza, sia ad altri fattori, quali: ·
eccessivo carico di funzioni, adempimenti burocratici e “compiti
d’istituto” di ogni genere che tolgono tempo alle azioni di
sorveglianza più complesse; · compiti di sicurezza pubblica
imposti dalle Prefetture (servizi di Polizia Stradale, servizi
sulle piste da sci, vigilanza ai seggi elettorali, ecc.);
· compiti vari richiesti dagli Enti Parco (assistenza a visite
e manifestazioni, convegni, censimenti faunistici, ecc.) che
potrebbero essere svolti da altro personale ; · orari inadeguati
e limite tassativo di svolgimento di ore di straordinario
(alla fine del periodo estivo, proprio quando inizia la stagione
venatoria, gli agenti hanno esaurito il loro carico massimo
di ore di straordinario festivo o notturno a causa delle emergenze
per gli incendi); · assenza quasi totale di servizi notturni
e reperibilità oltre le ore 18:00 limitata a pochissimi comandi
per ogni Provincia; · mancanza di coordinamento o di servizi
congiunti con altre Forze di Polizia; · scarsità di mezzi
e strumenti tecnologici idonei (micro-videocamere, scanner
per telefoni cellulari, visori notturni ad intensificazione
di luce ecc.).
Amministrazioni provinciali
Provincia di Chieti. Gli Agenti della Polizia Provinciale
in servizio sono solo 18, ma il numero di verbali per infrazioni
alle leggi di tutela della fauna sono sicuramente percentualmente
più elevati (per il 2000 sono 53 su un totale di 114 illeciti
amministrativi e 22 su un totale di 34 reati penali rilevati)
rispetto a quelle all’interno dei parchi di cui si possiedono
dati. Va però tenuto presente che la differenza di dati è
parzialmente giustificata dal fatto che il territorio di una
Provincia, a differenza dei parchi, è in buona parte aperto
alla attività venatoria. Nel territorio sottoposto al controllo
degli Uffici caccia provinciali è pertanto molto più logico
verificare infrazioni alle leggi di tutela della fauna e di
regolamentazione della caccia. Applicando lo stesso indice
indicativo usato per i parchi si ottengono i seguenti risultati.
Ogni guardia provinciale ha rilevato all’anno, in media, 2,94
illeciti amministrativi ed circa 1,22 ipotesi di reato penale
riguardanti violazioni delle leggi che regolamentano l’attività
venatoria. A questi si aggiungono 3,38 sanzioni amministrative
e 0,66 accertamenti di reati penali all’anno relative alle
altre leggi di difesa dell’ambiente.
Provincia di Pescara La Provincia ha segnalato solo
i verbali sull’attività venatoria, tralasciando quelli relativi
alle altre leggi di difesa ambientale. Le guardie in servizio
sono solo 7. Il numero dei verbali è relativamente molto elevato
(268 verbali) ma si riferisce esclusivamente ad infrazioni
minori (mancata annotazione tesserino venatorio, allenamento
cani fuori periodo, ecc.). Sembra paradossale infatti che
per i 3 anni di cui l’Ufficio caccia della Provincia di Pescara
ha fornito i dati, le guardie provinciali non hanno mai rilevato
un caso di bracconaggio. Applicando comunque lo stesso indice
indicativo usato per i Parchi si ottengono i seguenti risultati.
Ogni Guardia Provinciale ha rilevato, in media, 12,7 illeciti
amministrativi e nessuna ipotesi di reato penale all’anno
su violazioni di leggi che regolamentano l’attività venatoria.
Provincia di L’Aquila . QUESTA PROVINCIA NON HA RISPOSTO
Provincia di Teramo
QUESTA PROVINCIA NON HA RISPOSTO Gli Ispettorati del Corpo
Forestale dello Stato
NE’ L’ISPETTORATO REGIONALE NE’ QUELLI PROVINCIALI HANNO RISPOSTO
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale d’Abruzzo e Molise
L’ISTITUTO NON HA RISPOSTO
Conclusioni.
In generale,
è evidente come la prevenzione e la repressione del bracconaggio
necessitano di maggiore impegno dentro e fuori le aree naturali
protette abruzzesi. Sia nel Corpo Forestale dello Stato, che
nelle Guardie provinciali esistono operatori estremamente
motivati che cercano in tutti i modi di sopperire a carenze
di organico e di mezzi: vanno messi nelle condizioni di poter
contrastare efficacemente i cacciatori disonesti. Il bracconaggio
va combattuto con decisione perché sta diventando un problema
anche di pericolosità sociale come testimoniano i già ricordati
morti durante le battute di caccia di frodo. Sarà possibile
raggiungere buoni risultati solo se tutti gli enti preposti
saranno in grado di scambiarsi informazioni ed esperienze
così da rendere effettivamente efficace il necessario lavoro
di prevenzione. Per questo appare ancora più incomprensibile
l’atteggiamento di quegli enti ed organismi pubblici che hanno
deciso di non rispondere a questa indagine conoscitiva (che
mirava a comprendere le cause del bracconaggio per poterlo
combattere). Lo sforzo del WWF è stato quello di fornire a
tutti gli enti competenti alla sorveglianza un’occasione di
confronto su un fenomeno estremamente grave che può essere
combattuto solo attraverso una stretta collaborazione tra
enti locali, enti parchi ed organismi di controllo del territorio.
Viene da pensare che i dati in possesso degli Enti cha hanno
preferito non rispondere, dimostrino risultati ancora meno
soddisfacenti di quelli comunicati dalle amministrazioni che
hanno correttamente risposto al questionario. L’atteggiamento
degli Enti che hanno evitato di rispondere è tanto più grave
se si pensa che, oltre al generale obbligo di trasparenza
ed informazione della Pubblica Amministrazione, esiste l’obbligo
specifico, sancito dalla legge nazionale istitutiva del Ministero
dell’Ambiente a da diverse Direttive Europee, di fornire tutte
le informazioni in materia di tutela ambientale. Il WWF si
augura che i responsabili di tali Enti vorranno collaborare
nei prossimi aggiornamenti di tale studio. In particolare,
poiché dalla chiusura della fase di raccolta dei dati ad oggi
sono cambiati alcuni rappresentanti di alcuni degli Enti interpellati
(P.R. Sirente-Velino, P.N. Gran Sasso e M.ti della gala, Ispettorato
Provinciale di Chieti del Corpo Forestale dello Stato ecc),
esprimiamo la speranza che i nuovi dirigenti tengano conto
dei risultati di questa indagine per prendere gli opportuni
provvedimenti. Pescara, 26/01/2002
Per
ulteriori informazioni contatti:
Massimo
Pellegrini , Vicepresidente WWF Abruzzo, Tel.085/4510236,
email:praia@interfree.it
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